Lacryma di Dragon Slayer

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Poco dopo essersi messi in cammino avevano trovato il corpo di Racer, appeso a testa in giù da un albero, con una caviglia incastrata tra i rami. L'avevano osservato qualche secondo, ma senza neanche consultarsi decisero di portarlo con loro. Lasciarlo in libertà era rischioso, se si fosse ripreso avrebbe potuto giocare loro qualche brutto tiro. E sicuramente c'era in mezzo una qualche forma di senso di colpa che li spingeva a voler aiutare un essere umano, anche se nemico, ed evitargli così la morte. Priscilla si era offerta di scendere e provare a camminare, per permettere a Leon di trascinare Racer senza avere anche il suo peso da trasportare, ma non appena aveva provato a mettere i piedi a terra era finita col cadere di nuovo. Aveva provato più volte e aveva proposto di volare e non usare il suo corpo, ma Leon aveva insistito per evitarle ulteriore spreco di magia. Sarebbe stata utile più avanti, era meglio non sprecarla, perciò si era di nuovo caricato la ragazza in spalla. Priscilla usava un solo braccio per tenersi aggrappata alle sue spalle, mentre con l'altra mano teneva Racer per un piede e lo trascinava.
Camminarono per altri dieci minuti almeno, prima che lei provasse nuovamente a parlare.
«Ti stai stancando inutilmente» insisté ancora, ascoltando il suono del fiato di Leon sempre più pesante e affaticato.
«Va bene così, te l'ho già detto».
«Lascia che almeno alleggerisca i nostri pesi con un incantesimo» disse per l'ennesima volta.
«Ti è rimasta poca magia, approfittane per ricaricarla invece che consumarla in questo modo. Più avanti potremmo avere bisogno di te» rispose ancora lui, una frase che aveva ripetuto più e più volte.
«O magari potremmo aver bisogno di te ma tu sarai troppo stanco per aiutarci» mormorò lei, contrariata.
«Non sarà una cosa come questa a impedirmi di combattere, stai tranquilla» cercò di rassicurarla.
«Sei tale e quale a Gray» disse infine lei, scocciata.
«Cosa?!» sussultò Leon, contrariato e irritato.
«Cocciuto e orgoglioso!»
«Ma figurati!»
«E invece ti dico di sì! Testardi e stupidi tutti e due!»
«Non sono affatto così!»
«Solo per poter fare il figo!»
«Sto cercando di aiutarti!»
«E vi spogliate sempre tutti e due! Pervertiti!»
«Quello che c'entra?!» arrossì Leon, colto in una debolezza.
«Lasciami andare!» ordinò lei, infine, stanca di quella situazione. Si spinse via con le braccia, sfuggendo alla presa di Leon, e con un urlo cadde a terra. Lamentandosi per il dolore, si massaggiò la schiena mentre tentava di rialzarsi.
«Sei impazzita? Ti sembra il momento di fare queste storie?» la rimproverò Leon.
«Adesso mi alzo! Ti faccio vedere io!» poggiò il piede per terra, muovendolo con fatica e in maniera assolutamente scoordinata. Si diede una spinta non appena riuscì a metterlo nella posizione ideale e provò ad alzarsi, ma lo slancio fu eccessivo e perse nuovamente l'equilibrio cadendo in avanti. Sarebbe di nuovo finita faccia a terra come una pera se Leon non fosse stato veloce abbastanza da prenderla al volo.
«Hai visto!» disse lei orgogliosa di chissà quale successo, forse quello di essere riuscita almeno a sollevarsi.
«A me non sembra tu abbia fatto chissà quali progressi» disse Leon, sorreggendola.
«Ho ancora la terra che mi trema sotto i piedi, ma sto riuscendo a muovermi» disse lei poggiando le mani sulle sue spalle e cercando di sollevarsi e mettersi in piedi.
«Aspetta...» osservò in quel momento Leon. «La terra che trema la sento anche io!»
Solo allora si resero conto di uno strano boato che proveniva dalla foresta intorno a loro. Il silenzio macabro che le aveva fatto venire la pelle d'oca non appena erano entrati sembrava rotto da qualcosa, un lamento che proveniva dal centro della terra.
