Io sono qui

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«Buongiorno a tutti!» esclamò Priscilla, raggiungendo i membri della sua gilda all'interno dello stadio. Erano già stati chiamati dagli organizzatori per prendere ognuno i propri posti, il secondo giorno di giochi sarebbe iniziato a breve, ma lei aveva prima desiderato fare un salto da Wendy per vedere come stava, per quello aveva tardato un po'.
«Pricchan!» salutò Levy, vedendola arrivare saltellante.
«Sei di buon umore stamattina, baby» disse Bickslow, notando il suo sorriso radioso.
«Ieri sera mi sono divertita tantissimo con voi alla locanda, mi avete tirato su il morale e oggi mi sento carica e pronta ad affrontare qualsiasi cosa!» disse gonfiando un bicipite per dare dimostrazione del suo stato d'animo. «Anche se devo aver bevuto un po' troppo, visto che non ricordo quando sono tornata in albergo» rise poi, imbarazzata.
«Io l'avevo detto che tanto ci saresti ricascata» alzò le spalle Gray.
«Cana ti ha portata su una cattiva strada» annuì Lucy.
«Ha persino dormito in mutande» si unì Lluvia e Priscilla scoppiò a ridere, esclamando: «È vero! Dovevo essere talmente andata che mi sono dimenticata di mettere i pantaloni!»
«In camera con tre uomini?!» sussultò Lucy, arrossendo di vergogna.
«Perché non faccio parte anch'io del team B?!» si disperò Bickslow, portandosi le mani alla testa.
«Grazie al cielo, non voglio nemmeno immaginare cosa avresti potuto fare per approfittare della situazione» sospirò Priscilla, per niente rassicurata all'idea.
«Mi sottovaluti» disse Bickslow, mettendo un braccio sulle spalle della ragazza. «Sono un galantuomo io, cosa credi?»
«Non ci credo manco se lo vedo» disse Priscilla e Bickslow, ancor meno rassicurante, scoppiò a ridere divertito. Risata che morì in un lamento terrorizzato, quando incrociò lo sguardo di Laxus, poggiato con le spalle al muro non troppo lontano. Non era raro che Laxus lanciasse occhiatacce in giro, non era certo famoso per la sua serenità e se qualcosa gli faceva girare le scatole era bravissimo a farlo capire con la semplice forza dello sguardo. Ma ciò che era raro era vedere un tale carico di rabbia diretto tutto in una volta, addirittura verso uno dei suoi amici più fidati.
«Sei già arrivata in ritardo, non perdere altro tempo in chiacchiere. Andiamo» ringhiò Laxus e si allontanò, diretto al proprio balconcino.
«Quanto è nervoso...» commentò Priscilla, storcendo il naso. «Che gli prende?»
«Sembra di pessimo umore» annuì Lucy, altrettanto sorpresa di vederlo così eccessivamente furioso.
«Aveva una pessima cera, in effetti» si unì Levy, pensierosa.
«Pare che non abbia chiuso occhio tutta la notte. Lluvia l'ha sentito più volte agitarsi nel letto e alzarsi» disse Lluvia e Priscilla la squadrò, chiedendole curiosa: «E tu che ci facevi sveglia?»
«Priscilla dormiva nel letto a fianco a lui senza pantaloni! Lluvia doveva sapere!» si animò lei, arrossendo improvvisamente, e Priscilla altrettanto rossa in volto sussultò e sbraitò un agitato: «Ma che stai dicendo?!»
«Chissà che forse non era per quello che non riusciva a dormire» sghignazzò Lucy, avvicinandosi a Priscilla che sempre più rossa si agitava e cercava di cambiare discorso.
«Ora che ci penso, ieri sera non siete andati via insieme voi due?» chiese Levy, schiacciandosi contro l'amica insieme a Lucy e guardandola maliziosa.
«Eh? Davvero?» chiese Priscilla, sorpresa, e corrucciandosi si portò un dito al mento per riflettere. «Non ricordo» confessò, anche un po' infastidita per quella piccola amnesia. Un avviso all'interfono in quel momento attirò la loro attenzione, l'ultimo richiamo ai concorrenti di andare a mettersi ai loro posti in vista dell'inizio della gara. Dimenticarono all'istante ciò di cui stavano parlando ed emozionati per quel secondo giorno si salutarono rapidamente, si fecero gli in bocca al lupo, e poi ognuno scappò alla propria tribuna.
«Eccoci!» esclamò Priscilla, raggiungendo il balcone a loro assegnato insieme a Lluvia. «Oh, Mira-chan! Che fai qui?» chiese curiosa, notandola mentre le sorrideva radiosa.
«Sono il membro di riserva» spiegò lei.
«Gerard ha già dato forfait?» chiese Priscilla, scoraggiata.
«Pare sia in giro a cercare informazioni sulla fonte magica» disse Mirajane, mentre Priscilla, sospirante, raggiungeva la balaustra e ci si appoggiava per guardare l'arena sotto. «Così si farà scoprire, quel ragazzo è incontrollabile» disse, cominciando a lasciarsi andare all'evidenza che forse non era stata un'idea troppo buona quella di portarlo con loro alla gara.
«È un membro di Fairy Tail, dopotutto» ridacchiò Mirajane, giustificandolo, e Priscilla disse scoraggiata: «No, non lo è».
«Gajeel-kun è già sul via?» chiese Lluvia, avvicinandosi al suo gruppo per guardare curiosa i Lachryma Vision che avrebbero trasmesso la corsa.
«Sì, stanno per partire» annuì Mirajane.
«Che tipo di gara... è?» cominciò a chiedere Priscilla, alzando lo sguardo sui Lachryma, ma sibilò l'ultima parola di quella domanda quando cominciò a intuire cosa li aspettasse: i concorrenti, tra cui Gajeel e Natsu, erano in piedi su dei carri in pieno movimento lungo le strade di tutta Crocus.
«Una corsa sui carri» spiegò Mirajane, già consapevole di quale sarebbe stata l'obiezione.
«Non ci posso credere» sibilò Priscilla, sconvolta. Tra tutte le gare che potevano loro capitare, avevano scelto di partecipare il giorno peggiore. L'arbitro non aveva ancora nemmeno dato il via che i due Dragon Slayer già barcollavano, verdi in volto per la nausea.
«Sono stati un po' sfortunati» commentò Lluvia, mentre Priscilla si accasciava sulla balaustra e mormorava: «Il destino ci è contro».
Finalmente l'arbitro diede il via dopo qualche minuto di attesa e tutti i concorrenti alla gara Chariot partirono e corsero più veloce che potevano lungo i carri. Tutti, tranne Natsu, Gajeel e sorprendentemente anche Sting che partecipava per i Sabertooth.
«Anche lui soffre i mezzi di trasporto?» chiese Lluvia.
«Dev'essere qualcosa di genetico dei Dragon Slayer» disse Priscilla.
«Quindi anche Laxus...?» chiese Mirajane, curiosa, e lui si corrucciò rispondendo: «Guai a te se lo dici a qualcuno».
«Penso sia abbastanza ovvio, ormai» disse Lluvia e Priscilla al suo fianco rise divertita.
«La gara è cominciata solo da pochi minuti ma abbiamo già una prima classifica» commentò Chapati, sempre presente sulla tribuna d'onore insieme a Yajima e l'ospite, che quel giorno si trattava del reporter del Sorcier. «In prima posizione vediamo già Kurohebi di Raven Tail, mentre in coda con un notevole distacco abbiamo Natsu di Fairy Tail A, Gajeel di Fairy Tail B e Sting di Sabertooth. Tutti e tre imperversano nelle stesse condizioni, sembrano in uno stato catatonico».
«Per lo meno anche quelli di Sabertooth avranno la loro piccola umiliazione» commentò Priscilla, guardando sbuffando la gara.
«Dietro Kurohebi possiamo subito trovare Ichiya di Blue Pegasus, Yuka di Lamia Scale e Risley di Mermaid Heel» continuò Chapati e Priscilla si rianimò, alzando un braccio e gridando: «Vai, Yuka!»
«Fai il tifo per il nemico?» chiese Lluvia, alzando un sopracciglio.
«Tanto noi non abbiamo speranze e allora tifo per la gilda che mi sta più simpatica» alzò le spalle lei.
