Ritorno a Magnolia

319 20 1
                                    

La mattina dopo si svegliarono tutti relativamente presto, per preparare bagagli e infine partire almeno prima di pranzo. Ci sarebbero volute ore per tornare a Magnolia, almeno mezza giornata, e la speranza era quella di riuscire a tornare prima che facesse buio. Avevano molte cose da sistemare, l'idea di tornare a casa li elettrizzava dopo la settimana passata fuori e l'incredibile disavventura con i draghi. Nonostante tutto, un velo di malinconia non riuscì a lasciarli. Proprio quell'incredibile disavventura l'avrebbero portata in eterno nel cuore: aveva lasciato il segno, non solo in negativo, ma soprattutto in positivo. Avevano conosciuto la Principessa Hisui e il suo cavaliere bianco Arcadios, dimostrandosi entrambi delle persone veramente deliziose e amichevoli. Il torneo era comunque stato una fonte infinita di emozioni e gioia, aveva regalato ogni singolo giorno qualcosa di eccezionale e unico, li aveva persino trasformati. Priscilla soprattutto si lasciava alle spalle una vita intera di prigionia e paure, pronta a vivere una nuova vita totalmente libera dall'ombra di suo padre. E poi avevano conosciuto e legato con molte altre persone, tra cui Sabertooth che, nonostante i trascorsi, alla fine si erano dichiarati grandi amici. Ma anche Mermaid Heel e Quatro Cerberus avevano regalato la loro dose di emozioni e nuovi legami. Gente che avrebbero rivisto più frequentemente e gente che invece non avrebbero più incontrato per lungo tempo, ma la cosa importante era che fossero tutti lì, nel petto, a cui attingere nei momenti di desiderio.
Priscilla fu l'ultima del gruppo a uscire dall'hotel, con ancora un panino dolce in bocca a testimoniare che il suo ritardo era stato dovuta a una lunga e intensa colazione.
«Crocus ha i dolci migliori del mondo» aveva provato a giustificarsi, ma tanto sapevano che avrebbe detto la stessa cosa di qualsiasi città.
«Dove sono gli altri?» chiese, notando come gli unici ad aspettarla fossero i Raijinshuu e Laxus.
«Sono già partiti» rispose Fried e lei, portandosi le mani ai capelli, esclamò abbattuta: «Mi hanno lasciata indietro!»
«Ti abbiamo aspettata noi» cercò di rincuorarla Bickslow.
«Tanto era scontato che fossi venuta nella nostra carrozza, visto che sicuramente qualcuno avrà bisogno del tuo aiuto» ridacchiò Evergreen, lanciando un'occhiata a Laxus che, appoggiato alla carrozza, faceva finta di niente. Lui si corrucciò e voltando gli occhi altrove si limitò a fare un verso gutturale infastidito.
«Possiamo anche noi prendere i mezzi di trasporto ora che c'è Pricchan» disse Bickslow trasognante.
«Niente più chilometri a piedi» si unì Evergreen, altrettanto commossa.
«Non siate stupidi! Il viaggio a piedi era il momento migliore di tutte le missioni!» li rimproverò Fried, sempre dalla parte del suo amato Laxus.
«Li costringevi a camminare per chilometri?» ridacchiò Priscilla, lanciando un'occhiata divertita a Laxus. «Io non costringevo nessuno. Erano loro che volevano venire con me».
«Come se avessimo potuto lasciarti solo! Ti saresti perso appena uscito di casa» lo rimproverò Evergreen, salendo per prima nella carrozza che li attendeva. Bickslow le andò dietro, ridendo sganasciamante, e Fried li seguì subito dopo continuando a rimproverarli per le accuse, a suo dire infondate, che stavano rivolgendo al loro leader.
«Mi mette in imbarazzo pensare che una volta sarei potuta sembrare ossessiva come te nel difenderlo da ogni cosa» disse Priscilla, andando dietro a Fried, prima di aggiungere: «No, aspetta... non credo di aver mai raggiunto certi livelli».
«Non sei degna di essere un Raijinshuu» disse repentino Fried, orgoglioso di sentirsi l'unico lì dentro degno.
«Come se l'avessi mai chiesto» mormorò Priscilla, mettendosi a sedere di fronte ai tre. «Mi avete praticamente rapita» aggiunse, ricordando come i primi tempi la trascinassero ovunque senza che lei lo chiedesse.
«Era nostro dovere provvedere alla tua salute e incolumità» disse Fried, solenne, mentre anche Laxus saliva e si metteva a sedere per permettere alla carrozza di partire.
«E quelle poche volte che ti perdavamo di vista tornavi a casa a pezzi» aggiunse Evergreen, annuendo.
«Come quando sei tornata dalla missione contro gli Oracion Seis. Metà di ghiaccio e contaminata da una magia oscura» ricordò Bickslow.
«O quando sei sparita per settimane, risucchiata da Anima e finita ad Edoras» insisté Evergreen.
«Devo ricordarvi grazie a chi siete tornati tutti sani e salvi?» cercò di difendersi Priscilla, alzando il mento orgogliosa. Si appoggiò con la schiena allo schienale e cercò di sedersi il più composta possibile, prima di picchiettarsi un paio di colpi con le mani contro le gambe per indicare a Laxus che poteva poggiarsi.
«Non saremmo mai finiti lì se non fosse stato per te» continuò ad accusarla Evergreen, mentre Laxus, ignorando quei discorsi, si limitava a guardare fuori dal finestrino e cercare di ignorare l'invito di Priscilla. Dopo tutto quello che era successo, anche una cosa normale come quella sembrava azzardatissima, senza contare la vergogna nel doversene stare poggiato lì come un bambino per tutta la durata del viaggio. Era imbarazzante a dir poco.
«È stato un grande gesto invece, ho permesso al Principe di tornare a casa e ho sistemato per sempre quel problema di Anima e della magia ad Edoras» disse Priscilla con orgoglio, prima di lanciare uno sguardo contrariato a Laxus che ancora si rifiutava persino di guardarla. «Sono un'eroina, altroché!»
