Priscilla sedeva a un tavolino distante rispetto agli altri, vicino a una finestra. Guardava il cielo chiaro, fuori, già da qualche ora. Mirajane l'aveva vista entrare nella gilda molto presto ma da quando aveva fatto il suo ingresso non aveva fatto altro che starsene da sola, a quel tavolino dove era solita sedere, a guardare fuori dalla finestra. Era un'attività abituale, in fondo, non c'era niente di strano nel vedere Priscilla starsene da sola a contemplare il cielo da quella finestra, per questo alla fine nessuno se ne preoccupò molto. Probabilmente, pensavano, sentiva la mancanza di Laxus come succedeva quasi sempre. E a confermare quelle ipotesi c'era anche quella piccola nuvoletta che lei aveva distrattamente creato sopra il palmo della mano destra. Il suo controllo molecolare, la gestione delle correnti, le permetteva di dar vita con facilità a quelle piccole variazioni metereologiche. Le nuvole in tempesta erano la sua preferita. Dalle piccole nuvole scure, grande al massimo come il palmo della sua mano, nascevano tuoni e fulmini che cadevano sulla sua pelle e la colpivano. Un pizzicore insignificante, tanto erano minuscole, delle semplici scosse che a lei non turbavano affatto ma anzi le apprezzava. Le facevano sentire meno sola, poter ascoltare il rumore dei tuoni e sentirli sulla pelle. Su quello stesso palmo marchiato dal simbolo della gilda, che ancora portava scoperto.
E così per tutta la mattina il sottofondo dei tuoni fece compagnia a una gilda che invece risplendeva sotto a un sole vivace e cocente. Proprio quei tuoni, di cui tutti conoscevano il significato, spingeva a desistere dall'avvicinarsi a lei. Sarebbe davvero servito a qualcosa provare a distrarla? O forse era meglio lasciarla sola a metabolizzare quel dolore che periodicamente tornava?
Certo, invece, nessuno poteva immaginare che il centro dei pensieri di Priscilla quella mattina non era Laxus, anche se ascoltare quella che sembrava la sua voce e sentirlo sulla pelle l'aiutava a concentrarsi e riflettere. Le dava coraggio e benessere, l'ideale per cercare di pensare a come convincere una magia oscura a inghiottire la gilda che invece aveva promesso di proteggere. Pensieri che se solo fossero trapelati, anche minimamente, avrebbero messo chiunque in allarme. Ma il suo desiderio di aiutare Mistgun era immenso e la fiducia che riponeva nella capacità dei suoi amici era altrettanto potente. Sapeva che sarebbe andato tutto per il meglio, ma doveva capire come agire. Anima doveva scatenarsi sopra le loro teste e non poteva aspettare che lo facesse di sua iniziativa, per puro caso. La statistica non era a suo favore e il tempo benché meno. Mistgun non aveva più le forze di gestire Anima da Earthland, bisognava distruggerla quanto prima dall'interno.
«Wow!» la voce emozionata di Wendy la riportò con i piedi per terra. Si voltò verso la ragazzina che, a contrario del resto della gilda, si era avvicinata a lei senza preoccuparsi troppo. Cosa poteva saperne lei della dolorosa storia del cuore spezzato di Priscilla? Era appena arrivata. «Sei in grado di generare una piccola tempesta con i tuoi poteri?» chiese Wendy, guardando i fulmini che continuavano a scendere dalla piccola nuvola nera verso il palmo della sua mano.
«Già» annuì Priscilla, in un sorriso forzato e poco gioviale. I pensieri non volevano lasciarla da sola.
«Ma non ti fanno male?» chiese Wendy, curiosa.
Priscilla negò con la testa, prima di guardare la piccola magia che lei stessa aveva creato. Il sorriso riuscì ad ammorbidirsi e rendersi vagamente più sincero, mosso ora da una lieve sensazione di malinconia. Era inoltre quasi divertente assistere all'innocenza di Wendy: lei che non conosceva Laxus e la loro storia, certo non poteva sapere il sentimento che la legava a quei fulmini e al pizzicore che le recavano sulla pelle. Se solo avesse saputo, avrebbe addirittura potuto risponderle: "Immensamente" per il semplice fatto che a far male non era il colpo fisico, ma i ricordi che le portavano alla mente. Ma erano ricordi di Laxus e belli o brutti che fossero, era scaldante averli. Charle si avvicinò curiosa alla sua mano e provò ad allungare una zampa verso il centro della piccola tempesta, facendosi colpire così da uno di quei fulmini. Si irrigidì e tirò indietro subito la zampa arrossata, lamentandosi per il dolore.
«Sono peggio di quello che sembra!» commentò, sventolando la zampa ferita.
