«Festeggiamo!» continuarono a dire a lungo, benché ormai fosse passata una notte dal lieto ritrovamento. La mattina dopo, appena la gilda aveva aperto, Lisanna e Priscilla avevano trovato ad accoglierle uno striscione di bentornate e tante risate. Alcol a fiumi, musica dal vivo sul palco, urla e risse, risate e scherzi. Tanto rumore e tanta confusione. Cana festeggiava nel modo che meglio conosceva, bevendo litri di alcol. Molti ballavano per la gilda e barcollavano per l'alcol ingerito. Il master guardava tutti dal bancone, bevendo silenzioso ma sorridente. I Raijinshuu si fecero trovare agghindati a festa, con tanto di bandierine e canzoni dedicati a Priscilla a cui probabilmente avevano pensato l'intera notte.
«Santo cielo, siete imbarazzanti» mormorò lei, cercando di prendere silenziosamente le distanze. Per quanto gli fosse affezionata, ormai non poteva certo negarlo, ma erano esagerati e asfissianti e nemmeno quello poteva negarlo.
«Gli sei mancata tanto, Priscilla-nee» sorrise Wendy, guardandoli divertita.
«Da quando i Raijinshuu ti stanno così dietro?» chiese Lisanna, avvicinandosi a Priscilla.
«Da quando Laxus se n'è andato hanno pensato di colmare il loro vuoto con l'unica cosa che gli somigliasse vagamente» mormorò Priscilla, sempre più imbarazzata e scoraggiata da quella situazione.
«Mira-nee mi ha raccontato la storia» disse Lisanna, prima di illuminarsi e chiedere affascinata: «Allora è vero che sei stata creata con la magia!»
«Già» rispose Priscilla, con certamente meno entusiasmo. «Questo spiega perché i colpi di Erza non mi abbiano uccisa e, detto tra noi, sono stata io ad invertire il flusso di Anima e riportarci a casa, ho usato la magia che è dentro di me» aggiunse poi con un certo orgoglio nella voce.
«Sei stata tu a rovinare la vita a tutte quelle persone?!» sussultò Lisanna con una reazione che certo Priscilla non si sarebbe aspettata. Voleva vantarsi delle sue prestazioni, di ciò che era capace, e invece aveva finito col ricevere un'accusa.
«Era... necessario! Staranno bene! Ne sono certa!» balbettò agitata, prima di rilassarsi di fronte a un pensiero, una verità. «C'è Gerard con loro, sistemerà tutto» pronunciare quel nome e soprattutto realizzare che lui era finalmente lì, al capolinea della sua avventura, nel suo mondo lontano dal proprio e che mai più l'avrebbe rivisto... che strana sensazione le faceva nascere in petto. Malinconia, gioia, tristezza, felicità, era tutto mescolato.
«Mistgun era in realtà il principe Gerard, incredibile» disse Lisanna, sovrappensiero. «Tu hai viaggiato a lungo con lui! Quanto? Quattro anni?»
«Tre anni. Andavamo in giro a chiudere Anima insieme» disse lei con malinconia.
«Che peccato che non ci sia modo di poter attivare quella magia tutte le volte che vogliamo. Saremmo potuti andare a trovarli» mormorò Lisanna alzando gli occhi al cielo, oltre la finestra, e ripensò a Mirajane ed Elfman che aveva lasciato dall'altra parte.
«Già» annuì Priscilla, imitandola e alzando lo sguardo al cielo.
«Priscilla-nee» si intromise Wendy, trovando il momento propizio per rivolgerle quella domanda che già dal giorno prima l'aveva colta. «Quindi hai un fratello? Non me ne avevi mai parlato prima. Dove si trova adesso?».
Priscilla si girò a guardare Wendy con curiosità, sorpresa dal fatto che lei tirasse fuori l'argomento Laxus proprio in quel momento. In realtà non avrebbe dovuto sorprendersi troppo, visto che l'aveva nominato un paio di volte da quando erano tornate da Edoras, ma era sempre abituata a dar per scontato che tutti sapessero già tutto, non aveva pensato che Wendy era arrivata dopo. Eppure, nonostante tutto, scoprì che il cuore era sempre in grado di farle male quando le si chiedeva di parlar di lui apertamente.