«Povero Gajeel» sospirò Mirajane, portandosi timidamente una mano alla guancia.
«Leggermente distaccato c'è Baccus, il membro di riserva dei Quatro Cerberus» disse ancora Chapati e la Lachryma Vision lo inquadrò, mentre arrancava dietro al gruppo dei tre davanti a lui che si facevano guerra con la magia per andare in vantaggio. Durò un po' quella disparità, fino a che con un colpo di piede Baccus non schiacciò il carro su cui si trovava, facendo volare per aria quello davanti per contraccolpo. Gesto che fece volare via i tre avversari e gli permise di superarli.
«Che forza incredibile!» commentò Priscilla, spalancando gli occhi e sporgendosi in avanti, oltre la balaustra. «L'hai visto, Laxus?» chiese, indicando il Lachryma Vision e voltandosi verso il fratello.
«L'ho visto» rispose lui, seccamente.
Priscilla si imbronciò, trovando irritante il suo modo di fare quel giorno. Era davvero intrattabile e antipatico, probabilmente colpa del sonno mancato ma certo poteva sforzarsi un po' di più visto che stavano gareggiando per una causa importante.
«Oh, Baccus passa in testa!» esclamò Chapati e Priscilla tornò a voltarsi per guardare lo schermo con gli occhi che brillavano per l'emozione. Per quanto il suo compagno si trovasse in fondo, a gareggiare contro la propria nausea, trovò comunque entusiasmante quella gara. Si sporse ancora, sollevandosi sulla punta dei piedi, fino a che non perse l'equilibrio e per poco non cadde giù. Laxus scattò in avanti e l'afferrò per la maglia, sollevandola e rimettendola con i piedi a terra. La fulminò con lo sguardo, rimproverandola senza usare le parole, mentre lei ridacchiava timida grattandosi la nuca.
«Ed ecco che ci siamo! Baccus arriva a gran velocità e taglia il traguardo per primo!» la voce di Chapati attirò nuovamente l'attenzione di Priscilla, che tornò a guardare l'evento con entusiasmo. «Quatro Cerberus riceve dieci punti!»
«Che forza! Quel tizio è davvero incredibile» commentò lei.
«Inizierai a corrergli dietro come fai già con quel Leon?» la provocò Laxus, infastidito da chissà cosa esattamente. «Uffa» sbuffò Priscilla, voltandosi e facendogli una linguaccia. «Oggi sei veramente fastidioso! Non è colpa mia se soffri di insonnia, datti una regolata!» lo rimproverò, infastidita, e lui parve irritarsi ancora di più. Ma lei, che non ricordava niente dopo la serata al bar, non poteva certo immaginare che invece sì, era colpa sua eccome.
«Al secondo posto arriva Kurohebi!» annunciò Chapati e lo schermo mostrò l'uomo di Raven Tail tagliare il traguardo per secondo. «A seguire ecco Risley e poi Yuka... ed ecco che arriva anche Ichiya! Gli ultimi tre sono ancora nel bel mezzo della corsa e si stanno dando battaglia per non arrivare ultimi!»
«Sono abbastanza ridicoli» commentò Lluvia, guardando Gajeel, Natsu e Sting barcollare da una parte a un'altra tirandosi fiacche spallate.
«Non arrenderti Gajeel!» provò a incitare Priscilla.
«Io... vado avanti!» ruggì Natsu, accasciandosi e procedendo gattoni. Gajeel si lanciò in avanti e lo imitò, barcollando e cadendo, ma procedendo appena dietro di lui con tutte le forze che aveva. E Priscilla si animò ancora di più, iniziando a saltare e urlare un tifo incontrollato verso i due Dragon Slayer di Fairy Tail. Anche se ridicoli e palesemente nei guai, ce la stavano mettendo tutta, lottando contro tutto quello che erano pur di riuscire a portare a casa anche solo un punto.
Bastava quello, non importava arrivare primi da subito, loro lo sapevano. Fino a quando non si sarebbero arresi, anche di fronte alle più grandi delle evidenze, nessuno li avrebbe fermati e al contrario di molti altri sarebbero arrivati presto o tardi alla vetta. Urlando, lottando, avanzarono lasciandosi alle spalle uno Sting ormai arreso.
«Posso solo chiedervi una cosa?» chiese Sting, accasciandosi sul carro, deciso a non combattere più. «Perché state partecipando ai Giochi? Per la Fairy Tail del passato forza e prestigio non contavano niente. La Fairy Tail che conoscevo io faceva le cose a modo suo, fregandosene della propria immagine e reputazione».
«È per i nostri compagni!» rispose un Natsu sforzato oltre ogni limite. «Per sette anni loro ci hanno aspettato! Per quanto fosse dura o triste, hanno sopportato di tutto, proteggendo la gilda. Per i nostri compagni vi dimostreremo che Fairy Tail non si è mai fermata e che continuerà sempre ad andare avanti!» ruggì, mentre sforzando ogni muscolo si avvicinava al tanto agognato Goal. Un discorso che riuscì a commuovere non solo i propri compagni, che entusiasti si mostrarono felici anche solo del sesto posto che Natsu andò a guadagnare, ma anche l'intero pubblico che per la prima volta da quando erano arrivati non li fischiarono, né li insultarono, ma urlarono in un coro accalorato e felice per quella disgraziata gilda che tanto faticosamente si era guadagnata il sesto e settimo posto mettendoci tutte le loro forze.
Priscilla esultò come se avessero vinto l'intero torneo, abbracciò Lluvia e insieme a lei saltò dalla felicità nel vedere il loro compagno prendersi quel tanto affaticato punto di vittoria. Nella classifica generale restavano comunque agli ultimi due posti, ma lentamente, passo dopo passo, Fairy Tail aveva cominciato a scalare la vetta. Natsu e Gajeel vennero portati poco dopo in infermeria, troppo moribondi, avevano bisogno del sostegno di Polushka per riprendersi il prima possibile dal malore da mezzi di trasporto. Attesero qualche minuto per permettere di sgomberare il campo e preparare la fase successiva, quando finalmente diedero inizio alla seconda fase di quella giornata: le battaglie. Un biglietto arrivò ai membri di ciascuna gilda, a comunicargli la decisione degli organizzatori per quanto riguardasse le coppie di sfidanti di quel giorno. A leggere quello di Fairy Tail B fu Laxus, che cupo in volto lo passò infine a Priscilla.
«Ok» disse semplicemente, senza mostrare nessun tipo di sentimento, e si allontanò. Era la prima di quella giornata, lei era stata selezionata per dare dimostrazione del suo potere. Niente di cui si sarebbe dovuta preoccupare, se non fosse che il suo avversario sarebbe stato un membro di Raven Tail. Ricordava l'uomo dagli occhi di serpente, era insieme a suo padre la sera prima, quando l'avevano bloccata per la strada. Era già abbastanza felice che non le fosse stato chiesto di vedersela con l'uomo con la maschera da leone, lui era stranamente più tetro degli altri, ma in verità nessuna di quelle persone era abbastanza terrificante per lei. Non avrebbe mai reagito come aveva fatto la sera prima se non fosse stata per la pressante presenza di Ivan. Suo padre... ancora non aveva avuto il coraggio di cercarlo tra gli spalti.
«Pricchan» la voce di Laxus che la chiamava, dietro di sé. Si voltò appena, cercandolo con gli occhi, incrociando il suo sguardo solamente. Laxus non disse una sola parola, ma alzò un braccio, a pugno serrato, gonfiò un bicipite: un semplice messaggio di solidarietà, il loro gesto di sostegno, un po' stupido ma pur sempre efficace. Lo ricordava, l'avevano creato quando erano appena bambini, senza neanche troppo impegno. Laxus lo faceva sempre tutte le volte che voleva rassicurarla che lui era forte abbastanza da risolvere tutti i problemi che l'affliggevano, e lei aveva presto cominciato a imitarlo le volte che voleva rassicurarlo che sarebbe stata forte abbastanza. Senza accorgersene avevano iniziato a farlo così spesso che era diventato il loro gesto, un messaggio silenzioso diretto ai loro cuori.
Sii forte.
Sarò forte.
Sorrise, rispose a quel gesto, indurendo il bicipite e sollevando il braccio ad altezza della spalla. E si allontanò, carica di una nuova energia.
