Assi nella manica

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Era ormai sera inoltrata quando Laxus e Priscilla lasciarono la locanda con l'intenzione di andarsene finalmente a letto. Dopo il disastro alla piscina c'era voluto un po' prima di riuscire a raccogliere tutti i loro compagni, si era fatto intanto ora di cena ed erano andati tutti insieme a mangiare qualcosa. Avevano passato così ore intere a parlare e mangiare e infine, due tra gli ultimi, Laxus e Priscilla si erano messi sulla sua via dell'hotel.
«Certo che stasera è stato misteriosamente tranquillo» osservò lei, stiracchiandosi e sbadigliando.
«Non c'erano né Natsu né Gajeel, mi pare normale» commentò lui.
«Già, che strano. Chissà dov'erano tutti» si chiese, curiosa ma anche un filo preoccupata.
«A distruggere un'altra piscina, probabilmente» disse Laxus e Priscilla scoppiò a ridere, esclamando: «A Natsu servirebbe un guinzaglio!»
«A Natsu servirebbe una gabbia» specificò e Priscilla ancora rise di gusto. «Un po' come a te» aggiunse poi Laxus e a lei passò subito la voglia di ridere.
«Oh, dai! Io sono stata brava oggi!» rimproverò, incrociando le braccia al petto. Laxus avrebbe potuto replicare almeno in dieci modi diversi, considerato il numero di volte che l'aveva più o meno intenzionalmente provocato, ma ciascuno di esso poi avrebbe comportato delle spiegazioni che si sarebbe volentieri evitato. Perciò si limitò all'unica scusa che sembrasse normale: «Hai sparato il primo Master praticamente in orbita».
«È stato un incidente!» ruggì, offesa.
«Sei una maga eccezionale ma continui ad essere distratta e impacciata. Hai imparato a volare solo per evitare di inciampare ogni tre passi!» insisté.
«Questo non è vero!» si voltò offesa, ma camminando di lato il suo precario equilibrio sui piedi venne meno e si ritrovò a inciampare su se stessa. Barcollò, sventolò le mani per aria mentre cercava di riacquistare l'equilibrio. Non cadde, rimettendosi presto in piedi, ma il suo imbranato tentativo certo non restò nell'ombra e Laxus si ritrovò a ridere soffusamente mentre lei a guance arrossate si imbronciava sempre più. Alzò la testa verso il cielo stellato, coperto solo da poche nuvole su cui si rifletteva il candore della luna. Era una notte silenziosa, estremamente silenziosa e pacifica.
«Si sta proprio bene, stanotte» commentò Priscilla alzando il mento e respirando profondamente l'aria fresca di quella notte.
«Andiamo lassù» propose Laxus improvvisamente, sorprendendola. «Come quando eravamo ragazzi» un timido ricordo, di notti insonne passate a sorvolare la città insieme, nel completo silenzio se non per il timido rumore del vento. Era rilassante, dava pace e serenità. E vedere il mondo dall'alto era anche divertente: di notte succedevano molte più cose di quanto ci si fosse aspettati. Priscilla sorrise, colta dallo stesso desiderio. Era passato già del tempo da quando si erano ritrovati, ma ancora non avevano avuto modo di riprendersi tutte le esperienze e le abitudini che avevano costruito nella loro infanzia. I momenti felici e piacevoli, come il passare le nottate a sonnecchiare per aria, sopra i tetti, guardando il mondo dall'alto, non tutto ancora erano stati in grado di riprendersi. In realtà, solo in quel momento lo realizzava, aveva creduto di essere tornata normale ma niente di tutto quello lo era. Quei cinque anni, ciò che ne aveva conseguito, li aveva cambiati entrambi molto profondamente. Era bello poter tornare, potersi concedere per una volta, di tornare quelli di un tempo. Sorrise, prese Laxus per mano e si alzò in volo, sempre più verso il cielo, superando i tetti di qualche metro. Arrivarono a una quota che li permetteva di avere una piena visuale dell'intera città e lì si fermarono, semplicemente galleggiando. Laxus assunse una posa rilassata, come se si trovasse steso su una sdraio, con le braccia dietro la nuca e restò in completo silenzio ammirando il mondo che lo circondava. Priscilla, accanto a lui, era a pancia in giù e la testa poggiata sulle braccia incrociate come se si trovasse su di un letto e guardava le strade sotto di lei.
«Ammettil0, ti è mancato tutto questo» disse lei e Laxus, nonostante il suo orgoglio, non poté negarglielo. Sorrise, semplicemente, divertito dall'essere stato scoperto in quella debolezza. «Gli Dei hanno dimora nel cielo» recitò Priscilla con solennità, riportando alla mente alcune parole con cui quando era piccolo giustificava il fatto che starsene lassù gli piacesse così tanto. «Ti ricordi quando facevo volare i mobili di casa nostra e tu ci saltavi sopra fingendo di essere un avventuriero?»