Dove si trovava... chi poteva dirlo?
Ammetterlo faceva così male. Pensare che aveva vissuto tutto quello, che aveva rischiato di restare bloccata per sempre a Edoras, di non poter mantenere la sua promessa o di non riuscire a vederlo mai più. Tutto quello la soffocava.
Sorrise, di quei sorrisi che nascondevano mille risposte bloccate alla bocca dello stomaco, e semplicemente sospirò un: «Chissà». Si alzò da tavolo e senza dire una parola si allontanò, uscendo infine dalla gilda.
«Dove va?» mormorò Wendy, sorpresa nel vederla praticamente scappare via e sentendosi anche un po' in colpa.
«Questo non è cambiato, eh?» mormorò Lisanna inarcando le sopracciglia in uno sguardo addolorato. Tante cose erano cambiate, persino Priscilla stessa che adesso sembrava più amichevole con tutti, più sincera nei sorrisi, più forte e soprattutto più attaccata alla gilda. Ma il dolore che la legava a Laxus, quello, nonostante tutto, era rimasto invariato. Erano cinque anni che il suo cuore per un motivo o un altro non riusciva a trovare pace, nemmeno nelle persone che l'avevano accolta e l'avevano amata.
«Tu lo conoscevi il fratello di Priscilla?» chiese Wendy, intuendo che lei sapesse qualcosa. Lisanna annuì e semplicemente pronunciò: «Laxus».
«Lo stesso Laxus di cui avete parlato ieri?» chiese Wendy e Lisanna annuì nuovamente, tornando a guardare fuori dalla finestra.
«Che cosa gli è successo? Dice che non sa dove sia...» disse ancora Wendy rattristandosi tanto che si sarebbe potuta mettere a piangere.
«Litigarono, cinque anni fa. Laxus perse la testa e iniziò a diventare ostile verso tutti, persino verso di lei che l'aveva sempre seguito e adorato in maniera quasi morbosa. Sono passati cinque anni da allora, non si sono più parlati e quelle poche volte che si incrociavano Laxus non era mai gentile con lei. Eppure non ha mai smesso di amarlo. Mira-nee mi ha raccontato che un paio di mesi fa Laxus ha perso definitivamente la testa e ha messo la gilda in pericolo. Ha minacciato di distruggere l'intera città e per questo è stato bandito, ma lei ha promesso di aspettarlo. Posso capire cosa stia passando, io sono stata lontana dai miei fratelli per due anni e, anche se avevo gli altri Mira-nee e Elfnii-chan di Edoras con me, il vuoto era incolmabile. Mi dispiace solo che secondo me lui non meriti tutto questo affetto, non dopo aver visto come l'ha trattata per questi cinque anni... provo tanto dispiacere per Priscilla».
«Un personaggio sicuramente da evitare, se è veramente così, sarebbe meglio per lei toglierselo dalla testa» intervenne Charle.
«Ma è pur sempre suo fratello, non è così facile» disse Wendy, profondamente rattristata per quella storia. Priscilla si era presentata a lei come una ragazza piena di allegria, forte e piena di amore per la propria gilda, sembrava un sole per la sua luminosità e il potere combattivo. Persino l'essere fatta a pezzi non l'atterrava mai, certo non si sarebbe aspettata che invece proprio lei portava dentro un dolore simile e una storia tanto infelice.
«In realtà...» continuò Lisanna, senza togliere gli occhi dal cielo. «Credo che lui sia qualcosa di più di un semplice fratello».
«Questo spiegherebbe l'attaccamento morboso» disse Charle.
«A me sembrava già abbastanza spiegato» la riprese ancora Wendy.