Fairy Tail aveva un potere incredibile, la sera prima era riuscita in pochi minuti a salvarla dall'oscurità che l'aveva attanagliata da quando era arrivata a Crocus, le aveva concesso una notte di sonno e una serata di allegria, ma in quell'arena lei sarebbe stata sola. Sotto lo sguardo di suo padre che, chissà da dove, l'osservava e giocava con la sua vita.
Non le importava. Sentiva che poteva farcela, sentiva che poteva riuscire a non importarle. Poteva mettere da parte ogni cosa, poteva non essere egoista almeno per quel giorno e guardare avanti. Raven Tail aveva ferito Wendy, la sua piccola e innocente Wendy. Aveva giurato che gliel'avrebbe fatta pagare e a quello si sarebbe aggrappata, stimolata dal discorso esortativo di un Natsu che aveva fatto l'enorme fatica del primo passo verso la vittoria. Lo doveva a tutti loro, doveva salvarli, doveva proteggerli. Stringere quel simbolo tra le dita, delicatamente. Prese il lembo delle bende con cui si era fasciata la mano destra, mentre camminava verso l'ingresso all'arena, e le strinse, pronta a strapparle. Mostrare il simbolo che portava sulla pelle, mostrarlo a se stessa, con orgoglio. Lo desiderava, lo desiderava davvero, ma tremò.
Li avrebbe aiutati con tutte le forze che aveva, ma davvero meritava quel posto? Lei, creatura fittizia, bambola dimenticata in uno scatolone da un sadico bambino. Li aveva ingannati così a lungo, fingendosi come loro, fingendosi la loro famiglia, ma ricordando i loro sorrisi lo capiva sempre più. Lei non possedeva quel sorriso, ogni cosa dentro lei era solo formula e risultato di calcoli magici, meccanismi che si muovevano in sincronia grazie a un brillante calcolo. Voleva togliersi quelle bende, voleva poter urlare che era esattamente come loro, ma non ci riuscì. Avrebbe combattuto contro Raven Tail, lo avrebbe fatto davvero, ma non come Priscilla di Fairy Tail. Quella era la sua battaglia e lei avrebbe vinto come Priscilla, la bambina di carta. In nome di una vita avvolta dalle torture, in nome di un essere che aveva sempre e solo desiderato essere libero, essere reale. Lei avrebbe rivendicato il suo diritto alla vita, lì, in quel momento, di fronte agli occhi di un padre che ne pretendeva la possessione e che non riusciva a chiamarla per nome. L'avrebbe cercato, l'avrebbe guardato, e fissando quegli stessi occhi che per anni erano stati solo portatori di morte e sofferenza avrebbe sconfitto tutte le ombre che la strozzavano.
«Guardami, perché io sono Priscilla del vento».
«Diamo inizio alla prima battaglia di questa seconda giornata di giochi!» esclamò Chapati dall'esterno di quel lungo corridoio che la portava esattamente al centro di un'arena sabbiosa e polverosa. «In questo primo combattimento vedremo la gilda debuttante e attualmente capolista della competizione! Raven Tail rappresentata da Kurohebi!» e il coro di approvazione si alzò tra il pubblico, in un applauso accalorato ed emozionato. «Contro una delle gilde che più di tutte sta facendo parlare di sé in questa edizione! La gilda dal cuore infuocato, Fairy Tail B rappresentata in questo incontro da Priscilla!»
L'entusiasmo che Natsu aveva appena lasciato nel pubblico fu tale da spingere almeno parte di esso a tentare un applauso, mentre la ragazza faceva il suo ingresso nell'arena. Muscoli rigidi, sguardo tetro, il vento che già accompagnava i suoi passi decisi mentre si avvicinava al centro dello stadio. Quello era il vero sguardo di Priscilla del vento, lo sguardo che anticipava ogni sua mossa più pericolosa. Avrebbe combattuto con tutta se stessa e per questo i suoi nemici non potevano che tremare.
«Al centro, per favore!» chiamò Mato, l'arbitro, e i due si posizionarono l'uno di fronte all'altro.
«Lo tiene ancora coperto» mormorò Laxus, guardando con preoccupazione sua sorella dal loro balcone.
«Eh?» chiese Mirajane, non capendo a che si riferisse.
«Il simbolo sulla mano destra» e parve irrigidirsi ancora di più, nervoso per quanto sarebbe successo di lì a poco.
«Priscilla è molto forte, sono sicura non avrà problemi» disse Mirajane, speranzosa e fiduciosa.
«Non è questo che mi preoccupa» confessò Laxus, facendo infine scorrere gli occhi dall'arena lungo gli spalti del pubblico, fino a trovarlo. Ivan era in piedi in fondo al primo livello delle gradinate. La schiena appoggiata al muro alle sue spalle, le braccia incrociate tra loro e un inquietante sorriso soddisfatto sul volto.
«Assistiamo nuovamente a uno scontro tra le gilde dei master padre e figlio, che ne pensa Yajima-san?» disse Chapati, pronto a commentare ogni istante di quello scontro. «L'emozione è certamente triplicata se pensiamo che Priscilla sia figlia di master Ivan» disse Yajima.
«Priscilla del vento, figlia del master della gilda avversaria, è così cooool!» urlò Jason del Wekly Sorcier, ospite di quel giorno.
«Sarà dura» commentò Erza, vicina al resto della sua squadra.
«Eh?» chiese Lucy, voltandosi verso l'amica.
«Priscilla non si sta trattenendo, riesco a sentire la vibrazione del suo potere già da adesso» commentò Gray. «È davvero incredibile. Non credo perderà tanto facilmente».
«Ricordi cosa ti disse fuori dalla cattedrale, la sera che ci rivelò la verità sulla sua natura?» chiese Erza, torva in viso.
"Dunque sei veramente immortale? Niente può ucciderti" ricordava quella piccola chiacchierata di qualche minuto insieme a lei, mentre Natsu la sosteneva e cercava di portarla alla gilda per curarsi.
"No, esistono cose che possono uccidermi".
"E cosa?" l'insolente domanda di Natsu che proprio in quel momento dava tutte le risposte, inquietanti e terribili risposte: "Mio padre".
«Pensi potrebbe fare una cosa simile?» sobbalzò Gray, pallido in volto.
«Nessuno conosce la verità su Priscilla, tranne i membri della gilda e qualche amico esterno. Se dovesse morire lì, durante il combattimento, potrebbero semplicemente pensare a un malore o a una ferita troppo profonda inferta dal nemico. Nessuno lo scoprirebbe» commentò Erza, guardando i due avversari che si preparavano a combattere. Kurohebi piegò leggermente le ginocchia, pronto a colpire, ma Priscilla rimase invece immobile a fissarlo, sguardo tanto fisso che nemmeno sbatteva le palpebre. La sua concentrazione era assoluta.
«Non può farlo! Dobbiamo impedirglielo?!» sussultò Lucy, cercando Ivan tra il pubblico sugli spalti.
«E come?» digrignò i denti Gray. «Se ci avviciniamo a lui, passeremo noi dalla parte del torto!»
«Non credo lo farà» disse poi Erza. «Non l'ha uccisa per tutto questo tempo, probabilmente ha qualcosa in mente. Tenere in vita un secondo essere vivente consuma grandi quantità di energia magica, è sempre stato un sacrificio avere quella figlia da sostenere ogni singolo giorno della sua vita, eppure lei è ancora qui. Penso che le serva a qualcosa. Ciò non toglie che la verità è una sola: questo incontro è nelle mani di Master Ivan e anche Priscilla ne è perfettamente consapevole. Sarà difficile riuscire a vincere, indipendentemente dalle capacità del suo avversario».
«Metticela tutta Pricchan!» gridò Lucy, alzando un braccio per aria.
«Dimostra di che pasta è fatta Fairy Tail!» ruggì anche Elfman.
Priscilla riuscì a sentirli, nel caos delle urla, del tifo e della musica di fanfara. Sentì le voci di ogni singolo compagno, che la chiamava e urlava, che la sostenevano. Sentiva il loro calore sulla schiena, come un abbraccio.
