Fairy Tail

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Laxus e Priscilla si misero in viaggio quella notte stessa, subito dopo aver fatto un paio di preparativi. Entrambi coperti da un enorme mantello con cappuccio, pronti a nascondere la propria identità, inoltre fornirono a Priscilla un paio di guanti nuovi con cui nascondere quel simbolo della rovina. Si misero in cammino lungo le fogne, sbucando nei pressi del fiume, e proseguirono verso sud fino a uscire dalla città. Attraversarono il deserto nelle prime ore dell'alba e continuarono fino a pomeriggio inoltrato, quando finalmente non decisero di fermarsi a riposare un po'. Il vento non era dalla loro parte e sollevava troppa sabbia per riuscire a camminare comodamente, ma Priscilla trovò facilmente la soluzione usando la propria magia e creò intorno a loro una bolla di calma e quiete. Non le costava fatica, le due settimane passate a riposare l'avevano rigenerata completamente e non era difficile per lei riuscire a usare la propria magia con una tale discrezione e serenità. Laxus ne rimase più volte affascinato visto che non aveva mai visto prima di allora qualcuno che avesse la magia dentro il proprio corpo invece che usare degli oggetti. Nonostante lei glielo avesse rivelato e mostrato altre volte, era sempre incredibile. Uscirono finalmente dal deserto e salirono lungo una scarpata, fino in cima a una collina, dove la vegetazione iniziava a farsi più intensa. Non appena le prime strane piante e animali fuori dal comune fecero la loro comparsa qualcosa esplose sul viso di Priscilla. Cominciò misteriosamente a brillare e sembrava tremare per ogni cosa. Una rana e si accasciava per seguirla nei suoi salti, un fiore e si allungava per sentirne il profumo, un uccello e lo seguiva correndo fin dove poteva, un ronzio e cercava convulsamente l'insetto che l'aveva provocato. E sorrideva, per ogni cosa sorrideva e chiedeva cosa fosse. Laxus si ritrovò ad avere la sensazione di portarsi appresso una bambina, un'incantevole bambina curiosa e vivace. Nelle due settimane precedenti mai l'aveva vista così, era solare tanto da scaldarlo persino nelle notte tempestose. Saltava, correva, si illuminava, a volte urlava per l'emozione e almeno una volta ogni venti minuti Laxus si ritrovava a doverla afferrare per i piedi e impedirle di volare via. Non riuscì a non farsi coinvolgere nel suo entusiasmo e non appena calò la notte, quando dovettero fermarsi per riposare, si mise a sedere di fianco a lei, testa al cielo, e cominciò a spiegarle la composizione delle loro stelle e le costellazioni che formavano. Il mattino dopo, quando si rimisero in marcia, il sorriso non aveva abbandonato i loro visi ma sembrava ancora più accecante. Laxus prese Priscilla per mano, la trascinò nei pressi di una cascata e lì le mostrò dei pesci che saltavano all'incontrario rispetto alla corrente e risalivano fino alla cima del pendio. Priscilla si sporse tanto che per poco non cadde, ma risero di quella piccola disattenzione, e sempre tenendola per mano la tirò via e la trascinò dietro a degli alberi da dove poterono vedere quelli che sembravano cervi ma che avevano il muso da cinghiale. E poi ancora, a vedere un fiume che fluttuava nel cielo, un campo di fiori che spiccavano il volo verso il cielo, una famiglia di conigli dalle code simili a quelle di una volpe, e poi le raccontò della città del vetro, di come era nata, di suo padre e del tempo che serviva il Re, di come aveva conosciuto sua madre e tutto ciò che avevano fatto per Fairy Tail fino a quel momento. Parlarono tanto, così tanto che nemmeno si accorsero dell'arrivo della sera, ma almeno quella notte la poterono passare in una stanza di albergo e non sotto le stelle. Cenarono e Laxus portò in stanza una busta piena di dolci tipici del luogo e altre stranezze da assaggiare, certo Priscilla non era mai sembrata una schizzinosa sul cibo. Mangiarono e parlarono fino a notte fonda, raccontandosi, ma anche semplicemente scherzando e ricordando insieme cosa avevano visto fino a quel momento. Priscilla riuscì a finire praticamente tutto, sotto l'occhio sorpreso di un Laxus che mai aveva incontrato una persona in grado di mettere così tanto cibo in così poco spazio. Poi si addormentarono e il mattino dopo si alzarono carichi e pronti per ricominciare.