«Ho rischiato di farmi male sul serio davvero un sacco di volte» commentò lui, con un sospiro.
«E trattenevi le lacrime fingendo che non ti fossi fatto niente perché non volevi ammetterlo, eri orgogliosissimo fin da bambino!» rise Priscilla, ricordando la sua buffa espressione arrossata quando dolorante mentiva tra le lacrime dicendo che stava bene ed era forte.
«Non si tratta di orgoglio» provò a difendersi lui, ma lei disse repentina: «Sì che è orgoglio!»
«Affatto» insisté, lievemente offeso.
«Figurati» ridacchiò Priscilla sapendo di avere perfettamente ragione.
Sentirla ridere in quel modo, vivere ancora una volta esperienze come quelle, potersene stare tranquillo, rilassato, a vivere pacificamente il mondo al suo fianco. Sorrise e spostò gli occhi su di lei, ancora a pancia in giù che guardava rilassata le strade sotto di loro. Non poteva negarlo, non poteva negarlo davvero quanto tutto quello gli fosse effettivamente mancato. Si sentiva un tale stupido ad essere caduto così miseramente nella trappola di suo padre, in quei sentimenti dolorosi e frustranti che da anni si era portato dietro. Non era stato solo l'esilio di Ivan a fargli perdere la testa, ma tutto ciò che aveva accumulato negli anni. Anche se suo padre manipolava i suoi ricordi, eliminava le immagini di ciò che Priscilla doveva subire per mano loro, i sentimenti permanevano... e lui per un'intera vita si era ritrovato ad accumulare frustrazione, rabbia, dolore, senza riuscire a capire il motivo di tutto quello. Aveva dato la colpa a suo nonno, perché il fastidio che provava nel non vedere i propri sforzi avere il giusto merito era un ottimo incanalatore di tutta quella rabbia. Ce l'aveva dentro, da anni, e aveva trovato in quella scusa il motivo perfetto. Era stato tutto inconscio ovviamente, ma l'aveva portato a vivere in maniera esagerata qualcosa che in realtà avrebbe potuto gestire benissimo. L'esilio di suo padre era stata un'altra ragione in cui depositare tutti quei sentimenti negativi, mettendoli assieme lo aveva perciò portato a far nascere un vero e proprio odio verso suo nonno per primo ma anche verso Priscilla. Perché l'aveva sempre sentito, anche se non sapeva come, che lei era uno dei motivi per cui provava tutto quell'odio. Era bastato poco, una frase storta, una presa di posizione e lui era riuscito a trovare la sua valvola di sfogo ripudiandola e dichiarandole guerra e odio. Senza sapere cosa stesse accadendo realmente, aveva persino programmato di eliminarli tutti, li aveva messi in pericolo... aveva messo in pericolo lei. Eppure avrebbe dovuto ricordarlo, sapere, che l'unica cosa che fosse mai riuscito a farlo sorridere era vederla viva come in quei momenti. La bambina di carta, la ricordava nei suoi primi anni di vita, era come un fantasma. Lo sguardo vuoto, l'espressione sempre abbattuta, sembrava non vedere mai ciò che aveva attorno ma vivere in un mondo tutto suo. Era così triste, non poteva sopportarlo perché nel cuore aveva sempre nutrito e sostenuto gli ideali di suo nonno. Proteggere e difendere era la cosa più bella che ci fosse al mondo, perciò aveva cominciato a farlo. Aveva lavorato davvero molto e forse proprio perché era stato molto faticoso e impegnativo, quando tanti anni addietro vide il suo primo sorriso abbozzato, la felicità nel cuore per essere riuscito nel suo intento fu tale che quel compito lo svolse sempre con più passione. Ogni suo sorriso era una vittoria per il piccolo mago Laxus, difensore dei più deboli, Dio del tuono, membro d'eccellenza di Fairy Tail la gilda migliore che ci fosse al mondo. Era questo quello che aveva provato e pensato a lungo e nonostante tutto quello che fosse successo, vederla sorridere era ancora motivo di profonda felicità.
«Pricchan» mormorò, senza nemmeno sapere bene lui cosa avrebbe dovuto o potuto dire. Sentiva solo quel calore nel petto e il bisogno di rivelarglielo, in qualche modo. Di allungare una mano nella sua direzione, stringerla e avvolgerla in un bozzolo sicuro e indistruttibile. Mai più, mai più avrebbe permesso a quel viso di storpiarsi nelle lacrime. Quella era la sua missione.
«Mh?» chiese lei, curiosa, vedendolo titubare.
«Prometti che non piangerai mai più da sola» le sopracciglia lievemente corrucciate, mentre esprimeva quel desiderio che solo a pensare il contrario lo tormentava.
«Eh?» mormorò, non capendo il motivo di una tale frase né il suo significato.