«A pezzi! Fallo a pezzi! Disintegralo!» l'urlo di suo nonno riusciva in qualche modo a superare la voce di tutti gli altri, nonostante l'età lo portasse a gracchiare come una rana strozzata. Sorrise, divertita nel vederlo con la coda dell'occhio mentre saltava sul bordo della balaustra e i compagni che gli stavano attorno che cercavano di calmarlo, impauriti che potesse cadere e farsi del male.
«Pronti?!» chiese l'arbitro, alzando un braccio. Si allontanò rapidamente, infine, e diede il via che venne annunciato ufficialmente dalla campana del gong. Priscilla fu la prima a partire, correndo verso l'avversario e caricando il proprio braccio destro di vento. Caricò con un pugno, mirando al viso dell'avversario, ma spostandosi verso sinistra rapidamente Kurohebi riuscì a schivarlo senza troppe difficoltà. Sorrideva, probabilmente convinto della sua superiorità e guardò il volto di Priscilla mentre il suo pugno volava alla sinistra del suo viso, senza nemmeno sfiorarlo. Ciò nonostante un dolore lancinante gli prese al fianco destro, senza riuscire a comprendere chi e cosa fosse stato. Venne sbalzato via, lanciato da una forza misteriosa e nel volare per l'impatto attraversò l'immagine di Priscilla che ancora era al suo fianco, intenta a concludere quel colpo andato a vuoto. L'oltrepassò e la sua immagine si vaporizzò, mentre un'altra Priscilla compariva sempre di fronte a lui ma con la gamba ancora tesa ad altezza del fianco colpito.
«Ha usato il Mirage per ingannare l'avversario e fargli credere che avrebbe attaccato frontalmente!» osservò Gray, sbalordito.
«Riesce a creare immagini in movimento, adesso?!» chiese Lucy, altrettanto stupefatta.
Priscilla partì nuovamente, spinta da un soffio di vento tanto potente da lasciare un solco nel terreno colpì con una ginocchiata Kurohebi, facendolo ancora piroettare per aria. Ancora vento, ancora partì veloce tanto che avrebbe fatto invidia persino a Jet, e gli comparve alle spalle. Una gomitata e lanciò il nemico a terra.
"Troppo facile" pensò lei, dubbiosa su cosa Kurohebi stesse cercando di fare. Cadde nella sabbia, ma in essa si dissolse, sparendo alla vista prima che potesse impattare.
"È inutile che ti nascondi, posso vederti" rifletté e chiuse gli occhi, concentrando le sue sensazioni sull'aria che aveva intorno, estendendo a essa le sue percezioni. Poteva diventare invisibile, ma lei l'avrebbe sentito lo stesso con il suo Aereal Perception . Ciò che non si sarebbe aspettata era di trovarselo alle spalle con una tale rapidità. Si voltò, a occhi sbarrati per la sorpresa, e tentò di incrociare le braccia davanti al volto per proteggersi dall'attacco imminente. Il braccio di Kurohebi si ingrossò a dismisura e con una potenza incredibile la colpì in pieno, lanciandola verso terra. Priscilla accusò il colpo con una certa sofferenza, per quanto avesse provato anche a evocare un po' del suo vento per bloccarlo era comunque riuscito a sfondare la sua difesa. Cadde a terra e rotolò nella polvere per l'impatto, ma piantò subito dopo un piede a terra e fermò la sua incontrollabile caduta bloccandosi in ginocchio. Alzò lo sguardo sul nemico sopra di lei e ancora la sorpresa ebbe un ruolo decisivo nella riuscita del suo attacco, nell'istante in cui vide un enorme martello di ghiaccio caderle dritto sulla testa.*
«La mia magia?!» sussultò Gray, guardando Priscilla alzare il braccio sinistro per bloccare il colpo. Il martello si distrusse nell'impatto, grazie a una buona difesa di Priscilla che aveva unito il suo vento come scudo difensivo e il ghiaccio di Leon che aveva nella parte sinistra del suo corpo. Ora, nel punto colpito, parte della pelle mancava lasciando completamente scoperto un avambraccio di ghiaccio.
«L'ha conservato» sorrise Leon, riconoscendo in quel braccio il suo tocco di molti anni addietro, quando disperato le aveva donato quel potere per riuscire a riprendersi dopo l'attacco di Racer. Il giorno che lei gli aveva salvato la vita, non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
«Dove l'hai presa? Dove hai preso quella magia?» ringhiò Priscilla, fissando Kurohebi di fronte a lei con lo sguardo di chi non si sarebbe trattenuto nell'uccidere. Ma Kurohebi semplicemente sghignazzò e non disse niente.
«Attenta!» urlò Droy improvvisamente dalle tribune, tanto spaventato che i pop corn che aveva tra le braccia saltarono da tutte le parti. Priscilla saltò appena in tempo, poco prima che delle piante uscissero dal terreno e cercassero di afferrarla. Volò in alto, lontano, evitando i rami di quella pianta che allungandosi cercava di prenderla come una mano.
"Piante, ghiaccio... e quella mano!" rifletté, cominciando a capire.
«Non dirmi che...» disse voltandosi nuovamente, sentendo la sua presenza dietro di lei. Kurohebi era lì, ancora alle sue spalle, e con un pugno avvolto completamente dalle fiamme si allungò in avanti e la colpì in pieno stomaco. Questa volta non riuscì a non trattenersi dall'urlare per il dolore, mentre cadeva nuovamente verso il suolo.
«Pricchan!» chiamò Lucy, sporgendosi in avanti. Priscilla poggiò le mani a terra e dolorosamente si alzò, alzando lo sguardo e cercando il suo avversario. Ma vide solo un'improvvisa colonna d'acqua che la travolse, l'avvolse e al suo interno la intrappolò.
«Quella è l'acqua di Lluvia!» esclamò Lluvia, guardando Priscilla che all'interno della bolla d'acqua cercava invano di respirare.
«Usa le nostre magie!» disse Mirajane, altrettanto preoccupata.
«Mimica» mormorò lo spirito di Mavis, il primo Master della gilda che si era presentato a loro il giorno prima per far da supporto e tifare per la gilda che lei stessa aveva fondato. «È una magia rara. Copia le magie degli altri» disse.
Priscilla si dimenò un po' all'interno della bolla d'acqua, cercando il modo di uscirne, cercando una fonte d'ossigeno, senza riuscirci. Lei non poteva morire, non per una attacco simile, ma l'assenza di ossigeno avrebbe comunque rallentato i suoi processi biologici e necessariamente prima o dopo sarebbe caduta in uno stato catatonico. Un sonno che avrebbe preservato il suo corpo, in attesa delle condizioni ottimali per ritornare a funzionare. Questo avrebbe causato la perdita dell'incontro e ciò non poteva permetterlo. Non dopo una scoperta come quella.
"Hai rubato le magie dei miei amici!" pensò irrigidendosi e si rannicchiò su se stessa. Intorno alla bolla d'acqua caddero una serie di piccoli tornadi, sempre più numerosi, che li avvolsero e li circondarono.
"Non posso perdonartelo!" digrignò i denti e la punta di ciascun tornado si mosse dal suolo, alzandosi e puntando lei stessa all'interno dell'enorme bolla d'acqua. Come una serie di piccoli trapani perforarono la bolla d'acqua, raggiunsero Priscilla e l'avvolsero poco prima di disintegrare l'intero incantesimo nemico. Il corpo di Kurohebi prese forma dall'acqua appena distrutta, mostrando una serie di ferite in vari punti, laddove probabilmente i tornadi aveva colpito. Priscilla uscì indenne dalla sua trappola e si rimise rapidamente in piedi, guardando il nemico che cadeva a terra.
«L'acqua di Lluvia è il corpo di Lluvia, colpendo essa colpisco te» disse prima di corrergli incontro pronta a un ulteriore attacco. Mosse il braccio sinistro con uno scatto, come se si fosse voluta liberare di qualcosa, e l'intero braccio ora divenne completamente di ghiaccio liberandosi della sua forma corporea umana. Con quello stesso pugno mirò lo stomaco di Kurohebi, che tornò ad usare la magia di Lluvia per difendersi. Il suo corpo d'acqua non gli permise di accusare il colpo, ma il pugno di Priscilla lo penetrò, restando impiantato al suo interno.
Un sorriso sul volto della ragazza.
