Il ritorno del Principe

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"Erza" fu con l'eco di quel nome che Priscilla trovò finalmente la forza di riaprire gli occhi. Quanto tempo era passato da quando era arrivata ad Edoras? Da quanto tempo non rivedeva il suo viso? Quasi tre settimane, sicuramente.
E quella prima volta, anche se non si trattava della vera Erza, si era trovata costretta a combatterla. Anche se sapeva che erano due persone diverse, vedere sul viso di Erza quell'espressione di odio di fronte alla gilda era qualcosa di doloroso e inconcepibile. Le portava inesorabilmente una malinconia non facile da gestire: chissà dov'era in quel momento la sua Erza.
"Scommetto che non sei così male, se solo ti impegnassi un po'" era il rimprovero e la speranza che continuava a rivolgerle. Ironico come una di quelle volte in cui aveva dovuto fare sul serio si era ritrovata faccia a faccia contro il suo clone. Se solo lei fosse stata lì a vederla, avrebbe potuto avere il suo agognato "avevi ragione".
Ma questo non toglieva che le mancava, le mancava incredibilmente, come le mancava chiunque del suo mondo. Voleva solo tornare a casa e continuare ad aspettare Laxus, come aveva promesso.
Poggiò le mani sul materasso e si tirò su con una lieve forza, mettendosi a sedere e aprendo gli occhi a quella stanza poco illuminata e sconosciuta. Si guardò attorno, confusa, cercando di capire dove si trovasse e cosa fosse successo. Ricordava lo scontro con Erza, ricordava di aver volato verso la gilda, ma a metà del volo aveva perso conoscenza e da allora non c'era stato altro che il buio. Sentì il letto muoversi al suo fianco e notò solo allora la figura china sul materasso. Laxus, seduto al suo fianco, era chino sulle coperte e probabilmente aveva anche dormito in quella scomoda posizione. Si mosse, forse svegliandosi da un pisolino, forse attirato dal suo movimento, e alzò la testa. Aveva gli occhi arrossati, ancora umidi, e profonde occhiaie.
«Pricchan!» chiamò, allarmato. «Come ti senti?»
Priscilla non rispose ma lentamente si distese in un sorriso rassicurato. «Stai bene, meno male» disse, preoccupandosi più per lui che per la sua stessa salute.
Laxus annuì timidamente, ammorbidito da quello sguardo sereno e sollevato. Sembrava che niente le importasse più di quello. «Ci hai salvati».
«Come stanno gli altri?» chiese ancora Priscilla, preoccupata.
«Stiamo tutti bene, grazie a te. Le tue ferite erano...» un nodo alla gola, l'incapacità di proseguire. «Wendy ha usato un po' della magia curativa che le restava, ma non funzionava molto».
«Lo immagino» annuì Priscilla, come se avesse saputo perfettamente di cosa stesse parlando. Abbassò lo sguardo, costernata, prima di riuscire a pronunciare: «Mi dispiace averlo tenuto nascosto».
«Erza ti ha passata da parte a parte con quella spada...» provò a dire Laxus, ancora non capendo come tutto quello fosse possibile ma senza riuscire a trovare le parole per fare le domande giuste.
«Sì, è vero» annuì Priscilla. «Sai...» un sorriso, malinconico, e un dolore al petto. «Quando eravamo bambini, quando stavamo scoprendo da poco i nostri poteri, io e te ci divertivamo molto a giocare a fare gli Dei» ridacchiò, ma fu una risata triste. «Il Dio del tuono e la Dea del vento. La nostra stanza era sempre sottosopra per questo. Era divertente, fare la Dea del vento». Si lasciò andare per un attimo ai ricordi e interrogò la sua mente su quale sarebbe stato il modo migliore di provare a spiegare le cose, ma questo in verità le portava solo altro dolore: quante volte, nella sua vita, si era ritrovata ad affrontare quello stesso momento? Un Laxus inconsapevole che guardava la sorella malata sul letto, dopo solo "un po' di riposo" che l'aveva magicamente risollevata da delle ferite mortali.
"Solo un incubo" era quello che si ripeteva sempre. In un certo senso lo era, un incubo che tornava periodicamente, anche con un Laxus diverso su un letto diverso.