«Ti abbiamo perso di vista anche su Tenroujima e sei tornata senza una gamba. Saresti morta addirittura, se non fosse arrivato Laxus!» insisté Evergreen.
«Quella non è stata certamente colpa mia!» brontolò Priscilla.
«Però conferma che non appena ti allontani da noi ti succede qualcosa di brutto» disse ancora Evergreen.
«Ti ostini a voler seguire Natsu e gli altri e guarda cosa succede» la rimproverò ancora Fried.
«Io non seguo Natsu, io seguo Wendy è ben diverso» disse Priscilla orgogliosa e alzò le mani, facendo spazio davanti a sé, nell'istante in cui una forte folata di vento penetrò dal finestrino. Colpì Laxus in pieno e lo spinse con impeto di lato, costringendolo così ad appoggiare la testa sulle sue gambe. «Piantala di fare l'orgoglioso, perderesti la tua dignità alla prima curva» lo rimproverò e poggiò una mano sulla sua testa, liberando così la magia che permetteva di sistemare il suo equilibrio ed evitargli la nausea. Lui restò immobile, ben consapevole che avesse ragione e decise di assecondarla, anche se non smise di restare corrucciato e contrariato.
«Approfittane per riposare un po', hai delle occhiaie assurde. Hai dormito questa notte?» chiese Evergreen, studiando il volto dell'uomo.
«Ho dormito!» rispose lui, nervoso, voltandosi a pancia in su e sistemandosi meglio. Incrociò le braccia al petto, poggiò un piede sul sedile e il ginocchio alzato e poggiato sullo schienale, mentre l'altra gamba la lasciò pigra verso terra. Una posizione che gli permetteva almeno in parte di mantenere la sua dignità e anche di rilassarsi. Priscilla gli tenne il braccio poggiato addosso, avvolgendogli il collo e continuando a tenere le dita poggiate contro la sua tempia per continuare a svolgere quel delicato lavoro sulla sua testa.
«Pricchan, ho la chinetosi anche io» provò a intromettersi Bickslow, guardando con invidia Laxus che poteva riposare appoggiato alle sue coscie avvolto dal suo delicato braccio.
«Puoi appoggiarti sulle mie gambe, se ti va» ridacchiò Evergreen, stuzzicandolo di proposito. «Ti curo io».
Più che una proposta di aiuto sembrava una minaccia e Bickslow d'istinto sussultò, spingendosi dall'altro lato per cercare di prendere le distanze. Gesto che schiacciò Fried contro il finestrino e lo portò a brontolare più animatamente, prima di spingerlo nuovamente contro Evergreen. La donna non apprezzò vedere il proprio spazio violato e l'irruenza con cui venne spinta, perciò tornò a fare altrettanto, irritata, per poi scoppiare in un infantile lite con i due amici. Priscilla li guardò, di fronte a sé, con occhio pigro e la testa poggiata su una mano con il gomito contro il finestrino. Sorrise, lievemente divertita, e accompagnata dal suono delle loro litigiose voci spostò gli occhi alla campagna che correva di fianco alla carrozza. Erano successe veramente tante cose, eppure niente sembrava cambiato e tutto era tornato alla normalità. Quella era veramente la felicità più grande a cui poteva ambire: che il mondo fosse andato avanti esattamente come lo era sempre stato, immutato nella sua semplicità e felicità. Immutato... esattamente come lei. Per sempre.


Raggiunsero Magnolia e la carrozza li lasciò all'ingresso della città. Gli altri compagni erano già arrivati ma stavano scaricando gli ultimi bagagli e sistemandosi per poter fare l'ultima tratta, all'interno della città, verso la propria gilda. Ciò che non si aspettavano fu l'accoglienza che l'intera città e persino stranieri giunti lì per curiosità gli diedero. Feste e musica, applausi e urla, coriandoli e festoni, manifesti e cartelloni. Urlavano i loro nomi, salutavano e alcuni addirittura piangevano.
«Bentornati!»
«Congratulazioni!»
Erano le parole che più sentivano, ma man mano che passavano nelle strade i più temerari si facevano avanti e salutavano i loro beniamini. Chi più e chi meno vistosamente i membri di Fairy Tail esprimerono la loro gioia e il loro stupore nel vedere così tanta gente accorsa per salutarli. Natsu e Happy, in cima alla colonna, ridevano e si sbracciavano. Mirajane correva da una parte all'altra a stringere mani e salutare candidamente tutti. Makarov prese la piccola Asuka sulle spalle che eccitata si sbracciava e salutava tutti quanti. Cana correva e barcollava in giro, afferrando qualsiasi bottiglia gli capitasse tra le mani e tracannando tutto ciò che poteva. Wendy semplicemente si inchinava e ringraziava educatamente, sotto uno sguardo rassegnato di Charle che sapeva che mai l'avrebbe vista più sciolta e meno sottomessa. Elfman prese Lisanna sulle spalle, nonostante la ragazza fosse più imbarazzata che felice, ma la gioia era troppa. Bickslow, poco dietro di lui, volle imitarlo preso dallo stesso entusiasmo e si piegò per prendere su una spalla Priscilla. La sollevò per aria con Fried che gli diede una mano dall'altro lato e Evergreen che camminava davanti a loro come una dama che apriva un corteo. Con un sorriso, Laxus semplicemente camminò dietro di loro, guardando sua sorella che nonostante la paura e la sorpresa iniziale si stava lasciando portare in giro come un trofeo e ridendo si univa ai festeggiamenti, salutando e ringraziando.
«Lucy-san, ben fatto!»
«Erza-san, il combattimento nel Pandemonium è stato eccezionale!»
«Laxus-sama complimenti per la vittoria contro Jura!»
«Bravissimi, complimenti!»
«Mira-san sei sempre la più bella!»
E i cori proseguirono, gli incitamenti sempre più calorosi, la gioia sempre più incontenibile.
«Ora vi mostro qualcosa che vi farà spalancare la bocca!» esclamò Natsu, sogghignando divertito e infilò una mano dentro la sua sacca per cercare il famigerato tesoro. Con un «Tadan» vittorioso sollevò infine la corona Reale, sotto lo sguardo inebetito e l'urlo sconvolto di chi scopriva in quel momento il deplorevole furto.
