Ombra dalle dita fameliche

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«E ora l'ultimo incontro in programma per oggi!» la voce di Chapati fu tanto forte da rimbombare all'interno del corridoio.
«Sono già all'ultimo?» mormorò Priscilla, avvicinandosi al balconcino assegnato alla propria squadra. «Sono stata via più di quanto credessi» sospirò, rattristata. Superò infine l'arco dell'ingresso e alzando una mano salutò, timida: «Sono tornata!»
«Priscilla» salutò sorpresa Lluvia.
«Si può sapere dove ti eri cacciata? Ti sei persa tutti gli incontri!» la rimproverò Gajeel e lei si grattò la nuca, imbarazzata, confessando: «Mi dispiace, mi ero persa. Questo posto è immenso!»
Una palese bugia, visto che era stata in grado di orientarsi senza problemi all'interno dello Sky Labyrinth, ma stranamente a nessuno venne in mente di indagare approfonditamente. Per quelli che credevano di conoscerla, poteva benissimo non aver pensato a usare la sua magia per tornare o magari si era lasciata distrarre da qualche curiosità in giro per lo stadio.
«Dov'è Mistgun?» chiese lei, avvicinandosi alla balaustra per guardare chi stesse per affrontare l'ultimo incontro del primo giorno. Laxus semplicemente indicò con un dito il centro dell'arena e lei, vedendolo, sobbalzò tanto da lasciarsi scappare un piccolo urlo panico. «Cosa fa lui lì?!» chiese fissando Mistgun davanti a Jura di Lamia Scale.
«È stato chiamato a combattere» rispose Laxus.
«Già il primo giorno?!» chiese lei, palesemente agitata. «È un disastro! Una catastrofe!»
«Non avevi detto di averlo addestrato bene?» chiese Laxus, non capendo il motivo di tanta agitazione. Andava fiera dell'allenamento e dell'idea avuta con Gerard, quando aveva proposto la cosa ai suoi compagni e al master era sembrata subito convincente e ora invece si agitava in quel modo.
«Sì, ma speravo che si esponesse comunque il meno possibile!» disse lei, grattandosi la testa nervosa. «Ti prego, fa' che non faccia niente di stupido!» pregò a chissà quale divinità.
«Per quest'ultimo incontro abbiamo Mistgun di Fairy Tail B e Jura Neekis di Lamia Scale!» annunciò Chapati e Priscilla si agitò ancora di più:«Contro Jura, oltretutto! Lo costringerà a dare il massimo, siamo nei guai! Siamo nei guai!»
«Penso dovresti avere più fiducia» azzardò Gajeel.
«Persino tra i ranghi di Fairy Tail, pochi conoscono il suo vero volto. Mistgun è il mago del mistero» commentò ancora Chapati, mentre i due avversari si preparavano a scontrarsi. «Il suo avversario è uno dei maghi più forti del torneo, niente meno che uno dei dieci maghi sacri, Jura Neekis! I due avversari sono pronti l'uno di fronte all'altro, attendiamo il via dell'arbitro!» via che non tardò ad arrivare con una sonora suonata di gong.
«Mistgun non fare stronzate, chiaro?!» urlò Priscilla dagli spalti, per poi mormorare tra sé e sé: «Ricorda cosa ti ho detto e non strafare!»
Mistgun partì per primo, impugnando uno dei suoi bastoni magici, mentre altri presero a galleggiargli intorno. Ma Jura fece solo un gesto con la mano e dal terreno salirono rapidamente decine di pilastri di roccia, che ostacolarono l'attacco di Mistgun. Lo lanciarono in aria e altri pilastri nacquero e si mossero per raggiungerlo e colpirlo, come fossero vivi. Con una serie di piroette Gerard riuscì a schivare i loro colpì ed evitò di restare schiacciato al loro interno. Corse lungo uno di essi e infine lanciò i propri bastoni contro Jura, conficcandoli nel terreno tutti intorno a lui.
«Cerchio magico a cinque punte: canzone sacra!» evocò e una colonna magica dalle dimensioni imponente scese dal cielo e schiacciò Jura, facendolo sparire al suo interno.