«Mira-nee ha detto che lei ha raccontato di essere stata creata da suo padre con la magia con l'unico scopo di occuparsi di Laxus. In pratica è venuta al mondo per lui... Ricordo come lei gli fosse affezionata prima che litigassero, lo seguiva come un cagnolino. Rifiutò persino di fare l'esame per diventare mago di classe S».
«Eh?!» sussultarono entrambe.
«Era stata selezionata per fare l'esame per la classe S?» chiese Charle, sorpresa che fosse così forte da essere valida per la classe S.
«E ha rifiutato? Perché?» chiese Wendy, sorpresa e anche preoccupata.
Lisanna alzò le spalle e rispose semplicemente: «Laxus era già un mago di classe S e loro avevano appena litigato. Non ci fu verso di convincerla. Neppure l'anno dopo».
«Non avrei mai pensato che Priscilla avesse una storia simile» mormorò Wendy, rattristata.
«A vederla non lo diresti, sembra semplice e sempre allegra un po' come Natsu» disse Charle.
«Dì un po', Wendy, perché la chiami nee-san?» chiese poi Lisanna, incuriosita.
«Quando ci siamo conosciute le dissi che per il modo in cui si comportava con me sembrava quasi una sorella... le è piaciuto e mi ha pregata di chiamarla così. La cosa mi divertiva ma ora...» mormorò lei, sempre più rattristata.
«Si dev'essere sentita molto sola in questi ultimi tempi» concluse Charle, capendo che il suo attaccamento verso quell'appellativo probabilmente era nato dal desiderio di avere di nuovo dei "fratelli di cui occuparsi".
«È stata i primi due anni da sola ed è stato il periodo in cui è diventata "Priscilla la più debole di Fairy Tail", aveva perso la motivazione in ogni cosa, non la si vedeva più. Poi si è unita a Mistgun, è stata con lui per tre anni ed è stato il periodo in cui ha iniziato a rialzarsi. Almeno tornava alla gilda e la si vedeva sorridere» spiegò Lisanna.
«E ora anche Mistgun se n'è andato per sempre» osservò Charle portando così allo scoperto la verità. Mistgun era stata la boa a cui si era aggrappata per riemergere, per tornare a vivere, Mistgun le aveva di nuovo dato la vita e ora anche lui l'aveva lasciata sola. Senza Laxus, senza Mistgun, il rischio che ricadesse vittima della sua solitudine era enorme e forse aveva già cominciato a fare effetto visto come se n'era andata, senza dare spiegazioni. Wendy si alzò di colpo dalla sedia, tanto che la lanciò via e fece spaventare Charle al suo fianco.
«Ma lei adesso non è sola! Ha noi!» disse risoluta, portandosi una mano al petto.
«La gilda non l'ha aiutata in passato, mi chiedo se riuscirà a farlo ora. Non credo riuscirà a trovare conforto in Fairy Tail, non l'ha mai accettato» disse Lisanna, ma Wendy non si arrese e insisté: «Da me lo accetterà! Vuole che la chiami sorella, dovrà pur significare qualcosa!» esclamò e corse via, fuori dalla gilda, sotto il richiamo preoccupato di Charle. Corse per la città senza un vero obiettivo, non avendo idea di dove potesse essere andata. Semplicemente provò ogni singola via che conoscesse nei paraggi per poi allontanarsi gradualmente e cercare ancora, sperando solo in un colpo di fortuna. Provò a usare il suo naso, ancora inesperto, ma ormai abituato a sentire il fresco profumo di Priscilla. Avrebbe potuto riconoscerla tra mille, sembrava che l'aria che si portava dietro fosse quella fresca di una montagna innevata. Probabilmente l'odore della neve era dato dal braccio di ghiaccio che Leon le aveva donato e che ancora permeava sotto lo strato di carne e pelle rigenerato. Anche se era tornata normale, toccandola si poteva sentire la differenza di calore tra la parte destra e sinistra del corpo a testimoniare che nel profondo quella magia del ghiaccio c'era ancora e faceva parte di lei. Riuscì finalmente a sentirla e la seguì come un segugio, ritornando un paio di volte sui suoi stessi passi e provando ad alzare il naso per sentire meglio. Infine, riuscì a trovarla.