«L'hai rubata?!» esclamarono Wakaba e Macao, sentendosi già venir meno mentre squillò sopra ogni cosa la risata esilarata di Priscilla.
«No, non era questa» mormorò Natsu, disinvolto, prima di rimetterla via.
«E che altro hai rubato?» mormorò Wendy, altrettanto bianca in volto.
«La prova della nostra vittoria! Il trofeo Reale!» urlò sollevando per aria l'enorme coppa d'oro imperlata di gioielli. Un coro di euforia si alzò intorno a lui, mentre gran parte dei suoi compagni lo accerchiavano per esultare insieme a lui. Natsu prese Romeo sulle spalle e gli passò la coppa, esclamando: «Romeo sollevala tu!» e il ragazzino non se lo fece ripetere due volte, alzando tanto le braccia al cielo che avrebbe potuto raggiungerlo.
«E ora il sindaco di Magnolia conferirà a Fairy Tail un dono commemorativo» annunciò un uomo distinto, in presentazione del sindaco che schiarendosi la voce si fece avanti.
«Un dono... non ce n'è bisogno» mormorò Makarov, imbarazzato anche se felice.
«Membri di Fairy Tail, per favore ammirate» disse il sindaco prima di allungare un braccio in avanti e farsi da parte per mostrare cosa li avrebbe aspettati in fondo alla strada che stavano percorrendo. I loro occhi si inumidirono, iniziarono a brillare, mentre nel petto sentivano il cuore battere sempre più forte.
Fiera in tutto il suo splendore, con gli stendardi che si muovevano al vento, la loro vecchia gilda, quella splendida e gigantesca che si erano costruiti tempo addietro, splendeva a cancelli aperti, pronti ad accoglierli.
«Abbiamo contribuito tutti e abbiamo ricostruito la vostra gilda» spiegò il sindaco mentre tra i membri c'era chi si metteva a urlare per la gioia, chi piangeva e chi semplicemente se ne stava a fissarla, inebetito.
C'era solo una cosa che aveva senso dire, di fronte a tutto quello: «Siamo a casa».
E l'emozione non terminò nemmeno quando finalmente poterono attraversare le porte della gilda. Nonostante il silenzio di un luogo rimasto incontaminato tanto a lungo, il freddo delle mura che mai erano state scaldate prima di allora, sentirono il tepore di casa invaderli lo stesso.
«È esattamente come a sette anni fa» piansero Jet e Droy, mentre il resto della gilda entrava e si guardava attorno.
«Evviva!» gridò Priscilla, roteando a mezz'aria come una bambina su una giostra e Natsu le faceva volentieri eco, gridando e correndo in cerchio.
«Che casino che fanno» mormorò Lucy, guardando la scena tra i due più euforici.
«Chissà se ci sono scorte di alcol nella dispensa» disse Cana, avvicinandosi al bancone seguita da Mirajane, pronta a prendere la sua postazione.
«Che aria di casa, è così bello essere di nuovo qui» disse Levy, aspirando quell'aria a grandi polmoni.
«Chissà se anche la piscina è stata ricostruita» chiese Wendy a Charle, al suo fianco. Curiosità che fece fermare il vorticare impazzito di Priscilla. Spalancò gli occhi, un'espressione colma di curiosità ma che non lasciava presagire niente di buono. Volò verso Wendy con una velocità incredibile, tanto che nemmeno la vide avvicinarsi, e si accorse di quanto stesse accadendo solo nell'istante in cui si sentì trascinare senza controllo. Tenuta da Priscilla per il collo della maglia, volava a gran velocità verso la porta che dava sul cortile sul retro. Si lasciò scappare un'esclamazione di sorpresa ma questa aumentò e divenne un vero e proprio urlo quando vide che nell'altra mano Priscilla teneva Lisanna per un piede, finita chissà come nella stessa trappola. Sfondò con un colpo di vento la porta e uscì nel cortile, lanciando letteralmente le due amiche verso la piscina. Con un urlo, caddero nell'acqua con ancora tutti gli abiti addosso e non appena riemersero, guardandosi paniche gli abiti fradici, tornarono a urlare nel vedere Priscilla in fase di atterraggio proprio verso di loro. Il tuffo generò un'onda che andò a inzuppare parte del pavimento intorno alla piscina, ma questo non la mise a disagio nemmeno un po'. Tornò a galla e scoppiò a ridere guardando le due ragazze nuotare al suo fianco, ancora sconvolte per l'accaduto. Lisanna sogghignò dopo qualche secondo e la guardò maliziosa prima di esclamare: «Ah sì?» e le si lanciò addosso, spingendola per le spalle e facendola di nuovo immergere.
«Vuole affogarla!» esclamò Wendy, portandosi le mani al viso, mentre le due cominciavano una guerra di spintoni e schizzi. Guerra interrotta dall'urlo di Cana che, anche lei ancora interamente vestita, si lanciò dal bordo della piscina verso le due e le investì a sua volta ridendo come una matta.
«Bagno vestiti in piscina!» gridò euforico Bickslow e ridendo come un matto afferrò Fried, se lo caricò su una spalla e corse verso l'acqua. Si fermò sul bordo e semplicemente lanciò l'amico, senza unirsi a loro, ridendo di lui. Natsu prese Lucy per la vita e la sollevò da terra, ridendo sganasciamente, e ignorando i calci di ribellione dell'amica la trascinò con sé fino a quando non caddero entrambi nell'acqua.
«Oh, il bagno in piscina è un buon modo per festeggiare il nostro ritorno» esclamò Erza, avvicinandosi con l'aria di chi non si sarebbe mai lasciata scappare una simile occasione.
«Che scemenza» sospirò Gray, avvicinandosi solo per guardarli, ma per qualche ragione Jet e Droy gli arrivarono da dietro scivolando e roteando sul pavimento bagnato. Lo travolsero e sempre roteando come una trottola finirono in piscina anche loro, continuando a schizzare in giro e peggiorare le situazione. L'onda che l'arrivo dei tre generò fu tale da superare il bordo e travolgere in pieno Erza ben prima che potesse prepararsi e saltare, cosa che la lasciò frustrata e nervosa non potendo aver realizzato il tuffo perfetto a cui si stava preparando da qualche secondo.