Ci vollero quattro giorni di cammino, ma finalmente raggiunsero i confini del bosco dove sapevano avrebbero trovato il modo di raggiungere il nascondiglio di Fairy Tail. L'aria lì dentro era misteriosamente più pesante, le ombre più lunghe, probabilmente il tutto serviva a scoraggiare i curiosi che si fossero voluti addentrare.
«Stai vicino a me» disse Laxus cominciando a camminare deciso verso la direzione che gli era stata insegnata. E quello fu l'unico momento in quei quattro giorni in cui restarono in silenzio per le successive due ore, fino a quando finalmente qualcosa non accadde. Su di un enorme tronco trovarono delle incisioni, ma le lettere e i simboli riportati non sembravano nessun tipo di lingua che Priscilla conoscesse. Laxus si avvicinò e vi poggiò una mano sopra, prima di pronunciare solennemente: «Raijinshuu».
«Eh?» strabuzzò gli occhi Priscilla.
Le ombre si allungarono di più rendendo l'atmosfera ancora più spettrale di quanto già non lo fosse. Tutto si fece buio, oscuro, tetro, e infine una porticina si aprì ai piedi del tronco appena toccato. Delle bambole ne uscirono, camminando come soldatini, ma nessuna di queste aveva l'aria di un gioco per bambini. Alcuni senza capelli, alcuni senza arti, altri senza occhi, macchiati di sangue, con vestiti ammuffiti e lacerati, ondeggiavano intorno a loro roteando gli occhi e sghignazzando.
Priscilla urlò terrorizzata da quelle che sembravano vere e proprie bambole possedute e si strinse al braccio di Laxus, tremando tanto che faticava a stare in piedi.
«Cielo, questo rituale mi ha sempre fatto venire i brividi» sospirò Laxus, nervoso per quei piccoli mostriciattoli che lentamente li stavano accerchiando.
«Rituale? Siamo sacrifici umani? Che ci faranno?» balbettò Priscilla pallida in volto.
«Sta' tranquilla, dovrebbe finire presto... a regola».
«Che significa?» tremò ancora più forte Priscilla.
«Cedici il tuo nome, umano» gracchiò una delle bambole dai capelli rossi, radi, e il sorriso macabro. «Ne faremo tesoro» ridacchiò macabro.
«Laxus Drayen. Sono in compagnia di Priscilla Dreyar, un'amica. Abbiamo bisogno di un colloquio» rispose Laxus.
«Il figlio di Ivan. Ci è stato dato ordine di farti a pezzi» rispose la bambola dai capelli rossi.
«Cosa?!» sussultarono entrambi i ragazzi e la bambola rise meccanicamente, senza far cambiare espressione nel suo volto. «Stiamo scherzando» disse.
«Santo cielo» sospirò Laxus, sollevato anche se ancora spaventato in parte.
«Lascia a un uomo almeno in parte il futile e sfuggente momento del divertimento, quelle rare occasioni che si mostra» mormorò una voce maschile, sbucando dall'oscurità. L'uomo aveva capelli blu che gli ricadevano unti e radi sugli occhi, cerchiati di nero per le occhiaie. Sul viso il simbolo di una croce e aveva addosso abiti neri decorati di simboli religiosi e demoniaci. Camminava gobbo, curvo, e alle dita erano legati i fili che lo collegavano a quelle bambole dell'orrore.
«B-Bickslow!» quasi urlò Priscilla dalla sorpresa.
«La morte è l'unica cosa che abbiamo, in fondo» sospirò Bickslow, incurvandosi sempre di più.
«È terrificante!» commentò Priscilla, sconvolta.
«Bickslow è un fanatico dell'orrore, fa venire la pelle d'oca» balbettò Laxus, cercando di sforzare un sorriso, ma pallido in volto per quella situazione. Le bambole avevano addirittura cominciato a danzare intorno a loro e intonare una canzone satanica.
«S-Scusate...» una voce femminile, tremante, uscì poco dopo Bickslow. Si mostrò una donna dai capelli spettinati, occhiali spessi come fondi di bottiglia e degli abiti macchiati e strappati. «So che non mi ascolterete, che non vi interessa certamente, ma Fried sta per arrivare e ascoltare cosa avete da dire. Ma certamente non mi avrete ascoltata, troppo concentrati sulla mia bruttezza. Perdonate l'orrore del mio viso» e si coprì con un enorme sciarpa, tremando nei suoi vestiti trasandati e sudici.