«Quello è uno degli incantesimi di Mistgun» osservò Laxus e Priscilla sospirò lasciando andare un po' la tensione.
«Sta andando bene per il momento» mormorò, sollevata.
Dalla colonna magica di Gerard emerse Jura, apparentemente illeso, insieme a un'altra colonna di roccia che prese forma di un pugno e volò in direzione di Gerard.
«Cerchio magico a tre punte: specchio acquatico!» chiamò ancora Gerard e il colpo di Jura venne riflesso e rispedito indietro, verso di lui. Ma Jura colpendolo rispedì nuovamente la colonna verso Mistgun che questa volta, preso di sorpresa, venne centrato e lanciato via.
Priscilla congiunse le mani e incrociò le dita portandole di fronte alla testa, cominciò a mormorare come una preghiera: «Non reagire male, non reagire male, non reagire male».
«Priscilla, stai sudando» osservò Lluvia incuriosita al suo fianco.
«Meteora!» la voce di Gerard cadde su Priscilla come una sentenza, che urlò pallida e terrorizzata: «Ha reagito male!»
Gerard scattò lungo tutta l'arena di gioco con una velocità tale che sembrò essersi trasformato in una stella cadente, avvolto da una luce magica era praticamente impossibile vedere i suoi movimenti. Puntò Jura dopo una serie di movimenti confusionari utili a confonderlo, ma Jura fu rapido nei riflessi e fece alzare di fronte a sé un muro di pietra per proteggersi. Gerard lo deviò e riuscì con la sua incredibile velocità a colpire Jura, dietro il suo scudo di pietra. Tornò a piroettare sopra di lui mentre Jura, cercando di rimettersi in piedi, preparava già il prossimo attacco con una serie di pietre che generava e scagliava verso l'alto per colpirlo. Gerard riuscì a schivarle tutte, persino l'ultima che lo sfiorò appena, e infine tornò a terra.
«Ha disegnato nel cielo» commentò Gajeel e Priscilla guardando dove indicava urlò: «Le sette stelle!» prima di accasciarsi a terra e mormorare: «È la fine».
«Grande Carro!» richiamò Gerard e una pioggia di meteore parve abbattersi su Jura.
«Quella non è palesemente una magia di Mistgun» commentò Gajeel al fianco di una Priscilla che sembrava aver perso persino la voglia di esistere.
«Sta esagerando» commentò Laxus.
Jura si difese anche da quell'attacco evocando un gigante di roccia che riuscì a bloccare ogni colpo. Il mago di Lamia Scale guardò il suo avversario con un sorriso soddisfatto e divertito in volto, lo sguardo di chi aveva cominciato a capire, ma Gerard non se ne preoccupò e passò all'attacco successivo. Entrambe le mani rivolte verso il basso, due dita allungate, una mano prese a risalire verso l'alto.
«Adesso che fa?» chiese Gajeel, curioso.
Priscilla sollevò la testa oltre la balaustra, guardando il compagno con lo sguardo di chi avrebbe sicuramente visto qualcosa che non le sarebbe piaciuto. E così fu.
«No, quella no!» urlò, portandosi le mani al volto.
La magia della distruzione stellare era la magia più famosa di Gerard, del Gerard che conoscevano tutti, ex membro del consiglio e ricercato. Se l'avesse usata ci sarebbe stato sicuramente qualcuno che l'avrebbe riconosciuta, anche solo la presenza di Yajima tra i commentatori bastava a svelare la sua reale identità.
«Fermati, brutto scemo!» gridò lei provando a lanciarsi giù, per raggiungere l'arena e il suo compagno. Gajeel sussultò nel vedere la sua reazione, spaventato a ciò che avrebbe fatto, e allungandosi prese la ragazza da sotto le braccia e la trattenne. Priscilla insisté e sgambettò, usò addirittura la sua magia, e Gajeel fu costretto a piantare i piedi sulla balaustra per fare da leva e impedire alla ragazza di volare via. Anche Lluvia e Laxus diedero il loro contributo, afferrandola e tirandola indietro.
«Fermati!» la rimproverarono.