«Credi di conoscere i miei amici meglio di come li conosco io?» sghignazzò e il corpo di Kurohebi cominciò laddove era infilato il pugno di Priscilla a congelare, lentamente, poco alla volta.
«Lo sta congelando!» urlò Chapati, guardando la scena altrettanto sconvolto.
«Non posso usare il ghiaccio di Leon, ma il corpo che mi ha donato mi permette di abbassare considerevolmente le temperature. Non è esattamente l'ideale per dell'acqua, non credi?» sghignazzò Priscilla e Kurohebi, digrignando i denti per il nervoso, la colpì frontalmente con una testata. Priscilla tirò indietro la testa e saltò via per schivarlo estraendo così il pugno dal suo corpo. Ma non si arrese: alzò il braccio di ghiaccio verso il cielo dove andò ad addensarsi sempre forte e ruggente un turbine di vento.
«Anima del vento!» richiamò la propria magia e un cerchio magico si materializzò sopra il proprio pugno alzato. «Cuore del circolo polare!»
Un soffio di vento cadde dal cielo, avvolgendo i due avversari in quella che sembrava una vera e propria tempesta. I loro respiri si addensarono, le temperature calarono drasticamente, persino tra il pubblico che comunque era rimasto fuori dalla magia di Priscilla in molti si strinsero nelle spalle e iniziarono a battere i denti.
«Ha unito la sua magia del vento a quella del ghiaccio di Leon. In questo modo Kurohebi non può usare l'acqua di Lluvia e nemmeno le piante di Droy possono crescere in un clima simile» osservò Erza, meravigliata.
«Ne ha sempre una per la testa, quella» ridacchiò Gray, nudo nonostante lo sferzante vento gelato che li sfiorava.
«Sì, ma che freddo!» balbettò Lucy, tremante al loro fianco.
Kurohebi ancora non disse una parola, tanto che Priscilla cominciò a chiedersi se sapesse parlare. Smise di essere l'acqua di Lluvia, ma ancora si avvolse del fuoco di Natsu, questa volta completamente. Priscilla sorrise ancora, gli puntò una mano contro e chiuse la mano a pugno, tirando infine come se avesse strappato lui qualcosa. Il fuoco cessò di bruciare, lasciando Kurohebi un po' perplesso.
«Puoi copiare le magie degli altri ma non hai minimamente la loro potenza. Il fuoco non può bruciare in carenza di ossigeno, ma scommetto che quello di Natsu ci sarebbe riuscito comunque» sorrise. «Prova ancora, magari alla prossima ti andrà meglio» ridacchiò.
«Tch» la prima parola di Kurohebi, palesemente frustrato, e si mise in posizione d'attacco scrutando la sua avversaria. Priscilla fece altrettanto, piegando lievemente le ginocchia e concentrando la sua attenzione sul suo avversario, ora immobile.
«Che incontro incredibile! Kurohebi ha un arsenale praticamente infinito, gioca ogni carta diversa a ogni mano, ma Priscilla sembra sempre avere a disposizione una contromossa! Quale sarà il loro prossimo gioco? Chi può prevederlo?» si sollevò Chapati, tanto euforico che il parrucchino che aveva in testa si spostò dal suo asse centrale.
Gli occhi di Priscilla si fecero sottili, il volto corrucciato, infine tirò indietro il pugno benché si trovasse a notevole distanza dal suo avversario.
«Io posso vederti!» ruggì colpendo a piena potenza il vuoto di fronte a sé, vuoto che improvvisamente prese le sembianze di un Kurohebi colpito in pieno volto e scaraventato di nuovo indietro. La sua immagine immobile a pochi metri di distanza perse di consistenza, rivelando così il suo imbroglio e l'uso di una tecnica che Priscilla ormai conosceva meglio di chiunque altro: il Mirage. Kurohebi aveva copiato persino la sua stessa magia, in previsione di quell'incontro.
«Se è questo tutto ciò che sai fare, adesso tocca a me!» ruggì e allungò un braccio verso l'avversario, di nuovo a terra. Esplosioni, bolle d'aria che si addensavano improvvisamente, si comprimevano e poi esplodevano con la forza di una vera e propria bomba. Ne generò a decine, tutte intorno a Kurohebi, che lo scaraventarono un po' ovunque per i successivi secondi, ferendolo tanto che non ebbe la forza di contrattaccare.
Un ultimo colpo, ma questa volta non lo ferì. Di dissolse nella sabbia, scivolò rapidamente sul terreno e raggiunse Priscilla sogghignando e preparandosi a colpirla con un pugno. Ma non la raggiunse. Deviò, spinto via da un altro soffio di vento potente come uno schiaffo. Priscilla piegò le gambe e colpì Kurohebi in pieno ventre, caricando il colpo con il vento per aumentarne almeno di dieci volte la potenza. Una spada comparve al fianco dell'avversario, l'afferrò nel suo sbilanciamento all'indietro e la fece roteare in avanti per arrivare a lei e colpirla. Alzando il braccio di ghiaccio Priscilla riucì a proteggersi, ma venne comunque scheggiata e questo la portò a corrucciarsi in un'espressione di sofferenza.
«La mia magia!» esclamò Erza, viola in volto per la gelosia nel vedere una delle sue spade in mano al nemico. Kurohebi trovò il suo punto a favore e cominciò a colpire rapidamente contro il braccio di ghiaccio di Priscilla, che perdeva schegge a ogni fendente non rispandiandole il dolore di una ferita. Uno scudo di vento deviò nuovamente il colpo, ma Kurohebi ridendo evocò un'altra spada, diversa dalla prima, che indirizzò nuovamente a lei. Lo scudo di vento venne tagliato a metà e Priscilla venne raggiunta dal colpo dell'avversario. La sorpresa fu tale che non riuscì a schivarlo e il colpo di spada la ferì sul braccio destro, quello scoperto. Indietreggiò e si strinse la ferita con il braccio sinistro, gocciolando sangue a terra, ma la sua espressione non vacillò nemmeno per un istante.
«Eppure dovresti essere informato su di me» ridacchiò, consapevole che un attacco come quello non avrebbe mai potuto sconfiggerla. Un'altra immagine di sé comparve al suo fianco e poi ancora un'altra, e un'altra ancora. Decine di Priscilla si materializzarono tutte intorno a Kurohebi, come se si stesse letteralmente sdoppiando. Sorrise, ciascuna di loro sorrise.
«So che sai che si tratta di un miraggio. Puoi copiare la mia magia, ne conosci sicuramente i segreti» dissero tutte insieme, a testimoniare che quella magia aveva fatto un salto di qualità e ora poteva creare immagini in movimento. «E scommetto che sei anche in grado di capire dove io sia realmente, se ti sforzassi» uno strano sorriso, mentre lei stessa ammetteva quella che doveva essere la sua debolezza. Kurohebi si guardò attorno, si concentrò e usò le carte che aveva per ottenere quell'informazione. Infine... sudò.
«Sono... tutte...» balbettò e la prima delle copie si lanciò contro di lui, colpendolo con un pugno. Subito dopo una seconda fece altrettanto, rimandandolo indietro con un calcio. Una terza una gomitata. Poi un altro pugno dalla quarta. Una ginocchiata, una testata, un destro, poi un calcio, e un sinistro. Kurohebi venne travolto da una pioggia di colpi da ciascuna di quelle che doveva essere semplicemente una copia.
«Si è sdoppiata!» sussultò Happy, terrorizzato all'idea di avere un esercito di Priscilla. «No, è sempre lei» rispose Mavis, ondeggiando i piedi per aria. «Si muove con una velocità incredibile da una copia a un'altra, prendendone il posto giusto il tempo necessario a colpire, per poi ricreare la copia e spostarsi sull'altra. Velocità di movimento e velocità di esecuzione, combinando le due cose da l'effetto che lei si sia veramente sdoppiata. In questo modo sfrutta la confusione mentale del nemico. È davvero forte, tua nipote, sesto» sorrise il primo Master e Makarov puntandosi le mani ai fianchi scoppiò a ridere orgoglioso.
«Fin'ora Kurohebi non ha fatto granché, lei gli ha dato veramente del filo da torcere» commentò Erza.
«È decisamente su un altro livello, non ci sono speranze per l'uomo serpente» annuì Gray al suo fianco, mentre Elfman e Lucy si sgolavano in un tifo appassionato.