«Sono...» cominciò, dolorante.
«Sei quella bambina di vetro, Pricchan?» chiese Laxus, coraggioso nel suo dubbio. «Intendo... sei proprio quella bambina...» come poteva formulare i propri dubbi in un modo che non sembrasse ridicolo?
«No» sorrise Priscilla, intenerita dal suo tentativo. «Io sono la bambina di carta».
«Carta?» mormorò Laxus.
«Papà mi ha creata da una marionetta di carta e infine mi ha dato la vita. Mio padre è riuscito a fare ciò che il tuo ha sempre provato e sperato» spiegò Priscilla.
«Allora...» la voce rotta di Laxus, mentre abbassava lo sguardo. Sorrideva, felice, veramente felice, ma gli occhi tradivano le lacrime. «Da qualche parte, ci è riuscito alla fine. Ha realizzato il suo desiderio».
Certamente il desiderio di Ivan di Earthland era molto diverso da quello di Edoras, ma era bello vedere che almeno da qualche parte le cose andavano come uno sperava. Eppure quelle lacrime erano così abbondanti...
«Laxus...» un dubbio, atroce, mentre l'immagine di Ivan sollevato per i capelli da Erza le tornava alla mente. «Dov'è Ivan?»
Fu proprio la sua non risposta a darle una terribile notizia. Sentì il battito cardiaco accelerare, mentre sul volto sereno di Laxus ora scorrevano le lacrime, benché sorridesse.
«Mi hanno detto che posso restare qua, se voglio...» disse Laxus, rispondendo in qualche modo alla sua domanda. Lui non aveva più un posto dove andare, per questo Fairy Tail gli aveva proposto di restare. E non aveva più un posto dove andare perché Ivan era morto.
«Io... io l'ho mandato qua da voi... cosa...?» balbettò Priscilla, non capendo cosa fosse accaduto.
«Le sue ferite erano troppo profonde. Era praticamente già morto quando l'hai strappato dalle mani dei soldati. Wendy non ha potuto fare niente» spiegò Laxus, interrotto da dei singhiozzi che nonostante la forza nel provare a sorridere gli chiudevano la gola. «Sai, non è così male... qui...»
Quelle lacrime.
«Solo non posso tornare indietro a prendere le mie cose. Avranno preso d'assedio casa mia».
Quel volto deformato dal dolore.
«Ho lasciato Pricchan a casa... se la rompessero...»
Riusciva veramente ad accettare di poter vedere il volto di Laxus deturpato in quel modo? Fin dalla sua nascita non aveva amato che il suo sorriso, il modo di illuminarsi era esattamente lo stesso a Edoras che a Earthland ed era ciò che le aveva insegnato a vivere. E ora... cosa avevano fatto a quel sorriso?
Cosa avevano fatto alla sua famiglia? Alla sua gilda? Come avevano potuto spingersi così oltre? Avevano distrutto fino all'ultimo briciolo di speranza, non restavano che lacrime e dolore, persino nelle piccole rassegnazioni non c'era più godimento. Ogni cosa, ogni volto, ogni sorriso, persino quello dei suoi amici... tutto era avvolto dalla nebbia. E Ivan...
"Tu sei mia figlia".
Quanto era stato in grado di amarla? Per due settimane le era stato dato ciò che per un'intera vita aveva sempre cercato e mai ottenuto. Una famiglia, un padre, un fratello e una casa sorridente e accogliente. Ivan, quell'Ivan, aveva davvero desiderato essere quella Pricchan di vetro per lui. L'avevano ucciso, loro l'avevano ucciso, avevano distrutto la vita di Laxus, avevano condannato a morte la sua gilda, fatto soffrire per anni Gerard. Era troppo. Era decisamente troppo.
Si alzò dal letto, lo sguardo spettrale, i muscoli incredibilmente tesi. E si avvicinò alla porta.
«Dove vai?» chiese Laxus, sorpreso dal suo improvviso scatto. Ma Priscilla non rispose e uscì dalla stanza. Risalì rapidamente le scale con la voce di Laxus che la chiamava alle spalle, la ignorò, e infine uscì nella sala centrale della gilda dove tutti erano ancora riuniti.
«È in piedi» sentì qualcuno sussurrare.