«Che succede?» chiese Leon, rendendosi conto che la cosa sembrava amplificarsi sempre più, tanto che persino lui aveva difficoltà a mantenere l'equilibrio.
«Leon! Guarda!» disse Priscilla, allungando un dito verso nord un istante prima che una colonna di luce esplodesse da terra e raggiungesse il cielo. Il boato si fece più intenso, fino a diventare un'esplosione, e dalla luce nacquero ombre e nebbie scure che sembrarono prendere il possesso di tutto ciò che aveva intorno.
«Che cos'è?» chiese lui, pallido.
«Fa venire la pelle d'oca» balbettò lei, paralizzata dalla paura.
«Sicuramente anche Gray e gli altri l'avranno vista e staranno andando a controllare. Andiamo, intercettiamoli» disse Leon, e si portò il braccio sano di Priscilla intorno al collo deciso ad aiutarla a camminare. Priscilla prese di nuovo Racer per un piede e aggrappata a Leon potè sforzarsi di mettere un piede dopo l'altro, camminando per conto suo. Inizialmente ci volle un po', ma costringendosi a usare quel nuovo corpo che Leon le aveva prestato imparò a usarlo sempre meglio e poté così pesare sempre meno sull'amico che provava a trascinarla. Camminarono almeno per una mezz'ora, facendo in realtà meno strada di quella che avrebbero voluto per colpa delle condizioni di Priscilla e del corpo di Racer che continuavano a portarsi dietro. Finalmente, infine, sentirono delle voci familiari.
Deviarono il loro cammino, per avvicinarsi a esse, e trovarono Natsu, Lucy, Gray e persino Cherry, anche se quest'ultima era in lacrime e schiacciata a terra da Gray.
«Lasciami andare, maledetto! Devo vendicare il mio Leon!» gridò lei, colta da chissà quale strana furia. «Non ti perdonerò, non ti perdonerò mai! Vendicherò Leon!»
«Vendetta per chi esattamente?» chiese Leon, raggiungendoli finalmente. «Non è il momento di darmi per morto».
Sentire la voce di Leon e infine riuscire a vederlo tutto intero, anche se ferito e affaticato, ma in piedi, parve calmare Cherry. Lo guardò a lungo, come avrebbe guardato uno spettro, mentre le lacrime cominciavano a bagnarle le guance.
«Leon-sama?» balbettò, sorpresa ed emozionata.
«Priscilla! Cosa ti è successo?» chiese Lucy, guardando preoccupata il corpo di ghiaccio della ragazza che ancora si reggeva a Leon.
«Ce la siamo vista brutta» spiegò Leon, lanciando uno sguardo a ciò che aveva realizzato. «Priscilla mi ha protetto e si è presa interamente il colpo. Ho dovuto intervenire per permetterle di rimettersi in piedi».
«Aspetta...» balbettò Gray, sgranando gli occhi. «Quella è opera tua?»
«Leon ha messo la sua magia dentro me, ma ancora non so usarla tanto bene» sorrise innocentemente Priscilla, provando a muovere la mano di ghiaccio.
«Ehy! Detto così può essere equivoco!» la rimproverò Leon, arrossendo per l'imbarazzante frase che avrebbe anche potuto far pensare a qualche strano rapporto che c'era stato tra loro.
«Sei piena di risorse» osservò Lucy, sorpresa che Priscilla fosse stata in grado di cavarsela anche in quella situazione.
«Hai la pellaccia veramente dura, Leon» disse Gray.
«È stata fortuna» disse Leon, appoggiando Priscilla a terra. Si avvicinò a Gray poi prima di confessare: «Sono in debito con lei».
Cherry si rilassò per terra, mentre le lacrime ormai le uscivano incontrollate dagli occhi e si limitò a borbottare: «Meno male» prima che una strana ombra nera le uscisse dal corpo.
«Cos'è?» chiese Natsu, guardando confuso la nube che si allontanava e si dirigeva verso il cielo.
«Come pensavo. Era controllata da qualcosa» disse Gray.
«Questo... è il Nirvana» disse Lucy, impallidendo, prima di voltare gli occhi alla colonna di luce nera che si alzava fino al cielo.