«Ever...green?» chiese Priscilla, sempre più sconvolta.
«Tranquilla, Ever, ti ho ascoltato. Aspetteremo, non c'è problema. Tu come stai? Hai provato gli abiti nuovi che ti ha portato mio padre l'ultima volta?» cercò di dire Laxus, ma Evergreen scoppiò a piangere.
«So di essere brutta, perché vi prendete gioco di me regalandomi abiti che ovviamente non mi starebbero bene?» singhiozzò.
«Papà ci prova sempre, ma non c'è verso di convincerla nemmeno a farsi una doccia» sussurrò Laxus, spiegando a Priscilla.
«Stai scherzando, vero? Evergreen?!» chiese sconvolta lei.
«Sei crudele con lei» sospirò Bickslow, continuando a far danzare le sue bambole assassine. «Per questo è divertente» e abbozzò una risata che lo rese ancora più macabro di quello che era già.
«Laxus, ho paura!» confessò Priscilla, tornando a tremare.
«Tranquilla, finirà tutto molto presto... spero» deglutì Laxus, cercando comunque di mostrarsi sorridente e sereno. Senza riuscirci.
«Bickslow! Ever!» un ruggito più che una voce. «Quante volte devo dirvi che quel pezzo di merda non lo voglio nemmeno vedere!»
«Pezzo... di merda?» balbettò Priscilla, non capendo. Eppure la voce, anche se roca per l'urlo, era abbastanza riconoscibile. Poteva davvero essere lui?
Un uomo uscì dall'albero stesso, aprendosi uno squarcio con un coltellino che aveva ancora in mano e con cui giocherellava. I capelli verdi alzati in una cresta, catene al fianco, una maglietta dalle tipiche caratteristiche rock, anifibi sporchi di fango e una gomma da masticare che lo portava quasi a biascicare.
«Fried?!» urlò Priscilla, al limite della pazzia mentale.
«Eh?» gracchiò Fried, alzando la testa e guardando Priscilla dall'alto al basso. «Ci conosciamo, mocciosa?»
Priscilla riuscì a trovare la forza di negare debolmente con la testa e semplicemente balbettò: «Ho sentito parlare di te da Laxus».
«Chi ti ha dato il permesso di parlarle di me, stronzo?» urlò Fried tirando un calcio alla bambola di Bickslow che aveva davanti ai piedi. La marionetta decollò per la forza impressa e colpì Laxus in pieno viso, facendolo urlare dal dolore e dalla paura.
«Laxus?!» sobbalzò Priscilla, preoccupata e sempre più sconvolta.
«M-mi dispiace...» balbettò Laxus, tenendosi premute le mani sul naso sanguinante e trattenendo a stento le lacrime.
«Quante volte devo ripeterti che non voglio vedere quel tuo brutto muso nella mia proprietà! Ivan deve averti adottato, non hai ereditato un briciolo di virilità da lui. Mi fa incazzare il solo sapere della tua esistenza! Sparisci!» ringhiò Fried, alzando un pugno pronto a prenderlo a botte.
"Fried odia e maltratta Laxus... questo è... surreale!" pensò Priscilla, tanto sbigottita che si ritrovò persino incapacitata a parlare. Fried raggiunse Laxus a grossi passi e lo prese per il colletto quando ancora lui stava cercando di trattenersi dal piagnucolare per il colpo. Alzò il pugno e si preparò a colpirlo, ma Laxus alzò un braccio e riuscì a balbettare: «A-aspetta! Mi manda mio padre! Sono qui come suo messaggero!»
«Ah?» chiese Fried alzando il labbro superiore e scoprendo i denti come un animale randagio. «E perché non l'hai detto subito?»
«Perché gli hai lanciato una bambola in faccia!» provò a rispondere Priscilla, quasi a rimproverarlo, ma Fried guardò storta anche lei e sputacchiò un: «E tu chi cazzo sei?»
"Mi manca il mio Fried pacato, elegante ed educato" pensò piagnucolante Priscilla.