«È migliorata davvero tanto» sorrise Laxus e Mirajane accanto a lui ridacchiò divertita, cogliendolo in quella debolezza, e facendogliela notare: «Sei fiero di lei, vero?»
Un lieve rossore e grugnendo si voltò dall'altro lato, infastidito per quella specificazione.
Dall'altro lato dello stadio, sul balcone di Raven Tail, tutti e quattro i membri che erano rimasti fuori dai giochi guardavano l'incontro con un certo nervosismo. Era ovvio chi dei due fosse in vantaggio e chi avrebbe vinto quell'incontro e la cosa non gli piaceva affatto. Orga fece un leggero movimento in avanti, ormai deciso a entrare nuovamente in azione esattamente come aveva fatto con quella Lucy, il giorno che si era scontrata con Flare. Ma Alexei, l'uomo con la maschera da leone, gli piazzò una mano sul petto per fermarlo.
«Ha ancora una carta da giocare. Sarà divertente, sta' a guardare».
Kurohebi sorrise, nel vortice di colpi che Priscilla gli scaricava addosso come ultimo attacco decisivo, quello che avrebbe posto fine a quell'incontro. Spostò appena gli occhi, puntandoli sull'ennesima figura di Priscilla che gli si lanciava addosso, e una strana scintilla fece vacillare Priscilla, capendo che lui stava per fare la sua mossa. Non ebbe però tempo di capire cosa o da dove avrebbe attaccato, una scarica di fulmini scese dal cielo e colpì ciascuna di quelle copie dissolvendola. Con un urlo la vera Priscilla venne colpita da una di esso e cadde a terra, la pelle ustionata in più punti e i vestiti fumanti. Ci mise qualche interminabile secondo a riprendersi, il colpo era stato decisamente devastante sia in potenza che in sorpresa. Tremolante si rimise in ginocchio e alzò gli occhi sull'avversario che ora le stava camminando incontro. Il cuore fece un ultimo battito, più forte degli altri, tanto da essere doloroso, poi sembrò fermarsi del tutto. Non riuscì più neanche a respirare mentre guardava la figura che con sguardo severo le si avvicinava, lentamente, a pugni stretti. Sentì su di sé il tocco delle ombre, dita sottili che le sfioravano la nuca, facendola rabbrividire, e lentamente afferravano i suoi vestiti, come se volessero ammaliarla e infine catturarla. E ci stavano riuscendo. Ci stavano maledettamente riuscendo.
«L...» balbettò, pallida in viso.
«Quello è Laxus?!» sussultò Erza, spalancando gli occhi. Si voltò istintivamente verso la balconata di Fairy Tail B, cercando l'uomo, e lo trovò esattamente al suo posto. Poi dopo capì l'assurdità del suo pensiero: Quello non era Laxus, ma lo era stato. Molti anni addietro.
Una t-shirt gialla sopra una maglia a maniche lunghe, nera. Pantaloni verdi militare, capelli più lunghi e scompigliati e un paio di cuffie alle orecchie, le sue caratteristiche headphone. Il viso era molto più giovane di quello di ora, almeno cinque anni addietro, forse anche di più. Era un Laxus adolescente che con le mani nelle tasche si avvicinava a una Priscilla a terra, appena colpita da uno dei suoi fulmini.
«Un'illusione?» chiese Gray, sbattendo più volte gli occhi per riuscire a capire se stesse sognando. **
«Perché prendere le sembianze di quello di tanti anni fa?» chiese Elfman, non capendo il loro gioco. «È ovvio che non sia reale, Priscilla non ci cascherebbe mai».
«Non penso che imbrogliarla sia il loro obiettivo» disse Erza, digrignando i denti. E aveva ragione, avevano ragione entrambi. Era ovvio che quel Laxus dall'aspetto adolescente non fosse quello reale, chiunque poteva capirlo, persino la stessa Priscilla. Eppure, nonostante tutto, non riuscì comunque a muovere un muscolo. Lo sentiva, nel petto lo sentiva, il dolore che sembrava aver dimenticato. Quello stesso dolore che era costretta a subire tutte le volte che vedeva il volto del suo amato fratello contorcersi in quell'espressione di follia, manipolato al fine di vedere nel volto di Priscilla un nemico da eliminare. Il dolore nel sapere che non poteva fare niente se non sottostare a quelle assurde e insopportabili regole. Doveva combattere, doveva combattere con tutte le sue forze e la disperazione, fino a quando Laxus non l'avrebbe uccisa... ancora... e ancora... e ancora... e poi avrebbe sentito le sue lacrime, la sua agonia e i sensi di colpa che lo tormentavano.
"Lei è...?" quanto dolore che era costretto a sopportare, quanto dolore che suo padre gli faceva subire prima di cancellare ancora la sua memoria, eliminare dai suoi ricordi ogni traccia della Priscilla debole e ferita per stimolarlo a combattere nuovamente.
"È stata colpa mia?" Non era mai colpa sua, eppure non riusciva mai a dirglielo, troppo dilaniata dalle ferite per riuscire anche a parlare. E se anche ci avesse provato, avrebbe poi subito l'ira di suo padre. Una bambola doveva fare solo ciò per cui era stata creata.
«Solo un incubo» sussurrò, scuotendo la testa. Non era reale, lo sapeva, la testa glielo urlava con tutta la forza che aveva. Era solo un incubo, come tutte le altre volte. Non doveva credere a ciò che vedeva, doveva solo seguire la voce nella sua testa. Si rialzò e si rimise in posizione d'attacco, nonostante tremasse per il dolore del fulmine che l'aveva appena colpita e probabilmente anche per qualche altro motivo. Laxus, o almeno l'immagine che Kurohebi aveva creato di lui, alzò un braccio nella sua direzione. Lento, la fissava, cercava i suoi occhi e attraverso essi sembrò incatenarla. Un fulmine partì dal palmo della sua mano e la raggiunse, colpendola e avvolgendola. Priscilla si tese, irrigidita dal dolore, e urlò per tutta la durata dell'attacco fino a quando di nuovo fumante non cadde a terra.
«Pricchan!» chiamò Lucy, spaventata.
«Poteva evitarlo benissimo!» disse Gray, preoccupato per la lentezza dei suoi riflessi. Dall'altro lato dello stadio, sulla balconata di Fairy Tail B, Laxus si irrigidì e irrigidì i muscoli nella sua posizione a braccia incrociate. Il volto corrucciato e dai denti serrati non riuscì a uscire altro che uno «Tch» snervato.
Makarov iniziò a sbraitare come un animale, agitandosi e minacciando di saltare giù dagli spalti per raggiungere quello che chiamava: «Quel bastardo di Ivan» e probabilmente prenderlo a pugni fino a che non si sarebbe sentito soddisfatto. Dovettero trattenerlo in quattro per riuscire a tenerlo al suo posto, mentre Ivan dagli spalti sghignazzava forse divertito forse orgoglioso della sua diabolica trovata. A parte i membri di Fairy Tail, che ben conoscevano il significato di quella trovata, nessuno tra il pubblico aveva idea di cosa stesse accadendo e in molti restavano in silenzio, confusi, semplicemente a guardare e chiedersi perchè la ragazza che fino a quel momento aveva combattuto egregiamente si fosse improvvisamente paralizzata.
«Il fulmine che poco fa ha colpito Priscilla deve averla tramortita, Signori e Signore!» provò a giustificare Chapati, nel suo commento. «Assistiamo ora a un'altra magia copiata di Fairy Tail, è ben rinnomato il potere del fulmine che appartiene a Laxus Dreyar, fratello di Priscilla! Yajima-san, crede che averne assunto anche le sembianze abbia amplificato il suo potere?» provò a chiedere ma Yajima era cupo in volto e non riuscì a rispondere in nessun modo se non con un verso pensieroso. Priscilla, stesa a terra, venne raggiunta da un'altra scarica di fulmini a cui rispose a ciascuno di essi con un urlo sofferente, ma senza potersi ancora muovere. Era paralizzante, vivere quel ricordo sulla propria pelle, caderci nuovamente all'interno era paralizzante. Aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita con la consapevolezza e speranza che mai più tutto quello sarebbe tornato, che mai più avrebbe dovuto affrontare suo fratello per un desiderio folle di suo padre. Sapeva che quello che aveva davanti non era il vero Laxus, eppure non riusciva lo stesso a muoversi dal terrore.