«D'ora in avanti, qualsiasi cosa dovesse succedere, qualsiasi cosa dovesse farti del male... non cercare più di restare sola, va bene?» il tormento di Ivan di quei giorni passati lo aveva vissuto nella solitudine, il suo dolore di tutta la vita, tutte le disgrazie che aveva sopportato, era sempre stata sola. Non aveva mai rivelato a nessuno le barbarie di Ivan, le lotte con Laxus che la colpiva così duramente, non lo aveva rivelato nemmeno a lui che era da sempre stato suo angelo protettore. Era rimasta sola persino quando lui le aveva voltato le spalle, distaccandosi dalla gilda, distaccandosi dalla sua umanità, dalla sua famiglia. Aveva vagato nella solitudine da sempre, persino quando lui le era stato effettivamente a fianco, lei aveva sempre pianto in silenzio, nascosta in un armadio. Non doveva più farlo, come avrebbe potuto proteggerla altrimenti?
"C'è qualcosa che ti preoccupa, sorellina? A me puoi dirlo. Sono forte, lo sai! Se qualcosa ti fa soffrire me ne occupo io!" quella voce, poteva sentirla perfettamente quella voce che tanti anni addietro le aveva detto praticamente le stesse cose anche se con parole diverse. Sotto la sua maschera di timidezza e orgoglio, Laxus aveva conservato tutti i suoi desideri e tutta la sua dolcezza. Priscilla sorrise, con le guance arrossate per l'emozione. Era come se riuscisse perfettamente a sentirlo su di sé l'abbraccio protettore del ragazzo che da quel momento non l'avrebbe mai più lasciata sola.
«Ok» disse semplicemente.
A interrompere l'atmosfera fu una voce, familiare, ben forte nella sua isteria. Mossero entrambi gli occhi alla sua provenienza, lungo la strada non troppo distante dal castello del Re, incuriositi.
«Natsu?» mormorarono entrambi, vedendo il ragazzo agitarsi come poche volte aveva fatto mentre Gray, Gajeel e Wendy cercavano di trattenerlo.
«Che succede?» chiese Priscilla.
«Andiamo» sollecitò Laxus e lei annuendo cominciò a volare nella direzione dei loro compagni, scendendo giù verso la strada.
«Ragazzi!» chiamò un attimo prima di atterrare insieme a Laxus e avvicinarsi a loro.
«Priscilla-nee!» esclamò Wendy, sorpresa ma felice di vederla.
«Che fate qui?» chiese lei, cercando di indagare, ma a risponderle fu Natsu che ancora dimenandosi urlò: «Lasciatemi andare! Vado a riprenderla! Vado a riprendere Lucy! Lasciatemi!»
«Piantala, idiota!» ruggì Gray, sforzandosi per trattenerlo.
«Lucy?» domandò Priscilla, cominciando a preoccuparsi, ma nessuno di loro riuscì a trovare il modo di spiegare e parlarle, troppo impegnati a calmare e tenere Natsu.
«Lascialo andare» ordinò infine lei, stufa di sentirlo e irritata da quella confusione.
«Eh?!» sobbalzò Wendy. «Non possiamo, se lo lasciamo andrà sicuramente a palazzo. Saranno guai».
«Perché dovrebbe andare a palazzo? Che cosa è successo?» chiese Laxus, increspando le sopracciglia. Priscilla al suo fianco annuì semplicemente con convinzione, convincendo così Gray a mollare la presa. Natsu saltò in avanti e si allungò, pronto per iniziare a correre, ma un colpo di vento lo travolse e lo sollevò per aria, impedendogli di procedere.
«Lasciami!» ruggì dimenandosi come un forsennato, ma il vento sotto ai suoi piedi iniziò a girare su se stesso, sempre rapidamente, coinvolgendolo in un vero e proprio micro-tornado. Il volto di Natsu si fece verde e improvvisamente smise di urlare e agitarsi, colto dal tipico malessere debilitante che gli causavano i mezzi di trasporto.
«È crudele» mormorò Laxus alla sorella, trovando sempre irritante come fosse in grado di prendersi gioco di quella che per loro era un vero e proprio tasto delicato.
«Almeno così starà zitto» rispose lei, secca, prima di chiedere: «Cosa è successo a Lucy?»
«È stata rapita» mormorò Wendy, abbassando lo sguardo costernato.
«Rapita?» sobbalzò Priscilla, non riuscendo a spiegarsi una cosa come quella.
«È una lunga storia» disse Gray. «Ma adesso è sotto la custodia delle guardie reali. Quei bastardi» digrignò i denti. Laxus e Priscilla si scambiarono uno sguardo preoccupato, capendo che la situazione era certamente grave.
«Il nonno era ancora alla locanda fino a poco fa» disse lei, pensando subito a coinvolgere chi di dovere.
«Probabilmente è ancora lì, se ci sbrighiamo riusciamo a trovarlo» annuì Laxus e insieme al resto dei compagni, seguiti dal tornado che ancora teneva calmo Natsu, corsero per tornare alla locanda ormai buia, in procinto di chiudere.