Priscilla, riemersa e finita la guerra con Cana e Lisanna, la guardò e scoppiò a ridere tanto che dovette reggersi la pancia con una mano mentre con l'altra la indicava canzonatoria. Kinana e Laki si guardarono, esprimendo solo con quello sguardo il loro entusiasmo, e corsero verso il bordo a braccia alzate pronte a tuffarsi anche loro.
«Che gioco infantile» ridacchiò Evergreen, sventolandosi con superiorità vicino alla porta, affiancata da un Laxus sempre silenzioso ma per qualche ragione sempre presente.
«Credi che non tocchi anche a te?» esclamò Priscilla nuotando fino al bordo e uscendo dalla piscina, pronta a inseguirla. Si liberò rapidamente delle scarpe, che in quella situazione le erano più di intralcio che altro e corse verso di lei. Ma il pavimento bagnato non aiutò il suo già sempre precario equilibrio e scivolò rovinosamente, cadendo in avanti a braccia tese in maniera scomposta e infantile. Si aggrappò alla prima cosa che trovò, ma non l'aiutò a restare in piedi. Quando rialzò la testa, dolorante e abbattuta per la misera figura, si trovò di fronte Lucy senza più la maglia addosso. La bionda infatti aveva provato a uscire, allontanandosi da il principio di rissa che già stava nascendo tra Gray e Natsu per qualche motivo, ma Priscilla nel cadere aveva afferrato la sua maglietta e l'aveva strappata via. Urlando, si coprì il petto nudo, mentre Natsu alle sue spalle la guardava rassegnato e rammaricato, dicendole: «Lucy, non hai capito il senso di bagno vestiti».
«Non perde mai occasione per mostrarsi nuda» lo assecondò Gray, guardandola allo stesso modo, e Lucy lo attaccò con un esasperato: «Senti da che pulpito!»
Macao e Wakaba guardarono la scena con gli occhi spalancati, il volto arrossato e un procinto di sangue pronto a uscire dal naso. Tipico sguardo da pervertiti che Romeo, frustrato dall'atteggiamento di suo padre, rimproverò imbarazzato. Levy prese Gajeel per la maglia e indicò la piscina, chiedendogli di unirsi a loro, ma Gajeel sempre scorbutico si era rifiutato trovandolo ridicolo. Non aveva nemmeno finito la frase che una sdraio gli era arrivata in testa, lanciata da chissà chi, ma per qualche motivo decise che la colpa era di Natsu e ringhiando il nome di Salamander corse verso la piscina, pronto a menar pugni. Levy lo guardò irritata e si imbronciò, prima di fare retro front e prepararsi a rientrare scocciata dal fatto che lui non le desse mai corda e soddisfazione.
«Giocare in acqua è da uomini!» gridò Elfman correndo fuori, superando Levy, e dirigendosi verso la piscina a pugni alzati e muscoli gonfi. Il gelo scese sull'intero cortile mentre guardavano, pallidi in volto, l'enorme uomo che saltava dal bordo e si tuffava in acqua. Volti che, man mano che l'ombra gigantesca di Elfman si faceva largo nella piscina, assumevano sempre più l'espressione del panico, consapevoli di cosa sarebbe successo. E come previsto, l'arrivo di Elfman non solo generò una vera e propria onda anomala ma svuotò quasi del tutto la piscina coinvolgendo nell'impeto tutti i compagni che aveva attorno. L'acqua arrivò fino a Levy e Laxus, vicino all'ingresso, travolse Evergreen, Macao e Wakabe poco lontani, e chiunque fosse dentro la piscina venne scaraventato fuori spinto dall'onda. Rotearono, si ribaltarono, sbatterono su qualsiasi cosa trovassero nella traiettoria, si colpirono tra di loro e alla fine, quando tutto si placò non restò che un cortile completamente fradicio, una piscina semi vuota e la quasi totalità dei membri di Fairy Tail fuori gioco sparpagliati a terra, sui tavoli e lettini ribaltati, sugli stessi ombrelloni abbattuti, contro il muro o anche ammucchiati tra loro.
«Questa è lo forza di un vero uomo» rise orgoglioso Elfman, guardando con fierezza il risultato del suo micidiale tuffo. Rise per qualche secondo abbondante, potendo godere della sua notorietà e vincita, poi lentamente Gray, Natsu, Gajeel e altri si alzarono furiosi. Si lanciarono contro Elfman al centro della piscina e con lui ingaggiarono battaglia, in una rissa tipica di cui certamente non sentivano la mancanza. In qualche modo ne vennero coinvolte anche Erza, Evergreen (furiosa per essere stata bagnata) e Cana.
«Lucy» la voce di Priscilla, bofonchiante e dolorante, provenne da sotto il sedere di Lucy e solo allora si accorse che trascinata dall'onda di Elfman era finita col cadere sopra di lei. «Sei pesante» piagnucolò Priscilla, sofferente, e Lucy urlando spaventata si lasciò cadere di lato per permetterle di riprendere fiato. Con un profondo sospiro Priscilla tornò a riprendere colore e si voltò, lentamente, poggiando le mani a terra e cercando di rialzarsi. Guardò la rissa che si stava svolgendo all'interno della piscina, chiedendosi probabilmente quando e perché avessero cominciato, ma alla fine sentì qualcosa di caldo emergere in fondo al cuore. Si voltò a guardare Lucy, inginocchiata al suo fianco che ancora si teneva e si copriva il petto nudo, ma non dissero una parola. Semplicemente si guardarono, forse ponendosi le stesse domande o sentendo la stessa sensazione di felicità in fondo al petto.
E semplicemente scoppiarono a ridere.