«La ragazza immortale di Earthland».
«Sembra come nuova, è incredibile».
«Priscilla!» la voce di Laxus.
«Restate nascosti qua» disse lei, infine. «Sistemerò le cose una volta per tutte» era furiosa, tanto furiosa che si sarebbe fatta disintegrare ma non avrebbe smesso di lottare nemmeno in un momento come quello. Il rumore di un tuono e un fulmine atterrò preciso tra le sue gambe, proprio davanti ai suoi piedi, impedendole di andare oltre. Si voltò, guardando sconvolta Laxus che impugnava la sua alabarda.
«Ho imparato ad usarla» disse semplicemente, altrettanto severo. Una reazione che certo non si sarebbe mai aspettata da lui, non dal Laxus di Edoras per lo meno.
«Vuoi impedirmi di andare?» chiese lei, cercando di interrogare le sue azioni.
«No, non voglio farlo» disse Laxus.
«E allora?» chiese ancora Priscilla, provocatoria.
«Verrò con te» sentenziò.
«Sacrificarti inutilmente non riporterà indietro tuo padre, Laxus» gli disse, preoccupata per quella decisione. Il dolore per la perdita di suo padre era troppo vivo per permettergli di ragionare lucidamente. Non sapeva combattere, non aveva magia propria né la stessa forza dei maghi di Earthland. Era un suicidio e lei doveva impedirlo, ma Laxus la sorprese urlando un furioso: «Non è per mio padre! È per questa gilda, Priscilla!»
Un urlo che lasciò non solo lei senza parole, ma anche gli altri presenti.
«Da quando sono nato sono stato costretto a una vita di inferno, recluso e nel timore che i soldati avessero potuto farci del male. Non avevo amici, né speranze, né desideri ma niente di tutto questo mi ha mai fatto pentire di essere nato perché avevo una famiglia! Mio padre mi curava, giocava con me, mi divertiva e mi dava tutto ciò che poteva aiutarmi. Per questo se c'è una persona qui dentro in grado di capire come queste persone si sentono in questo momento, quello sono io e non rimarrò in disparte a guardare i loro volti terrorizzati sperando che un eroe qualunque che niente sa di noi faccia ciò che io non faccio solo per paura o debolezza. Mio padre ha basato la sua vita su questa giustizia e sul desiderio di dare a tutti una speranza e una famiglia, ora che non c'è più mi farò carico io di quella speranza! Io salverò Fairy Tail!» potevano davvero parole come quelle nascere dalla voce di Laxus? E pensare che nella sua terra lui non aveva desiderato mai altro che distruggerla e ricostruirla a suo desiderio. Quelle parole erano il cuore a cui il suo Laxus era sempre mancato, o che forse in realtà aveva sempre nascosto. Come poteva negargli la possibilità di mostrarsi al mondo?
«È pazzia» disse Wakaba, severo e risoluto.
«Ti farai ammazzare, ragazzo, per un ideale che non ti appartiene. Tu non fai parte di questa gilda e vuoi morire in nome nostro? Non essere stupido» si unì Macao.
«E allora combattete voi in nome vostro! Tutti insieme! Perché continuate a nascondervi dietro un dito? Per quanto ancora credete di poter scappare? E poi cosa farete? Accetterete di morire? Guardatevi attorno! Abbiamo un'opportunità, insieme a questa gente, insieme all'altra Fairy Tail... possiamo sistemare questo mondo» insisté Laxus.
«Tuo padre ti ha incoraggiato troppo fin da bambino, star chiuso lì dentro ti ha tolto il senso della realtà, Laxus» Disse Droy.
«Lascia perdere e risparmiati un inutile morte» si accodò Jet e, sollecitati dai loro compagni, pian piano anche il resto della gilda si unì a quel coro di disappunto, sempre crescente nel suo rancore, tanto da arrivare persino a prendersela con Laxus stesso. Come se fosse colpa sua. C'era chi lo accusava di aver fatto la bella vita, chi lo accusava di non essere membro di Fairy Tail, chi di voler fare il protagonista e c'era chi lo pregava semplicemente di lasciar perdere per non mettere ulteriormente loro in pericolo. Nonostante la situazione fosse opposta al suo mondo, nonostante lì Laxus amava e sosteneva la gilda, riceveva sempre lo stesso rifiuto in un modo o in un altro. E lei non poteva far altro che restare a guardare, mentre ancora una volta a lui veniva negata la casa che meritava e di cui aveva bisogno.