In una delle strade più trafficate del centro, portava direttamente alla cattedrale di Caldia, in mezzo alla folla che portava con sé il rumore di gente allegra e spensierata, la figura di Priscilla si ergeva immobile di fronte a una casa dal muretto alto un metro e il cancello chiuso con lucchetto. Nonostante fossero in pieno centro e lì l'aria non aveva molto spazio per soffiare, poteva vedere i suoi capelli muoversi sotto il tocco del vento che probabilmente nasceva da lei stessa. Era delicato, anche se sfuggiva al suo controllo, sembravano semplici carezze che le sfioravano il viso. Non poteva vedere che la punta del naso, oltre quei movimenti che le nascondevano completamente gli occhi e l'espressione. Non sapeva cosa ci facesse lì, di chi fosse quella casa che fissava immobile forse già da un po', né cosa stesse pensando in quel momento ma era come se riuscisse a sentire i sussurri all'interno del vento che l'avvolgevano. Erano struggenti e malinconici, poteva vederla affondarci dentro e le si strinse il cuore.
«Priscillanee-san!» gridò correndole incontro. Priscilla si voltò lentamente nel sentir chiamare il suo nome ma a differenza delle altre volte, sentirsi chiamare "nee-san" non la fecero sorridere. Era dolorosamente vuota quell'espressione che ora le volgeva vagamente incuriosita. Faceva così male vederla così, sapere ora cosa si portasse dentro, faceva così male. Le saltò addosso e l'abbracciò con tutta la forza che aveva, tanto da farla barcollare, e fu quello che riuscì a riportarla in parte indietro da quell'incubo di cui sembrava essere caduta.
«Wendy?» disse, sorpresa nel vederla e soprattutto nel vedersela addosso in quel modo. «Che succede?»
«Non sei sola!» disse Wendy a gran voce, stringendola ancora di più. «La gilda ti vuole bene, Natsu-san, Lucy-san e soprattutto i Raijinshuu, ti vogliono tutti bene! E ci sono io, anche se Mistgun è andato via, ci sono anche io! Ti prego non andartene perché ti senti sola» disse quasi alle lacrime.
«Wendy» sorrise Priscilla, intenerita dalle sue parole. «Ti sei preoccupata per me?»
«Lisanna-san mi ha raccontato di Laxus» mormorò Wendy, nascondendo il volto nella maglietta di Priscilla. «Non andartene, ti prego. Se vorrai andare a cercarlo verrò con te, ma non lasciarci».
«Wendy» ridacchiò ancora Priscilla, sempre più intenerita. Le posò una mano delicata sulla testa e continuò a ridacchiare, chiedendole: «Ma di che stai parlando? Io non voglio andarmene. La mia famiglia è qui, no?»
Wendy alzò finalmente lo sguardo verso di lei, per studiare e osservare la sua espressione, e fu proprio il sorriso luminoso che le rivolse a convincerla che stava dicendo il vero. Priscilla non aveva mai pensato di abbandonarli né tanto meno di andarsene, quella volta sarebbe stato diverso.
«Meno male» sospirò la bambina, continuando ad abbracciare Priscilla. Una reazione che la fece ridere divertita.
«Sei stata tanto dolce a preoccuparti per me» confessò, continuando ad accarezzarle la testa. Alzò di nuovo lo sguardo alle finestre della casa che aveva davanti, tornando ad osservarla con interesse e una strana espressione rasserenata. Solo allora Wendy si incuriosì di quella struttura che inizialmente non aveva considerato molto importante. Era una piccola villetta a schiera, incastrata tra altre come lei. Il muretto era annerito, rovinato, erano sicuramente anni che nessuno lo curava, così come tutto il resto della casa. Il vialetto era infestato dalle erbacce, le finestre cadenti, il cancello arrugginito. Da quest'ultimo pendeva un cartello, ingiallito e vecchio anch'esso, con sopra la chiara scritta: "Vendesi".