«Pricchan!» chiamò ancora Lucy.
«Reagisci! Alzati!» incitò Elfman ma ancora Priscilla rimase a terra. Alzò la testa, guardò ancora una volta il suo avversario, cercando inutilmente una via d'uscita. Era un incubo, era solo un incubo che tornava dopo tanto tempo. Ma la sua forza riusciva comunque ad inghiottirla e quei fulmini che continuavano a colpirla... avevano la stessa consistenza amara di quelli di molti anni addietro. Era legata, intrappolata dalle catene di quel ciclo che non riusciva a spezzare in nessun modo. Laxus la colpiva, Laxus l'atterriva, la feriva profondamente nel corpo come nello spirito, poi ricordava, poi tornava sempre. Laxus le dava tutto ciò che aveva. E poi tornava. E la colpiva. E l'atterriva. Non poteva liberarsi, non poteva districarsi, poteva solo restare immobile nascosta dentro al proprio armadio ad aspettare che il temporale si scaricasse e infine svanisse. Era inutile ripetersi che non fosse reale, era inutile cercare di appigliarsi alle voci dei suoi amici per cercare di uscire da quel mare catramoso che la inglobava e la soffocava. L'irragionevolezza di quel sentimento era più forte di qualsiasi voce. E lei stava, ancora una volta, per l'ennesima, morendo davanti agli occhi di Laxus.
«Arbitro! Forse dovremmo interrompere!» suggerì qualcuno, preoccupato nel vedere la ragazza esanime a terra, ustionata dai colpi che non cessavano di scendere sopra di lei. «Uh... sì» balbettò Mato e si avvicinò, pronto a decretare la fine dell'incontro.
«Pricchan!» la voce di Laxus, dalla balconata di Fairy Tail, tremò all'interno dello stadio come il rumore di un tuono. Si rifiutava di vederla perdere in quelle condizioni, di vederla perdere di nuovo in un duello assurdo e senza logica contro se stesso. Si rifiutava di vederla nuovamente dilaniata dal suo potere e dai suoi sentimenti annebbiati. Doveva reagire, poteva farcela, lui lo sapeva.
«Io sono qui, Pricchan!»
Fu l'unica voce che riuscì a sentire nell'assordante incubo in cui era caduta. La sua voce ruggente, come quella di un drago, penetrò oltre il muro di ombre che l'avevano del tutto avvolta e arrivò non solo alle sue orecchie ma anche al suo cuore. Lui era lì, fisicamente, era lì. Non era la persona che aveva davanti, per quanto lo sapesse sentirlo dire dalla sua voce era certamente differente. Il Laxus che la colpiva non era lui, perché lui era lì, su quella balconata. Ed era insieme a lei. Quell'incubo non esisteva più, non l'avrebbe più rievocato in nessun modo, perché lui ora era lì con lei, definitivamente. Non se ne sarebbe più andato, non l'avrebbe più lasciata, non le sarebbe più stato nemico. Poteva sentirlo, accanto a sé, che le prendeva la mano e l'aiutava a rialzarsi. Il fulmine successivo la colpì nuovamente, ma lei non lo sentì neppure. Era come averlo accanto, poteva sentire il suo braccio che l'avvolgeva e prendeva per lei quei colpi, proteggendola.
Lui era lì.
«Lo so» disse alzandosi in ginocchio, sotto lo sguardo sorpreso non solo di un arbitro che cominciò a chiedersi se non fosse prematura definire conclusa quella gara. Ancora un altro fulmine, ma ancora non sentì più nemmeno il dolore del colpo.
«Ti ho sentito» aprì gli occhi e li puntò contro il finto Laxus che aveva davanti, riuscendo a non tremare alla sua vista. Alzò il braccio e delle bolle d'aria nacquero tutte intorno a lui, colpendolo più duramente di quanto avessero fatto poco prima. Il vento si alzò sull'arena, riflesso dell'anima di Priscilla che ora turbolenta si preparava a scaricare su di lui tutta la furia che celava negli occhi.
«Hai usato quel volto» gracchiò, irrigidendosi. «Hai indossato quel corpo per usarlo contro di me. Come hai potuto macchiarlo per i tuoi scopi?» urlò cieca di rabbia e il vento prese a girare intorno a lei sempre più forte, sempre più impetuoso, avvolgendosi intorno a entrambe le sue braccia ora stese verso il cielo. Il parrucchino di Chapati volò via definitivamente e dovette afferrare un paio di cose della scrivania per evitare che venissero risucchiate dal tornado che andava formandosi sopra Priscilla. Yajima stesso si aggrappò a un muretto, così come molti altri del pubblico. Per quanto cercasse di circoscrivere l'attacco solo alla zona dell'arena per non coinvolgere nessuno, quel vento era tanto potente che non riuscì a non colpirli comunque anche se in minima parte. Una cosa come quella se fosse stata scagliata contro la città sarebbe forse stata persino in grado di distruggerla.
Il vento si accumulò sopra di lei sotto forma di tornado, ma il gelo che nacque dal suo braccio sinistro lo avvolse di una brina che lo rese quasi consistente e si modellò prendendo sembianze di un enorme pugno.
«Che diamine è quel coso?!» urlò Lucy, guardando terrorizzata l'enorme mano di vento e ghiaccio che Priscilla aveva creato come prolungamento del suo stesso corpo.
«La mano della giustizia di Fairy Tail cadrà su di te» sogghignò Priscilla, fulminando il suo avversario atterrito e palesemente terrorizzato. «Master's Hand!» gridò e quel nome dato a quel colpo specifico non fu difficile capire a chi si fosse ispirata per avere l'idea di un'enorme mano in grado di schiacciare i propri avversari. Ma quella era Priscilla: lei guardava, osservava attentamente ogni cosa, curiosa, e imparava. Imparava tutto. Imparava a combattere, imparava a sopravvivere, imparava ad essere viva... imparava ad amare. E con l'amore che aveva per il nonno che l'aveva salvata e liberata, era decisa a porre fine a quello scontro che avrebbe regalato i primi dieci punti alla sua squadra. Kurohebi, ancora nelle sembianze di un Laxus di appena diciassette anni, la guardò pallido in volto mentre cadeva su di lui. Riusciva a percepirne il potere, il pericolo, e sapeva che se solo fosse anche sopravvissuto sarebbe stato fortunato. Si portò impacciatamente un braccio davanti agli occhi e attese che il colpo lo raggiungesse, spinto verso il basso da una Priscilla ormai sveglia e consapevole di cosa avesse realmente attorno. La vittoria sulla punta della lingua.
"Priscilla-nee... tu non puoi morire, giusto?"
Come aveva potuto dimenticare una cosa come quella? La voce di Wendy, dolorante, che arrivava proprio un istante prima della vittoria. Proprio quando era stata in grado di riaprire gli occhi, vedere la realtà, aveva infine incrociato il suo sguardo... sugli spalti. Applaudiva. Ivan applaudiva per lei e sorrideva.
«La mia bambina di carta» riuscì a sentirlo, anche se a una tale distanza era come se glielo avesse sussurato all'orecchio, e in quei brevi attimi prima dell'impatto la verità le arrivò abbagliante davanti agli occhi.
«Morirò» sibilò soffocata dal terrore. La grossa mano di vento si dissolse nell'istante in cui avrebbe colpito Kurohebi e lei per lo sbalzo cadde in avanti, carponi a terra.