«Sono temprata» ridacchiò Priscilla.
«Non credo sia una cosa sana comunque» commentò Charle, sempre meno convinta.
«A me rilassano» disse invece Priscilla, guardandoli con dolcezza mentre ancora si scatenavano sopra la sua mano.
«Ti piace il temporale, Priscilla?» chiese innocentemente Wendy, cercando probabilmente una via per conoscerla meglio. Un altro sorriso, colmo di tenerezza e amore, e continuò a guardare i fulmini che scendevano su di lei prima di confessare in un sussurro: «Già. Mi piace proprio tanto».
"Hai paura del temporale, Pricchan?" la tenera voce di un Laxus bambino nei suoi ricordi parve sbeffeggiarla per quell'ultima confessione, visto che quando era piccola non faceva che nascondersi nell'armadio per il terrore.
"Dimentichi che io sono il Dio del tuono! Posso gestire a mio piacimento ogni singolo fulmine di questo pianeta. E ti prometto che finché resterai sotto la mia ala protettiva, nessuno di questi ti sfiorerà nemmeno" quanto era ironico e dolce allo stesso tempo.
E rise, rise divertita e addolcita come poche volte lo era stata.
«Credi... potrei imparare anche io?» chiese Wendy, rossa in volto per l'imbarazzo di quella richiesta. Voleva imparare più magie, voleva imparare da lei come manipolare l'aria e il cielo di cui era Dragon Slayer per diventare più forte e capace. Si era sentita così inutile contro il Nirvana, non voleva che una cosa simile potesse ripetersi.
«Questo?» chiese Priscilla, guardando i tuoni sulla sua mano. «Non saprei. Ma possiamo provare» sorrise e strinse le nuvole tra le dita facendo così cessare la magia. Si alzò in piedi, ricordandosi della promessa che aveva fatto alla bambina, e determinata le disse: «Cerchiamo un posto tranquillo?»
«Sì!» Wendy saltò giù dalla sedia e seguì Priscilla fuori dalla gilda.
«Ho un'idea per cominciare. Vieni» disse Priscilla e rapidamente condusse Wendy fino al mare, alle spalle della gilda. Camminò fino a trovare un pontile di legno libero e vuoto, che le avrebbe condotte di più verso lo spazio aperto, senza navi o persone intorno.
«Che facciamo qui?» chiese Wendy, guardandosi attorno curiosa.
«Meditiamo» disse Priscilla, prima di spalancare le braccia e chiudere gli occhi.
«Eh?» chiese Wendy, non capendo cosa volesse dire e come quello avrebbe potuto insegnarle a usare meglio la propria magia. Ma non fece altre domande e mettendosi al fianco della ragazza la imitò, chiudendo gli occhi e spalancando le braccia.
Qualche secondo di silenzio dove a farle compagnia c'era solo il rumore del mare mosso dal vento. Charle volò sopra un pilone in legno, uno di quelli usati per legare le barche, e ci si sedette sopra osservando le due ragazze in silenzio.
«Respira profondamente quest'aria e concentrati sulle sensazioni che ti da sulla pelle e nei polmoni» sussurrò Priscilla, senza scomporsi, e cominciò a inspirare profondamente. Wendy la imitò ancora e come suggeritole si concentrò sul tocco del vento sulla propria pelle e la freschezza che le dava al petto nel respirarla così profondamente.
«È piacevole» sorrise infine, trovando anche del divertimento in quello strano allenamento che per niente sembrava un allenamento.
«È già un buon punto da cui cominciare» sorrise Priscilla, senza però muoversi dalla sua posizione o aprire gli occhi. «La magia del vento rientra nelle magie elementari, come acqua, ghiaccio, fuoco o terra. Pensa alle persone che usano queste magie, pensa a Gray, Natsu o Jura della terra. E non so se hai conosciuto anche Lluvia, dell'acqua. Se c'è una cosa che li accomuna è la perfetta sintonia che hanno con il loro elemento».
«Gray si spoglia sempre per stare a contatto col freddo e Natsu prende fuoco per ogni cosa» disse Wendy, capendo cosa volesse dire.
«Lluvia ha il corpo composto di acqua e Jura ha un corpo massiccio, solido come la roccia» continuò Priscilla. «La magia elementare è la più difficile da gestire ma anche la più ampia perché riguarda il mondo che ci circonda e ha come un'anima propria. Fa parte della natura, come tale è indipendente e selvaggia, non puoi pensare di riuscire a gestirla se non impari prima a conoscerla ed adattarti alle sue esigenze. Devi essere tu a diventare quell'elemento, non puoi pretendere che sia l'inverso».
«Perciò io devo diventare aria e cielo» osservò Wendy e Priscilla rispose con un entusiasta: «Esatto!»
Successivamente non ci furono altre parole, solo respiri più o meno profondi, fino a quando il pomeriggio non cominciò a lasciare posto alla sera. Una lunga, enorme sessione di allenamento che per quanto placido e silenzioso, fu ugualmente stremante.
«Ho la testa leggerissima» disse Wendy sulla via di casa. Charle dormiva tra le sue braccia, nel restare a guardarle tutto il tempo la noia l'aveva quasi uccisa e aveva finito con l'appisolarsi.
«È positivo, vuol dire che hai fatto progressi» commentò Priscilla, distrattamente. Da quando si erano incamminate per tornare alla gilda non aveva fatto altro che guardarsi il braccio sinistro, incuriosita.
«Qualcosa non va, Priscilla?» chiese Wendy, dubbiosa.
«Sta guarendo» disse lei, guardandosi il bicipite dove avveniva la separazione tra la sua carne e il ghiaccio di Leon. «Però sento ancora freddo alla spalla. Ci ho fatto più caso oggi che stavamo meditando».
«Che significa?» chiese Wendy, preoccupata.
«Non saprei...» mormorò Priscilla, ma un dubbio cominciava a insinuarsi nel suo cuore. Possibile che la magia del suo corpo invece che sostituire il ghiaccio di Leon lo stesse inglobando? E se questo stava accadendo con il ghiaccio poteva succedere lo stesso anche con il Nirvana? Poteva il suo cuore diventare da luminoso a oscuro, senza che potesse rendersene conto?
"Li metteresti in pericolo!" la voce di Mistgun tornò alla sua mente, il pomeriggio che gli aveva detto il suo desiderio di usare la gilda per aiutarlo. Usare la gilda... suonava così raccapricciante ora. Aveva pensato di essere mossa dalle migliori intenzioni, aiutare un amico non era mai sbagliato, ma usare gli altri a suo favore sicuramente sì. Che stesse commettendo un errore? Che si stesse incattivendo?
Aveva promesso di proteggere quella gilda, sentiva che era quello ora il suo motivo di esistere, perché proteggendo la casa di Laxus avrebbe anche protetto lui. Quando usarla e metterla in pericolo era diventata un'opzione possibile?
«Priscilla?» la voce di Wendy la riportò con i piedi per terra. «Sei pallida. Stai male?»
«No, sono solo stanca. Penso andrò al dormitorio e riposerò un po'. Domani ti insegno qualche tecnica, va bene?» sorrise Priscilla, prima di scappare via.
«Va bene» mormorò Wendy, poco convinta, guardandola correre lungo la strada.
Passò in fretta una settimana, al termine del quale Priscilla aveva terminato di rigenerare il proprio corpo di ghiaccio ed era tornata completamente di carne, mentre Wendy aveva iniziato a padroneggiare qualche tecnica di supporto come il Vernier o qualche tecnica di combattimento usando il vento come arma. Faceva progressi da gigante e stare insieme a lei gran parte della giornata era sicuramente un piacere, ma l'ombra nel cuore di Priscilla si faceva sempre più grande. Il braccio ricostruito era più freddo dell'altro, ne era certa, e aveva delle ripercussioni su di lei, anche se positive. Usando la magia del vento dal braccio sinistro era ora in grado di dar vita a bufere tanto gelide da generare neve o ghiaccio. L'aveva resa più forte, ma questo confermava che anche contro il proprio volere il suo corpo si era impadronito di quella magia con cui si era mischiata. Aumentò così il timore che Nirvana giacesse nel suo cuore e la stesse manipolando, cominciò a non distinguere più il bene dal male, presa dal dubbio di essere diventata oscura senza rendersene conto e contro il proprio volere. Non fece altro che chiedersi se stesse sbagliando, il dubbio la logorava tanto che cominciò a fare incubi ogni notte dove si vedeva avvolta dall'oscurità e in essa si sgretolava come carta incenerita. E il tempo passava, sapeva che Anima continuava sicuramente a colpire in tutta Fiore e Mistgun non faceva che rincorrerla. Voleva aiutarlo, lo voleva davvero, ma qual era il modo migliore? Forse avrebbe potuto pensarci da sola, senza contare sulla forza di Fairy Tail, ma aveva davvero il potere di lottare da sola contro un intero paese? Contro un intero esercito e reggimento?
Più volte aveva pensato di chiedere esplicitamente a tutti di aiutarla, ma era davvero la scelta giusta? Se fosse stata anche quello un errore dettato dal potere di Nirvana nel suo cuore?
"Divertimento, tristezza, non possiamo condividere tutto. Ma quello che possiamo lo dovremmo condividere, sempre. Ecco cosa significa essere una gilda. L'infelicità di uno è l'infelicità di tutti. La rabbia di uno è la rabbia di tutti. E le lacrime di una persona, sono le lacrime di tutti. Non c'è ragione di sentirsi colpevoli" furono le parole di Makarov, dette mesi prima a una Lucy disperata di fronte a una gilda distrutta dall'attacco di Phantom. Le ronzavano nella testa da giorni e infine furono proprio queste a convincerla a trovare una soluzione intermedia.
Si avvicinò a suo nonno, un placido pomeriggio di festa per il ritorno di Cana da una delle sue missioni che l'avevano tenuta via per qualche giorno. Come sempre Makarov festeggiava nel suo personale modo, ingurgitando litri di alcol seduto sul bancone del bar, e lei decise di fargli compagnia con un dolciastro succo alla frutta.
«Dì un po'» biascicò lui, guardandola con curiosità. «Ma tu sei in grado di ubriacarti?».
«Seriamente, ti sembra una domanda da fare a tua nipote? Non dovresti tipo tenermi al sicuro dai rischi dell'alcol?» ridacchiò Priscilla, divertita.
«Bah, sei grande abbastanza per fare ciò che vuoi. L'importante alla fine è che ti diverti».
«Sei un pessimo esempio, vecchio» rise lei.
«Ho a cuore la vostra felicità più che gli esempi morali. E vedo che nonostante la bambina di Cat Shielter ti abbia portato una ventata di positività, non riesci ancora a esserlo abbastanza. Ci sarà mai modo di liberarti dalla tua angoscia, Priscilla? Neanche sapere che Laxus sta bene, da qualche parte, ti rasserena?»
«Non si tratta di Laxus» confessò Priscilla, alzando il braccio sinistro e dandogli un'occhiata. «È più freddo» confessò infine.
«La magia che ti ha dato la vita è qualcosa di unico, purtroppo non ci sarà mai niente di certo o risposte sicure a ciò che ti accade. Hai assorbito parte della magia che il tuo amico ha usato per salvarti, la cosa ti infastidisce?» chiese Makarov.
«No. Non la sua, per lo meno. Me lo fa sentire più vicino e meno sola» disse Priscilla.
«Ma?» incalzò Makarov, buttando giù un lungo sorso del suo bicchiere.
«Ma...» mormorò Priscilla, esitante, ma infine aggiunse: «Ho usato questa capacità anche su Nirvana incoscientemente, senza conoscerne le conseguenze. Se anche lei fosse dentro me, ora?»
Makarov mormorò qualcosa di incomprensibile, utile solo a riflettere, prima di rispondere: «Temi possa avere effetto su di te?»
«Nirvana è una magia in grado di invertire luce e oscurità. Ho... fatto dei pensieri ultimamente...» balbettò infine, titubante.
«Che tipo di pensieri?» chiese Makarov, riuscendo a nascondere in parte la sua preoccupazione.
«C'è una persona... un cliente» mentì. Era bene cercare di restare sul vago, in fondo era un argomento decisamente delicato era bene non rivelare subito tutta la verità. «Ha bisogno di aiuto, non è una missione come le altre, è in gioco la sua vita e quella di molte altre persone. Da sola non credo di avere speranze di farcela, perciò ho pensato di coinvolgere qualcun altro. Ma è... Complicato. Non posso parlarne apertamente ed è una missione che potrebbe mettere a rischio la vita di tutti. Non so quanto sia corretto né come procedere».
«È una brutta situazione e certo coinvolgere delle persone ignare non è corretto» commentò Makarov, bevendo pensieroso. Una risposta che diede conferma ai dubbi e alle paure di Priscilla: Nirvana la stava davvero trasformando?
«Ma...» esclamò infine Makarov, tornando a rassenerare il proprio viso. «Aiutare e chiedere aiuto non è mai una brutta cosa, il tuo dolore e il tuo desiderio non possono certo nascere dall'oscurità. Non so che effetti abbia o possa avere Nirvana su di te, ma la tua forza d'animo più volte si è dimostrata superiore a qualsiasi difficoltà. Continuerai a stringere quel simbolo sulla tua mano con dolcezza, ne sono certo. Il palmo della mano destra è la prima cosa che si porge a qualcuno quando vogliamo aiutarlo, è questo che mi dicesti il giorno che sei entrata nella gilda. Ivan ha sbagliato su tutti i fronti, ma darti quel cuore è stata l'unica cosa buona che abbia mai fatto, non posso negarglielo. La tua capacità di amare è sicuramente superiore a qualsiasi potere oscuro, persino quello di Nirvana, su questo non ho dubbi».
«Mi stai adulando esageratamente» sorrise Priscilla, timida in quell'emozione.
«È la verità» annuì Makarov. «E saperla ti rassicura, non è così?»
«Forse» disse senza dargli la soddisfazione di un plateale "hai ragione", anche se nel cuore lo sapeva. Si era tormentata nel dubbio per giorni, aveva persino avuto incubi le uniche volte che provava a concedersi di dormire un po', ed era bastata qualche parola di Makarov per far cessare ogni cosa. Si sentiva un po' stupida, ma aveva certamente fatto bene a fidarsi nella sua capacità di comprensione e nella sua saggezza.
«Non aver paura di porgerla, quella mano, Priscilla» sospirò Makarov, alzandosi in piedi e saltando giù dal bancone. Con le guance arrossate e ora improvvisamente di nuovo allegro e gioviale, corse verso il bagno ciondolante e goffo nei movimenti.
«Quanto bevi, vecchio» ridacchiò Priscilla, guardandolo divertita della sua palese ubriachezza. Si guardò poi il simbolo sulla mano, più serena e felice, ripensando a ciò che Makarov le aveva appena detto. Non sapeva ancora come, ma sapeva che non avrebbe dovuto tirarsi indietro. Avrebbe aiutato Mistgun, in qualche modo. Doveva solo pensare a una soluzione che non mettesse troppo in pericolo gli altri, poteva farcela.
Un rumore soffuso, fuori dalla gilda, come la voce di un ricordo lontano. Le dava sempre quella piacevole sensazione. Natsu entrò nella gilda scuotendosi come un animale, vicino a un Happy che lo imitava con la stessa foga.
«Ha iniziato improvvisamente a diluviare! Sono fradicio!» disse Natsu.
«Natsu! Asciugami!» chiese Happy, allungando le zampe verso di lui e attendendo che desse fuoco a se stesso per asciugarsi e asciugare il gatto al suo fianco.
«Temporaleggia, che tristezza» sospirò Gray, guardando il cielo annerito fuori dalla finestra.
«Non è stata Lluvia, lo giura!» disse la ragazza balbettante, ancora insicura nel suo timore di non essere accettata come compagna da quella nuova gilda.
«Con questo tempaccio non credo che Priscillanee-san mi porterà a fare qualche esercitazione» disse Wendy a Charle, al suo fianco.
«Nee-san? Da quando la chiami così?» chiese Charle, dubbiosa su quell'eccessiva vicinanza che si era creata tra le due in così poco tempo. Ancora non si conoscevano bene, eppure non facevano che stare appiccicate... o meglio, Priscilla non faceva che stare appiccicata a Wendy, era asfissiante. Ma Wendy sembrava esserne felice.
«Ha detto le piace che la chiamo così» ridacchiò Wendy, in risposta a Charle.
Ancora un tuono, in lontananza, diede luce per un attimo al cielo prima di lasciare che il suo rombo vibrasse sulle pareti della gilda. Era rilassante e confortante. Priscilla si alzò dal suo sgabello e si avvicinò all'uscita, annunciando un tranquillo: «Mira-chan, vado a fare una passeggiata».
«Portati almeno un ombrello!» provò a suggerirle Mirajane, ma Priscilla si limitò a sorriderle e uscì.
La pioggia sulla pelle era certamente fastidiosa, ma si abituò presto ed era un compromesso che accettava volentieri se questo le permetteva di camminare a testa alzata e vedere chiaramente il disegno dei fulmini sopra la sua testa. Camminò a lungo, a testa in su, con il vento tempestoso che la colpiva e i fulmini che sembravano rimproverarla e minacciarla. Solo un folle sarebbe uscito con un tempo del genere, ma per lei quello era solo un tiepido abbraccio e una ninna nanna a cui si concedeva volentieri. Era come averlo a fianco.
«Non sei molto lontano, vero? Laxus?» chiese, notando come molti di quei fulmini sembrassero concentrarsi in una zona lontana, verso ovest. Probabilmente era la sua immaginazione, ma il suo cuore le diceva che lui era lì, per qualche motivo.
«Riesco a sentirti» mormorò alzando ancora la testa e assaporò della luce e del rumore dell'ennesimo fulmine. Riaprì gli occhi, per guardarne il disegno nel cielo di altri, ma la sua attenzione ora venne catturata da qualcos'altro. Vento maligno, estraneo, aveva una consistenza diversa. E le nuvole, a sud-ovest, lontano da lì ma non abbastanza da non essere viste, si condensavano in una maniera bizzarra. Un normale essere umano avrebbe pensato a un tornado, normale visto il tempaccio, ma lei aveva già sentito e visto altre volte quella situazione.
«Anima» mormorò, prima di iniziare a correre nella sua direzione. Saltò e spiccò il volo, decisa a raggiungerla il prima possibile. Non era la prima volta che la vedeva, ma era la prima volta che la vedeva così chiaramente a un livello tale. Gerard era solito bloccarla molto prima... che non fosse ancora arrivato? O magari gli era successo qualcosa? Certo era che doveva andare a controllare, il prima possibile.
«Gerard!» chiamò, atterrando appena sotto il buco che si stava formando nel cielo. Nessuno rispose e nessuno sembrava stesse facendo niente per fermare quel maligno presagio, pronto a inghiottire ciò che aveva sotto di sé: un villaggio di gente innocente e spaventata. Molti di loro correvano da tutte le parti, senza sapere bene dove andare a rifugiarsi, altri, i più potenti, provavano a lanciare magie contro il cielo. Inutilmente.
«Gerard!» chiamò ancora Priscilla, scansando un paio di abitanti che provavano a trascinare via dei bambini. «Mist...» provò ancora ma si interruppe quando lo vide sbucare da dietro una casa. Barcollò e cadde a terra, in ginocchio, biascicando un addolorato: «Priscilla».
«Gerard!» chiamò lei, correndogli incontro e chinandosi per sollevarlo ed aiutarlo ad alzarsi. «Che succede? Chi ti ha ridotto così?» chiese lei allarmata.
«Avevi ragione, Pricchan. Anima mi ha prosciugato» pianse lui. Un atteggiamento che mai e poi mai avrebbe potuto immaginare di vedere in lui. Non l'aveva mai chiamata in quel modo affettuoso e tanto meno pensava l'avrebbe mai visto piangere con una tale facilità. «Che stai dicendo?» sibilò lei. Qualcosa alla bocca dello stomaco la tormentava, quel "avevi ragione" non aveva nessun sapore se non quello amaro della rabbia e della paura. «Che diamine ti sta succedendo, Gerard?»
«Perché ti ostini a chiamarmi con quel nome? È pericoloso, te l'ho sempre detto» ridacchiò lui, come fosse sull'orlo di un baratro da cui sapeva non si sarebbe potuto sottrarre. E il cielo sopra le loro teste minacciava e ruggiva, potente e inarrestabile.
«Anima è sopra di noi. La tua battaglia, ricordi? Perché... perché non ti assumi le tue cazzo di responsabilità, stupido imbecille!» l'urlo della disperazione che nasceva vestita da un velo di rabbia. Le lacrime di Gerard smisero di scendere, troppo sorpreso e colpito da quelle parole. Quella forza... da dove nasceva? Era davvero la Priscilla piagnucolona che si era portato appresso per tre anni? Che restava indietro e cercava sempre di evitare qualsiasi tipo di pericolo? Quando era successo che lui non fosse più... il più forte tra loro due, in grado di insegnare all'altro a vivere?
«Priscilla» mormorò, alzando gli occhi e la sorpresa aumentò quando vide il suo viso rigato di lacrime. Piangeva... per lui?
«Piantala di blaterare su responsabilità e battaglie, finché non ti deciderai ad affrontarlo davvero resterai solo un adolescente che è scappato di casa per capriccio e il mondo non ha bisogno di principini bloccati ancora nella pubertà, ma di un vero Re!» lo lasciò andare, facendolo tornare in ginocchio a terra, mentre lei si alzava in piedi tremolante ma determinata.
«Priscilla, io...» mormorò lui, non sapendo bene dove trovare la forza di affrontarla.
«Cresci, Gerard!» lo rimproverò, ma i suoi occhi non trasmettevano la rabbia che dimostrava a parole ma solo una forza di cui sembrò caricarsi smisuratamente. «Fino ad allora, ci penserò io a sistemare le cose» disse e con un salto scattò verso il cielo cupo e profondo, nel centro del vortice che sembrava deciso a risucchiare ogni cosa.
«Aspetta! Priscilla, è pericoloso!» gridò Gerard, impallidendo di fronte alla sua folle azione. Provò ad allungare una mano verso di lei e gridò, più spaventato: «Anima è attratto dalle fonti magiche, tu con il tuo corpo di magia sei l'obiettivo perfetto! Ti risucchierà!»spiegò, ma questo non sembrò spaventarla nemmeno un po'.
«Lo so bene!» gridò, fermandosi pochi metri sopra la testa del ragazzo a terra. «Non preoccuparti, chiuderò quella cosa e non ci saranno vittime!» una sicurezza che non era mai stata sua. Era incredibile quanto fosse cresciuta in così poco tempo. Allungò le mani verso l'alto, verso il centro del buco nero che non sembrava intenzionato a risparmiare nessuno, e lanciò contro di esso il proprio vento.
Ovviamente non ci furono conseguenze e il tornado nato dalle mani di Priscilla venne semplicemente risucchiato all'interno di Anima.
«Come credi di fare? Non conosci magie in grado di chiudere i portali dimensionali. Priscilla!» gridò ancora Gerard, spaventato ora non solo per il pericolo imminente ma per la follia a cui l'amica stava andando incontro.
«So anche questo! Userò il vecchio metodo Fairy Tail» il tornado aumentò le sue dimensioni e la sua potenza, tanto che il vento intorno a loro iniziò a fischiare tra le case e molti dovettero aggrapparsi a qualcosa per non venir spazzati via. «Gli farò mangiare tanta di quella magia che collasserà! Lo distruggerò una volta per tutte!» gridò caricandosi sempre più di energia e lanciando una quantità di vento incredibile contro Anima, sopra le loro teste. Era folle, era inconcepibile, ma proprio per questo era il "metodo Fairy Tail"... e soprattutto, proprio per questo, funzionava sempre. Anima continuò a ingoiare vento a lungo, portando Priscilla quasi allo stremo delle forze, ma infine allentò la sua presa e rombò, come dolorante. Parve stringersi, contrarsi, e poi riallargarsi. Ma Priscilla non cedette e continuò a sparare, senza fermarsi nemmeno quando la fatica fu tale da farle tremare le braccia. Sapeva che se avesse insistito ce l'avrebbe fatta.
«Priscilla...nee...san?» una voce timorosa parve rompere quell'incantesimo come uno specchio. Priscilla sbiancò, riconoscendola subito, e sentendo il cuore fermarsi in petto si voltò verso Wendy. Sorretta da Charle, che combatteva contro il forte vento per riuscire a tenere la ragazzina a terra, si teneva a un vecchio paletto in legno, una torcia forse. Nella mano sinistra stringeva un ombrello, che indicava il motivo per cui l'aveva seguita fino a lì. Priscilla aveva dimenticato l'ombrello, o almeno questo aveva pensato Wendy, che aveva cercato di raggiungerla preoccupata. Probabilmente l'averla poi vista volare verso quello che sembrava un tornado l'aveva preoccupata maggiormente e l'aveva seguita nella speranza di aiutarla o anche solo per controllare che stesse bene. Forse, scambiandolo per semplice vento, aveva addirittura pensato di poter essere utile.
Ma ora la sua presenza rendeva invece tutto ancora più folle e complicato. Wendy rischiava la vita e questo bastava a farle mancare il respiro. L'esitazione di Priscilla fu fatale e Anima tornò a risucchiare il villaggio con una potenza forse anche maggiore di prima. I suoi piedi si spostarono in avanti, trascinati da troppo potere, e dovette puntarli contro il tetto di una casa per riuscire a bloccarsi e impedirsi di volare verso il centro di quel buco nero. Ma la forza di Wendy era decisamente minore e con un urlo la bambina, insieme a Charle, spiccò il volo dritta verso il centro di quella terribile magia oscura.
«Wendy!» gridò Priscilla terrorizzata e senza pensarci troppo si lasciò andare e si fece risucchiare anche lei. Si diede la spinta con un colpo di vento forse anche più forte del necessario e la raggiunse prima che potesse raggiungere Anima. Le afferrò la mano e si girò con un urlo, aiutata ancora dal suo vento ora più potente che mai, mossa da quei terrificanti sentimenti che non l'aiutavano a calibrare la sua energia. Lanciò Wendy e Charle verso il suolo e usò ancora un tornado di vento per spingerla il più lontano possibile da Anima. Fu Gerard, ben camuffato con cappuccio e bandana, a prendere al volo la bambina e trattenerla.
«Priscillanee-san!» gridò Wendy con tutto il fiato che aveva e allungò una mano verso di lei, come se avesse potuto prenderla. Ma Priscilla era già stata inghiottita da Anima fino al busto e anche se si dimenava e se lottava tutto sembrava inutile.
«Priscilla!» gridò ancora Wendy, versando lacrime, e fu allora che Priscilla colta dalla paura e consapevole che non aveva più scampo, smise di lottare. Puntò gli occhi terrorizzati a Wendy e Gerard, a terra sotto di lei, e istintivamente allungò la mano destra verso di loro in una stupida speranza di poterli raggiungere ed essere salvata.
E capì.
Il simbolo di Fairy Tail sul palmo, diretto verso i suoi amici a terra.
"Non aver paura di porgerla, quella mano, Priscilla".
Il palmo della mano destra è la prima cosa che si porge a coloro che si desidera aiutare... ma anche la prima cosa che si porge nel desiderio di essere aiutati. Era questo che voleva dire suo nonno. Avrebbe dovuto chiedere aiuto, non era sbagliato, e Fairy Tail era sempre lì, sul palmo della sua mano. Poteva stringerla, o poteva essere strinta. Era questo il significato di una gilda.
Smise di combattere e lentamente svanì nell'oscurità di un cielo che sembrava essere diventato vivo. La magia che componeva Priscilla era abbastanza da saziarlo, in fondo era la magia a comporre il suo intero corpo, e soddisfatto del pasto, infine, Anima si chiuse.
«Priscilla!» nel villaggio ora salvo non risuonò altro che la voce rotta dal pianto di Wendy.
A riportare Wendy alla gilda fu lo stesso Mistgun, che non proferì parola per tutta la durata del viaggio. Wendy non riuscì a fare altro che piangere, non sapendo che dire o cosa fare, troppo sconvolta per l'accaduto. Charle azzardò qualche domanda, ma Mistgun non sembrò intenzionato a rispondere a nessuna di esse e la sua presenza bastava a metterla in soggezione. Non parlava e coperto dalle sue bandane non mostrava nemmeno il volto, come se avesse qualcosa da nascondere. Così, sotto al diluvio e un cielo temporalesco, Wendy rientrò alla gilda insieme a Mistgun. Le sue lacrime e la compagnia di quel misterioso mago che nessuno aveva mai visto in faccia fecero presagire il peggio. Il silenzio calò sull'intera sala, lasciando che solo i tuoni continuassero a ruggire ora con una rabbia forse maggiore.
«Wendy?» balbettò infine Lucy, chiedendosi il motivo di quei singhiozzi.
«Mistgun...» sussurrò Erza, pallida, sapendo quale viso nascondesse quella bandana e quale identità.
«Che sta succedendo?» chiese Levy, preoccupata.
«P-Priscilla...» balbettò Mirajane, intuendo per prima che qualsiasi cosa fosse accaduta c'entrava lei, visto che era l'unica che era uscita e che Wendy le era andata dietro per portarle un ombrello. Oltretutto era noto come Mistgun avesse a lungo viaggiato insieme a lei, non doveva essere un caso la sua presenza lì.
«Cosa è successo a Priscilla?» impallidì la ragazza dietro al bancone.
«Qualcosa nel cielo l'ha...» provò a spiegare Charle, ma non ebbe coraggio di continuare.
«È stata colpa mia» singhiozzò ancora Wendy. «L'ha fatto per salvare me».
«Che state dicendo? Dov'è Priscilla?» ruggì Natsu, alzandosi in piedi.
Mistgun voltò le spalle alla gilda e mosse i primi passi verso l'uscita, pronto a lasciarsi ancora una volta inghiottire da una pioggia incessante e violenta.
«Mistgun!» la voce di Makarov, forte e imperativa, che pretendeva delle spiegazioni.
«La riporterò indietro» la determinazione della sua voce non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. «Fosse l'ultima cosa che faccio» non si sarebbe più tirato indietro, avrebbe smesso di scappare con la scusa di non avere la forza necessaria a combatterlo faccia a faccia. Priscilla era stata assorbita da Anima a causa sua e della sua debolezza, dei suoi timori. Se si fosse deciso ad affrontarlo prima, come lei l'aveva sempre spronato, tutto quello non sarebbe mai successo. Sapeva che Priscilla, anche se trasformata in Lacryma, era ancora viva e sapeva che aveva il tempo contato ma niente l'avrebbe fermato. Avrebbe messo fine a tutto quello una volta per tutte e avrebbe riportato indietro Priscilla.
Sparì sotto alla pioggia, lasciandosi dietro una gilda agitata e confusa. Non gli importava, tutto ciò che contava era riportarla indietro a qualsiasi costo.
«Master!» provarono a incalzarlo in molti, supplicando di poter intervenire e provare a fare qualcosa. Ma loro non sapevano niente di ciò che stava accadendo, non sapevano niente di Anima, sapevano solo che un buco nel cielo l'aveva risucchiata. Non potevano fare niente, al contrario di Mistgun che invece probabilmente qualcosa sapeva.
«Mistgun, senza Laxus e Gildarts, è praticamente il mago più forte della gilda. Fidiamoci di lui» sentenziò infine Makarov.
«Ma...» provò a ribattere Natsu, per niente soddisfatto.
«Questa è la mia decisione!» ruggì Makarov con una tale ira che riuscì a zittire chiunque avesse voluto provare ad aggiungere altro. Prima Laxus e ora Priscilla, pian piano entrambi i suoi nipoti gli erano sfuggiti dalle dita. Che alternativa aveva se non fidarsi della loro forza?
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~{Fairy Tail}~ La bambina di carta ~
FanfictionNon c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'...