«È messa male per essere una casa del centro» commentò Wendy.
«Già» ridacchiò Priscilla. «È rimasta disabitata per almeno cinque anni».
«Eh?» mormorò Wendy, chiedendosi come facesse a saperlo.
«Questa era la nostra casa. Io sono nata qui» spiegò Priscilla con un sorriso armonioso. «Dopo che papà fu bandito abbiamo provato a mandarla avanti da soli, io e Laxus, ma quando anche tra noi le cose si ruppero io mi trasferii al dormitorio di Fairy Tail e lui decise di prendersi una casa più piccola, lontana da qui, in affitto. Forse lo fece per i soldi o forse perché desiderava prendere le distanze da ogni cosa, persino dai ricordi, non saprei. Non l'ha comprata nessuno da allora...» mormorò pensierosa.
«Chissà come mai? Sembra una bella casa» disse Wendy.
«È una villetta in centro città, vicino alla cattedrale, il prezzo non è certo dei migliori e comunque a vederla così non si presenta nemmeno bene. Meglio così!» sorrise infine, avvolta da un entusiasmo singolare. Wendy la guardò curiosa, chiedendosi perché la cosa la rendesse così felice e Priscilla non tardò a darle le spiegazioni necessarie: «Ho deciso di comprarla!»
«Cosa?!» sussultò Wendy, sorpresa.
«Mi metterò sotto con il lavoro, metterò da parte dei soldi e la ricomprerò!» disse Priscilla più decisa e felice di quella sua decisione. Ripensare a Mistgun e Laxus, durante la sua chiacchierata con Lisanna, le avevano fatto venire in mente i magnifici ricordi che si era portata dietro da quell'ultima avventura. Ivan con la sua simpatia e la sua dolcezza verso entrambi i figli, Laxus con la sua gentilezza. Aveva vissuto quei giorni con la mente rivolta a Fairy Tail e al desiderio di tornare, ma intanto imprimeva comunque nella memoria le risate tra padre e figlio, i piatti di Ivan, le attenzioni di Laxus, la morbidezza del letto che le avevano concesso o il piacere di stare sul divano a leggere qualche libro o ascoltare le storie di Edoras. Lei tutto quello non l'aveva mai avuto, non da parte di Ivan per lo meno, ma ricordava quanto Laxus da bambino le dedicasse le stesse attenzioni del Laxus di Edoras. Ricordava le cene sul tavolo della cucina con i piatti tutti di colore diverso. Lui si arrampicava sulle sedie per arrivare a prenderli dalla credenza e apparecchiare, mentre Priscilla camminava a fatica con un pentolone in mano. Ricordava le serate davanti al camino, con dei libri illustrati che parlavano dei posti di Earthland o degli animali che vi abitavano. Laxus era più grande, aveva perciò imparato prima a leggere, per questo si stendeva accanto a lei, le indicava le figure e leggeva per lei le didascalie. Ricordava l'armadio dei vestiti ricoperto di fogli disegnati dove per la maggior parte rappresentavano la Dea del Vento e il Dio del Tuono contro qualche mostro di turno. Ricordava gli allenamenti nel giardino sul retro, quando si accanivano contro sedie o oggetti di varia natura per poter esercitare i loro poteri. La luce nello scantinato che sfarfallava e suo fratello che ne aveva paura, anche se aveva supplicato di non dire niente a nessuno, ed era sempre Priscilla quella che scendeva a prendere le cose da sotto. Ricordava la mansarda, piena di oggetti ritenuti spazzatura ma che per lei erano tesori da scoprire. Spesso, quando Ivan non era a casa, lei e Laxus giocavano a nascondino lì dentro. Priscilla era terribile, si nascondeva sempre nella stessa cassapanca, ma nonostante tutto lui non l'aveva mai brontolata per non saper giocare. Faceva anzi finta di non sapere mai dove fosse, ridendosela sotto i baffi. Una volta ricordava avevano trovato un album di fotografie, c'erano tante persone ritratte che suo fratello raccontava essere la mamma, il nonno, gli zii o il bisnonno. Ricordava la sua stanza da letto, vuota e triste, dove si chiudeva quando veniva dilaniata dalla magia nascente di Laxus e lì restava a recuperare le forze e riaggiustarsi. Lui bussava spesso alla sua porta, ma papà lo rimproverava e lo portava sempre via. Ricordava che per riuscire a parlare con lei senza essere rimproverato aveva cominciato a lasciarle biglietti sotto la porta. Biglietti incoraggianti, dove le supplicava di guarire presto dalla sua influenza -Questo Ivan gli faceva credere- o dove le raccontava la sua giornata. Priscilla non ne aveva buttato via nemmeno uno.