«Non puoi intervenire, rischiamo di essere squalificati!» provò a spiegarle Lluvia, ma lei era incontrollabile e sempre più furiosa. Un buco si creò nel cielo, l'energia cominciò a vorticare intorno a loro, nuvole addensate che minacciavano una catastrofe e Gerard che si preparava a pronunciare le parole che avrebbero evocato la sua magia definitiva. Ma poi improvvisamente tutto si dissolse.
«Che succede?» chiese Gajeel, guardando oltre la spalla dell'amica.
«Ci ha ripensato?» chiese speranzosa Priscilla, immobile a mezz'aria.
Gerard fermo al centro dell'arena si portò le mani alla bocca ancora coperta dal fazzoletto che lo nascondeva. Mugolò e lamentò qualcosa di indecifrabile, sofferente.
«Che succede?» chiese Chapati al microfono. «Mistgun sembra soffrire per qualcosa».
«Eh?» mormorò Priscilla, non riuscendo a comprendere cosa stesse accadendo. Ma poi Gerard, dopo una serie di mugolii sofferenti, scoppiò a ridere e si accasciò a terra. Iniziò a muoversi in maniera incontrollata, lamentando, piangendo, o ridendo. Era come se una forza esterna misteriosa lo stesse torturando senza che lui potesse fare niente e continuò qualche minuto, sotto lo sguardo perplesso e sconvolto degli spettatori e persino del suo stesso avversario. Fino a quando non cadde a terra, esausto, e questo non decretò la fine dell'incontro.
«A-abbiamo perso?» balbettò Laxus, shockato per quanto successo.
«Come è successo?» chiese Lluvia.
«Dev'essere stata Meldy» sospirò Priscilla, sollevata, e si accasciò sul petto di Gajeel che ancora in posizione orizzontale la sorreggeva per le braccia e faceva leva sulla balaustra del balcone per trattenerla. Il vento cessò improvvisamente di fare forza, Priscilla aveva smesso di combattere, ma la posizione dei due non era favorevole a un morbido atterraggio e Gajeel trovandosi improvvisamente senza appoggio cadde di schiena a terra, schiacciato da Priscilla che cadde su di lui. La ragazza non accennò né a rialzarsi né a preoccuparsi per la salute del compagno e piagnucolando semplicemente mormorò infine: «Grazie al cielo».
«Devi smetterla di voler saltare giù dal balcone a ogni minima cosa!» ruggì Gajeel sotto di lei, furioso come poche volte lo era stato.
«Dovremmo chiedere agli organizzatori di far installare una gabbia per uccelli» concordò Laxus, irritato per l'ennesimo tentativo di fuga della sorella. Priscilla continuò a piagnucolare, ora non più di gioia ma un po' anche di vergogna, e semplicemente mormorò: «Mi dispiace».
«Il vincitore di questo incontro è Jura Neekis!» decretarono gli organizzatori.
«Si conclude qui il primo giorno di questi Giochi Magici! Vediamo la classifica di oggi: Sabertooth si piazza come da pronostico al primo posto con ben venti punti, a seguire Raven Tail con diciotto punti, Lamia Scale con sedici punti, Blue Pegasus ne ha quattordici, Mermaid Heel solo tre, Quatro Cerberus appena due e in fondo alla classifica abbiamo infine Fairy Tail B con un solo punto e Fairy Tail A con zero punti!» disse Chapati e ne seguì un coro di risate e insulti verso le due squadre Fairy Tail che per quel primo giorno non avevano mostrato altro che fallimenti, uno dietro l'altro, molti dei quali anche assurdi e incomprensibili.
«Eravamo partiti così bene con il labirinto» sospirò Lluvia, mentre Laxus tirava su di peso Priscilla da terra e permetteva a Gajeel di rimettersi in piedi.
«Non è stata colpa nostra, alla fine ci sono stati un paio di eventi che ci sono stati contro» commentò Laxus.
«Domani parteciperò io alla gara e vedremo!» ruggì Gajeel, furioso. Mistgun fece ritorno dai suoi compagni, ma non si fermò da loro e proseguì silenzioso e abbattuto verso l'uscita.