«Priscilla ha bisogno di protezione. Solo per qualche giorno!» si affrettò a specificare Laxus, portandosi le mani intorno alla testa per proteggersi da un altro attacco. «Il governo le da la caccia e papà sta cercando di sistemare le cose. Solo qualche giorno, poi ce ne andremo, promesso!»
«Chi cazzo siamo, noi? I santi protettori? Non sai della nostra situazione di merda?» e riprese a colpirlo, facendolo piagnucolare e lamentarsi.
"Mi trovo in un incubo... sicuramente" continuò a pensare Priscilla, incapace di intervenire.
«Siete ben nascosti, non vogliamo crearvi problemi solo restare per un po' sotto il vostro stesso tetto» provò a insistere Laxus, subendo i colpi del ragazzo dai capelli verdi.
«Io condividere il tetto con uno come te?! Stiamo scherzando?!» ruggì Fried.
«Sono troppo brutta, vi disgusterei!» pianse Evergreen.
«Potremmo fare qualche gioco insieme» ridacchiò Bickslow con un filo di voce.
"Che razza di Fairy Tail hanno in questo mondo?" si chiese Priscilla, ridacchiando nervosamente.
«E va bene!» ringhiò Fried, lasciando finalmente andare Laxus. «Ma solo perché posso usare la cosa a mio vantaggio, sia inteso!» si affrettò a specificare.
«Grazie» sussurrò Laxus, seduto a terra dolorante.
«Ringraziare è da checche! Mi fai incazzare! Dio, quanto mi fai incazzare! Bickslow, portali dentro!» disse Fried, sparendo all'interno del tronco da cui era uscito.
«Nell'albero?» chiese Priscilla sussultando. Le bambole di Bickslow si avvicinarono ridacchiando malignamente e Priscilla si rannicchiò contro Laxus, a terra. Urlò dalla paura, ma alla fine la presero e la trascinarono all'interno del tronco. L'albero sparì all'istante, dissolvendosi come una delle sue illusioni, e venne trascinata per un piede per un paio di metri, prima che potesse essere finalmente lasciata stare. Gattonò rapidamente verso Laxus e gli si lanciò addosso, seppellendo il volto sul suo petto e stritolandolo nel tentativo forse di affondarci dentro e sparire per sempre.
«Voglio andare via, non mi piace questa gente, non dormirò per giorni» pianse come una bambina.
«Anche io non li sopporto, ma stai tranquilla, alla fine sono brave persone. Sono le guardie alla porta, è normale che siano così inquietanti, devono assicurarsi che nessuno trovi la gilda» spiegò Laxus, cercando invano di consolarla. «Guarda, Pricchan» disse infine, indicandole un punto poco lontano. Priscilla si convinse a uscire da sotto il suo braccio e voltare lo sguardo al punto indicato. Allentò la presa e lentamente si calmò, mentre gli occhi si facevano più aperti e più umidi di lacrime. Quel simbolo... da quanto tempo non vedeva quel simbolo?
«Fairy... Tail...» mormorò, tremando. Era in un mondo diverso dal suo eppure quel simbolo era esattamente lo stesso e portava con sé la calma e la sicurezza di essere a casa. Sapeva bene che non era la sua stessa Fairy Tail, eppure poté sentire il palmo della mano riscaldarsi come se avesse cominciato a risplendere. Si portò le mani alle labbra e non riuscì a trattenere le lacrime, mentre sul viso si allargava un emozionato sorriso.
«È...» singhiozzò. «È come la mia».
«Ohi!» una ragazza dai capelli biondi uscì dalla porta e li guardò alzando un sopracciglio. «Tu sei il figlio di Ivan, è così? Che ci fai da queste parti?»
«Lucy, ciao! Scusa l'intrusione» disse Laxus, alzandosi in piedi e grattandosi la nuca imbarazzato. «Ho bisogno di parlare con voi».
«Lucy» sussurrò Priscilla, squadrando la ragazza da capo a piede. Sapeva che non era la sua amica, la ragionevolezza glielo urlava, eppure aveva lo stesso volto e la stessa voce. Era quasi un mese che non sentiva quella voce.
«Lucy! Ti sembra il caso di metterti a urlare qua fuori?!» ruggì Levy, uscendo sbattendo la porta.
«Levy-chan» singhiozzò Priscilla, piangendo sempre di più.