Quella casa era così impregnata di sentimenti sia negativi che positivi che anche solo passarle davanti le aveva sempre lacerato l'anima e trascinata in un baratro in cui nuotava con difficoltà. Ma la gentilezza e le attenzioni della sua famiglia di Edoras le avevano fatto sentire la mancanza di quei piccoli spazi tutti suoi dove era cresciuta, spazi che raccontavano la sua storia, che le parlavano di Laxus anche se non c'era, spazi in cui poteva aspettare senza sentirsi troppo sola e vuota. Voleva ricomprarla, esorcizzare definitivamente l'anima di Ivan che l'aveva sempre tormentata, aprire le finestre e far entrare finalmente l'aria. In fondo... era la sua casa.
Wendy non poteva certo immaginare cosa l'avesse portata a una simile decisione e quali pensieri le stessero nascendo in quel momento, ma l'idea che fosse stata in grado di esorcizzare tanto i suoi fantasmi da desiderare di tornare a casa sua la rallegrò. Saltellò, stringendo i pugni decisa, e disse: «Voglio aiutarti!»
«Davvero?» chiese Priscilla, felice.
«Sì! Lavoreremo sodo e ricompreremo la tua casa!» annuì Wendy e Priscilla sorrise entusiasta: «Sì, evviva! Ci verrai a vivere con me, poi, Wendy? Tu e Charle!»
«Eh? Io...» balbettò Wendy, in imbarazzo. Non poteva accettare un'offerta come quella su due piedi, in fondo era la casa di Priscilla, aveva davvero diritto di approfittare così?
«Ti prego! Restate insieme a me?» chiese Priscilla sorridendo come una bambina. Una naturalezza ed un'espressione che non lasciavano molte vie d'uscita, Priscilla desiderava veramente averle a fianco e sapere che voleva avere qualcuno vicino a sé, che non si sentisse sola, era già bello così.
«Sì!» sorrise Wendy, infine decisa.
«Evviva!» saltò ancora Priscilla. «Festeggiamo! Andiamo a fare shopping insieme!» propose euforica.
«Ma non dovevamo risparmiare?» chiese Wendy.
«Da domani! Oggi si deve festeggiare! Andiamo a fare una passeggiata sul fiume! E dal parrucchiere! Come due vere sorelline!» rise Priscilla, inginocchiandosi di fianco alla ragazzina ed abbracciandola con entusiasmo. «Lascia che la sorellona Priscilla ti agghindi i capelli e ti compri qualche vestitino nuovo!»
«Beh, di qualche vestito nuovo avrei bisogno in effetti» ridacchiò Wendy, divertita dalla sua euforia.
«Evviva!» esultò ancora Priscilla, sempre più felice. «Andiamo a chiamare Evergreen prima! Le avevo promesso che sarei andata a fare shopping con lei un giorno, possiamo andare tutte insieme! Un bel pomeriggio tra donne, che bello!».
Prese la ragazzina per mano e corse a perdifiato verso la gilda, urlando già dal cortile esterno: «Ever-chan! Andiamo per negozi, vuoi venire?! Ever-chan!»
La donna uscì all'esterno della gilda con una tale foga che la porta sbatté contro il muro. Sembrava essere pronta per quello già da tempo, come se le avesse aspettate sull'uscio con trepidante energia.