«Mi dispiace» mormorò semplicemente, allontanandosi. Ma Priscilla parve animarsi di un nuovo fuoco e ruggendo come un drago lo rincorse a passi pesanti. Saltò e volò, catapultandosi con i piedi ben dritti verso la sua nuca. Gerard venne scaraventato contro il muro con tale forza da lasciarci qualche crepa, ma Priscilla non demorse e lo prese per il colletto cominciando a scuoterlo con furia.
«Sei impazzito, razza di cretino che non sei altro? Hai idea di cosa stavi per fare? Stavi mandando tutto all'aria! Tu e il tuo stupido orgoglio! Che ti passava per la testa? Parla, canaglia!» ma per Gerard fu impossibile persino respirare, tanto vigorosamente era scosso, figuriamoci provare a rispondere.
«Calmati, Pricchan» provò a dirle Laxus.
«Magari voleva solo aiutarci» cercò di difenderlo Lluvia.
«Come hai potuto perdere in quel modo?!» ruggì invece Gajeel, nota stonante del coro che aveva desiderato solo riuscire a vincere quell'incontro e non gli importava niente della missione sotto copertura. Ma Priscilla non ascoltò nessuno di loro, continuò a maltrattare Gerard per qualche altro secondo insultandolo in tutti i modi conoscesse, per poi decidere di lasciarlo lì moribondo e allontanarsi a passi pesanti.
«Vado a trovare Wendy!» disse, furiosa, e scomparve nuovamente.
Wendy stava ancora riposando, abbracciata a Charle, ma a differenza di quella notte aveva un colorito decisamente diverso e un pacifico sorriso sul volto. Bastava quello a confermarle che stava bene e probabilmente quello sarebbe stato uno degli ultimi pisolini che avrebbe fatto per riprendersi. Polushka aveva fatto un eccezionale lavoro, in meno di ventiquattro ore sembrava essere tornata quasi nuova. Priscilla si sedette al suo fianco e restò insieme a lei per minuti, forse ore intere. Non seppe dare una quantità al tempo che passava, la sua mente era ancora troppo annebbiata per riuscire a rimettersi sui giusti binari. Era riuscita a godersi l'incontro di Mistgun solo perché la paura di essere scoperti aveva per un attimo messo un tappo a tutto quello, unito allo sforzo di sembrare normale e non far preoccupare nessuno dei suoi compagni. Ma alla fine, nuovamente, aveva avuto il bisogno di fuggire e rintanarsi da qualche parte dove avrebbe potuto lasciarsi ingoiare da quell'oscurità senza essere giudicata. La presenza di Wendy rendeva persino quelle sensazioni meno dolorose di quanto non fossero in realtà. Era la sua boa sicura, lo era stata fin dall'inizio anche se col tempo aveva perso il suo reale obiettivo e Wendy era diventata una vera sorella per lei, da accudire e stringere ogni volta che ne aveva bisogno. La dolcezza di quella bambina era infinita, tanto che persino un corpo senza vita come il suo poteva arrivare a percepire il calore dell'affetto.
Si sentiva vuota, sempre più vuota e senza forza, gli occhi accecati si stringevano su un'unica via d'uscita. Irraggiungibile per lei.
"Io non posso morire" ora suonava come una sentenza. Se solo fosse morta, se solo avesse anche solo potuto sperare di riuscirci, avrebbe potuto provare l'ebrezza almeno una volta di sentirsi libera. La sua vita era stata un tormento solo per quel motivo: la sentenza di un'eternità senza uscita. Quante persone avevano provato a raggiungere l'immortalità, quanti maghi avevano usato magie più o meno proibite per ottenerla, e lei che la possedeva fin dalla nascita la percepiva come una maledizione perché finché avrebbe potuto vivere... avrebbe potuto essere torturata.
«La mia condanna» mormorò e come una cantilena tornò a recitare, vittima di un incubo che più volte aveva vissuto in passato: «Il mio scopo. Il mio ruolo. Il mio compito. La mia condanna».