«Ragazze, cercate di non litigare di nuovo» la voce di Mirajane le raggiunse dall'ingresso, prima che anche lei uscisse. Guardò Laxus e sorridendo salutò gentile e pacata: «Oh, Laxus! Ogni tanto ti rivediamo! Come stai?»
«Mirajane, ciao. Scusateci, siamo arrivati senza preavviso» balbettò Laxus, sempre più imbarazzato.
«Mira...» singhiozzò ancora Priscilla. «Mira-chan...» e non si trattenne più, sfociando in un doloroso e incontrollabile pianto che le inzuppò il viso.
«Pricchan» sobbalzò Laxus, sorpreso dal pianto e preoccupato.
«Oh cielo, che le è successo?» chiese Mirajane, preoccupata. Le si avvicinò rapidamente e sorridendo le chiese semplicemente: «I Raijinshuu ti hanno spaventata?»
«Sì, sono terrificanti» urlò Priscilla nel suo pianto liberatorio.
«Non sono veramente cattivi, anche se Fried picchia sempre Laxus quando può. Vieni dentro, hai fame? Ti preparo qualcosa da mangiare?»
«Sì, ti prego» singhiozzò ancora Priscilla.
«Abbiamo mangiato meno di un'ora fa» mormorò Laxus, stupito dal suo stomaco senza fondo.
Mirajane accompagnò Priscilla all'interno della gilda e non appena mise piede oltre la porta d'ingresso il cuore della ragazza parve fermarsi. Tutti quei volti, anche se diversi alcuni nei particolari, erano tutti i loro volti. Reedus, Elfman, Droy, Jet, Cana, c'era persino Lisanna, la sorellina di Mirajane che nel suo mondo era morta due anni prima. Era come fare un salto nei propri sogni e poterli infine toccare con mano. Lluvia e Gray, Macao e Wendy, c'erano tutti... o quasi.
«Siediti pure qui, ti porto subito qualcosa» le disse Mirajane, premurosa.
«Ohi, Mira-chan... chi è la ragazza?» chiese Wakaba.
«Un'amica di Laxus» rispose Mirajane e in molti sussurrarono, tra loro: «Laxus? Il figlio di Ivan?»
«E così qui sei "il figlio di Ivan"» chiese Priscilla a Laxus, di nuovo al suo fianco.
«Già, non mi vedono spesso in giro. Mio padre è più bravo in queste cose» ridacchiò lui nervoso.
«La cosa non ti irrita?» chiese Priscilla, corrucciandosi appena. Su Earthland l'essere nominato sempre come "il nipote di Makarov" l'aveva portato alla pazzia.
«Perché dovrebbe? Mio padre è un grand'uomo, è un onore essere riconosciuto come suo figlio» rispose Laxus.
«Già, immaginavo» sussurrò Priscilla, guardandosi attorno. Aveva tutti gli sguardi puntati addosso, curiosi, eppure non la infastidivano. Era come guardare dentro una fotografia, la teneva stregata e incantata, strozzata dalla malinconia. Chissà come stava in quel momento la sua famiglia.
Un piatto le cadde davanti con pesantezza, facendola sussultare dalla paura, e una brodaglia ondeggiò tanto da uscire dai bordi. Sopra di essa la mano ancora ritta che l'aveva lasciato cadere davanti a lei e seguendo il braccio trovò il volto corrucciato e severo di Lucy.
«Perché il regno ti sta dando la caccia, dunque?» chiese lei, studiando il volto di Priscilla con poca convinzione.
«Ah, sì! Dunque, ti stavo spiegando...» disse Laxus, riprendendo un discorso che probabilmente aveva lasciato indietro, ma Priscilla lo anticipò esclamando decisa: «Perché sono di Fairy Tail».
«Eh?» chiesero alcuni dei vicini che stavano origliando la conversazione. Il silenzio calò sull'intera gilda, ora attirata dalla nuova arrivata.
«No, aspetta... Pricchan, cerchiamo di dir loro...» balbettò Laxus, agitato. Forse rivelare la verità subito non era una buona idea, suo padre gli aveva detto semplicemente di proteggerla, non aveva suggerito niente in proposito. Era meglio mantenere il profilo basso fino a quando lui non sarebbe arrivato.
