Marionetta dagli occhi vuoti

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«Perciò Wendy è una Dragon Slayer del Cielo?» chiese Natsu, correndo di fianco ai suoi compagni.
«Già» disse Charle, semplicemente.
«E che cosa mangia un Dragon Slayer del cielo?» chiese ancora lui, curioso.
«Aria» rispose Charle e d'istinto Gray e Natsu si voltarono verso Priscilla, ben sapendo quale fosse il suo potere. La ragazza sussultò, cominciando a preoccuparsi, e chiese un po' in imbarazzo: «Non è cannibale, vero? Insomma... non sono molto appetitosa io...»
«Che sciocca» commentò Charle, con una punta di sdegno nella voce.
«È buona l'aria?» chiese Natsu, continuando a guardare Priscilla in un modo curioso e quasi appetitoso. Priscilla sussultò e fulminandolo gli ruggì contro: «Non pensarci nemmeno!»
«Lei si è offerta volontaria per questa missione perché voleva incontrarti» rivelò Charle a Natsu. «Io? Perché?» chiese lui, curioso.
«Voleva chiederti qualcosa. Sei anche tu un Dragon Slayer, giusto?»
«Chiedere qualcosa a me?» chiese ancora Natsu.
«Sette anni fa il drago che la crebbe e le insegnò la magia del Dragon Slayer sparì nel nulla. Lei pensa che tu possa sapere dove si trova quel drago» spiegò Charle.
«Anche Natsu ha perso il suo sette anni fa e lo sta cercando» si intromise Priscilla, incuriosita dal discorso.
«Sette anni fa? Anche il tuo?» chiese Charle, colpita dalla coincidenza.
«Come si chiamava il suo drago?» chiese Natsu.
«Mi pare che lei lo chiami Grandine, il Drago Celeste» rispose Charle.
«Grandine» rifletté Natsu, tanto intensamente da non notare un ramo davanti alla sua strada e schiantarcisi contro. Non subì danni, ma costrinse l'intero gruppo a fermarsi per aspettare che si rialzasse.
«E quello di Laxus?» chiese lui, tirandosi in piedi.
«Laxus non è un vero Dragon Slayer. Non ve l'aveva già spiegato il nonno?» rispose Priscilla. L'urlo di Charle attirò la loro attenzione, riportandola alla strada che avrebbero dovuto percorrere.
«Cos'è questo?» chiese la gatta, terrorizzata nel notare che da lì in poi l'aria sembrava impregnata da una strana ombra oscura. Gli alberi erano neri, occludenti, sembravano soffocare. Priscilla si portò una mano alla bocca, corrucciandosi, e disse: «L'aria lì dentro è irrespirabile».
«Qualcosa non va» disse Natsu, altrettanto spaventato, alzandosi in piedi.
Dei passi alle loro spalle segnalarono l'avvicinarsi di qualcuno e tutti e tre si voltarono a guardare chi fosse. Degli uomini si stavano loro avvicinando, con dei visi orribili tanto simili alle scimmie.
«La terra stessa sta morendo, Catou-niisan» disse quello vestito da ballerino del sabato sera, con un enorma chioma di riccioli sulla testa.
«Hanno detto che è colpa del Nirvana, Zatou-niisan» disse il secondo biondo e con delle enormi orecchie a sventola. Delle urla, che parevano risate, ma ancora di più sembravano versi di scimmia. Il gruppo si strinse su se stesso, spalla contro spalla, e si guardarono attorno notando persone ovunque sugli alberi e sotto.
«Siamo circondati!» disse Charle, spaventata.
«Chi sono questi?» chiese Gray, infastidito dall'interruzione ma per niente spaventato. Natsu dietro di lui cominciò a muoversi goffamente e battere le mani, ridendo divertito. «Sono scimmie! Abbiamo qui delle scimmie!» esultò divertito.
Priscilla dietro di lui gli fece eco, mettendosi a ridere a squarciagola. «Sono davvero buffissimi!» commentò, tenendosi la pancia.
«Noi siamo la Naked Mummy e lavoriamo per gli Oracion Seis!» si presentò quello con le orecchie giganti.
«Naked?» rifletté Priscilla, portandosi un dito al mento. Poi si voltò verso Gray e chiese con innocenza: «Sono tuoi amici?»
«Perché mai dovrei essere amico di gente come questa?» ruggì lui, infastidito.
«Sono di Fairy Tail!» strillò uno dei loro, agitandosi dal nervoso. «Sono amici di quella stronza che ha mandato a monte i nostri piani ad Akarifa!»
«Chi è la stronza?» chiese Priscilla, curiosa.
«Boh» rispose Natsu, con noia, portandosi un dito dentro la naso.
«Penso si riferisca a Lucy, ha detto di aver combattuto contro di loro non molto tempo fa» spiegò Gray.
«Siamo fregati» si guardò attorno Charle, sempre più spaventata. «Speravo che ce la saremmo dovuta vedere solo con i sei generali degli Oracios Seis e invece ora abbiamo contro un'intera gilda. Siamo nei guai».
«Questi tizi sono perfetti» disse Gray, sorridente, cominciando a generare ghiaccio dai polpastrelli.
«Perfetti per cosa? Dobbiamo trovare il modo di scappare! Che state dicendo?» si agitò Charle, guardando Gray con preoccupazione. La mano di Priscilla la raggiunse dall'alto e le si posò sulla testa delicata. Charle si voltò a guardarla e il sorriso che lei le rivolse fu di una tale consolazione inaspettata che rimase per qualche secondo confusa. Priscilla si portò un dito alle labbra, suggerendole di non agitarsi e stare tranquilla, poi le fece un occhiolino allegro.
«Stai dietro di me, ok?» le disse rassicurante.
«Ma che significa? Non vorrete...» balbettò lei, confusa ma non più nervosa.
Natsu incendiò uno dei suoi pugni e sorrise, eccitato, pronto a combattere. Priscilla fece un passo avanti, mettendosi davanti a Charle con fare protettivo, e un filo d'aria cominciò a soffiarle dai piedi verso l'alto, scompigliandole i capelli. Charle, intimorita da ciò che sarebbe successo da lì a poco, trovò stranamente di conforto Priscilla davanti a sè e le si avvicinò, afferrandole un polpaccio per starle più vicina.
«Ma che vi prende? Pensate davvero di poter vincere contro tutti loro?» balbettò lei, guardando le decine di uomini che avevano attorno. Erano almeno cinquanta, forse di più, arrampicate sui rami o a terra, e tutti sembravano pronti a dare il peggio.
«Li costringeremo a dirci dove si trova la loro base. Wendy, Happy, stiamo arrivando!» sorrise Natsu.
«Prendeteli, idioti!» ordinò lo scimmione con i capelli ricci e l'intera gilda a quell'ordine si mosse contro gli unici tre presenti sul campo. Natsu generò un'esplosione della sua mano che fece volare via almeno una decina di loro. Gray ne afferrò uno per la faccia e lo scaraventò a terra, generando con quel colpo un'enorme lastra di ghiaccio che travolse chi si trovava nei paraggi.
Una corrente d'aria nacque in mezzo al nulla, un tornado che catturò chi aveva intorno Priscilla e li fece roteare a lungo al suo interno, urlando di paura mentre lei rideva e gioiva come una bambina di fronte a una giostra: «Gira gira gira gira» ripeteva, divertita, guardando chi restava imbrigliato nel suo tornado e roteava a grande velocità al suo interno. Qualcuno venne sparato via e investì altri che invece avevano provato ad avvicinarsi o si schiantava contro gli alberi perdendo i sensi.
Altre esplosioni, altre glaciazioni e raffiche di vento che facevano volare chiunque si trovasse intorno a loro. Fuoco, ghiaccio e aria, ancora e ancora, fino a quando non cominciarono a sentire i primi accenni di stanchezza.
«Ma non finiscono più?» chiese Gray, ansimando e combattendo ancora.
«Cosa credevate? Sono una gilda intera!» lamentò Charle, nascosta dietro un albero.
Altre raffiche di vento fecero volare via altri nemici, mentre Priscilla, la più provata dei tre, cominciava ad avere le braccia e le gambe che tremavano. Non si era ripresa per niente dallo scontro contro Brain, il suo potere magico era al limite già prima di iniziare la battaglia. Aveva sperato di risolverla in fretta, visto quanto sembrassero stupidi e deboli, ma la cosa si stava dilungando e lei cominciava ad essere veramente stanca. Fu per colpa di quella stanchezza che non vide Catou, la scimmia bionda, piombarle addosso dall'alto a pugno teso. Saltò appena in tempo per schivarlo, ma lui l'aveva colta di sorpresa e sfiorata, cosa che la preoccupò. Quanto poteva essere stanca?
Alle sue spalle scese da un albero anche l'altra scimmia suo fratello, Zatou, che l'afferrò da sotto le braccia e la immobilizzò.
«Abbiamo catturato la vostra donna» sghignazzò, tenendola ben ferma mentre lei si dimenava per liberarsi. «Ora vi arrenderete e subirete in silenzio le nostre ire, se non volete che le facciamo del male» sghignazzò il fratello, prima di dire: «Abbiamo catturato la vostra donna».
«L'ho già detto, Catou-niisan».
«Davvero Zatou-niisan?» chiese lui. «Allora dirò questo: ora vi arrenderete e subirete in silenzio le nostre ire, se non volete che le f...».
«Quanto siete fastidiosi» lo interruppe Priscilla. Non si dimenava più, ma restava immobile, sotto la presa ferrea del suo nemico. La testa china le facevano cadere le ciocche di capelli davanti agli occhi, nascosti, ma ora inquietantemente scintillanti.
«Priscilla» chiamò Charle preoccupata, ma fu l'unica ad agitarsi per l'ostaggio, in quanto sia Gray che Natsu invece sorrisero, per niente intimoriti.
«Non sapete che i membri più pericolosi di Fairy Tail sono proprio le donne?» disse Gray, lasciando confusi i due assalitori. Ma ciò che li confuse ancora di più fu la strana sensazione che li colse dalla bocca dello stomaco alla testa. Improvvisamente si sentirono come se mancasse loro il fiato. Iniziarono ad ansimare, sempre più carenti di ossigeno, e la testa cominciò a girare sempre più vorticosamente.
«Che... che suc...» balbettò Zatou non sapendo che il potere di Priscilla poteva essere tale da controllare l'aria anche nelle sue componenti molecolari. Li stava privando dell'ossigeno, soffocando lentamente. La presa su di lei si indebolì, man mano che loro restavano senza ossigeno e Priscilla ne approfittò per liberarsi: saltò e aiutandosi dalle sue correnti d'aria roteò fino a colpire con un calcio Catou, al suo fianco. Il vento aiutò il suo polpaccio a colpire con una forza tale da lanciarlo via, dritto verso Gray, che creò una lastra di ghiaccio contro cui si schiantò. Priscilla allungò poi le braccia dietro di sè e afferrò Zatou per il colletto della maglia, sempre aiutata dalle sue correnti di aria lo scaraventò avanti a sé, verso Natsu, che generò un'ondata di fuoco che travolse l'avversario. Il resto della gilda, terrorizzati e ormai senza capi, decise semplicemente di darsela a gambe ma Natsu, Gray e Priscilla, ora vicini, non sembravano decisi a lasciarne in giro nemmeno uno. Gray picchiò il pugno sull'altra mano, cominciando a generare ghiaccio e condensa. Natsu tirò indietro la testa e respirò profondamente, caricando il colpo all'interno della propria pancia. E Priscilla infine tirò indietro il braccio, come se avesse voluto tirare un pugno, e l'aria cominciò a roteare intorno al proprio avambraccio.
«Ice Make...»
«Anima del vento!»
«Ruggito del Drago...»
E colpirono.
«Lancia!»
«Tornado!»
«Di fuoco!»
Il tornado di Priscilla corse in avanti, verso di loro, mentre le fiamme del ruggito di Natsu le avvolgevano e le trasformarono in un tornado di fuoco. Intorno a esso presero a volteggiare una serie di lance di ghiaccio, seguendo l'oda del vento, e infine il colpo combinato si schiantò contro i restanti esplodendo e facendo tremare la terra.
Charle li guardò a bocca aperta, mentre i tre si raddrizzavano e cercavano di riprendere fiato dopo la tremenda fatica.
«Guarda un po', dovevano essere solo dei semplici scagnozzi e invece ci hanno messo in difficoltà» commentò Gray, alzando la testa e cercando di prendere lunghe boccate d'aria. Priscilla appoggiò le mani sulle ginocchia, per sorreggersi, e cercò di respirare il più possibile, mentre Natsu si limitava a guardarsi attorno e valutare i danni.
«È perché siamo stanchi da prima» spiegò Priscilla.
«Ehy, scimmione!» ruggì Natsu, prendendo uno dei fratelli e tirandolo per il colletto. «Dicci dov'è la tua base!»
«Non te lo dico, idiota» rispose lui, provocatorio. Natsu si irritò tanto che parve ruggire e infine gli tirò una testata tanto forte da metterlo KO, facendo scoppiare a ridere Priscilla. Andò dall'altro fratello e ripeté l'operazione, ma questo disse qualcosa di incomprensibile su un certo "signor Cliente" e poi svenne.
«Signor Cliente? Chi è il cliente?» chiese Priscilla, non capendo. Inarcò un sopracciglio, confusa, e si grattò la nuca disordinatamente.
«Ehi, cervellino infuocato! È da tanto che non ci si vede!» una voce provenne da sopra un albero.
«Eh?» chiesero in coro Natsu e Gray, alzando lo sguardo sull'uomo che stava loro parlando.
«Ti sono grato per quello che mi hai fatto tempo fa, dannata spazzatura».
«Ehi!» sussultò Gray, riconoscendolo.
«Tu sei...» balbettò Natsu, sbarrando gli occhi per la sorpresa. «Ehi, venticello bastardo! Come te la passi?» salutò poi lui, con uno strano sorriso, lasciando esterrefatto non solo l'uomo ma anche Gray al suo fianco.
«Non abbiamo tutta questa confidenza!» lo riprese l'uomo, prima di alzarsi in volo e scendere da sopra l'albero lentamente, sorretto dal vento. Priscilla riuscì a percepire le correnti d'aria che si muovevano intorno a lui, superandola e obbedendo ai suoi comandi. Una strana sensazione le chiuse lo stomaco: quell'uomo stava usando la sua stessa magia.
«Dopo la distruzione di Eisenwald, ho vagato come agente libero tra le gilde affiliate degli Oracion Seis, in attesa di questo giorno. Il giorno in cui mi sarei vendicato contro di te, inutile spazzatura».
«Eligoar» nominò Priscilla, ricordandosi finalmente il nome dell'uomo che aveva di fronte. Eligoar la guardò stranito, scavando nella propria memoria, in cerca di un indizio su chi potesse essere la ragazza. Non aveva il simbolo di Fairy Tail a vista, non se la ricordava, ma era sicuro che fosse parte di quella gilda che tanto detestava. Scavò a fondo nella sua memoria, forse troppo a fondo, fino a quando non ritrovò i suoi occhi. Al tempo erano molto più spenti di quelli, ricordava la bambina che aveva avuto di fronte quando aveva appena otto anni, sembrava una bambola di pezza trascinata in qua e in là da un padre burbero e poco amorevole.
Una bimba di tre anni, al tempo Priscilla era praticamente appena nata, ma lui non poteva conoscere questa parte di storia. Ricordava solo la sua immobilità, la cupezza dei suoi occhi, la rigidità della sua posa, l'innaturalezza con cui camminava e si guardava attorno, come se non fosse viva, come se fosse solo un burattino.
«Tu...» mormorò mentre Priscilla faceva qualche passo avanti e si metteva di fronte a lui. Eligoar strinse i pugni e il suo sguardo si accese di una rabbia che poche volte aveva provato.
«Vi conoscete?» chiese Natsu, guardando i due con curiosità.
«La loro magia è praticamente identica, a questo punto penso non sia solo un caso» osservò Gray, mentre Priscilla davanti a loro si alzava lentamente in volo e si metteva alla stessa altezza di Eligoar.
«È stato lui a insegnarla a me» rivelò infine Priscilla. «Appena nata, non ero altro che un essere capace solo di respirare. Ma mio padre cercava un'arma da usare per allenare e covare il figlioletto su cui aveva sperimentato la Lacrima del Dragon Slayer. Gli serviva che io avessi dei poteri. Usò i bambini di un lontano orfanotrofio, grazie a un aggancio che lavorava al suo interno e che non era molto pulito, fino a quando non trovò qualcuno che potesse insegnarmela nei tempi e modi che desiderava senza che nessuno facesse troppe domande».
«Quel posto era l'inferno e lui non ha mantenuto la sua promessa!» intervenne Eligoar, cominciando ad alzare il vento intorno a sé, minaccioso, caricandosi.
«Lui era uno di quei bambini?» chiese Natsu, curioso.
«Li testammo tutti, ma alla fine quello che sembrava più forte e promettere era Eligoar. Lo obbligò a insegnarmi la sua magia, a rendermi forte, e in cambio gli promise che a lavoro concluso l'avrebbe portato via da lì. Una volta che imparai a usare il mio potere a dovere, però, non facemmo più ritorno in quell'orfanotrofio e di Eligoar dimenticai persino il nome» confessò Priscilla, alzando a sua volta il vento per caricarsi di energia e prepararsi a un eventuale combattimento.
«Mi derubaste! Maledetti bastardi! Mi hai derubato della mia magia!»
«Ciò che fece mio padre è imperdonabile e se vuoi sapere la verità anche io non ero altro che uno strumento nelle sue mani. Siamo entrambi vittime, Eligoar... ma immagino che questo non rassereni il tuo animo» sorrise Priscilla, consapevole a cosa stesse andando incontro.
«Mi riprenderò ciò che mi appartiene e te la farò pagare cara!» ruggì lui, generando un turbine di vento tutto intorno.
«Mi dispiace molto per quello che ti è successo, Eligoar, ma non posso permettertelo! Ho ancora bisogno di questo potere» disse Priscilla generando un turbine di vento altrettanto forte per contrastare il suo. Natsu e Gray si portarono entrambi le braccia di fronte al viso, proteggendosi dal vento che impediva loro persino di guardare cosa stesse accadendo. Charle per poco non volò via e Gray fu costretto a prenderla e stringerla al petto, per tenerla ben salda a terra. Il vento intorno a loro aumentò sempre più, tanto che gli stessi Natsu e Gray furono a un certo punto costretti ad aggrapparsi a qualcosa per evitare di volare via.
«Che potenza incredibile» commentò Gray, guardando i due che ancora non si muovevano ma si limitavano a scaricare la propria potenza, come una sorta di avvertimento verso l'altro.
«Chi l'avrebbe mai detto che quei due si conoscessero così tanto» disse Natsu, facendo leva sulle sue gambe per restare a terra ma finendo col strisciare a terra come un animale.
«Sì, ma la colpa non è di Priscilla. Non è giusto che si affrontino» disse Gray, guardando i due preoccupato.
«Di che storia parlava Priscilla? Cosa c'entra suo padre in tutto questo?» chiese Charle, in braccio a Gray, curiosa della storia della ragazza nata dalla magia.
«È stato lui a usare la magia della vita, sfruttando la propria anima come fonte di energia per farla nascere e tenerla in vita. L'ha creata per dare a Laxus un degno avversario con cui allenarsi e scaricare tutta la propria potenza senza temere di incorrere nell'omicidio, visto che lei non può morire. Li costringeva a combattersi e portava Laxus a farle del male, manipolando la sua mente, così la Lacrima del Dragon Slayer che gli è stata impiantata dentro è potuta crescere e diventare così potente» spiegò Gray, guardando i due che infine decisero di passare all'azione. Usando il vento come propulsore si colpivano a una potenza tale che loro stessi si facevano male, ma non si arresero. Pugni, calci, soffi di vento per spazzare il nemico o schivare una attacco.
«Priscilla non ha recuperato abbastanza forze dagli ultimi combattimenti, è troppo svantaggiata!» disse Natsu, preoccupato.
«Eppure riesce a tenergli testa in maniera incredibile» disse Gray.
«Perciò è così che è riuscita a nascere. Suo padre le ha dato parte della sua anima per far funzionare la magia della vita» osservò Charle. «E continua a darle la sua energia per tenerla viva».
«È legata a lui, eternamente, anche se non si vedono più da anni» spiegò Gray.
«Dov'è ora?» chiese Charle, guardando i due che continuavano a darsene di santa ragione, riempiendosi di ferite e lividi. Dai colpi fisici passarono a quelli magici, sparandosi contro soffi di vento taglienti, potenti o schiaccianti. Lo stesso vento li proteggeva, come scudo, dai colpi dell'altro. Era una battaglia ad armi pari e solo chi avesse avuto più forza magica avrebbe potuto vincere.
«È stato bandito anni fa dalla nostra gilda, come avrai capito non era un tipo raccomandabile. Adesso è a capo di una gilda oscura. Credo che sentirsi così legata e dipendente a lui sia ciò che la tormenta più di ogni cosa. Lo odia, ma gli deve la vita e deve pregare che lui non decida mai un giorno di negarle la propria energia e ucciderla anche se così distante. La tiene tra le dita, praticamente».
«Ecco perché è così ossessionata da Wendy» mormorò Charle, cominciando a capire il suo atteggiamento estremamente protettivo nei confronti della ragazzina.
«È finita» disse Natsu, guardando i due che ancora combattevano ad armi pari e in maniera tanto violenta.
«Eh?» chiese Gray, non capendo cosa facesse pensare all'amico che la lotta fosse finita. A lui sembrava che stessero ancora nel pareggio. Ma poi le parole di Priscilla diedero conferma alla percezione di Natsu.
«Mi dispiace, Eligoar» mormorò lei, sentitamente abbattuta. Non aggiunse altro, non riuscendo a dare una motivazione a quel pentimento, forse era dispiaciuta per avergli rubato il potere, per ciò che suo padre aveva fatto, o per il semplice fatto che aveva appena capito di essere più forte di chi le aveva insegnato.
«Tornado» mormorò allungando le mani davanti a sé e sparando un getto di vento dalla pressione impressionante. Eligoar fece altrettanto, ricambiando l'attacco con tutta la forza che aveva. Ma non fu abbastanza. Il tornado di Priscilla sfondò la sua guardia e lo travolse, colpendolo in pieno. Il vento si placò, smettendo di soffiare impazzito in ogni direzione, e Eligoar ormai sconfitto cadde verso il suolo privo di forze. Priscilla generò una leggera brezza sotto di lui, per impedirgli di cadere da quell'altezza senza riparo e rischiare di farsi troppo male. Ma Eligoar con un ultimo stralcio di energia che aveva generò una corrente d'aria in grado di contrastarlo e annullare il suo effetto, lasciandosi cadere nel vuoto. Lanciò uno sguardo colmo d'astio a Priscilla, sopra di sé.
«Non la voglio la tua pietà» digrignò i denti e infine si schiantò a terra.
«Stupido! Non è stata colpa sua quello che ti è successo!» ruggì Gray, avvicinandosi al corpo svenuto dell'uomo. «Se suo padre era un bastardo perché te la prendi con lei?»
«Gray!» lo richiamò Priscilla, atterrandogli a fianco. «Stiamo perdendo altro tempo. Andiamo a salvare Wendy e Happy».
«Ma...» mormorò lui, guardando il suo volto torvo e cupo, mentre camminava e si allontanava. I sensi di colpa la divoravano, come se fosse stata veramente colpa sua, anche se non era diretta responsabile capiva quanto fosse potuto essere frustrante per Eligoar essere sconfitto da colei da cui era stato derubato. Non desiderava infierire oltre nel suo orgoglio, concedendogli la sua pietà. Lei meritava di essere odiata.
«Ho visto dall'alto dove si trova la loro base. Muovetevi» disse cominciando ad avviarsi.
«Priscilla» la voce roca e gracchiante di Eligoar fu un sollievo per la ragazza: fortunatamente non era morto. «È questo il tuo nome, adesso lo ricordo».
Davanti ai suoi occhi riuscì distintamente a vederla, circa vent'anni addietro, quando fece il suo ingresso in quella che era una vera e propria fogna per bambini. Camminava dritta, priva di andamento, non sembrava provare emozioni e parlava solo quando necessario senza dare una tonalità alla propria voce. Ricordava la presenza imponente del padre che l'accompagnava, alle sue spalle, che gliela consegnò come un pacco, senza troppi convenevoli. La chiamava la sua "bambina di carta", il che li rendeva ancora più inquietanti.
«Tra una settimana tornerò a prenderla. Se avrai fatto un buon lavoro ti darò una vita dignitosa, proprio come desideri» una promessa mai mantenuta e che puzzava di bugia come nessun'altra mai. Una settimana era un tempo irragionevole per insegnare a una mocciosa di tre anni una magia tanto complessa come quella del vento. Probabilmente era un tempo irragionevole per insegnare qualsiasi tipo di magia, ma lei era il suo lasciapassare ed era inquietantemente promettente per l'età che aveva. Parlava come un'adulta, non aveva mancanze di nessun tipo né nei movimenti né nelle parole. La trovava raccapricciante, soprattutto perché non mangiava, non beveva e nemmeno dormiva se non era lui a dirle di farlo. Si muoveva come un robottino, non aveva mai visto niente del genere, ma tentò lo stesso di fare del suo meglio con quel poco che sapeva del proprio potere -in fondo era un bambino anche lui.
Allo scadere della settimana Priscilla aveva incredibilmente imparato ogni cosa e per quanto avesse sempre provato una certa inquietudine ad averla accanto, ritrovarsi improvvisamente senza di lei che lo fissava e lo seguiva ovunque lo lasciò stranamente rattristato. Alla fine era stata una compagnia, anche se strana, ma a modo suo era addirittura buffa. Si era chiesto a lungo che fine avesse fatto e cosa ne avesse fatto degli insegnamenti e della magia che le aveva donato, ma presto quel sentimento venne schiacciato dalla rabbia di rendersi conto che era stato solo usato e che nessuno sarebbe venuto a prenderlo e donargli una vita migliore. Lei e suo padre erano stati degli ingrati che l'avevano obbligato a un duro lavoro e una settimana stressante ed estenuante, gli avevano preso l'unica cosa che sentiva di possedere -il controllo del vento- e poi l'avevano dimenticato lì. Priscilla stessa l'aveva dimenticato, nonostante quello che avevano passato insieme, nonostante lui avesse addirittura iniziato a provare un principio di affetto nei suoi confronti. Ma lei era la bambina di carta, priva di umanità, e così era rimasta... fino a quel momento.
Aveva curato bene il potere che le aveva concesso, tanto che era riuscita a batterlo con estrema facilità. Ma soprattutto i suoi occhi non erano più spenti. L'aveva sorpresa china, in una posa umana e morbida, non più rigida come un burattino. L'aveva sorpresa in una risata, quando Natsu aveva steso il primo dei fratelli a capo dei Naked Mummy, l'aveva sorpresa in uno sguardo confuso e una posa disordinata mentre l'altro fratello parlava del cliente e soprattutto l'aveva sorpresa con gli occhi arrossati e umidi di lacrime, mentre gli concedeva il colpo finale. Gli occhi rammaricati e spaventati nel vederlo cadere, lo sguardo addolorato nel sentirsi tanto odiata.
Non era più la bambina di carta di vent'anni prima e per quanto rivederla gli aveva fatto riemergere tutto l'odio e la rabbia seppelliti anni addietro, ora a mente fredda riuscì addirittura a provare un pizzico di orgoglio per un'allieva che aveva fatto così tanta strada da ripudiare persino quel padre che invece da piccola seguiva in silenzio come un soldatino.
«Quando lo incontrerai, distruggilo» disse senza riuscire a muoversi, fissando il cielo con l'unico occhio che riusciva a tenere aperto.
Priscilla sorrise, decisa, anche se non si voltò a guardarlo. Era la prima volta che pensava a suo padre in quei termini, la prima volta che al posto della paura e del desiderio di non incontrarlo mai più subentrò il desiderio di fargliela pagare. Per lei, per Laxus e anche per Eligoar.
«Certo» rispose semplicemente e se ne andò, lasciandolo definitivamente solo. 



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