«Nonno!» chiamò Priscilla, spalancando la porta.
«Master! Un'emergenza!» si unì Gray, alle sue spalle.
Dentro la locanda, come speravano, c'era ancora Makarov e insieme a lui solo Mirajane, Erza e Lluvia erano ancora rimasti.
«Ragazzi...» mormorò lui confuso.
«Che succede?» chiese Mirajane preoccupata.
«Hanno preso Lucy» disse Gray, avvicinandosi al vecchio seduto su di un tavolino. «Le guardie la tengono segregata nelle prigioni».
«Lucy?» sobbalzò Mirajane, portandosi una mano alle labbra.
«Perché?» chiese Erza, preoccupata.
«Abbiamo scoperto cose che non dovevamo scoprire e pensano che lei sia una minaccia» disse Wendy, costernata e preoccupata.
«Di cosa parlate?» chiese Erza.
«Raccontateci tutto» incitò Makarov.
«Quando ieri Gajeel è stato cacciato da Natsu nei sotterranei della città, durante il loro scontro con Sabertooth, è finito molto in fondo e ha scoperto che nel sottosuolo è nascosto un vero e proprio cimitero di draghi» disse Wendy e la domanda fu immediata e lecita: «Draghi?!».
«Sì! C'erano ancora dei residui di pensieri, tracce di anime, e con una delle ultime magie che ho imparato di recente sono riuscita ad evocare uno dei loro spiriti. Ci ha detto che quattrocento anni fa c'era stata una guerra tra draghi che consideravano gli umani come cibo e quelli che invece sostenevano che potevano vivere tutti insieme pacificamente» continuò Wendy.
«I Dragon Slayer sono nati in quel periodo, erano umani addestrati dai draghi stessi per dargli la forza di combattere quella guerra contro gli oppositori» spiegò Gajeel.
«Acnologia era uno di loro» disse Gray, facendo spalancare gli occhi a tutti quanti.
«Un attimo! Acnologia era un Dragon Slayer? Era umano?!» chiese Priscilla, sconvolta.
«Pare che usare troppo la magia del Dragon Slayer porti questo effetto collaterale, trasformando gli umani in draghi» annuì Gray.
«Il punto è che mentre parlavamo con lui è comparsa Yukino, di Sabertooth, accompagnata dal capo delle guardie reali. Ci hanno scoperti e ci hanno spiegato del segreto che c'è dietro il torneo» disse Wendy.
«Quale segreto?» chiese Mirajane.
«Eclipse» disse Gajeel.
«È un portale magico che hanno alimentato per tutti questi anni rubando la magia dei maghi durante i vari tornei» disse Gray.
«Hanno rubato la magia per sette anni?» sobbalzò Mirajane, portandosi le mani alle labbra.
«E a che serve?» chiese Erza.
«A tornare indietro nel tempo» rispose Gray e un coro di «Eh?!» sconvolto si alzò nel resto dei loro compagni. «Vogliono usarlo per tornare indietro e uccidere Zeref quando ancora non era un mago immortale e potente come oggi».
«Zeref...» mormorò Priscilla, prima di illuminarsi. «Che abbia a che fare con la faccenda della strana magia che Gerard sentiva in questi giorni?»
«Penso che ormai sia abbastanza evidente» rispose Laxus.
«E Lucy in tutto questo cosa c'entra?» chiese Mirajane, preoccupata per la sua compagna.
«Il portale per funzionare ha bisogno della magia degli Spiriti Stellari. Ecco perché Yukino era con lui, lei ha due delle dodici chiavi...» disse Wendy e Lluvia la interruppe mormorando, ora cominciando a capire: «E Lucy ha le altre dieci».
«Perciò l'hanno rapita per costringerla a usarle?!» chiese Erza.
«No, l'hanno rapita per impedirglielo» disse Gray, prima di spiegare. «Pare che il piano Eclipse sia un'esclusiva del capitano Arcadios, in realtà il primo ministro non accetta tutto questo e vuole impedirglielo. Dice che cambiare il corso della storia è pericoloso. E perciò ha arrestato lui, Lucy e Yukino».
«Beh, potrebbe non avere torto» mormorò Lluvia, trovando logico quel discorso ma restando comunque turbata. Turbamento a cui Mirajane diede voce: «Ma addirittura arrestare Lucy per questo. È esagerato!»
«Perché invece voi vi ha lasciati andare? Potreste diffondere questo genere di informazioni e mettere in pericolo l'impero» disse Erza.
«Forse vuole che testimoniate contro Arcadios» ipotizzò Lily.
«E metterebbero a rischio queste informazioni per una cosa simile?» chiese Charle, mettendo in evidenza come quella giustificazione non reggesse.
«Forse perché siete partecipanti alla gara» disse Mirajane.