«Che succede?» gridò Chapati, interrompendo il silenzio che era caduto sull'arena. «L'attacco di Priscilla sembra essersi dissolto nel nulla, che abbia perso le sue forze un attimo prima del momento decisivo?» si animò e puntò gli occhi alla ragazza, inginocchiata a terra, con la testa reclinata in avanti. Tremava, tremava come una foglia a pochi passi di distanza da Kurohebi, ancora nelle sembianze di Laxus, steso a terra e altrettanto scosso per quanto appena successo. Gli occhi le si riempirono di lacrime e nel silenzio dell'arena poteva ancora sentirlo, il suo applauso schernitore, la sua voce che la chiamava, che ne reclamava l'appartenenza. Poteva lottare contro gli incubi, vincere le paure, ma non sconfiggere una realtà. Se avesse portato a termine quell'attacco, Ivan l'avrebbe uccisa con ogni probabilità. Lei era una sua marionetta, lei era la sua bambina di carta, e se l'obiettivo di Raven Tail doveva essere quello di umiliare e spazzare via Fairy Tail da quei giochi non le avrebbe permesso di impedirglielo. La sua catena intorno al proprio collo era ancora troppo stretta per sentirsi libera di fare a modo suo. Doveva stare al suo posto, aveva provato a dirglielo nell'istante in cui Kurohebi aveva preso le sembianze di Laxus. Era un messaggio: doveva restare a terra, perdere quell'incontro, era quello che doveva fare per obbedire al suo ennesimo ordine. Singhiozzò, avvilita dalla rabbia e schiacciata dal terrore, ma non poteva ignorare tutto quello. Non poteva ignorare la voce di Wendy.
"Non puoi morire, vero?" quella vana speranza.
Chiuse gli occhi, strozzando le lacrime al loro interno, ma senza riuscire a impedir loro di uscire comunque. Poté così ricordarlo, il giorno in cui aveva cominciato a temere anche la morte, invece che desiderarla. Aveva imparato tante cose, aveva imparato tanti sentimenti e sicuramente il primo era stata la paura, ma non la paura di morire ma la paura del dolore. La morte era da sempre stata sinonimo di libertà e di umanità, la bramava tra le altre cose, ma ricordava il giorno in cui aveva cambiato completamente idea e aveva cominciato a temerla ciecamente. Non era stato nemmeno troppo tempo addietro, ma ricordò il giorno in cui si pensò che Lisanna fosse morta. Era il giorno del suo funerale e Laxus aveva raggiunto Priscilla sotto un albero. Le aveva lanciato addosso un cappotto scuro e le aveva detto, bruscamente: «Andiamo. Siamo in ritardo»
«Ritardo?» la voce innocente, di chi non ricordava e continuava a vivere la sua vita come se niente fosse. Il suo sguardo da bambina, l'aveva imparato tempo addietro, aveva imparato a sorridere.
«Il funerale di Lisanna».
Priscilla si era battuta un colpo sulla fronte, sorridendo timida, e aveva confessato: «Me l'ero scordata, che scema!»
«Come puoi sorridere?» l'accenno di un rimprovero, l'irritazione di chi non comprendeva la sua illogica allegria anche in un momento come quello. Era sempre brutto quando Laxus la trattava in quel modo, anche se non ne capiva il motivo non sopportava vederlo in quello stato. L'avrebbe sempre voluto sorridente e gioviale, insieme a lei. «Possibile che la morte non abbia significato per te?!» una frase che era stata come una coltellata. No, la morte per una come lei, non aveva significato. Ma poteva dirglielo? Poteva spiegarglielo? Lui dimenticava così spesso...
«Lo fai sempre. Che sia qualcuno di lontano o vicino a noi, se si parla della morte sembra che non ti interessi e continui a sorridere in quel modo così irritante».
«Mi dispiace» aveva mormorato, rannicchiandosi nella sua colpevolezza. No, quando Laxus se la prendeva con lei per qualche motivo non le piaceva affatto.
«Scusami» aveva sospirato lui, consapevole forse di aver esagerato. «È che... questa faccenda... Elfman e Mirajane sono veramente a pezzi» si era seduto accanto lei, pensieroso e affranto, cosa che era rara da vedere in lui. Nonostante fossero in ritardo, nonostante l'avesse appena sgridata di sbrigarsi, si sedeva al suo fianco e perdeva qualche secondo di tempo a guardare un cielo annerito che minacciava pioggia da un momento a un altro. «Senti, Pricchan... se io dovessi morire, almeno quel giorno, riusciresti a versare una lacrima?»
Se lui fosse morto. Era qualcosa che nemmeno voleva provare a pensare e solo l'averlo ipotizzato era bastato a mandarla nel panico più assoluto. Se lui fosse morto... di lei cosa ne sarebbe rimasto? Un corpo senza anima, una bambola senza neanche più il desiderio di provare ad alzarsi in piedi. Avrebbe sopportato le percosse e le minacce di suo padre per il resto della sua vita, non le sarebbe più importato. Non avrebbe più sentito nemmeno il dolore.
«Perché...» aveva continuato Laxus timido, ma soprattutto addolorato. Era ovvio che quella faccenda l'aveva scosso enormemente, non solo per la perdita di un compagno di gilda ma perché aveva rivisto i suoi occhi riflessi in quelli di Elfman e Mirajane. E probabilmente i silenziosi ricordi che gli erano stati cancellati per anni, di una sorella che cadeva al suolo centinaia di volte, sempre più dilaniata, erano comunque tornati a galla sotto forma di orribili sensazioni. Si era rivisto sul volto di Elfman, mentre in lacrime ammetteva di fronte a tutti che era stata colpa sua. Non sapeva il perché, non ne aveva consapevolezza, ma sentiva che poteva sentire lo stesso strazio all'interno del proprio petto. E l'aveva fatto impazzire. «Perché, sai... io penso che se tu morissi, Pricchan... io credo che vorrei morire insieme a te».
La morte mai prima di quelle parole aveva avuto una consistenza tanto tetra e terrificante. Non sapeva nemmeno spiegare quale delle tante cose dette era stato lo stimolo a farle nascere quel sentimento in petto, forse l'accecante dolore di fronte all'idea che anche Laxus prima o poi sarebbe potuto morire, o forse l'idea che la propria morte sarebbe stata fonte di tanto dolore per lui. Sapeva che se suo padre l'avesse anche solo desiderato, lei sarebbe potuta morire... e per la prima volta aveva cominciato a temerlo veramente.
«Non voglio morire» un sibilo e Priscilla inginocchiata nell'arena di Crocus si abbassò, fino a sfiorare il suolo con la fronte. Pianse lacrime infinite, lacrime amare, di rabbia e dolore. «Mi dispiace» singhiozzò e i pensieri andarono a tutti i suoi compagni, che avevano tifato per lei fino a quel momento. L'intera Fairy Tail di cui si era fatta carico e portatrice, aveva giurato di vendicare Wendy, aveva promesso che avrebbe portato Fairy Tail in cima alla vetta. Sapeva che se voleva poteva farlo, c'era quasi riuscita, le bastava solo allungare una mano e avrebbe potuto regalare alla propria gilda tutta la gioia di cui aveva bisogno. Ma non l'avrebbe fatto.
«H-hai detto qualcosa?» chiese Mato, avvicinandosi timidamente a lei, intimorito forse che sarebbe potuta scoppiare nuovamente nella furia che aveva dimostrato poco prima. Ma Priscilla pianse, pianse tutte le sue lacrime rivolte alla gilda che l'amava più di ogni cosa e che lei stava per tradire.
E tra le lacrime, infine, singhiozzò: «Mi arrendo».




NDA


*Piccola osservazione per quanto riguarda il potere di Kurohebi. Non viene molto approfondito nel manga/anime, ma Mavis accenna al fatto che lui possa usare la magia "Mimic", ovvero una magia che permette di copiare le altre magie. Infatti, per quel poco che si vede, Kurohebi riesce ad usare ad esempio il potere della sabbia di Max. Ciò che Mavis ipotizza (e unendo il fatto che Ivan dice che Raven Tail è una gilda creata apposta per contrastare Fairy Tail) mi ha portato a pensare come canon il fatto che lui possa copiare TUTTE le magie di Fairy Tail. Perciò la sabbia di Max, ma anche la velocità di Jet o il potere del ghiaccio di Gray... e anche altri. Usando questa info ho potuto creare uno scontro plausibile xD Volevo però specificarlo, nel caso qualcuno si chiedesse da dove ho tirato fuori L'ice Hammer e tutte le altre mosse successive xD
**Sempre per chiarire, i fulmini ovviamente sono di Laxus e quindi è la sua magia copiata. Ma Kurohebi ha anche preso le sembianze di Laxus, non a caso, ma è una delle magie di Mirajane, quella che le permette di cambiare forma. Quindi è sempre la magia Mimic, usata in combinazione.

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