«Adesso basta, piantatela per la miseria!» urlò Laxus con una forza che colpì tutti, tanto da zittirli. «Vi siete dimenticati? Possibile vi siate dimenticati cosa significhi essere una famiglia? Avete dimenticato i volti di chi avete visto morire per colpa di quelle persone che si fanno chiamare Giustizia? Avete dimenticato il volto del vostro master, che è morto per proteggervi? Ascoltatemi! Per quanto tempo avete vissuto nel terrore in attesa della morte? Vi siete arresi all'evidenza perché non c'era nessuno che potesse tendervi una mano. Oggi io sono qui per darvi quella mano e non voglio farlo per sentirmi gratificato da nessuno di voi ma perché vi sono amico! Ricordate il significato di questa parola, maledizione! Conosco i vostri volti appena ma ho ben impressa nella mia memoria i vostri nomi e le vostre storie. Questa gilda racchiude un tesoro che non riguarda la magia, ma i vostri cuori, e io ascoltavo le storie che parlavano di voi con l'emozione nel petto perché questo posto, queste persone, voi siete la cosa più eccezionale che ci sia! In un mondo di dolore e povertà riuscite a far risplendere i vostri sorrisi perché le vostre anime intrecciate si scaldano a vicenda. Siete una gilda e perciò siete una famiglia! Ridete insieme, piangete insieme, vivete insieme e per questo che quando c'è da lottare dovete farlo insieme altrimenti la vostra forza non sarà mai abbastanza perché è dal cuore che viene il vostro potere! Oggi non siete più soli, io, Priscilla e i maghi di Earthland vi daremo quella mano che vi serviva a rialzarvi. Vi prego... Maghi di Fairy Tail afferrate la mia mano! Combattete al mio fianco!»
«Che diavolo» lamentò Fried, irritato.
«Quanto chiasso che fai» mormorò Bickslow, distrattamente, intento a giocherellare con le sue marionette.
«Probabilmente non ti interessa l'approvazione di una racchia come me, peccato» sospirò affranta Evergreen.
«Stronzetto! Chi ti credi di essere?» si fece avanti Fried a braccia conserte e sguardo minaccioso, ma Laxus non vacillò nemmeno per un istante. Aveva il terrore di Fried, ma era deciso ad affrontarlo se fosse servito.
«Pensi davvero di poter salvare il mondo? Tu? Non usciresti vivo nemmeno da quella porta» lo canzonò.
«Lo farò comunque» rispose a tono Laxus, ma Fried alzò ancora più a voce nell'istante in cui urlò: «Lo so! È per questo che verremo con te! Hai bisogno che qualcuno ti insegni come si sta al mondo, stronzetto!»
«Verrete... con me?» chiese Laxus, stupito e balbettante. Mai si sarebbe aspettato di avere l'approvazione di Fried prima di chiunque altro, proprio di quello stesso Fried che non poteva vederlo.
«Non azzardarti a pensare che sia perché il tuo discorso era appassionante!» ruggì Fried, mostrandogli un pugno che era già pronto a tirargli in faccia.
«Io un po' ero appassionata» mormorò Evergreen, timidamente.
«È stato molto triste» disse Bickslow.
«Ohi! Voi due! Di che cazzo parlate?!» ruggì Fried, estremamente contrariato non tanto per la loro confessione quanto perché gli avevano apertamente dato contro.
«Certo che voi maghi di Earthland siete proprio spericolati» commentò Lucy, pensierosa. «Forse davvero avete bisogno di qualcuno che vi insegni come funzionano le cose qui. Quel Natsu...» ridacchiò ricordando l'incontro con il Natsu di Earthland.
«Natsu è veramente fuori di testa» ridacchiò Priscilla, colta dalla malinconia.
«Non che tu sia da meno, Dea del vento» una voce familiare. Una voce terribilmente familiare, tanto da stringerle il petto. «Farsi inghiottire da Anima volontariamente, non pensavo saresti arrivata a tanto. Non sai che fatica ho fatto per riuscire a trovarti» l'accenno di un rimprovero, ma nella sua voce c'era solo la felicità di un lieto ritrovamento. Priscilla si voltò verso la porta della gilda, alle sue spalle, e diede finalmente conferma a ciò che aveva sentito.
«Gerard» mormorò con un filo di voce. Quanto tempo... quanto tempo era passato? Sembrava un'eternità, lo era sicuramente, sentiva le ferite di quei giorni che tornavano a pulsare nel tentativo di ricordarle quanto a lungo avesse aspettato guardando un cielo che non era il suo. Il volto le si deformò in un'espressione di dolore e le lacrime ripresero a scendere copiose dagli occhi. «G-G-Ger...» riprovò a pronunciare ma i singhiozzi le impedivano di parlare.
«Cielo» sospirò Gerard. «Quante volte devo ancora dirti di non chiamarmi con quel nome?»
Ma Priscilla non rispose se non con un rumoroso lamento, un pianto squillante, e gli corse incontro abbracciandolo tanto da strappargli un mugolio di dolore per la stretta troppo ferrea. Continuò a singhiozzare e urlare, schiacciando il proprio viso contro il suo petto, e Gerard le diede qualche carezza affettuosa sulla testa lasciando che si sfogasse.
«Mi spiace molto averti fatto aspettare» disse. «Avevi ragione, Anima ha prosciugato la mia forza con gli anni, non riuscivo più a gestirla né a sfruttarla per poterti raggiungere. A malapena riuscivo a percepirla. È stata una fortuna che mi trovassi a Magnolia qualche giorno fa».
«Che cosa è successo?» singhiozzò Priscilla. «Cosa è successo a Fairy Tail, Gerard? Dove sono tutti?»
«Purtroppo non ho buone notizie...» sospirò lui, abbassando lo sguardo. «Ma forse possiamo ancora fare qualcosa. Ho bisogno del tuo aiuto, Priscilla».
E a quelle parole Priscilla si raddrizzò e strofinandosi vigorosamente il viso asciugò le lacrime, anche se gli occhi rossi sarebbero rimasti probabilmente ancora un po'.
«Vostra maestà...» si fece avanti Laxus e quelle parole fecero sobbalzare chiunque lì dentro. «Vostra maestà?» chiese Lucy, sgranando gli occhi.
«Il suo vero nome è Gerard...» mormorò Wakaba, riflettendo, per poi sussultare tanto da far tremare la sedia. «Non sarà mica...?!» urlò.
«Il Principe Gerard?» capì Macao e sgranando gli occhi iniziò a studiare attentamente i lineamenti di quell'uomo che inizialmente si era presentato col falso nome di Mistgun.
«Principe?» urlò Levy.
«Ma non era morto?» si accodò una sconvolta Lucy.
Laxus ignorò le supposizioni e le idee che si facevano sempre più forti tra quelle persone e proseguì nel suo intento. «Vostra maestà, permettetemi di fare la mia parte».
«Questo Laxus è decisamente diverso dal nostro» mormorò Priscilla verso Gerard, accennando a uno sguardo divertito.
«Te l'avevo detto» sorrise Gerard, prima di tornare serio e prepararsi a spiegare la situazione. «Magnolia intera è stata trasformata in Lacryma, che in questo momento sta galleggiando sopra la capitale. Un piccolo frammento era stato portato nella piazza ma ci ha pensato Gajeel a romperla e liberare così Gray ed Erza. Pare che la magia del Dragon Slayer possa riportare tutti alla normalità, ma il resto della Lacryma è decisamente troppo grande, non farebbe in tempo».
«Qual è dunque il tuo piano?» chiese Priscilla, per niente intimorita da quelle informazioni ma anzi sicura che c'era un modo per risolvere tutto e che sicuramente Gerard conosceva quel modo. «Riporterò la Lacryma ad Earthland prima che possa venire trasformata in magia. In quel modo tutto tornerà alla normalità. Ho con me dei frammenti di Anima che posso utilizzare, basteranno per quella singola Lacryma. Ma ho bisogno che tu prenda tempo» disse a Priscilla.
«Tempo?» chiese lei, cercando di capire le ragioni di quella richiesta.
«Il piano di mio padre è in realtà molto più losco di questo. Vuole far schiantare la Lacryma contro l'isola galleggiante degli Exceed per ottenere così una pioggia di magia infinita. Ma questo ucciderà sia Magnolia sia tutti gli Exceed che si trovano sopra quell'isola».
«Exceed?» si chiese Priscilla, cercando di ricordare chi fossero. «Ah! La razza di Happy e Charle!»
«Ricordi che te ne avevo parlato, qui vengono considerati come Dei. Vogliono distruggere ogni cosa per il loro tornaconto».
«Ci saranno centinaia di vittime! Devi rimandare la Lacryma a Earthland il prima possibile!» disse Priscilla, preoccupata.
«Ci vuole tempo ad attivare i frammenti di Anima e loro hanno deciso di anticipare l'attacco. Erza e gli altri stanno cercando di fermarli, sono tornato adesso da palazzo dove ho studiato la situazione e li ho lasciati che stavano combattendo. Ma nel caso non riuscissero...»
«Rallenterò la Lacryma e ti darò il tempo necessario» decretò Priscilla, sicura di sé.
«So che posso contare su di te» annuì Gerard, prima di voltarsi verso il resto della gilda. «Non voglio che corriate dei rischi inutili, vi chiederei perciò di restare nascosti qui. Potrebbero esserci dei combattimenti, sono sicuro che Natsu scompiglierà i capelli a mio padre tanto che farà scendere sul campo l'intero esercito».
«Ed è per questo che verremo ad aiutarvi!» disse Lucy, risoluta.
«Qualcuno dovrà tenere l'esercito impegnato fintanto che voi risolvete le cose o potrebbero mettervi i bastoni tra le ruote» disse Wakaba, ora deciso a unirsi alla guerriglia.
«Se è il principe in persona a chiederlo... cielo! Che emozione!» si caricò Macao.
«Una gilda oscura che lavora per un reale, che ironia» disse Cana con il suo delicato candore.
«Ma la capitale è molto lontana da qui e se veramente c'è tutta questa fretta... come facciamo?» chiese Wendy.
«Il teletrasporto?» chiese Droy, guardando Levy che era corsa nuovamente a schiacciare tasti sul suo computer. «È ancora scarico, non posso attivarlo».
«Potremmo farci trasportare in volo dalla Dea del vento» propose Lucy.
«Sprecherebbe la sua magia prima di un importante scontro» mormorò Laxus prima di infilarsi una mano in tasca. «Io... ho questo» disse infine con una sorta di desistenza. Aprì la mano e mostrò a tutti un piccolo intaglio di vetro a forma di saetta.
«Che robaccia è?» chiese Fried allungando il collo per vederlo.
«Una Lacryma... doveva essere il cuore di Pricchan, ma è altamente instabile e tutte le volte che papà provava a installarglielo finiva col distruggerla. Ci ha lavorato per anni senza mai riuscirci, ma... l'ho conservato. Potrebbe ridare energia al teletrasporto per portarci lì».
«È perfetto!» decretò Levy.
«Laxus non...» provò a intervenire Priscilla, contrariata all'idea che usasse un simile oggetto per quello scopo. Era sicuramente qualcosa a cui era estremamente legato, il cuore pulsante di Pricchan, il desiderio di suo padre risiedeva lì. Non poteva sacrificarlo in quel modo. Ma Laxus la interruppe con un semplice: «Voi andate avanti!» sorrise, determinato. «Fermate quella Lacryma, salva la tua gilda Pricchan. Noi vi raggiungeremo appena saremo pronti».
«Laxus...» mormorò lei, non sapendo che altro dire. Era così triste, eppure non sembrava deciso a desistere nemmeno un po'. Era davvero pronto a sacrificare ogni cosa per quella gilda, era così nobile, così potente... non poteva che restare a guardare e ammirare la sua grandezza. L'enorme cuore di Laxus Drayen. Ne venne travolta e si caricò di forza nuova. Lui avrebbe dato ogni cosa per quella gilda e lei non avrebbe fatto di meno per la propria. Annuì, determinata, e infine uscì dalla gilda e insieme a Gerard spiccò il volo verso la capitale.

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