«Per tenere il segreto avrebbero dovuto catturarci tutti e se improvvisamente domani non partecipassimo sicuramente non passerebbe inosservato» annuì Gray.
«Anche se si tratta di un impero probabilmente non ha intenzione di farsi nemica una gilda» disse Lluvia.
«Hanno catturato una nostra compagna, è troppo tardi per cercare di sistemare le cose. Si sono già fatti dei nemici!» disse Priscilla, galleggiante per aria a gambe incrociate.
«Ci hanno dato una possibilità, però» disse Wendy, speranzosa.
«A me sembrava più un contentino per stimolarci a partecipare domani, come se niente fosse» disse Gajeel.
«Non possiamo certo fidarci della loro parola» annuì Gray.
«Di che si tratta?» chiese Mirajane.
«Hanno detto che il Re ha simpatia per la nostra gilda e per questo se domani riuscissimo a vincere il torneo ci concederebbe di chiedergli un favore. Potremmo così chiedergli di liberare Lucy» spiegò Gray.
«Decisamente poco convincente» disse Priscilla pensierosa. «Probabilmente vogliono che ci comportiamo come se niente fosse per non destare sospetti, per evitare che qualche nostra azione o decisione possa insospettire il paese».
«Non penso che manterranno la parola data» annuì Laxus, altrettanto convinto.
«D'altra parte non possiamo nemmeno lanciarci a testa bassa contro l'intero impero e cercare di riprendercela con la forza» aggiunse Priscilla.
«Dobbiamo rifletterci attentamente» disse Makarov, pensieroso. «questa volta abbiamo un nemico ostico davanti. D'altro canto, restare in silenzio non rientra nel modo di fare di Fairy Tail».
«Ci vuole un piano» disse Mavis, comparendo in quel momento al loro fianco.
«Primo?!» si sorprese Makarov di vederla comparire in loro aiuto.
«È la forza dei vostri sentimenti ad aver richiamato il mio spirito, non posso certo restare a guardare mentre questi ribollono dentro voi. La forza di Fairy Tail risiede in loro, è quello che ho sempre sperato di ottenere da questa gilda. Ho già pensato a un paio di strategie, permettetemi di spiegarvele e aiutarvi» disse Mavis e non ci fu nessuno che neanche per un istante pensò di rifiutare un'offerta come quella. In fondo la sua fama era legata al suo soprannome: la fata stratega. Mavis aveva vinto infinite battaglie solo con la forza delle sue strategie, sapevano che se lei li avesse aiutati niente sarebbe andato storto.
«Ho avuto modo in questi giorni di analizzare ogni vostro aspetto e quello dei vostri avversari di domani, se i miei calcoli sono corretti vinceremo su entrambi i fronti così da garantirci una riuscita del cento per cento» disse Mavis.
«Entrambi i fronti?» chiese Priscilla, inarcando le sopracciglia.
«Dobbiamo sottostare alle loro regole, domani parteciperete ai Giochi e vincerete questo torneo. Ma nel frattempo una seconda squadra si muoverà nell'ombra, approfittando dell'attenzione che l'intero impero sta dando ai giochi per passare inosservata e si occuperà del piano B: nel caso in cui non dovessero mantenere la parola, ci riprenderemo comunque Lucy».
«Quindi la squadra dei giochi parteciperà come di consueto ma un'altra si infiltrerà nel castello e salverà Lucy. Ho capito bene?» chiese Priscilla e Mavis sorridendo indicò sia lei che Laxus esclamando: «Voi due siete i miei assi nella manica».
«Eh?» arrossì Priscilla, voltandosi a guardare Laxus confusa.
«Squadra di sfondamento, punterà tutto sulla forza per la vittoria di domani e tra i presenti sicuramente Laxus è quello che ha più potere visto come sia riuscito a sconfiggere da solo un'intera gilda e senza neanche troppa fatica» spiegò Mavis.
«Che Laxus sia il più forte qui dentro penso sia abbastanza chiaro» annuì Erza e Natsu, ancora intrappolato nel vortice di Priscilla, biascicò qualcosa contrariato.
«Squadra di infiltrazione! È necessaria capacità di improvvisazione e buona velocità di calcolo e sfruttamento degli elementi circostanti. Priscilla adattava perfettamente la sua magia, anche se semplice aria, per difendersi da ogni sorta di attacco di Kurohebi. Rapidamente inventava una contromossa e riusciva sempre a cavarsela, sfruttando le debolezze del suo avversario che scovava immediatamente. Hai una buona capacità di strategia, osservative e di problem solving. Per questo affido a voi due le rispettive squadre e la buona riuscita del piano».
«Mi sento un po' sotto pressione» confessò Priscilla, intimorita.
«E poi Priscilla sei in grado di tenere Natsu a bada, che sicuramente vorrà venire a salvare Lucy invece che partecipare al torneo, perciò c'è bisogno che qualcuno possa domarlo e impedirgli di combinare guai» aggiunse Mavis con un sorriso.