Era mattina appena e la gilda aveva fatto ritorno da nemmeno ventiquattro ore, quando tutti i membri di Fairy Tail che avevano fatto parte delle due squadre ai giochi della magia si ritrovarono gli uni di fronte agli altri all'interno di quello stesso salone. Braccia conserte, sguardi severi, pronti a tutto pur di vincere quell'ennesima battaglia. Gli organizzatori dei giochi avevano deciso a metà torneo di unire le due squadre e questo aveva perciò mandato in fumo un loro grande obiettivo, che ora si ritrovavano proprio per portarlo a termine.
«Le squadre A e B ora salderanno i conti» annunciò Makarov severo, in piedi su un tavolo proprio in mezzo alle due squadre che non smettevano di squadrarsi. Avevano già scelto i loro campioni, i loro leader da mandare in campo per quella resa dei conti che valeva ogni cosa. Il più forte, il migliore, Laxus e Erza ora si guardavano a pochi centimetri l'uno dall'altro pronti a ingaggiar battaglia.
«Come d'accordo, la squadra perdente dovrà obbedire a qualsiasi cosa il team vincente gli ordinerà. Questo per l'intera durata della giornata, fino a mezzanotte» spiegò Makarov e Priscilla con un sogghigno aggiunse: «O fino a che non cadrete a terra esausti» ridacchiò malefica.
«Che intenzioni hai, psicopatica?!» sussultò Lucy, già sudando freddo.
«Non possiamo assolutamente perdere» disse Laxus, schioccandosi le dita.
«Spiacente, ma saremo noi a vincere» disse Erza, risoluta e dietro di lei Natsu ruggì furioso: «Finiscilo, Erza!»
«Nella squadra B sono più equilibrati» commentò Gray, preoccupato.
«Chissà cosa succederà se dovessimo perdere» piagnucolò Lucy, ancora spaventata per la frase che Priscilla gli aveva rivolto.
«Pronti?» Makarov richiamò la loro attenzione e Laxus e Erza si prepararono.
«Via!»
«Sasso carta forbice!» dissero in coro i due sfidanti prima di lasciar cadere ognuno la propria mano. Erza la forbice... Laxus il sasso.
«Evviva!» esultò Priscilla mentre Makarov annunciava allegro: «Vince il team B!»
Con lo sguardo vitreo i membri del team A non poterono fare altro che sibilare, terrorizzati: «Che ne sarà di noi?»
«Sembra divertente» ridacchiò Happy.
«Ci sarà da soffrire, Wendy» sorrise malefica persino Charle, che per quanto fosse sempre dalla parte della sua amica non poteva trovare quella situazione che divertente.
«Lo stesso vale per voi» Lily ruppe la loro allegria con quella semplice frase, prima di spiegare: «Come loro partner, voi subirete la stessa cosa».
«Ma che razza di regola è?!» sussultò Charle, guardandolo con terrore.
«Bene...» sghignazzò Laxus, facendosi avanti per primo dopo una piccola riunione di consultazione. «Ho trovato il vostro primo compito» e sollevò un foglio disegnato a matita che rappresentava una specie di mappa.
«Dovrete attraversare la palude e portarmi una pietra magica» spiegò.
«Una pietra magica?» chiese Wendy, cercando di studiare la mappa disegnata.
«Questa foresta viene chiamata la Porta dell'Inferno. Avrete tempo fino a mezzogiorno» spiegò ancora lui.
«È impossibile!» brontolò Happy.
«Io questo tratto di matita lo conosco...» mormorò Charle, avvicinando il naso alla mappa disegnata. Wendy al suo fianco fece altrettanto, ma non poté che rabbrividire all'idea che avrebbero davvero dovuto affrontare una foresta e una palude piena di quei mostri disegnati. Ridacchiando nervosa cercò lo sguardo dell'unica persona che sapeva avrebbe potuto salvarla da tutto quello. Priscilla sedeva sul tavolo a gambe incrociate e non aveva smesso nemmeno per un istante di sorridere luminosa e gioiosa, come una bambina che si preparava a una divertente giornata di giochi e scherzi.
«P-Priscilla-nee...» mormorò Wendy, sperando che il suo amore per lei l'avesse convinta a provare a parlare un po' con Laxus e cercare qualcosa di meno crudele.
«Buon viaggio, Wendy-chan» disse lei semplicemente, alzando la mano per salutarla. Wendy si portò una mano al petto ferita, trattenendo a stento le lacrime, mentre Charle finalmente urlava sconvolta: «L'ha disegnata Priscilla!»
«Sentii parlare di quella pietra tempo fa, durante una missione, ma ho sempre pensato che non valesse la pena affrontare simili pericoli per una semplice pietruzza come quella perciò ho sempre rinunciato» spiegò lei, alzando le spalle.
«È stata tua l'idea?!» chiese ancora più sconvolta Lucy, che mai si sarebbe aspettata una simile cattiveria da quella che sembrava la più dolce, ingenua e gentile del gruppo.
«Quella pietra non vale i pericoli che dobbiamo affrontare» pianse Wendy, già disperata.
«Non c'è problema» disse risoluta Erza. Piena di orgoglio non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla abbattuta. «Affronteremo senza problemi la palude. Andiamo! Natsu! Gray!» ruggì, afferrando i due ragazzi e trascinandoli via.
«Priscilla-nee» pianse Wendy, tirata via da una Charle rassegnata.
«Elfman tu resta» chiamò Laxus, prima che lui potesse seguire i suoi compagni e cominciare a incamminarsi. «Avrai l'onore di massaggiarmi la schiena» disse indicandosi le spalle, già rilassato, pregustando il trattamento.
«Perché solo tu ti senti in diritto di trattenerne uno per i tuoi scopi?» mormorò Priscilla, sentendosi un po' fregata visto che avrebbe volentieri trattenuto anche lei Wendy ma aveva ritenuto più adeguato mandarli tutti insieme.
«Perché voglio un massaggio alla schiena» rispose Laxus, semplicemente.
«Ti basta fischiare e Fried te ne fa quanti te ne pare, lo sai?» insisté Priscilla ma Laxus la ignorò e si tolse la giacca, sistemandosi sulla sedia in modo che Elfman potesse iniziare subito il suo imbarazzante e umiliante compito.