Si guardò i palmi delle mani e notò il simbolo della sua gilda sul palmo della mano destra. Desiderò coprirlo. Dopo così tanto tempo, desiderò solo coprirlo. Era un insulto, la sua presenza in quella gilda era solo un gioco che insultava chi veramente faceva parte di quella famiglia. Tremante, allungò una mano verso un armadietto poco lontano. Si alzò e andò ad aprirlo, prendendo dal suo interno un rotolo di bende. Si fasciò la mano destra, coprì il simbolo che portava stampato indelebile sulla sua pelle, lo nascose ancora una volta dopo così tanti anni. Lei non era come loro, lei non sarebbe mai potuta essere come loro, lei era solo... una bambina di carta. La sua bambina di carta. Quel gioco, Fairy Tail, era stato bello, era stato divertente, ma la presenza di Raven Tail a quell'evento serviva a quello: rimetterla al suo posto, ricordarle chi era e soprattutto cos'era.
«Priscilla-nee» la voce delicata di Wendy, mentre la bambina stropicciandosi un occhio si metteva a sedere sul letto. Priscilla sussultò e sentì le ombre intorno a lei scomparire improvvisamente, facendole vedere nuovamente la luce.
«Ti sei fatta male?» chiese Wendy, guardando Priscilla che terminava di fasciarsi la mano destra.
«Già» ridacchiò, nervosa, e terminò rapidamente. «Sono inciampata e mi sono graffiata» mentì. «Ma niente di preoccupante, lo sai che guarirò presto».
«I Giochi di oggi sono finiti?» chiese Wendy, sbadigliando.
«Sì» e lanciò uno sguardo a un orologio a muro, sorprendendosi di scoprire che era già passato il tramonto. Era stata lì più tempo di quanto avesse creduto. «Da qualche ora» mormorò.
«Come sono andati?» chiese ancora Wendy e Priscilla ridacchiò nervosa, prima di sospirare un: «Ce l'abbiamo messa tutta».
«Sono andati così male?» lamentò Wendy, intuendo dalle sue parole la cattiva notizia.
«Ultimo e penultimo posto» rispose Priscilla, imbarazzata.
«E pensare che ci siamo allenati così tanto!» piagnucolò Wendy, mentre Priscilla si sedeva nuovamente accanto a lei.
«Siamo solo stati sfortunati, ma domani ha detto Gajeel che prenderà parte alla gara e sai com'è lui quando si impunta su qualcosa» sorrise Priscilla.
«Scommetto che anche Natsu-san farà il diavolo a quattro per andare, allora» disse Wendy.
«Scommetto che lo ha già fatto» sospirò Priscilla, che conosceva fin troppo il ragazzo. Aveva anzi trovato assurdo che non avesse partecipato già quel primo giorno.
«E tu hai già partecipato? Mi hanno detto Natsu-san e gli altri che vi siete iscritti come Team B» chiese Wendy.
«Beh» mormorò lei, sempre più imbarazzata e le tornò in mente la quantità di volte che aveva cercato di saltare giù dal balcone e intervenire. «Ho dato il mio contributo con un tifo affiatato».
«Scommetto che hai combinato qualche pasticcio» mormorò Charle, stiracchiandosi.
«Charle! Come ti senti?» chiese Priscilla, guardando la gattina sbadigliare.
«Ci stiamo riprendendo. Secondo Polushka Wendy potrebbe addirittura partecipare negli ultimi giorni» disse Charle e Priscilla sorrise, esclamando: «Sarebbe fantastico».
«Spero solo di non ritrovarmi a combattere contro di te, Priscilla-nee. Sarebbe davvero dura» disse Wendy e Charle rispose repentina: «Scommetto che si butterebbe a terra al primo colpo lamentando di essere stata ferita a morte, pur di farti vincere».
«Non lo farebbe mai» la difese Wendy, ma la risata nervosa di Priscilla confermò in parte la frase di Charle.