«In pratica dovrà fare da baby sitter» sospirò Gray, consapevole che il Primo avesse ragione. C'era bisogno che qualcuno si occupasse di Natsu e gli impedisse di rovinare tutto.
«Lluvia prenderà il posto di Natsu per il torneo di domani, per il resto la squadra resterà immutata. Invece con Priscilla si unirà Wendy, Mirajane i tre Exceed e ovviamente Natsu. Bene, ora passerò a spiegare a entrambe le squadre le rispettive mosse. State molto attenti, ho calcolato tutto nei minimi particolari ho bisogno che facciate molta attenzione perché ci sono variabili che hanno bisogno della vostra forza più che della mia strategia» disse Mavis e con precisione e meticolosità passò la successiva ora a spiegare, passo dopo passo, come si sarebbero dovuti muovere per ottenere la più alta percentuale di riuscita.
«Dunque ora tocca a noi» mormorò Laxus, a termine della riunione quando ormai tutti avevano cominciato ad allontanarsi.
«I fratelli tempesta di nuovo in azione! È emozionante!» ridacchiò Priscilla, alzando il pugno e gonfiando il bicipite in segno di forza.
«Cerca di fare attenzione, ok?» le disse lui, lasciando trapelare un pizzico di preoccupazione.
«Me la caverò... come sempre» disse portando le mani dietro la testa e assumendo una posizione più sbarazzina, mentre camminava al suo fianco per tornare al proprio hotel. Laxus sorrise, convinto, e disse: «Ne sono certo».
Mavis restò a guardarli fino a quando non sparirono oltre la porta, apparentemente incuriosita da quel piccolo scambio che avevano avuto, ma questo servì solo a sostenere in realtà la sua strategia.
"I sentimenti per la gilda di quei due sono stati quelli che sono emersi meno degli altri, non hanno dimostrazioni troppo esuberanti come può averle Natsu, ma proprio per questo sono i più intensi. Non si mettono in prima linea urlando il loro nome, ma restano nelle retrovie, affidandosi completamente ai loro compagni, ed entrano in azione solo quando ce n'è bisogno. Fiducia, stima, affetto e attenzione... hanno tutto questo ed è ciò che li rende perfetti per questo piano. Più di tutti hanno istinto protettivo nei confronti dei loro amici, tanto da spingerli ad affrontare i loro peggiori demoni, anche a costo della vita, anche a costo della loro integrità e sanità mentale. Sono riusciti a vincere contro Raven Tail solo grazie a questo, nonostante Ivan avesse completo possesso della loro mente e dei loro cuori. Se qualcuno dei loro compagni dovesse non farcela per qualche motivo, ci penseranno loro a sistemare tutto. Ne sono sicura. E poi..." sorrise, di fronte a quei pensieri. "Il loro legame sarà la loro forza. Renderli consapevoli che sono di nuovo una squadra, che l'altro gli guarda le spalle, che hanno una responsabilità verso ciascuno di loro... i tempi dei leggendari fratelli tempesta torneranno. È come un invisibile e costante Unison Raid. La vicinanza all'altro li rende più forti. Andate... date al mondo la dimostrazione della potenza dei vostri sentimenti, Fairy Tail!"


La mattina dopo Priscilla correva a capo della piccola squadra che le era stata affidata, quando sentirono infine le urla del coro provenire da dentro lo stadio.
«La finale sarà cominciata» commentò Mirajane.
«Le strade sono effettivamente deserte, come aveva detto Primo» commentò Wendy, guardandosi attorno.
«Ci permetterà di passare inosservati, ma non dobbiamo comunque abbassare la guardia» disse Priscilla. «Anche se facilitati è pur sempre il castello reale, non sarà semplice entrare».
«Come faremo? Useremo il Mirage?» chiese Wendy intuendo quale sarebbe potuta essere la sua strategia.
«Lo sto già usando» disse Priscilla, facendo sussultare tutti: quando aveva iniziato?
«Siamo dentro una bolla d'aria che ricrea le immagini delle strade come se non ci fosse nessuno, se qualcuno ci avesse visto correre in questo modo in direzione del castello si sarebbe potuto fare due domande. Potrò usarlo fino a quando non arriveremo all'interno del castello, ma poi starà a noi» spiegò Priscilla. «Non conosciamo la struttura del castello e la posizione delle prigioni, perciò dovrò concentrare tutta la mia magia sul dilatamento percettivo, l'Aereal Perception. La stessa tecnica che ho usato nel labirinto della prima prova per trovare l'uscita rapidamente. Ma il dilatamento percettivo e il Mirage sono entrambe magie molto dispendiose, non posso usarle contemporaneamente senza affaticarmi eccessivamente. Non sapremo se dovremo affrontare lotte o qualche trappola, perciò è bene che risparmi energia almeno in parte».
«Perciò una volta entrati dovremmo solo fare attenzione a non farci scoprire perché non saremo più invisibili» disse Lily.