«Perciò ora non ci resta che aspettare che tornino» disse Gajeel, cominciando a dubitare del divertimento di quella punizione. Se non potevano vederli soffrire che gusto c'era?
«Quando torneranno inventeremo nuove punizioni» disse Mirajane, avviandosi verso il bar e preparandosi a cominciare una normale giornata lavorativa. Priscilla fece penzolare i piedi giù dal tavolo e ondeggiò come una bambina, alzando lo sguardo al soffitto. Sbuffò e realizzò, un po' rattristata: «E io ora che faccio?»
Domanda a cui rispose chi non c'entrava niente, ma aveva comunque qualcosa da dire: Cana le mise il braccio intorno alle spalle e se la tirò contro, schiacciandosela al petto, e sventolò una bottiglia sopra la sua testa.
«Perché non fai compagnia alla tua sorellona?» ridacchiò con una scintilla negli occhi.
«Lo sai che in realtà io sono più grande di te, vero?» rispose Priscilla, senza scomporsi di fronte a quella che sembrava una vera e propria proposta indecente.
«In teoria, ma in pratica no. Sei nata che avevi già tre anni, perciò la tua vera età è di tre anni meno» disse Cana, stranamente lucida nel fare i conti nonostante fosse già ubriaca. «Quindi abbiamo la stessa età, ma tu sei nata in autunno mentre io in primavera perciò sono la tua sorellona».
«Come facevi a saperlo?» chiese Priscilla, sorpresa, e lei semplicemente mostrò le proprie carte magiche ridacchiando. La magia delle carte aveva mille diversi utilizzi, tra cui quello delle predizioni e della lettura dei tarocchi, non aveva fatto perciò altro che leggere nel suo passato.
«Da quanto ci pensavi a questa faccenda?» chiese Priscilla, divertita dal fatto che avesse avuto tempo e premura di mettersi a fare i tarocchi solo per poter dire di essere la sua sorellona. Cana la ignorò e sorrise in un modo molto più serio, meno sbronzo rispetto al solito, quando le disse: «Vieni a fare una passeggiata insieme a me». Un tono insolito, fin troppo deciso, che smosse la curiosità di Priscilla tanto da convincerla ad accettare. Camminarono per un po', semplicemente in silenzio, mentre Cana beveva al suo fianco. Eppure la curiosità di quel gesto fu tanta e solo dopo un po' Priscilla trovò il coraggio di lasciarsi andare a chiedere: «Siamo diretti da qualche parte, Cana?»
«Non ti si può nascondere niente, eh?» ridacchiò Cana e Priscilla ancora arrossì, sentendosi presa in giro. «Chissà perché non riesco a prenderti sul serio» mormorò mentre Cana accanto a lei scoppiava a ridere, probabilmente già sbronza. Svoltarono l'angolo e proseguirono ancora per un po', fino a quando Cana non si fermò davanti a un piccolo cancello in ferro battuto. Sulla cima di questo e oltre, sul tetto della costruzione che racchiudeva, risaltava una modesta croce in ferro.
«Una chiesa?» si chiese Priscilla, notando come essa avesse la più completa attenzione di Cana.
«Quando mia madre morì restai sola, vagai per cercare mio padre ma non entrai subito a Fairy Tail. In quegli anni, quando ero sola, ho vissuto qui. Mi hanno accolto e ospitato, mi hanno dato veramente molto» spiegò Cana.
«Questa era la tua casa?» chiese Priscilla, curiosa, e Cana ancora annuì. «Il parroco della chiesa offre letto e alloggio agli orfani, si occupa di crescerli grazie anche alle offerte dei volontari. Ma ciò non toglie che sono comunque bambini soli, senza genitori e con qualche speranza di troppo. Ogni tanto vengo a trovarli» spiegò, prima di avvicinarsi al cancello. «Vieni, te li presento».
Entrarono all'interno e subito un uomo dalla bassa statura e la capigliatura bianca, spettinata, gli andò incontro. La prima cosa che fece fu quella di redarguire Cana per il fatto che bevesse alcol nella casa del Signore, lei ovviamente ci scherzò su e lo ignorò, camminando fino al cortile. Un numeroso gruppo di bambini andò loro incontro, salutandoli calorosamente e alcuni si schiacciarono persino contro Priscilla.
«Tu sei la maga del vento!» esclamò qualcuno.
«Ti abbiamo visto ai Giochi della Magia!» disse qualcun altro.
«Sei incredibile! Hai distrutto la Lacryma per la misurazione del potere magico con un solo colpo!»
«Perché ti sei arresa contro l'uomo di Raven Tail? Stavi andando alla grande!»
«Hanno seguito i Giochi?» chiese Priscilla, voltandosi verso una Cana felice e orgogliosa.
«Già» rispose l'amica. «Sono dei piccoli accaniti fan di Fairy Tail».
«Wendy ha veramente la nostra età?» chiese qualcuno, timoroso.
«Wendy...?» mormorò Priscilla, sorpresa nel sentirla tirare in ballo. E in pochi istanti tutto le fu chiaro: quello strano atteggiamento di Cana, la sua richiesta di fare una passeggiata, il portarla a conoscere quei bambini.
«Vuoi portare qui Wendy?» chiese a Cana, intuendo le sue intenzioni.
«Credi accetterebbe?»
«Che domande!» rise Priscilla, trovando ridicolo anche solo pensare il contrario. Una persona dalla dolcezza infinita come quella di Wendy mai avrebbe rifiutato una cosa simile. «Perché non l'hai chiesto direttamente a lei?»
«Beh, volevo farlo, ma pare che oggi lei sia sotto la tua giurisdizione perciò ho pensato fosse prima il caso di chiedere il permesso» disse, sghignazzante, alzando le spalle.
«O forse volevi solo far parte della famigerata punizione» provò a coglierla in fallo Priscilla e vista la reazione sganasciata che ebbe Cana, con la sua sonora risata, poté dire di averci visto lungo. «Beh, in fondo avevo pensato che quando sarebbe tornata a mezzogiorno l'avrei voluta portare a comprare qualche nuovo vestito. Può essere una buona occasione».