«Priscilla-nee! Mi racconti come sono state le gare di oggi?» chiese poi Wendy con gli occhi che le brillavano. «Le gare?» mormorò Priscilla e solo in quel momento si rese conto che non poteva raccontare troppo di quel giorno. Ricordava poco, se non qualche dettaglio, e per la grande maggioranza degli scontri era rimasta chiusa in bagno a piangere e non li aveva seguiti. Provò lo stesso a riportare qualcosa, quel poco che ricordava di Nascondino e dell'incontro di Lucy e Mistgun. Per quanto fosse misero e confuso, Wendy si emozionò lo stesso e cominciò presto a commentare insieme a Charle quanto le sarebbe piaciuto esserci e assistere. Priscilla fu stranamente silenziosa, le lasciò parlare e nel frattempo si stringeva la mano bendata, sorridendo semplicemente. Fairy Tail, la piccola Wendy soprattutto, aveva ancora potere su di lei, riusciva a prenderla e trascinarla via da qualsiasi tormento, ma quella volta era tutto così sfocato. Si sentiva sollevata, ma non abbastanza. Per quanto riuscisse ad avere una visione più chiara di ciò che aveva attorno, le ombre dietro di lei continuavano ad allungare i loro artigli nella sua direzione.
Poteva sentirle sfiorarle la schiena.


Lasciò la stanza di Wendy qualche ora dopo, con lo stesso stato d'animo con cui vi era entrata. Sembrava non esserci nessuna via d'uscita, ovunque andasse quelle orribili sensazioni, quei pressanti pensieri erano sempre lì con lei. E la sua voce, che la chiamava, non smetteva un attimo di accompagnarla. Camminò lungo il sentiero acciottolato, dirigendosi a un bar vicino alla locanda di Natsu dove le era stato detto che si erano riuniti tutti. Desiderava restare ancora sola, desiderava fuggire via, ma sapeva che così facendo avrebbe fatto preoccupare eccessivamente chi le stava accanto e almeno per il momento avrebbe preferito evitarlo. Continuava a donare i suoi sorrisi, continuava a donare la Priscilla che era diventata, ma dentro si sentiva svuotata e consumata. Era come una crisalide, la farfalla che aveva contenuto fino a quel momento sembrava intenzionata ad andarsene, lasciandola sola a marcire.
Cominciò a pensare di parlare a Wendy, tornare al suo obiettivo originale, chiederle di curarla e liberarla. Ma per quanto l'idea della morte la sollevasse, contemporaneamente ne aveva una paura folle. Non voleva morire, era quello il motivo che la spingeva ad avere così paura di suo padre. Lui poteva ucciderla, ma l'unica via d'uscita era la morte stessa, come poteva scivolare via da quell'intrigo che sempre più stringeva la sua catena intorno al collo? Esisteva davvero una via d'uscita che non sfociasse nella follia e nella disperazione?
Forse doveva solo arrendersi, smettere di lottare in quelle tetre acque, lasciarsi affogare. Forse non c'era altro modo per alleviare la sofferenza, che accettare la sua tremenda verità. Non era umana, mai lo sarebbe stato, mai sarebbe stata libera. E quella vita, quei sentimenti, erano solo un'illusione.
«Ti ho ritrovata».
Quella paura, il cuore che batteva folle in una corsa senza tempo, i dolori lancinanti tra petto e testa. Tutto quello non esisteva, se lo credeva intensamente forse avrebbe anche potuto scoprire di aver ragione. Forse poteva scoprire che era veramente tutta una semplice illusione. Lei era vuota, non poteva provare un sentimento lancinante come la paura. Eppure, quella voce...
La risata alle sue spalle, la risata di chi sa di avere in pugno la situazione. Di chi crede di conoscere ogni cosa.
«Siamo in questa città tutti e due da ieri e ancora non hai pensato di venir a salutare il tuo vecchio?»
Si voltò, per quanto riuscisse a muoversi, più per la paura di un colpo alle spalle scoperte che per assicurarsi di chi avesse davanti. Arretrò, inciampò, e si schiacciò contro il muro di una casa lì vicino sotto lo sguardo divertito di Ivan e dei suoi compagni di gilda. Nulpting, Obra e Kurohebi sghignazzavano appena dietro le sue spalle. Non sapeva cosa ci facessero lì, ma il suo sesto senso le diceva che non era un incontro casuale. O forse era il suo angoscioso terrore ad urlarglielo: lui l'aveva cercata. E con ogni probabilità l'avrebbe nuovamente incatenata. Era pronto a riprendersela, a usarla nuovamente per chissà quale nuovo obiettivo. In fondo lei gli apparteneva, lo sapeva, lei era la sua marionetta.
«Ho sentito molte cose su di te, mentre ero via» continuò Ivan, guardando la ragazza che tremava come una foglia, schiacciata sempre più contro il muro. «Priscilla del vento» disse con una certa solennità. Sentir pronunciare il proprio nome dalla sua voce era qualcosa che aveva desiderato fortemente che non succedesse più. C'era sempre qualcosa di macabro e agghiacciante nel suo modo di pronunciare Priscilla. Scandiva le lettere, come se le misurasse, come se studiasse e fosse pronto a smontarle per farci ciò che desiderava. Esattamente come il suo corpo e la sua vita.
«Nonostante la mia lontananza ti sei evoluta molto, sei diventata più forte» non riusciva nemmeno ad attribuirle dei verbi umani come il "crescere". Lei era uno strumento, si era evoluta, era diventata più forte, non era cresciuta. Il crescere era qualcosa che solo gli esseri viventi erano in grado di fare. Lei non lo era. Lei non cresceva.
Le tornarono alla mente le parole di Laxus, quando aveva lasciato Fairy Tail tempo addietro.
"Sei davvero cresciuta molto, Pricchan" una dolcezza tale era da tempo che non la sentiva. E faceva a pugni con la realtà che suo padre le lanciava addosso, come incantesimi da cui non si sarebbe potuto sottrarre.
«Lasciarti con mio padre, piuttosto che portarti con me, è stata una buona scelta» e il mondo crollò definitivamente. Lei non era stata salvata, lei non aveva mai smesso di essere quella bambina di carta nemmeno negli anni in cui Ivan era stato mandato via. A lungo aveva creduto che la forza di suo nonno fosse stata la sua salvezza, l'aveva mandato via e aveva trattenuto Priscilla alla gilda per proteggerla, ma ora veniva a scoprire che niente di tutto quello era reale. E sapeva che poteva avere anche ragione. Se Ivan avesse voluto, avrebbe tranquillamente potuto portarla via con sé: sarebbe bastato minacciarla. La sua paura era talmente accecante che avrebbe accettato qualsiasi cosa, anche l'abbandonare per sempre Fairy Tail... forse abbandonare per sempre anche Laxus.
"Laxus... posso restare per sempre con te?".
Un corpo senza vita, un corpo senza passato, un corpo senza speranze. Quante illusioni aveva visto e in cui aveva creduto, ingenuamente. I suoi stessi sentimenti, erano anch'essi solo illusioni create sotto l'ordine di un creatore. Lei doveva sembrare umana per non attirare l'attenzione, aveva cominciato a dormire e mangiare per quel motivo, perché Ivan glielo aveva ordinato. Era tutto un'illusione... ma allora perché non riusciva a liberarsene?
Ivan allungò una mano verso il suo viso ora pallido, gli occhi umidi, spalancati e centrati su quelle dita che aveva visto arrivare nella sua direzione centinaia di volte. E mai per una carezza.
«La mia bambina di carta».
Chiuse gli occhi, pronta a ricevere qualsiasi dolore le avesse inferto, e si irrigidì per la tensione. Una mano l'afferrò per le spalle, ma provenne da una direzione diversa da quella che si aspettava. Il rumore di un colpo, lo schiocco di uno schiaffo, e si sentì tirare verso sinistra, stretta da un braccio ben fermo che la schiacciò contro un corpo possente e muscoloso. Aprì gli occhi per la sorpresa e in qualche modo sentì già la paura cominciare a sciogliersi sotto al calore di quell'abbraccio e la solidità di quella presa che tanto sembrava dirle "Non ti lascerò cadere".
Il braccio destro di Laxus la teneva ben stretta a sé, tanto che persino il suo cappotto, scendendo dalle spalle, la copriva e la nascondeva. Il braccio sinistro invece era ancora parzialmente alzato dopo aver colpito la mano di Ivan per allontanarla dalla ragazza che ora teneva sotto la propria ala.
«Sono passati tanti anni e ancora non riesci a chiamarla con il suo nome» disse Laxus, tenendo lo sguardo fisso su suo padre. Obra e gli altri due scagnozzi che si era portato dietro fecero un passo avanti, sghignazzando, forse pronti ad un eventuale combattimento.
«Non dovresti girare sola a quest'ora, Pricchan» la voce di Fried e sia lui che gli altri due Raijinshuu si accostarono ai due fratelli. Sguardo concentrato, muscoli tesi, non si sarebbero risparmiati se la situazione avesse chiesto loro di intervenire per proteggere i loro compagni.
«Il Master era molto preoccupato per te» disse anche Evergreen, incrociando le braccia al petto e fulminando le persone che aveva di fronte. Un avvertimento, più che una minaccia. Loro erano i Raijinshuu, il Commando del Dio del Tuono, avrebbero protetto sia Laxus che sua sorella a qualsiasi costo. Non dovevano nemmeno pensare di sfiorarla senza prima essere passati sui loro corpi.
«Ti stavamo aspettando per cominciare a festeggiare» sghignazzò Bickslow, trovando quasi divertente quella situazione, consapevole della loro forza e superiorità. Ivan li guardò con la mano colpita ancora sollevata per aria, laddove era stata spostata. Non sembrò reagire, a differenza di Nulpting che ridacchiando fece il primo passo verso di loro, pronto a combattere. Ma Ivan stesso gli piazzò una mano davanti, fermandolo, e con un sorriso in volto disse semplicemente: «Scontri tra gilde al di fuori dei Giochi sono proibiti. Lasciamoci il divertimento per i prossimi giorni, all'Arena» e Nulpting obbediente fece un passo indietro. «E comunque non era certamente mia intenzione cominciarne uno. Ero solo di passaggio» disse voltandosi e lanciando un'ultima occhiata a Priscilla, stretta sotto al braccio di Laxus, disse infine: «Sono felice di vedere che stai bene, Pricchan» una provocazione tanto consistente che persino i Raijinshuu, che poco sapevano di lui, la colsero con tutta la sua malignità. Persino l'usare il diminutivo che Fried aveva usato poco prima serviva solo a sottolineare la sua minacciosità. Lui non la considerava umana, certo non la considerava degna di un nome, tanto meno di un nomignolo. Il modo in cui aveva pronunciato "Pricchan" era solamente denigratorio, divertito probabilmente nel vedere come tutti fossero stati coinvolti dal suo gioco della bambina di carta, la bambina che fingeva di essere umana. I Raijinshuu li guardarono andar via, tenendoli d'occhio, mentre Priscilla si stringeva di più contro il petto di suo fratello per cercare di dissipare tutta la paura provata fino a quel momento.
«Non credergli» disse Laxus, continuando a fissare il punto in cui Ivan era sparito. «Qualsiasi cosa ti abbia fatto pensare, non credergli. Sai bene che tipo di persona sia» lo faceva anche con lui, quando era più debole. Lo manipolava, era bravo con le parole, con le minacce, sapeva dove andare a colpire. Era sempre stato in grado di aizzare Laxus contro Priscilla tanto da ridurla a brandelli, sapeva fare dei veri e propri lavaggi del cervello.
«Quale pensi sia il suo obiettivo?» chiese Fried. «Ha attaccato Wendy, umiliato Lucy e Gray ai Giochi di oggi e ora minaccia Priscilla. È ovvio che ce l'ha con Fairy Tail».
«Non ne ho idea» disse Laxus, cominciando a incamminarsi verso il pub dove tutti erano riuniti. Priscilla ancora ben stretta sotto al suo braccio, finché l'avrebbe sentita tremare in quel modo non l'avrebbe lasciata più andare. «Ma non gliela lasceremo certa vinta. Non ha ben chiaro con chi ha a che fare» la presa sulla spalla di Priscilla si fece più forte, prima che pronunciasse con una certa decisione: «Sta facendo incazzare le persone sbagliate».

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