«Allora è come pensavo, quello è Nirvana» disse Priscilla, guardando anche lei nella stessa direzione. Lucy annuì, prima di spiegare: «Una magia in grado di invertire la luce con l'oscurità. I forti sentimenti contrastanti con il proprio animo finiscono con prendere il sopravvento e cambiare la personalità delle persone. Così ha detto Hibiki».
«Cherry era sconvolta per la perdita di Leon, per questo è stata controllata da Nirvana ed è diventata nostra nemica» Gray tirò la conclusione, guardando la ragazza che ora aveva perso i sensi a terra.
«Una magia in grado di cambiare la personalità delle persone» mormorò Priscilla, riflettendo sulla faccenda. Non poté far a meno di pensare a Laxus, che per anni si era comportato come se fosse stato preso sotto al controllo di Nirvana. Sapeva quello che sarebbe potuto significare... l'amico più caro, l'amore più grande, che diventa improvvisamente ed illogicamente ostile e feroce. Era terribile. Esisteva veramente al mondo una magia in grado di fare ciò a comando? Il suo dolore più grande, ciò che aveva passato per anni, c'era qualcuno che poteva indirizzare quei sentimenti a chiunque volesse con un semplice schiocco di dita. Andava fermato. A qualsiasi costo, andava fermato.
La terra tornò a tremare, ma questa volta fu più forte di prima.
«Che succede?» chiese d'istinto Priscilla, alzando gli occhi al cielo. La colonna di luce di Nirvana si allargò e inglobò dentro sé gran parte della foresta. Il cielo, sotto al suo potere oscuro, divenne nero come la pece e l'unica fonte di luce parve diventare esso stesso.
«Siamo arrivati troppo tardi» capì Leon, prendendo Cherry da terra e tenendola in braccio.
«Ma...cosa....?» balbettò Lucy, pallida in volto dalla paura.
«Dannazione! Erza si trova in mezzo a quella luce!» disse Natsu, facendo allarmare il resto dei compagni.
«Perché mai Erza dovrebbe trovarsi lì?» chiese Priscilla, stufa di stare ancora ad aspettare e usando la propria magia riuscì a rimettersi in piedi, usando il vento per tenersi in piedi e in equilibrio.
«Pare che c'entri Gerard. Wendy l'ha fatto tornare in vita, è lui che ha attivato il Nirvana. Non appena Erza l'ha sentito, è scappata. È sicuramente andata da Gerard» spiegò Lucy.
«Gerard?» mormorò Priscilla, ricordandosi della loro chiacchierata e di ciò che Erza le aveva fatto capire riguardo a ciò che provava verso di lui.
«Potrebbe essere in pericolo! Andiamo!» disse Gray, cominciando a correre verso la fonte di luce. Ma la terra si fece sempre più tremante e improvvisamente dal sottosuolo cominciarono ad alzarsi enormi strutture metalliche ricoperte di muschio e piante, lunghe anche chilometri, pesanti e potenti, articolate come zampe di un gigantesco ragno di ferro.
«Ho una brutta sensazione» disse infine Lucy, guardando il terreno sotto ai suoi piedi.
«Sbaglio o sta tremando sempre più?» chiese Gray.
Il terreno sotto ai loro piedi si spaccò, ma non caddero nel vuoto. Vennero raccolti e tirati verso l'alto da un'altra di quelle enormi zampe che spaccando il suolo si sollevava verso il cielo. Priscilla si tenne sospesa per aria, sfuggendo al suo impatto e provò ad allungare le mani per aiutare anche i suoi amici ma la magia era ancora troppo debole.
«Merda» mugolò prima di volare rapidamente verso Leon. Impegnato a tenere Cherry in braccio, non sapeva a cosa aggrapparsi e stava per cadere verso il suolo. Lo prese al volo, mugolando per la fatica, e lo riportò a terra, lontano dalle zampe dell'enorme bestia.
«Grazie... di nuovo» disse Leon, mentre lei lo appoggiava a terra.
«Occupati di Cherry. Avrà bisogno di averti accanto quando si sveglierà, per non cadere di nuovo vittima di Nirvana» e sollevandosi di nuovo in volo si allontanò, senza aspettare la risposta di Leon. Raggiunse rapidamente Natsu, Gray e Lucy, ora in piedi e impegnati a correre lungo tutta la zampa per riuscire a raggiungere il centro del bestione di ferro e roccia. Laddove sembrava aprirsi una città.
«Andiamo a dar loro una lezione!» disse Natsu tra le urla.
«Che succede adesso?» chiese Gray, sentendo altre vibrazioni sotto ai propri piedi.
«Si muove!» disse Priscilla, indicando una delle zampe che si era sollevata da terra e stava riposandosi poco più lontano.
«Questo coso cammina?» chiese Lucy, sbarrando gli occhi.
«Natsu...?» chiese Priscilla, guardandolo cadere a terra all'improvviso. Verde in volto, sembrava in procinto di vomitare da un momento a un altro. Anche la zampa su cui stavano correndo loro si mosse e questo costrinse anche Gray e Lucy a stendersi a terra per reggersi e non cadere.
«Insomma, cerca di resistere un po'!» lo rimproverò Gray.
«Quella... cosa... è un mezzo... di trasporto» balbettò Natsu, sempre peggio.
«Si muove ma non è un mezzo di trasporto! Cerca di capirlo!» ringhiò Gray.
«Ho capito!» si rialzò Natsu, corrucciato e deciso. Provò a correre, ma riuscì solo a barcollare nonostante l'intensità dei passi e l'impegno, fino a quando non si fermò pochi metri dopo sibilando arrendevole: «Mi sento uno schifo».
«Questi sono tentacoli di un polpo! Per te va bene cavalcare gli animali, giusto?» tentò disperatamente Lucy.
«Non esistono polpi nella foresta» bofonchiò Natsu.
«Smettila di cercare il pelo nell'uovo!» lo rimproverò Lucy.
«Sto bene ora!» insistè Natsu, nel disperato tentativo di ritrovare la forza e un contegno. Provò a muoversi, ma il tentacolo su cui erano si mosse e questo gli fece perdere l'equilibrio e cadere nel vuoto.
«Natsu!» gridò Lucy, guardandolo spaventata.
«Santo cielo, Natsu!» gridò Priscilla, volando in picchiata verso di lui. «Perché diamine non ti sei retto a qualcosa! Stupido!»
«Mi dispiace» gridò Natsu, in piena caduta fino a quando Priscilla non riuscì a raggiungerlo e prenderlo per un piede. Sforzò quel poco di magia che le era rimasto nel tentativo di tornare sopra il tentacolo, ma lui era pesante e lei troppo debole, perciò l'ascesa fu lenta e faticosa.
«Mi sento male» disse infine Natsu, portandosi le mani al viso.
«Sono considerata un mezzo di trasporto?» ruggì Priscilla, offesa.
«Natsu!» la voce di Happy anticipò il suo arrivo, veloce come un turbine di vento, li raggiunse nell'istante in cui Priscilla parve perdere un po' la presa e cadere troppo affaticata per sorreggere entrambi. Prese Natsu per la maglia e lo portò di nuovo in alto, senza fatica.
«Happy!» sorrise Priscilla, felice di vederlo.
«Aye!» salutò il gatto, felice.
«Ragazzi, voi continuate a salire! Noi entreremo dalla fessura!» disse Gray, indicando un buco che dal tentacolo portava all'interno della struttura.
«Ok!» disse Priscilla, prima di volare dietro Natsu e Happy. Salirono a gran velocità, fino alla cima della costruzione, e lì infine poterono fermarsi non appena furono in grado di vedere cosa c'era davanti a loro.
«È una città?» chiese Natsu, guardando le costruzioni che tanto sembravano case accavallarsi le une sulle altre.
«Così sembra» annuì Priscilla.
«Sembra tanto vecchia» osservò Happy mentre lentamente sorvolavano le abitazioni in cerca di un indizio e dei loro nemici.
«Questo odore» si corrucciò improvvisamente, Natsu, guardando la torre più alta della città. Riusciva a riconoscerlo, l'odore del nemico, l'odore di Brain.
«Da che parte, Natsu?» chiese Priscilla, intuendo che avesse sentito qualcosa.
«Lassù! Andiamo, Happy!» disse Natsu e Happy cominciò subito a volare incontro alla torre appena indicata e da cui sentiva provenire l'odore di Brain e di Cobra.
«Aspetta!» disse Priscilla e generò una corrente d'aria ostile ad Happy, che gli impedì di volare oltre. «Solo qualche minuto!» disse ancora, facendoli girare in tondo all'interno di un piccolo tornado.
«Ma che fai, Priscilla?» chiese Happy, urlando mentre girava incontrollato.
«Mi sento male» mugolò Natsu, tornando a impallidirsi per la nausea.
«Mirage» mormorò Priscilla, prima di sparire nel nulla, coprendo la propria immagine col miraggio di ciò che aveva attorno. L'aveva usato la prima volta sui totem di Bickslow, ma aveva capito in fretta come usare la stessa tecnica anche su di sé. Creando intorno a sé un miraggio dinamico, che ritraeva ciò che doveva esserci al suo posto, poteva rendersi indirettamente invisibile.
Lasciò Natsu e Happy girare intrappolati dal suo vento e volò infine verso la torre, coperta dalla propria invisibilità. Si diede solo qualche minuto di anticipo, poi liberò Natsu dalla propria presa e gli permise di volare impazzito verso Brain. Sarebbe comunque arrivato dopo di lei, giusto il tempo di capire la situazione.
«Guarda, Cobra. Un'intera città che posso muovere a mio piacimento!» riuscì a sentire Brain, nonostante fosse ancora lontano.
"Meglio fermarsi qui" pensò lei, nascondendosi poco sotto. C'era Cobra con lui, conosceva la sua capacità, anzi era sorpresa che non l'avesse già sentita arrivare. Probabilmente era distratto dalla riuscita del loro progetto o forse da Natsu che sarebbe arrivato a momenti.
«Muovere? Andiamo da qualche parte?» chiese Cobra.
«Da qui possiamo colpire per bene quella gilda» disse Brain.
"Quella?" pensò Priscilla, sporgendosi oltre il suo nascondiglio per cercare di sentire meglio. Gli occhi di Cobra si mossero nella sua direzione, segnalando che aveva sentito la sua presenza e Priscilla arretrò subito. Benché invisibile, lui era in grado di vederla e sentirla facilmente.
«Sarà il luogo da cui la luce della distruzione comincerà a propagarsi!» insistè Brain a voce abbastanza alta da farsi sentire. «Avanti città degli antichi! Tramuta in Luce le mie Tenebre!»
«Ti sento» la voce di Cobra, improvvisamente vicino a lei, benché fosse ancora protetta dal suo Mirage. Il serpente che si portava appresso lanciò la coda in avanti, verso di lei, e Priscilla non poté che tentare un goffo tentativo di protezione con solo le proprie braccia. Il Mirage si ruppe e lei uscì allo scoperto nell'istante in cui venne scaraventata contro il muro di una delle case.
«Merda» biascicò, tentando di rialzarsi.
Cobra la guardò qualche secondo, studiandola, mentre tremante cercava di rimettersi goffamente in piedi. Ricordava bene come era stata colpita più e più volte dalla magia di Brain, eppure nonostante tutto era di nuovo in piedi. Come se non bastasse ora si presentava con buona parte del corpo costituito di ghiaccio.
«Allora era vero ciò che pensavi quando Brain cercava di catturare la ragazzina dai capelli blu. Non puoi morire, non stavi delirando» commentò. «Che razza di mostro sei?»
«Mostro» ghignò lei. Quante volte lei stessa l'aveva pensato di sé. Ma ormai sapeva che non era così, quell'appellativo non la feriva più. «Tanto anche se non te lo dicessi lo leggeresti nei miei pensieri, giusto?» sorrise, prima di alzare una mano e provare a sparare un disperato tornado nella sua direzione. Cobra, ovviamente, riuscì a schivarlo volando sopra Cuberios, il proprio serpente.
«Ti sbagli. Io non leggo i pensieri... io li sento» disse lui.
«Come ti pare!» disse lei provando ancora a colpirlo, inutilmente. Appena schivato il tornado di Priscilla, Cobra si lanciò contro di lei e Cuberios aprì la bocca pronto a morderla.
«Ascensione!» un soffio di vento potente e improvviso le soffiò sotto i piedi permettendole di schivare il colpo. Avvolse la gamba nel vento e caricò un calcio non appena Cuberios le passò sotto, pronta a colpire Cobra. Ma lui schivò ancora, senza nessuna fatica, per poi contrattaccare con un pugno che la mandò ancora al tappeto.
«Con te è anche più semplice, la tua magia è assordante, impossibile da non sentire!» rise Cobra, prima di provare ancora ad attaccarla. Con un altro soffio di vento Priscilla riuscì a schivare le fauci di Cuberios, le più pericolose, ma non la sua coda che la colpì nuovamente.
"Assordante" riflettè Priscilla, colta da un'idea. Idea che Cobra riuscì a sentire e lo portò a corrucciarsi, preoccupato.
«Cuberios, finiamola qui» il serpente si lanciò all'attacco verso la ragazza che, nonostante fosse ancora stesa a terra, sorrideva. Si lanciò verso l'alto, schivando il colpo, ma questa volta non parve mollare la presa e continuò a inseguirla a fauci spalancate. Priscilla continuò a scappare dai loro attacchi e nel frattempo intensificò il vento intorno a loro, sempre più, assicurandosi che passasse da tutti gli anfratti. Cobra si corrucciò nel rendersi conto di ciò che lei stava facendo: il vento che passava dalle finestre e case vuote fischiava sempre più forte. Avrebbe coperto i suoi rumori con quelli del vento, si sarebbe resa impercettibile mischiata dal fracasso della sua magia.
«Mi stai stancando!» ringhiò furioso, incitando Cuberios ad accelerare.
"Più veloce!" pensò Priscilla, dando fondo a tutte le sue energie, ma la sua buona volontà era decisamente più forte della sua reale potenza. Ormai al limite, non riuscì a liberare ulteriore magia per accelerare se stessa e il vento che aveva intorno, questo diede modo a Cuberios di raggiungerla. Chiuse le fauci sul suo braccio, ma lei si dissolse svelando così uno dei suoi miraggi.
«Stupida» rise Cobra, allungando una mano alla sua destra. «Posso sentirti!» la propria mano tramutò d'aspetto, si ricoprì di scaglie, cambiò colore assumendone uno violaceo e le dita si artigliarono. Afferrò il vuoto, o almeno così parve, ma sentì la consistenza della pelle di Priscilla sotto le proprie dita. L'effetto del Mirage svanì, svelandola infine catturata dal nemico. La sua mano artigliata l'aveva afferrata per la faccia e la stringeva con cattiveria, mentre una strana sensazione di torpore cominciava ad avvolgerla.
«Questa mano... tu...?» balbettò lei, per quanto riuscisse a parlare, bloccata dalla presa e dal veleno di Cobra che aveva cominciato a scorrere in lei.
«Sono un Dragon Slayer, hai indovinato» ridacchiò Cobra.
"Un altro?" si chiese lei, sgranando gli occhi dallo stupore.
«Ti sbagli. Il tuo amico Natsu è un Dragon Slayer di vecchia generazione, io sono della nuova generazione. Sono molto più forte di lui, dentro me è stata fusa una Lacryma di Drago» tutto quello sembrava così terribilmente familiare. Un terribile dolore alla bocca dello stomaco e la mano che stringeva il polso di Cobra nel disperato tentativo di liberarsi lasciò la presa. Si ammorbidì, non solo per la stanchezza e per il veleno che ormai le stava appannando la vista, e si lasciò andare.
«Cos'è?» chiese Cobra, guardandola stranito e irritato. «Che razza di pensieri e sensazioni sono queste? Compassione? Tristezza? Cosa diavolo ti prende?»
Strinse maggiormente la presa, sempre più furioso. La mente di Priscilla era stata invasa da talmente tanti pensieri che era difficile riuscire a coglierli tutti, separatamente. Riusciva a sentire il rumore del suo cuore battere più forte, riusciva a sentire il lamento nella sua gola, riusciva a sentire le preghiere rivolte verso qualcuno di imprecisato. Tante parole, tanti pensieri, dolorosi e fastidiosamente compassionevoli. E quel nome, che si ripeteva martellante.
«Laxus?» mormorò, non capendo.
L'ombra di Ivan, suo padre, parve tornare sopra la sua testa dopo tutti quegli anni. Riusciva a rivederlo, mentre torturava suo fratello con quelle bugie e lo convinceva ad essere crudele, lo rivedeva mentre la puniva per aver provato a essere gentile con lui, per aver provato dei sentimenti. Era stato terribile per se stessa, messa al mondo solo per alimentare il potere di una di quelle stesse Lacryma che anche Cobra portava dentro sé, ma anche per suo fratello, manipolato alla follia. Era la sua debolezza, sapeva cosa significava portare dentro sé il peso di una Lacryma di Drago, l'aveva visto ogni singolo giorno e non era mai stato niente di piacevole per nessuno se non per il sadico di suo padre. Le Lacryma di Drago, per lei, non erano altro che sventura e dolore. Non riusciva ad associarla ad altro se non a quello.
«Che cosa ti hanno fatto?» mormorò Priscilla, allungando una mano tremante verso il viso di Cobra, confuso da tutti quei pensieri sconnessi e impazziti, molti rivolti persino verso di lui in maniera quasi amorevole e compassionevole. Non sapeva cosa fosse successo a Cobra, in passato, ma era incredibilmente sicura che anche lui, come lo era stato per loro, avesse avuto la sua dose di sofferenza. Forse qualche pazzo come suo padre? O forse una terribile storia di dolore e soprusi? Una Lacryma di Drago non portava mai niente di buono, l'aveva imparato sulla sua pelle, non poteva essere stato diverso per Cobra. Ma forse era solo la confusione dovuta al veleno della sua magia a portarla ad essere così sensibile verso il nemico che ora aveva davanti, a provare quei sentimenti. Era tutto così confuso, tanto che nell'offuscamento della vista riuscì persino a cogliere la sagoma di Laxus al posto di quella di Cobra, che le faceva del male. Come in passato. Sottomesso dal potere di cui era responsabile, costretto a far infinitamente male a una sorella che diceva di amare, era come essere tornati indietro. E il potere di Nirvana, intorno a lei, le ricordava di quando quel fratello le aveva voltato le spalle accecato dalla rabbia e dai sentimenti negativi. Ormai in preda a una confusione accecante, ebbe la sensazione di avere di fronte a sé il Laxus di quei cinque anni, furioso e cambiato, diverso dal gentile Laxus di quando erano ragazzini. Nella sua mente, mescolando passato e presente, lo vedeva avvolto dalla nebbia del Nirvana e alle sue spalle l'ombra del padre che li incitava a combattere per alimentare il potere di cui era portatore. Il suo Laxus, portatore della Lacryma della sventura, era tornato a colpirla con tutta la malvagità che non gli apparteneva ma che l'aveva accecato così a lungo e così intensamente.
Una lacrima le rigò il viso, prima di svenire definitivamente, sconfitta.
Cobra la lasciò andare, facendola cadere a terra e la osservò confuso per qualche istante. Il flusso di pensieri che aveva colto in quegli istanti erano stati innumerevoli, incomprensibili a tratti, rivolti a qualcuno che non era lì in quel momento ma che probabilmente aveva rivisto in lui. Lo irritavano, tutta quell'improvvisa commiserazione verso di lui, la sua arrendevolezza solo perché aveva creduto di comprenderlo. L'aveva sentita la sua forza combattiva scemare improvvisamente, crollare nel vuoto, solo perché le aveva rivelato di essere un Dragon Slayer. Era frustrante, era come se l'avesse lasciato vincere impietosita da lui. Lo innervosiva.
«La bambina di carta» disse, ripensando a uno dei pensieri che era riuscito a sentire maggiormente in mezzo a quel fiume in tormenta di ricordi e parole. «Probabilmente il suo corpo si rigenererà anche da questo. Non morirà. Sai, Cuberios... la sua strategia non era affatto male» disse, cominciando a incamminarsi verso Brain e tornare da lui. «Se fosse stata più in forze, forse avrebbe potuto metterci in difficoltà».
«Cobra!» la voce di Brain che lo richiamava. «Non perdere tempo» ordinò, indicandogli con un cenno della testa il cielo da dove stava arrivando Natsu, sorretto da Happy.
«Si ricomincia» sorrise Cobra, divertito dai loro disperati tentativi, e si lanciò contro di lui, pronto a combattere l'ennesima fata. 



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