«Però non le diciamo niente e le facciamo credere che la stiamo preparando per qualcosa di malefico» sghignazzò Cana, accendendosi di fronte alla crudele idea.
«Sembra divertente!» esclamò Priscilla, prima di sospirare affranta: «Così anche gli altri non avranno da ridire che sono troppo morbida con lei».
«Ma tu sei troppo morbida con lei» l'ammonì Cana e lei si imbronciò sbuffando nell'immediato un infastidito: «Non è vero!»


Mezzogiorno arrivò prima di quanto si fosse aspettata e tornando alla gilda trovò Natsu e gli altri già lì, con la famigerata pietra tra le mani, vittoriosi. La vasca era già stata montata praticamente in mezzo al salone e mentre Laxus si appropriava della sua ambita vittoria, Gajeel e Mirajane alle sua spalle in costume da bagno si stavano già immergendo. Priscilla e Cana si cambiarono poco dopo ed entrarono insieme al resto dei suoi compagni quando anche Laxus era già immerso in acqua calda e bollicine. Bollicine rese possibile proprio dall'effetto magico della pietra che Erza e gli altri erano andati a prendere. L'unica che non volle prenderne parte fu Lluvia, per qualche motivo sempre timida del suo corpo, preferì restare vestita e fuori dall'acqua.
«È veramente piacevole come dicevano» mormorò Priscilla, accasciandosi sempre più dentro l'acqua fino a rannicchiarsi.
«Perché lei è qui?» mormorò Gajeel, guardando Cana contrariato. Lei non faceva parte del team B, perché si appropriava dei loro trofei? Ma Cana rispose sghignazzante e vittoriosa, stringendosi al petto una Priscilla ormai in trance per il piacere dell'idromassaggio.
«Com'è andato il vostro viaggio?» chiese Mirajane, curiosa di conoscere i dettagli della loro traversata. Soprattutto perché Gray sembrava averne risentito molto: pallido in volto, non aveva aperto bocca se non per lasciarsi sfuggire lamenti e piagnucolii.
«Lucy-san è stata attaccata da una sanguisuga gigante» mormorò Wendy, abbattuta.
«Erza ha decimato un'intera specie di coccodrilli» si accodò Lucy, altrettanto costernata.
«Gray è stato...» iniziò Happy ma Lucy scattò in avanti e gli tappò la bocca, sussurrando: «Forse questa parte è meglio lasciarla perdere».
Forse per evitare che Lluvia, sapendo che Gray era stato baciato da una scimmia, desse di matto o forse semplicemente per evitare che loro sapessero che quella pietra veniva proprio dalla sua bocca, cosa che non gli avrebbe fatto piacere. Qualunque fosse il motivo, era bene che restasse nascosto e per loro fortuna la vasca idromassaggio rilassò talmente tanto i loro compagni che non ebbero la forza di sollecitare la curiosità.
«Beh, comunque ora faremo sul serio» annunciò Laxus sogghignando già pregustandosi la giornata che lo aspettava.
«Sul serio? Questo non era abbastanza?» lamentò Natsu.
«La giornata non è ancora finita» sorrise Laxus, malignamente, prima di annunciare: «Io prendo la coppia Natsu Elfman».
«Lluvia vuole prendere Gray-sama!» esclamò Lluvia, aggrappandosi al braccio di Gray.
«Io prendo Erza» sorrise Mirajane, uscendo dalla vasca.
«Scelgo te!» esclamò invece Gajeel, puntando il dito euforico contro una Lucy che già piangeva dalla disperazione.
«Oh beh...» mormorò Wendy, abbozzando un sorriso. Non era difficile immaginare a chi le toccasse obbedire per il resto della giornata e conoscendo Priscilla sapeva che non sarebbe potuto accaderle niente di così orribile. Ma con sua grande sorpresa fu Cana ad alzarsi dalla vasca e andarle incontro, pronunciando un inquietante: «Ci penserà la tua sorellona ad occuparsi di te» annunciò mentre Priscilla alle sue spalle, quasi del tutto addormentata, sventolò semplicemente una mano e disse: «Ti lascio nelle sue mani. Ha un paio di idee interessanti».
«Perché?!» pianse la bambina disperata, mentre Cana la prendeva per una mano e la trascinava fuori dalla gilda.
«Non volevi portare Wendy a comprarsi qualche vestito nuovo?» chiese Evergreen, raggiungendoli e immergendosi nella vasca insieme ai due fratelli Dreyar, gli unici rimasti visto che anche Mirajane e Gajeel stavano trascinando le loro vittime altrove.
«Quello posso farlo quando voglio, ora voglio godermi questa vasca» mormorò lei.
«O forse non hai il coraggio di punire Wendy e lasci il lavoro sporco a qualcun altro» ridacchiò Fried, mettendosi al loro fianco. «Sei troppo morbida con quella bambina» aggiunse e questo bastò a far corrucciare Priscilla, infastidita.
«Non sono morbida» lamentò mentre Bickslow li raggiungeva, si immergeva a sua volta e scoppiava a ridere in quella sua fragorosa e folle risata.
«L'averla lasciata nelle mani di Cana in realtà penso sia una punizione abbastanza severa. Povera bambina, chissà cosa le accadrà» sospirò Evergreen, ma Priscilla non rispose. Semplicemente sorrise, consapevole che probabilmente tra tutti sarebbe stata quella più felice di quella giornata. Incontrare quei bambini non avrebbe fatto bene solo a loro, ma anche a lei che da sempre era stata spinta a vivere e comportarsi più come un'adulta che come una ragazzina della sua età. Aveva bisogno di stare un po' con qualche coetaneo, qualcuno come lei, e se non lo capiva Priscilla un bisogno come quello nessun'altro poteva capirlo.
«Laxus, comunque grazie per averci invitato» disse Fried sorridendo amichevolmente verso il compagno. «Oh, ho trovato! Posso strofinarti la schiena per ringraziarti».
«Ogni scusa è buona, eh?» mormorò Priscilla infastidita, immergendo le labbra sotto al pelo dell'acqua appena dopo e mescolando così il suono della sua voce con quello delle bollicine.