«Se è di consigli in fatto di moda che avete bisogno vi siete rivolti alla persona giusta» disse sventolandosi col proprio ventaglio. «Farò di voi due delle splendide fate!»
«Sei sicura di aver fatto la scelta giusta a chiamarla?» mormorò Wendy, un po' spaventata dal suo modo di fare sicuro e forse quasi aggressivo.
«Non ne ho idea, comincio a dubitarne» ridacchiò Priscilla, nervosa.
«Forza, andiamo! Abbiamo poco tempo e dobbiamo fare tantissime cose» disse Evergreen prendendo Priscilla sotto braccio e cominciando a trascinarla. «Prima tra tutte, dal parrucchiere! Pricchan, hai mai pensato a farti crescere i capelli? Il caschetto è così fuori moda da tanto tempo, mi addolora vederti in questo stato. Conosco una persona perfetta per questo compito, sa allungare i capelli con la magia, ti farà un'acconciatura perfetta!»
«A me non dispiacciono i miei capelli» mormorò Priscilla, a disagio. «Se sono corti non mi vanno davanti agli occhi quando uso la mia magia».
«Puoi sempre legarli, suvvia! Non devi guardare solo alla comodità ma anche al fascino. È ormai cosa nota che alla maggior parte degli uomini piacciano i capelli lunghi, pensa che una volta persino Laxus lo ha ammesso. Se te lo dico io, puoi fidarti. Staresti d'incanto e faresti strage di cuori con quel bel viso che ti ritrovi!»
«Piacciono... l-lunghi...» balbettò semplicemente Priscilla, afferrandosi una ciocca e studiandola mentre le guance diventavano sempre più rosse.
«Certo! E poi ti cambiamo un po' il look, basta con questo nero depresso, ci vuole un po' di colore! Non troppo acceso però, stonerebbe col tuo colore di capelli e la tua carnagione. Magari un bel verde, o un beige e qualche accenno di rosso. Ah, mi è venuto un'idea fantastica! Vedrai! E per te, bambina, direi di puntare su un viola o un rosa. E possiamo acconciare questi bei capelli lunghi che ti ritrovi».
«L-lunghi...» continuò a balbettare Priscilla, ormai intrappolata in una specie di incantesimo di cui non si sarebbe liberata tanto facilmente.
«Lasciate fare alla vostra Ever! Vi renderò splendide» sorrise entusiasta e senza chiedere i loro pareri le trascinò entrambe per la città, di negozio in negozio, sempre più cariche di buste (anche se la maggior parte erano per lei stessa), poi dall'estetista e infine dal parrucchiere, dove per qualche strana ragione Priscilla accettò di buon grado l'idea di farsi allungare i capelli.
Per quanto persino il nuovo stile che Evergreen aveva scelto per lei, con un corto top color mimetico, pantaloncini Beige, parigine nere e stivaletti marroni, fosse totalmente diverso da quello nero e attillato che aveva precedentemente non rifiutò nemmeno quello dal momento che tirò in causa tutta la faccenda del "fascino" e del "agli uomini piace". Era strano, non era da Priscilla, nessuno aveva mai pensato che potesse interessarle cosa pensassero gli uomini di lei ma non appena Evergreen scoprì che bastava giocare quella carta per convincerla a mettersi tutto quello che voleva lei, se ne approfittò in un batter d'occhio. Alla fine, quando a sera tornarono al dormitorio, nonostante fossero state rivoluzionate da capo a piedi, a Priscilla non dispiacque nemmeno troppo quel suo nuovo stile.
E poi... Ever diceva che piaceva così.
Se lo diceva lei, poteva crederle, anche se non capiva nemmeno lei stessa perché la cosa le interessasse così tanto. Più volte tornò a guardarsi i capelli, a farci scorrere le dita in mezzo, e non riuscì a togliersi dalla mente quelle parole. E più ci pensava più tornava ad arrossire.
Ma lo accettò... alla fine, le piaceva anche così.
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~{Fairy Tail}~ La bambina di carta ~
Hayran KurguNon c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'...