«E soprattutto fare silenzio. Il mio Mirage può manipolare le immagini, ma non i suoni».
«Ti è chiaro, Natsu?» chiese Mirajane, accennando un sorriso divertito, e il ragazzo reagì ruggendo a voce eccessivamente alta: «Che diamine vuoi da me?!»
«Sono molto preoccupata» mormorò Priscilla, già irritata.
«Ecco il castello!» Wendy indicò un enorme portone in legno, subito dopo un lungo viale che attraversava i giardini e un arco con un ponte levatoio abbassato. Si fermarono e si nascosero dietro a una siepe, per poter studiare la zona senza sentirsi eccessivamente esposti.
«È chiuso» disse Charle.
«E ci sono guardie all'ingresso» aggiunse Lily.
«Dovremmo convincerli ad aprire per noi. Come possiamo fare?» chiese Wendy e fu Priscilla, dopo qualche istante di riflessione, a chiamare: «Mira-chan».
«Sì?» chiese lei, pronta a intervenire qualsiasi cosa avesse avuto in mente.
"Non dimenticare la tua forza. La tua capacità risiede nel sfruttare ciò che hai attorno, amici e nemici compresi, per trarne vantaggio. Tieni ben a mente tutte le capacità di chi ti sarà a fianco" le parole di Mavis l'avevano accompagnata fino a quel momento e non era intenzionata a lasciarle perdere proprio in quel momento.
«Usa la tua magia di trasformazione, prendi le sembianze di uno di loro. Natsu e Wendy saranno i tuoi prigionieri, dirai che li avevi trovati in giro a bazzicare da queste parti» disse.
«Essendo Fairy Tail sicuramente si allarmeranno e cercheranno di portarci dai loro superiori per un giudizio, non ci lasceranno semplicemente andare» disse Wendy.
«Esatto. Ma con ogni probabilità in questo momento saranno tutti al torneo, non solo per diletto ma perché vorranno tenerci d'occhio. Ti chiederanno di portarli in prigione, per aspettare che tornino i capi. Io e i gatti ti resteremo dietro coperti dal Mirage, ti seguiremo fino all'interno» disse.
«Ok!» rispose Mira, determinata e in pochi istanti assunse le sembianze di una delle guardie. «Si va in scena!» sorrise e legò sia Natsu che Wendy, per simulare l'arresto. Si avvicinò alle due guardie al cancello, mostrando i prigionieri e come da programma disse di averli trovati in giro da quelle parti che avevano cercato di entrare.
«Intrusi Fairy Tail? Che facciamo?» chiese il primo delle guardie.
«Al momento non ci sono né il Re né il Ministro della Difesa. Mettiamoli in cella per ora» confermò il secondo e Priscilla sorrise alle spalle di Mirajane, avvolta dal Mirage insieme ai tre Exceed. Si scambiarono uno sguardo complice e annuirono, confermandosi così la buona riuscita del piano.
«Entra» disse una delle guardie aprendo per Mira il cancello e permettendo così all'intera squadra di entrare.
«Da che parte?» sussurrò Mirajane una volta che fu qualche passo distante dalle due guardie alla porta.
«Non lo so. Non posso ancora usare l'Aerial Perception, non finché dovrò mantenere il Mirage attivo» mormorò lei vicino al suo orecchio per evitare che le guardie alle loro spalle li sentissero.
«Allora improvviso» disse Mirajane provando a svoltare a sinistra e prendere il primo corridoio. «Ehy!» urlò una delle guardie, alle loro spalle, facendoli rabbrividire. «Le prigioni sono di là!» indicò davanti a sé, lungo una perpendicolare.
«Ah, scusi» disse Mirajane, cercando di mantenere il sangue freddo. «Sono nuovo» inventò e la cosa, per quanto banale, parve funzionare.
«Ben fatto!» esclamò Priscilla, orgogliosa.
«Perfetta come sempre, Mira-san» ridacchiò Wendy e infine il gruppo, non appena fu fuori dalla vista delle due guardie alla porta, si nascose dietro a un angolo che dava su un vicolo cieco con una semplice finestra. Un rientro nel muro, dove si apriva una porta.
«Tenete d'occhio la situazione, mi ci vorrà qualche secondo» disse Priscilla liberandosi del Mirage. Natsu piantò la schiena sulla porta che avevano di fianco, mettendosi così a guardia di questa, mentre Mirajane e Wendy si occupavano di controllare che nei corridoi non passasse nessuno. Priscilla fece qualche sospiro profondo, concentrandosi ed entrando in pieno contatto con l'aria circostante.
«Aerial Perception» mormorò e un cerchio magico le si disegnò sotto ai piedi. A occhi chiusi, restò concentrata a lungo mentre le sue percezioni si dilatavano lungo tutti i corridoi del castello. Si infilava sotto le porte, attraversava spifferi nei muri, si scontrava con le guardie rimaste a curarsi del castello, saliva e scendeva scale e in pochi minuti ebbe ben impiantata nella mente la mappa dell'intero castello.
«Priscilla-nee?» chies Wendy, cominciando a preoccuparsi nell'istante in cui vide un paio di guardie andare verso di loro.
«Ho fatto!» decretò lei, riaprendo gli occhi. «Le ho trovate!»
«Le?» chiese Natsu, chiedendosi a chi altro si riferisse.
«È insieme a Yukino... ma non sono invece riuscita a trovare il comandante Arcadios, questo è molto strano» mormorò preoccupata.
«Lo avranno portato da qualche altra parte?» chiese Mirajane.
«Arrivano» sussurrò Wendy, preoccupata e Priscilla reagì repentina con un: «Mirage!» giusto un istante prima che le due guardie di pattuglia gli passassero davanti, riuscendo a nascondere tutto il gruppo alla loro vista.
«Andiamo» sussurrò Priscilla, sciogliendo il Mirage una volta che furono sparite. «Da qui alle prigioni non dovrebbero essercene altre».
«Vado avanti io, così controllerò i corridoi. Resta indietro ed evita di usare ancora la magia se non è necessaria» le disse Mirajane, riprendendo nuovamente Natsu e Wendy come fossero due prigionieri. Per quanto Priscilla avesse usato con parsimonia entrambe le magie era comunque impossibile nascondere il leggero fiatone che già la stava cogliendo. Erano magie intense, l'Aerial Perception anche più del Mirage, e usarle così a lungo con un'alternanza così serrata comunque la stancava. Era meglio se risparmiasse le forze, perciò accettò di buon grado quel suggerimento.
Come previsto non trovarono altre guardie fino all'arrivo delle scale che avrebbero portato alle prigioni sotterranee. Mirajane utilizzò lo stesso stratagemma, presentando Wendy e Natsu come due prigionieri, mentre ancora Priscilla nascondeva lei e gli Exceed con il Mirage. Fino a quando non arrivarono di fronte alla cella di Lucy e Yukino.
«Lucy!» chiamò Mirajane, sorridendo allegra. La ragazza stesa nel letto aprì gli occhi da quello che doveva essere il suo pisolino e sussultando chiamò: «Natsu! Mira-san!»
«Sssh!» le disse Natsu.
«Ci sono anche Wendy e Priscilla» mormorò Lucy, sorpresa e felice di vederle.
«Sto usando Aerial Perception per assicurarmi che non arrivi nessuno» disse Priscilla a occhi chiusi. «Ciò non toglie che siamo un po' di fretta e dobbiamo cercare di fare piano».
«Nessun problema!» disse Natsu, afferrando le sbarre della cella e cominciando a riscaldarle tanto che divennero rosse per l'incandescenza. «State indietro».
«Siamo venuti anche noi!» salutò Happy, insieme a Charle e Lily.
«Ragazzi...» mormorò Lucy, commossa di vederli.
«Come avete fatto a trovarci?» chiese Yukino.
«È stato facile, alla fine» sorrise Wendy lanciando un'occhiata a Priscilla che ancora a occhi chiusi restava concentrata sulla sua magia.
Natsu scaldò tanto le sbarre che parte del ferro cominciò a colare, fuso, e approfittando della sua ora malleabilità le sforzò fino ad allargarle e romperle. Dal buco creato Lucy e Yukino riuscirono finalmente a uscire.
«Ora dobbiamo andarcene» disse Charle.
«Sarebbe bene passare inosservati» disse Lily.
«Priscilla-nee comincia ad essere stanca, forse non dovremmo chiederle di usare ancora il Mirage» mormorò Wendy, guardando preoccupata una goccia di sudore che colava dalla fronte dell'amica.
«Nessun problema, sono ancora piena di energie!» sorrise Priscilla, cercando di tranquillizzarla.
«Aspettate! Prima devo trovare le mie chiavi!» disse Lucy. «Chissà dove le avranno messe» non terminò neanche la frase che il pavimento sotto ai loro piedi si spalancò all'improvviso. Vennero colti talmente tanto di sorpresa che caddero tutti, compresi gli Exceed che non ebbero prontezza di spirito di spalancare le loro ali e volare. L'unica che non rimase coinvolta in quella botola fu Priscilla, rimasta sollevata per aria fino a quel momento era così concentrata nella sua magia rivolta ad eventuali soldati che avrebbero potuto scoprirle che non fu veloce abbastanza nel cessare quella magia e provare a usare l'aria per riportarli tutti sopra. Il pavimento sotto i suoi piedi si chiuse prima che potesse allungare una mano e usare la sua magia del vento per impedir loro di cadere. Fissò silenziosa il pavimento ora richiuso, dopo aver inghiottito tutti i suoi amici, per poi solo dopo qualche secondo portarsi le mani alla testa e gridare in preda al panico: «Che cosa è successo?!»

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