«Hai qualcosa da dire?» rispose stizzito Fried e Priscilla semplicemente si voltò di spalle, scostandosi i lunghi capelli dalle spalle. Si voltò verso Fried e con un occhiolino gli disse: «Perché non strofini anche la mia di schiena, Fried caro?»
Per qualche secondo la guardò sbattendo semplicemente gli occhi, chiedendosi a che gioco stesse giocando e se dovesse aspettarsi un tiro mancino da parte sua. Poi Bickslow come una faina gli strappò dalle mani il panno umido che lui aveva già preso per sé e si sporse verso la ragazza, pronto a prendere il posto del suo amico esitante e certamente non meritevole di un simile onore. Nonostante fosse l'ennesimo intervento di un Bickslow asfissiante e con sempre non tante buone intenzioni, Priscilla si sentì decisamente troppo rilassata anche solo per provare a pensare di dargli contro. Alzò le spalle e poggiò le braccia sul bordo della vasca, dove ci appoggiò poi anche la testa.
«Mi sta bene lo stesso» disse volgendo le spalle a Bickslow che rosso in volto ed eccitato per l'occasione che Priscilla gli stava fornendo, cominciò a strofinarle la schiena con delicatezza e attenzione.
«Quello era mio» brontolò Fried.
«Trovatene un altro» lo zittì subito l'amico mentre Priscilla, a occhi chiusi per il relax, borbottava: «Ci vorrebbe qualche stuzzichino».
«Ohy» mormorò Laxus, voltandosi a guardare i due ragazzi che aveva deciso di schiavizzare per quel giorno. «Andate a comprare del pane».
«Panini dolci per me!» esclamò Priscilla, con allegria, mentre Natsu sudando freddo tratteneva dentro sé tutti gli insulti che desiderava in realtà rivolgere all'uomo.
«Hai cinque minuti» insisté Laxus e Natsu, insieme a Elfman, si ritrovò costretto a correre e obbedire. Tornarono poco dopo, ansanti e trafelati per la corsa, porgendo ai due fratelli il pane richiesto. Priscilla addentò il suo, sorridendo felice come una bambina mentre Bickslow ancora le massaggiava le spalle.
«Però ci vorrebbe anche del latte per buttarli giù meglio» disse poi.
«Non è questo il pane che volevo io» disse invece Laxus, facendo così sussultare entrambi i suoi schiavetti.
«E non potevate dirlo prima?!» strillarono, offesi e infastiditi.
«Natsu» biascicò Priscilla, imbronciandosi. «Non farmi arrabbiare» e Natsu rabbrividì all'idea che lei avesse potuto farlo di nuovo roteare nei suoi tornadi e fargli venire la nausea approfittando della sua chinetosi.
«Da qualche giorno ha aperto un nuovo forno. Dicono che il loro pane sia delizioso. È quello che voglio» spiegò Laxus e i due, urlando per la rabbia, non poterono che scappare nuovamente fuori dalla gilda pronti ad obbedire alle loro richieste.
«Hanno risvegliato il lato sadico di Laxus» ridacchiò Evergreen.
«Se era solo del pane che voleva non poteva mandarci me?» borbottò invece Fried, verde d'invidia.
«Io quello comincio a non sopportarlo più» mormorò Priscilla riferita a Fried. Tornò a incassare la testa nelle spalle e ancora una volta furono le bolle e il suo tono eccessivamente basso ad evitarle di essere sentita... tranne che da Bickslow che sghignazzò e si affacciò oltre alla sua spalla per sussurrarle: «Sei gelosa, baby?»
Forse il baby o forse proprio la frase la irritarono così tanto che la spinsero ad afferrare la sua testa con forza e spingerla verso il basso, dentro l'acqua per annegarlo direttamente. E nonostante stesse letteralmente uccidendo un uomo con la mano sinistra, con la destra sollevò uno dei panini dolci che Natsu le aveva portato e l'offrì amichevolmente a Laxus al suo fianco.
«Credi ci metteranno troppo?» chiese divertita, mentre Laxus accettava l'offerta e le faceva compagnia nel pasto. Finalmente Bickslow riuscì a riemergere pochi secondi dopo, prendendo ampie boccate d'aria. Si accasciò da una parte e lì rimase, ad essere consolato da una sempre materna Evergreen.
«Spero di no. Ho altre cose per la testa» sogghignò Laxus.
«Pane e latte non sono grandi idee, lasciatelo dire» lo canzonò lei ma lui non si lasciò abbattere e semplicemente rispose: «Lo sono, fidati».
Ci rifletté qualche istante, cercando di interpretare il suo sguardo soddisfatto, per poi farsi nascere un dubbio: «Che razza di posto è questo nuovo forno?» e Laxus semplicemente sghignazzò, ben consapevole di quanto quei due avrebbero sofferto nel tentativo di appropriarsi del pane e del latte in quello che era un vero e proprio parco dei divertimenti... con montagne russe e giochi di precisione, per niente adatti a uno con la chinetosi e la delicatezza di presa di un uomo nerboruto come Elfman.
«E comunque il latte è stata una tua idea» aggiunse lui poi.
«Ma io lo volevo veramente» sorrise Priscilla, angelica. Un sorriso, quello stesso sorriso con cui era cresciuto, che era sempre stato in grado di spazzare via ogni oscurità e malessere. Era rimasto pensieroso e nervoso da quando c'era stato il ballo a palazzo, nonostante si fosse sforzato di tornare normale non era mai riuscito ad eliminare del tutto la ruga di preoccupazione che gli era nata sulla fronte, nonostante non ci avesse neanche più pensato -o almeno ci aveva provato- a quello che per poco non era successo su quel balcone. Aveva temuto che quella crepa avrebbe distrutto tutto e sarebbe stato impossibile tornare come prima, ma vederla sorridere in quel modo lo aiutò a sentire la serenità della quotidianità. E la ruga scomparve, lasciando il posto a un finalmente rasserenato sorriso.

~{Fairy Tail}~ La bambina di carta ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora