Un posto per me

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La vita a Fairy Tail era tornata presto normale, o quasi. Era passata una settimana dal festival del raccolto e dall'espulsione di Laxus dalla gilda. Priscilla aveva finito di rigenerare il proprio braccio nel giro di un paio di giorni, i quali li aveva passati a dormire per la maggior parte. La magia che la componeva si sforzava molto in quell'operazione, l'affaticava, ma come aveva annunciato, terminato il periodo di degenza, era tornata esattamente come prima. Svolazzava per la gilda, incapace di appoggiarsi su sedie o sul pavimento, rideva, incitava le risse che a quanto pareva la divertivano molto ed era tornata a sorridere luminosa come sempre. Sembrava non portare su di sé i segni di quei terribili eventi e dell'addio a suo fratello, ma in verità Lucy la vedeva spesso la sera seduta a un tavolino da sola, con lo sguardo rivolto al cielo, pensierosa. Era così triste vederla in quello stato di apparente serenità, soprattutto dal momento che era ovvio a tutti quanta nostalgia provasse ogni giorno di più.
I Raijinshuu si erano uniti e aperti sempre più al resto della gilda, ora che le loro ostilità erano cessate. Fried aveva cominciato a sorridere, Bickslow si divertiva a importunare Lucy, mentre Evergreen si vantava della sua bellezza e pretendeva che il povero Reedus la dipingesse... in continuazione.
Era stato Fried, allora, il primo ad avvicinarsi a Priscilla anche se dietro di lui la guardavano con un certo timore anche Bickslow e Evergreen. Aveva indicato la sedia di fronte a lei, in uno dei momenti in cui era seduta a guardare fuori dalla finestra, e aveva chiesto educato: «Posso?»
«Certo» aveva sorriso lei, cordiale e gioviale come sempre. «Tu sei uno degli amici di mio fratello, Fried giusto?» aveva chiesto conferma del nome solo per potersi presentare. Ufficialmente non l'avevano mai fatto, i Raijinshuu erano nati poco dopo che Laxus le aveva voltato le spalle.
«Non abbiamo mai avuto modo di conoscerci come si deve» annuì Fried.
«Scommetto che nemmeno sapevate di me» ridacchiò lei. «Laxus avrà negato persino la mia esistenza».
«In verità...» iniziò Fried un po' in imbarazzo. «Era proprio di questo che volevo parlarti. Laxus è una persona orgogliosa, difficilmente ammetterà di avere certe debolezze, ma stando molto tempo con lui si è in grado di imparare a leggergli negli occhi. E io credo che in realtà ti fosse molto affezionato, nonostante le parole che ti rivolgeva». Priscilla non rispose ma gli diede la sua completa attenzione e lui proseguì: «Se la prendeva con te più che con chiunque altro, quando iniziava a parlare di cosa non andava nella gilda tu eri sempre un punto cardine, anche se confesso non erano cose carine quello che diceva ma comunque eri importante. Credo che il motivo per il quale non sopportasse incrociarti fosse perché lo costringevi a scontrarsi con qualcosa che non voleva vedere, dei tentennamenti che lo facevano sentire debole. Ma le volte che capitava che vi incrociavate, dopo che poi te ne andavi per un po' diventava calmo e sereno. Io credo che fosse il vedere che in fondo stavi bene a tranquillizzarlo e quando questo succedeva, spesso passava il resto della serata proprio come stai facendo tu. Seduto vicino a una finestra, il volto appoggiato alla mano e lo sguardo al cielo».
Priscilla aveva sorriso, colta dalla tenerezza, e aveva infine confessato: «Grazie Fried. Ho sempre fatto il possibile in questi anni, con quel poco che mi era concesso, per cercare di calmare e rasserenare il suo animo turbato, ma non ricevevo riscontri positivi in nessuna occasione. Molte volte ho creduto che fosse tutto inutile e che avrei dovuto rinunciare, ti confesso. Queste tue parole mi fanno capire che non è stato così, mi rincuorano».
«Viviamo la stessa angoscia in questi giorni, tu e noi. Tornare alla normalità è bello e ci rallegra, ma quel vuoto non se ne andrà facilmente e nessuno qui dentro può capirlo meglio di noi. Ho pensato fosse giusto tenderci la mano».
Priscilla l'aveva guardato qualche secondo, metabolizzando quanto lui avesse detto: se c'era qualcuno che al mondo amava Laxus quasi quanto lei sicuramente quelli erano i suoi amici, che l'avevano accompagnato in quegli anni in cui lei non poteva farlo.
«Fried» sorrise, prima di arrossire un po', imbarazzata da quanto avrebbe detto ma sentendo necessario farlo. «Grazie che gli siete stati vicini mentre io non potevo. Sapere che non era solo era l'unica felicità che ho avuto in questi cinque anni».
«È stato un vero onore e piacere» annuì Fried. Bickslow trovò finalmente il coraggio di farsi avanti e intervenire, o forse aveva solo aspettato che il loro portavoce finisse per poter dire la sua. Si sedette pesantemente a fianco di Priscilla e le avvolse il collo in un abbraccio amichevole anche se invadente.
«Glielo hai raccontato dell'attacco di Phantom?» chiese a Fried. Priscilla si era stretta nelle spalle, intimorita e imbarazzata per quel contatto invadente da parte di quello che non solo era uno sconosciuto ma anche un ex nemico. Lucy le aveva raccontato delle cose inquietanti su quel tipo, visto che era stata lei a scontrarsi con lui e sconfiggerlo... le faceva venire i brividi.
«Non penso sia necessario raccontare ogni singolo evento» disse Fried, guardando con imbarazzo l'amico.
«Per una donna dal cuore spezzato non c'è miele più dolce che sapere che l'uomo della sua vita in realtà non ha mai smesso di pensare a lei. È romantico» intervenne Evergreen, prendendo posto alla destra di Priscilla.
«Uomo della sua vita? Che tipo di rapporto pensate che abbiamo io e Laxus?» sussultò Priscilla. «Ciò non toglie che la fata di Fairy Tail sono io e non sopporto che tu abbia messo su quell'esibizione durante la parata! Non azzardarti mai più a prendere il mio posto, capito?!» la fulminò Evergreen ignorando la sua domanda.
«M-mi dispiace» balbettò Priscilla, accennando un sorriso sempre più nervoso.
«Allora glielo racconto io!» annunciò Bickslow stringendosi ancora di più Priscilla al petto. «È successo dopo la chiamata di Mira, quella con la Lacryma di comunicazione» ricordava eccome quella chiamata, era stata straziante. «Fried ha il cuore tenero in fondo» continuò Bickslow e Fried intervenne, offeso, con: «Non ero l'unico preoccupato!»
«In verità, anche se rispettavamo la scelta di Laxus di non intervenire, pensavamo che nessuno di voi sarebbe stato adatto a vedersela con Phantom. Vi credevamo tutti delle schiappe!» rise e Priscilla non poté che rispondere con un sorriso profondamente a disagio. «Così abbiamo parlato a Laxus dei nostri dubbi: "se lasciamo che se la sbrighino loro finiranno col far distruggere la gilda, quelle schiappe inutili" dicevamo. "Vogliamo davvero lasciare che affossino così la gilda che ti spetta di diritto? Ti ricopriranno di vergogna"».
«Che grande fiducia che avevate in noi» balbettò Priscilla, ironica. Bickslow rise ancora più forte, tanto da lanciare indietro la testa e far uscire la lingua. Quel tipo era veramente psicopatico, forse proprio per questo tra tutti era quello che cominciava a stargli più simpatico. Era divertente.
«"Tanto c'è Priscilla con loro"» disse Evergreen, con un sorriso sulle labbra. «È così che ha detto! "Tanto c'è Priscilla"».
Priscilla sgranò gli occhi, sorpresa da quella storia. Durante la chiamata di Mirajane non aveva fatto che insultarla e scoraggiarla, mostrando astio e odio ancora una volta. Aveva creduto davvero di averlo perso per sempre e di essere sola, invece ora veniva a scoprire che, anche se ostile, non aveva mai smesso di credere in lei tanto da averle lasciato le sorti della gilda nel peggiore dei momenti che Fairy Tail avesse mai vissuto. Non la credeva veramente stupida e debole, era solo arrabbiato. Se l'era sempre ripetuto, razionalmente riusciva a crederci, ma il cuore aveva abbandonato la fiducia ormai da molto tempo e spesso si era sentita chiusa in una morsa fredda e buia. Quelle parole davano tutto un altro sapore a quei ricordi che aveva già classificato come i peggiori della sua vita.
«Ecco fatto...» mormorò Fried, sconsolato, guardando Priscilla increspare le labbra e gli occhi inumidirsi. «L'avete fatta piangere, visto?»
«Sì ma sono lacrime di gioia e d'amore!» insistè Evergreen, ondeggiando felice.
Priscilla lasciò andare un verso infantile, un pianto lamentoso e bambinesco, prima di confessare proprio come una bambina a cui era stato tolto il dolcetto: «Mi manca tanto Laxus». Evergreen la seguì con un'immediatezza sorprendente, scoppiando a piangere come una disperata insieme a lei. L'abbracciò tanto forte che le loro guance si schiacciarono l'una contro l'altra, e pianse un disperato: «Anche a me!»
"Perché hanno dovuto dirle queste cose?" pensò Fried, guardandole con disagio.
«E ti dirò di più!» insistè Bickslow, per niente frenato da quello che stava succedendo, ma sembrava anzi divertirsi a infierire ancora di più. «Il giorno prima del festival ha picchiato il Dragon Slayer del ferro, quel Gajeel, te l'avranno detto. Se l'è presa con lui perché ha messo in cattiva luce la sua gilda, era furioso, ma è scattato in piedi per andare a cercarlo solo quando ha sentito qualcuno dire che era stato lui a mandarti all'ospedale».
Priscilla urlò ancora di più a quell'ultima rivelazione e strinse Evergreen più forte, mentre lei le andava ancora dietro, aumentando a sua volta la potenza dei suoi pianti e lamenti.
«Ma tu lo sapevi già, perché adesso fai queste storie?» chiese Fried alla donna, sempre più scoraggiato dalla scena mentre Bickslow se la rideva bella grossa, divertito.
«Mi viene da piangere nel sentire lei piangere, non posso farci niente» disse Evergreen biascicando le parole mentre continuava a frignare e singhiozzare.
«Comunque!» disse Fried con fervore, puntando un dito contro l'accoppiata Evergreen e Priscilla. «Noi Raijinshuu dopo un'attenta riflessione siamo giunti a una conclusione!»
La determinazione e l'imperatività con cui stava parlando attirò l'attenzione di Priscilla tanto che riuscì a farla smettere di frignare. «Da oggi sei la nostra protetta!»
«Eh?!» sobbalzò Priscilla, già preoccupata.
«L'amata sorellina di Laxus è anche la nostra amata sorellina!» gli diede corda Bickslow scompigliando i capelli di Priscilla tanto forte da strappargliene un paio accidentalmente. «È sicuramente questo il motivo per cui non ci ha permesso di seguirlo nel suo esilio! Voleva che restassimo qui a badare a te. Soddisferemo le tue ultime volontà, Laxus!» disse Fried con enfasi.
«Non è mica morto...» mormorò Priscilla, a disagio per quella situazione. «Sentite, apprezzo molto la vostra gentilezza, sono sicura che Laxus abbia scelto i migliori del mondo come compagni e amici, ma io non ho bisogno di protezione. Vi ringrazio comunque» disse cercando di essere gentile e pacata.
«Allora saremo i tuoi seguaci, piccola Laxus seconda!» insistè Fried, sempre più euforico. «Non mi chiamo Laxus seconda...» balbettò lei, sempre più in difficoltà.
«Le tue ombre!» gli diede corda Evergreen.
«Credo che voi abbiate bisogno di aiuto» provò ancora a dire Priscilla, rendendosi conto che non era tanto lei a stimolarli a seguirla quanto il bisogno di avere un secondo Laxus a cui fare riferimento... e lei essendo sua sorella, era la cosa che ci si avvicinava di più.
«Non preoccuparti, piccoletta! Ci pensano i Raijinshuu a te!» disse Bickslow, tornando a torturarle la testa.
«Santo cielo, Laxus... proprio a me dovevi lasciarli questi tipi?» mormorò lei, ormai rassegnata. Nonostante cercasse di trovare almeno un accordo, loro non ascoltavano nemmeno ciò che aveva da dire. Non che le dispiacesse avere gente intorno, Fairy Tail con i loro membri rumorosi e invadenti era davvero divertente, ma semplicemente aveva un brutto presentimento su quella situazione.
«Ascoltate tutti!» la voce di Cana si fece improvvisamente forte e euforica. «Lucy non ha un fidanzato!» gridò, mentre la ragazza al suo fianco si agitava, rossa in volto. «Chissà di cosa stavano parlando» ridacchiò Priscilla, divertita dalla scenetta.
«Povera ragazza, scommetto che non ne ha mai avuto nemmeno uno. Sembra così pura» disse Evergreen, con aria superba.
«Parli come se tu fossi un'esperta» disse Priscilla, rilassandosi un po' nonostante loro si fosse appena dichiarati come suoi futuri stalker.
«Modestamente una bellezza come me non poteva non avere determinate esperienze alle spalle» continuò lei, aprendo il suo ventaglio e sventolandosi con spavalderia.
«Ci hai provato anche con mio fratello?» le chiese provocatoria Priscilla e Evergreen sobbalzò, improvvisamente innervosita. «Ohy! Ma cosa vai a pensare?!»
«Non credo saresti il suo tipo, Ever» commentò Bickslow, che teneva ancora il braccio appoggiato sulle spalle di Priscilla. Evergreen si alzò sulla sedia, colta da una furia incredibile, e urlò contro il compagno: «Come ti permetti a dubitare delle mie qualità!»
«Siediti composta, Ever» provò a riprenderla Fried, senza successo. Ormai Evergreen era partita per la sua strada di rabbia e offese, che sputava al di sopra della testa di Priscilla, contro un Bickslow che invece la ignorava e giocava con uno dei suoi totem volanti. Era così quotidiano e solare, non era affatto male. Persino il braccio invadente di Bickslow che sembrava avesse preso dimora sulle sue spalle e non l'avrebbe lasciata andare tanto facilmente era in qualche modo rassicurante. Priscilla si ammorbidì sul tavolo, lasciando che Evergreen continuasse a sbraitare alla sua sinistra, che Bickslow continuasse a tenerla sotto il proprio braccio e che Fried provasse invano a ristabilire l'ordine. Sorrise, infine, luminosa e felice di quel piccolo quadretto di cui era testimone. Non era davvero affatto male.
«Essia!» disse infine, alzandosi a pugni stretti. Salì sulla sedia e poggiò un piede sul tavolo, possente e minacciosa. «Ho preso la mia decisione! Raijinshuu, accetto la vostra offerta! Da oggi potete considerarmi il vostro quarto membro!»
«Ho sempre desiderato una sorellina piccola, evviva!» gridò Evergreen saltandole al collo con una tale enfasi da farle perdere l'equilibrio dalla sedia. Con un urlo cadde giù, insieme a Evergreen, dritto dritto sopra Bickslow alla sua sinistra e inirono tutti a tre a terra, in un fragore di urla e sedie rotte. Priscilla sollevò rapidamente la testa e cercò di guardare Bickslow sotto di sé, mentre Evergreen non sembrava essere intenzionata a lasciarla andare.
«Bickslow! Stai bene?» chiese, preoccupata.
Bickslow guardò pochi istanti il viso di Priscilla paonazzo per l'agitazione, con i capelli scompigliati per la caduta, lo sguardo dolce e preoccupato, e il suo minuto corpo contro il proprio. Si portò agitato una mano sull'elmo, laddove c'erano gli occhi, e piagnucolò: «Laxus, avevi una sorella tanto splendida e non ce l'hai mai presentata. Che crudeltà!»
«Eh?!» si paralizzò Priscilla, cominciando a sentire già l'imbarazzo e l'agitazione tornarle nella pancia a prenderla a pugni.
«Cadi su di me tutte le volte che desideri, Pricchan! Sarò il tuo tappeto, se desideri!» insistè Bickslow, diventando improvvisamente ambiguo, anche se non era difficile immaginare in che direzione stesse andando la sua mente. Priscilla lanciò un urlo, colta dal panico, e provò a strisciare via ma le braccia di Evergreen erano come artigli da cui era impossibile sbrigliarsi.
«Ci ho ripensato! Ci ho ripensato! Mi rimangio tutto! Lasciatemi in pace!» piagnucolò, graffiando il pavimento nel tentativo di andarsene.
«Priscilla» chiamò Erza, avvicinandosi al gruppo per terra. Uno strano tono di voce, cupo e serio. «Avrei bisogno di parlarti, se hai un minuto».
«Certamente, Erza!» gridò lei con un'euforia inaspettata. Un soffio di vento la sollevò da terra e fece contemporaneamente volare via sia Ever che Bickslow. «Immagino sia di vitale importanza, non posso certo lasciarti in attesa inutilmente!» stava palesemente scappando da quella situazione. «Andiamo da qualche parte lontano da qui, vieni».
«Ho interrotto qualcosa?» chiese Erza, trovando strano il suo comportamento.
«Assolutamente!» disse lei, per niente convincente.
«Gioca violento, la bambina» Bickslow, con le gambe schiacciate su per il muro, la schiena su di una panca e la testa penzoloni verso terra, si leccò le labbra in qualche modo soddisfatto.
«Pervertito!» lo rimproverò Evergreen vicino a lui, accasciata su un tavolo, altrettanto vittima del colpo di vento di Priscilla.
«Cosa stavi facendo?» chiese Erza a Priscilla, guardando Bickslow e Evergreen da lontano.
«Cercavo di suicidarmi» mormorò lei, sempre più in imbarazzo, ma decise di cambiare subito discorso e sperare che quello sarebbe bastato a dimenticare quella terribile situazione da cui si era salvata per miracolo. «Di cosa volevi parlarmi?» le chiese, mettendosi a sedere a un altro tavolo libero.
Erza si incupì un po', ma poi riuscì a mormorare: «Mistgun».
Priscilla guardò la ragazza di fronte a sè ora più curiosa che mai. «Mistgun?» chiese.
«Assomiglia tanto a una persona che si chiama Gerard, ma dice di non essere lui. Tu hai viaggiato molto con lui, speravo potessi chiarirmi questo dubbio» spiegò Erza.
Priscilla appoggiò il volto sul palmo della mano e il gomito al tavolo. Si voltò verso i compagni della gilda e mormorò tra sè e sè: «Gerard, eh?»
«Sai chi sia in realtà Mistgun?»
«Questo Gerard di cui parli è un tuo amico?» chiese Priscilla, pensierosa. Erza abbassò lo sguardo, prima di confessare addolorata: «Lo è stato, tanto tempo fa».
«Capisco» commentò Priscilla, senza però ancora rispondere alla sua domanda.
«Davvero Mistgun non ha niente a che vedere con lui?» insisté Erza, sulle spine. Sicuramente Priscilla sapeva qualcosa. Doveva sapere qualcosa!
«Devi tenere tanto a questo Gerard per arrivare a rifletterci persino giorni dopo averlo incrociato. Vero?» le chiese e Erza non rispose, tornando ad abbassare lo sguardo. «Un cuore solitario e spezzato, ne so qualcosa» commentò Priscilla, abbozzando un sorriso. «Mi spiace, non so chi sia il Gerard che stai cercando. Ma sono sicura che non sia Mistgun. Ti ha detto la verità».
«Capisco» mormorò Erza.
«Eppure si somigliano così tanto che sembra surreale» sorrise Priscilla, prima di aggiungere: «È questo che stai pensando, vero?»
«Sì, lo ammetto» confessò Erza, abbattuta.
Priscilla restò in silenzio qualche secondo, pensierosa e combattuta.
«Tutte le volte che guardo la nostra gilda non posso far a meno di rivederci me e Laxus, tanti anni fa» mormorò. «Anche se ora è cambiata, i nostri spiriti si adattano bene anche a questo ambiente. Ci vedo al bancone, al tavolo, o in mezzo a tutti gli altri. Ciò che accomuna tutte queste immagini sono i nostri sorrisi. Al bancone una volta lo scoprii a bere dell'alcol, anche se aveva solo quattordici anni. Lo rimproverai e lui mi fece una linguaccia, prima di iniziare a prendermi in giro perché ero più bassa di lui e non arrivavo al boccale per toglierglielo dalle mani. Ho infine usato la magia, lanciandoglielo via, e dopo un primo momento di sorpresa e nervoso ha iniziato a farmi il solletico come punizione».
«Non riesco a immaginarlo Laxus in simili atteggiamenti» ridacchiò Erza, provando a immaginare la scena.
«Ma te lo ricordi, vero? C'eri già anche tu».
«Vagamente, sì. Ricordo che da ragazzini sorrideva molto di più ed eravate sempre insieme. Sembrava effettivamente un'altra persona» annuì Erza.
«È cambiato quando il nonno ha esiliato nostro padre, non capiva il motivo perché veniva manipolato e non ricordava ciò che faceva non solo con noi, ma anche col resto del mondo. Papà era malvagio, io ero ovviamente dalla parte del nonno e questo portò Laxus ad essere ostile anche verso di me. Per cinque anni ce l'ho avuto a un passo da me, eppure era come se non fosse lui. Ciò nonostante non facevo che cercarlo e insistevo nella mia tenacia di poterlo riavere per me, un giorno, se solo avessi insistito. Capisco bene la sensazione, Erza. Senti che se allunghi la mano potresti raggiungerlo, ma quando ci provi lui si dissolve come nebbia e capisci, sempre più dolorosamente, di essere sola. Eppure daresti qualsiasi cosa anche solo per capire se quella nebbia sia vera o finta, solo per metterti l'animo in pace e smettere di rincorrere i fantasmi».
Erza tornò ad abbassare lo sguardo, non riuscendo a dire niente. Era esattamente così che si sentiva, Priscilla non poteva spiegarlo a parole migliori.
«Ho promesso di non dirlo a nessuno» sospirò infine Priscilla. «Ma per un'amica credo di poter fare un'eccezione» e le fece un occhiolino, a dare enfasi alla parola amica. Non era più solo una compagna, un membro della gilda, una persona qualunque. Lei stava imparando che poteva essere come tutti gli altri e come tale poteva anche avere degli amici. Persino quei folli di Evergreen, Bickslow e Fried potevano essere suoi amici.
A pensarci... Mistgun stesso poteva essere stato suo amico. Forse uno dei più grandi che avesse mai avuto, ma mai ci aveva neanche pensato a una simile eventualità. Eppure, visto quanto l'aveva aiutata, in che altro modo poteva definirlo?
Stranamente aveva persino iniziato a sentirne la mancanza.
«Parto subito col dirti di non farti illusioni, lui non è veramente il tuo Gerard. Ma adesso ti spiego perché sia uguale a lui...»
«Allora c'è un motivo dietro!» commentò Erza, sollevata dal fatto che ci fosse almeno una spiegazione dietro tutto quello.
«Esiste un mondo, simile a questo. Una specie di dimensione parallela. Sembra assurdo, ma io ero con lui molte delle volte che si è trovato di fronte ai portali. Una magia che proviene da quel mondo di nome Edoras e che lo collega al nostro. Questo mondo differisce dal nostro su molti aspetti, ma alla fine si trova in una vera e propria dimensione parallela in quanto vi abitano le stesse persone che si trovano qui» provò a spiegare.
«Che significa?» si corrucciò Erza.
«Non è facile da spiegare ma... noi abbiamo quella Lucy» disse, cercando di sfruttare un esempio. «Su Edoras esiste un'altra Lucy proprio come lei, con le stesse sembianze, la stessa voce, carattere e storia diversa, ma comunque si chiama Lucy ed è Lucy al cento per cento. Una specie di clone. E così come lo è per lei, esiste anche un Natsu, un Gray, anche un'altra Erza e, come ormai avrai capito, un altro Gerard. Il vero nome di Mistgun è Gerard, ma non è il tuo Gerard, mi spiace. Mistgun viene da Edoras. È per questo che tu l'hai scambiato per il tuo amico».
«Capisco» mormorò Erza, ora più serena per la risposta chiara ma non per questo felice. Questo significava solo che il Gerard che conosceva lei era veramente morto, come sapeva. Per un attimo aveva veramente sperato in un miracolo.
«Non mi ha mai raccontato molto del suo mondo e del suo passato, anche se viaggiavamo insieme evitava di parlare troppo con me. È una persona profondamente triste, credo. Però mi disse che una volta aveva conosciuto l'altro sè di Earthland, per questo voleva che tu soprattutto evitassi di vederlo. Sapeva cosa vi legava, non voleva darti un dispiacere».
«Non sai perciò perché si trova qui» chiese Erza, ora incuriosita da quella faccenda.
«No, non ne ho idea» mentì. Almeno quell'informazione era bene restasse riservata ancora per un po': finché Gerard non avesse trovato una soluzione agli attacchi di Anima, era bene evitare di seminare il panico tra la popolazione dei maghi. Anche perché conoscendo Erza e il resto di Fairy Tail, se le avesse rivelato che i portali di Edoras erano in realtà dei loro tentativi di attacco sarebbero partiti alla carica e avrebbero cercato di risolvere la cosa a modo loro. Il che avrebbe portato solo a delle vittime.
«Il Gerard di Edoras...» mormorò Erza, pensierosa. «Chissà com'è l'altra me di Edoras, allora» provò a sorridere.
«Chissà, Mistgun non mi ha mai detto niente a proposito. So solo che in realtà mio padre, laggiù, non è uno psicopatico e perciò io non esisto» disse con un incredibile leggerezza. «È uno dei motivi che lo ha spinto ad avvicinarsi a me, non capiva come fosse possibile e aveva sospettato che anche io provenissi dal suo mondo».
«Perciò è stato lui a cercare te» commentò Erza, ora interessata da quella storia che non aveva mai sentito prima. «Mi ha pedinato come uno stalker per giorni, sapevo che mi stava attorno anche se a lui non l'ho mai detto. Alla fine gli ho confessato cos'ero davvero e in cambio gli ho chiesto di allenarmi e rendermi più forte, in vista dello scontro con mio fratello. Dato che gli ero debitrice per la pazienza che portava con me, ho cominciato a lavorare per lui, facendogli da assistente».
«È stato gentile, vista la sua natura schiva e il suo segreto da preservare» commentò Erza.
«Si era già esposto nel momento in cui ha iniziato a indagare su di me, non ha avuto altra scelta che vuotare il sacco. In realtà credo che sotto sotto fosse anche interessato a scoprire di più sulla mia magia, è una persona molto ansiosa, si preoccupa sempre per tutto» sospirò Priscilla, affranta. Erza non potè che ridere, divertita dal suo tono sconsolato e quasi abbattuto. Chissà quanto quel lato del suo carattere l'aveva fatta disperare, durante i loro viaggi.
«Cool!!!» un urlo provenne dall'ingresso della gilda tanto forte da zittire chiunque nei paraggi. Un uomo entrò come un uragano, lasciandosi alle spalle una scia di flash e urla estasiate -e qualche domanda che scriveva frenetico su un taccuino.
«Ah!» sobbalzò Erza. «È già qui! Me l'ero dimenticata!» e corse via, mentre si riequipaggiava di uno splendido abito elegante e femminile.
«Eh?» inclinò la testa Priscilla, non capendo.
L'uomo dai capelli biondi e la macchina fotografica al collo saltava da un angolo all'altro della stanza, urlando incessantemente "cool" come un mantra e più tempo passava e più sembrava impazzire dall'euforia. Priscilla galleggiò per aria a gambe incrociate e gli si avvicinò, restandogli alle spalle. Allungò il collo, per guardare la foto appena scattata sullo schermetto della sua macchina fotografica.
«Cooooool!!» gridò ancora l'uomo, prima di saltare da un membro di Fairy Tail all'altro. E Priscilla, come una mosca, gli volava dietro e spiava ciò che scriveva e le foto che faceva, curiosa come una bambina.
«Gray, come fai a toglierti i vestiti così velocemente?» chiese, decollando al suo fianco.
«Ehy, ma che dici?» ringhiò Gray, furioso per avergli dato del pervertito. Peccato non avesse su i pantaloni.
«Coooool!» piroettò mentre Lucy cercava di attirare la sua attenzione con qualche movenza sexy. Una spallina della canotta calata, la voce suadente, provò a parlargli, ma Natsu la interruppe lanciando per aria i tavoli.
«Tu sei il giornalista del Sorcerer!» ringhiò. «Sei tu che scrivi sempre quelle cose brutte su di me! Come ad esempio ciò che distruggo e ciò che distruggo e ciò che distruggo!» non gli vennero altri esempi.
«Cool coool cooooooool! Natsu Dragneel, tu più di tutti volevo incontrare!» urlò Jason, prima di avvicinarsi tremolante. Allungò una mano verso di lui, teso come una corda di violino, e chiese emozionato come un bambino: «Posso stringerti la mano?»
«Chiudi il becco!» urlò Natsu furioso, tirandogli un pugno in faccia e lanciandolo a terra. L'uomo non si scompose e continuò ad emozionarsi, urlando «Coooooool. Non ho mai visto una stretta di mano vigorosa come quella!»
«A me non pareva una stretta di mano» commentò infine Priscilla, volando sopra la sua testa e allungandosi per leggere il suo taccuino. «"Happy, perché sei blu?"» lesse. «Risposta: "Perché sono un gatto"» la risata le uscì dalle labbra tanto improvvisamente che le guance le si riempirono e si ritrovò a sputacchiare in giro. Volò sulla schiena e cominciò a sgambettare come una bambina, ridendo a crepapelle.
«P... Priscilla Dreyar!» si alzò Jason talmente di scatto che la colpì con la testa, sopra di sé, e la fece piroettare un paio di volte con un urlo spaventato. «La nipote del master! Cooooooool! È la prima volta che riesco a incrociarti alla gilda! Ti prego posso farti qualche foto?»
«Eh?» inclinò la testa di lato Priscilla, curiosa. Tornò a incrociare la gambe e galleggiare alla sua altezza, prima di sorridere imbarazzata: «Non sono una modella, non credo possa esserti utile fotografare me».
«Coooooool» gridò lui, cominciando a scattare comunque.
«Mi ha sentito?» mormorò Priscilla, lasciandolo fare.
«Resta come sei! La maga volante coooooooooooooooooooooool!» gridò talmente forte da stonarle un orecchio. «Priscilla, come riesci a volare in quel modo?» chiese, prendendo il proprio taccuino.
«Alzo i piedi da terra» rispose lei, innocentemente. In che altro modo credeva che riuscisse a volare?
«È il potere del nostro amore» intervenne Bickslow, avvolgendole le spalle con un braccio. Priscilla si irrigidì e voltandosi verso di lui ringhiò tanto forte da sembrare un animale rabbioso: «Ma quando mai?!»
«Oh! Nascono nuovi amori nella gilda di Fairy Tail! Cool! Cool!» disse l'uomo prendendo appunti e Priscilla rivolse a lui lo stesso ruggito: «Non azzardarti a scriverlo!»
«Elfman! Cosa significa essere uomo per te?» chiese il giornalista, scappando verso la prossima vittima e ignorando le urla di Priscilla. E saltò ancora e ancora, prima dal master, poi da Fried, poi da Wakaba e Macao.
«Shooby-doo-bop!» gracchiò la voce di Gajeel dal palco, apparendo all'improvviso con quel suo solito completo bianco e occhiali scuri. «No, Gajeel! Non di nuovo!» sobbalzarono almeno metà della gilda.
«Dacci dentro, Gajeel-chan!» gridò Priscilla, alzando un pugno per aria per incitarlo.
Gajeel soffiò dentro alla sua armonica, prima di cominciare a recitare accompagnato dagli accordi della sua chitarra: «In questo mondo ti guardi intorno come un pazzo per cercare di fare la cosa giusta. Hai sempre guardato come un pazzo. In altre parole è giusto essere pazzi».
«Non vuol dire niente!» ringhiò Evergreen, contrariata dalla sua esibizione.
«Chiudi il becco, Gajeel!» ruggì Natsu, arrivandogli addosso a pugno teso. Lo colpì in pieno viso con tale potenza da riuscire a scaraventarlo giù dal palco.
«Tu, come osi...?» gracchiò Gajeel, rialzandosi con l'espressione di un pazzo furioso.
«Ne ho abbastanza delle tue orribili canzoni! Ho un conto in sospeso con questo tizio!» disse Natsu, indicando il giornalista ai suoi piedi.
«Non ho ancora cantato niente! Lasciami cantare, Salamander bastardo!» rispose Gajeel, allungando il proprio braccio metallico fino a colpirlo e sbalzarlo via.
«Bastardo!!!» gli rispose Natsu, prima di corrergli incontro, e i due presero a tirarsi pugni e calci senza sosta e senza pietà per i tavoli e le sedie circostanti.
«Andiamo, voi due! Siamo nel bel mezzo di un'intervista!» li rimproverò Mirajane, senza successo.
«Metticela tutta, Gajeel!» tifò Priscilla, agitando le mani per aria.
«Ehy! La smetti di fare il tifo per la persona sbagliata, traditrice!» Brontolò Natsu, distraendosi e beccandosi un pugno in faccia.
«Una superbattaglia si sta svolgendo tra due Dragon Slayer proprio davanti ai miei occhi!» si agitò il giornalista, preso dall'emozione. «Il set fotografico di questa battaglia farà furore! Cooooool!» gridò prima di iniziare a scattare come un pazzo, da varie angolazioni, fino a quando non finì nel mezzo dei loro colpi e perse definitivamente i sensi.
«È morto?» chiese Happy, innocente, volandogli sopra la testa. Priscilla lo affiancò e lo guardò attentamento, mormorando: «Sembri respiri ancora».
«Allora tutto a posto!» esultò Happy, felice.
«È stato steso il giornalista più importante di sempre, non mi sembra che sia tutto a posto!» sussultò Lucy, sconvolta per quella semplicità. Ma Priscilla non si scompose e si portò entrambe le mani dietro la testa, in quel suo solito gesto semplice e disinteressato. E ancora, per l'ennesima volta, sorrise e ridacchiò divertita.
Laxus aveva proprio ragione. Rideva sempre, quando era lì.

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