«È la verità» lo interruppe Priscilla, togliendosi il guanto dalla mano destra e mostrando a Lucy il simbolo sul suo palmo. Si irrigidì e si preparò alle domande che sarebbero piovute da lì a poco, ma era decisa a raccontare tutta la verità. Se quella Fairy Tail era forte anche solo la metà di quanto lo era la sua avrebbe comunque avuto una possibilità contro il regno.
Ma l'unico commento che arrivò e che la sorprese fu un semplice: «Un'altra».
«Come?» chiese Laxus.
«Un'altra?» chiese Priscilla, non capendo di cosa stessero parlando.
«Devi essere loro amica» mormorò Lucy, appoggiandosi al tavolino dove Priscilla era seduta. «Parlo del Natsu di Earthland».
«Cosa?» impallidì Priscilla.
«Gente di Earthland? Qui?» chiese Laxus, altrettanto sconvolto ma certamente non come Priscilla che sembrava essere paralizzata.
«Sono arrivati due giorni fa, Natsu e Wendy di Earthland. Erano accompagnati da due gatti e cercavano i loro amici» spiegò Lucy.
«Happy... Charle...» sussurrò Priscilla. Il cuore le batteva tanto forte in petto che quasi le impediva di respirare.
«Sì, se non ricordo male si chiamavano così».
«Se erano qui... allora vuol dire che papà ce l'ha fatta!» disse Laxus.
«Ce l'ha fatta?» chiese Priscilla, non capendo di cosa si riferisse. Ivan le aveva detto che avrebbe trovato il modo di rimandarla a casa, che sapeva come fare, ma cosa c'entrava Natsu e Wendy in tutto quello?
«Li ha portati qui... ha portato la tua Fairy Tail su Edoras per aiutarti a far tornare il Principe» spiegò Laxus.
«Il Principe? Un attimo, cosa c'entra il Principe in tutto questo?» chiese Lucy, sempre più confusa e agitata.
«Non era morto circa dieci anni fa?» chiese Levy, corrucciandosi.
«Il principe Gerard è vivo» spiegò Laxus, camminando al centro della gilda e cercando di guardare la gente che aveva attorno. «Ascoltatemi! Questa ragazza, come le persone che avete conosciuto voi pochi giorni fa, è forte. Hanno la magia dentro di loro, illimitata, e possono combattere insieme a noi. Il Principe Gerard è vivo ed è pronto a tornare per prendersi il trono, dobbiamo aiutarlo e porre fine a questa politica del terrore! È il nostro momento per riscattarci, dobbiamo combattere al fianco di questa gente, riprenderci la nostra terra e la nostra dignità. Non dovremmo più restare nascosti!»
«Combattere il regno? È la stessa cosa che dicevano i ragazzi di qualche giorno fa, ma è follia!» rispose Wakaba.
«Il tuo Natsu e Wendy non avevano magia» disse Lucy, pensierosa.
«Cosa?» chiese Priscilla, sconvolta.
«Non sapevano nemmeno loro il perché ma non hanno magia. Stanno andando a combattere il regno a mani nude, quei pazzi. Li ho accompagnati per un po', poi li ho lasciati nelle mani del nostro Natsu per arrivare alla capitale. Dice che i suoi amici sono stati catturati e loro devono salvarli» spiegò Lucy.
«Catturati? Che significa?» balbettò Priscilla.
«Anima li ha trasformati in Lacryma» rispose Laxus. «Mio padre mi ha raccontato un po' come funziona. Speravo che avesse trovato il modo di evitarlo nel momento in cui li ha portati qui».
«In... Lacryma... verranno assorbiti come magia dal resto di Edoras? Come mi diceva sempre Gerard» balbettò Priscilla.
«Abbiamo trovato la Lucy del tuo mondo per la via, però... lei poteva usare la magia» osservò Lucy, sempre più pensierosa.
«Ha ingerito la pillola» mormorò Priscilla, riuscendo a mettere insieme i pensieri. «Devo andare alla capitale e aiutarli! Se davvero Natsu e Wendy non hanno magia, Lucy da sola non può farcela! Ma insieme... sì, forse insieme...»
«Erzaaaaa» una delle bambole di Bickslow entrò nella gilda urlando come un matto. «Ha superato i cancelli, Erza è qui!»
«Erza?!» saltò in piedi Priscilla, luminosa in viso. Se c'era anche Erza allora potevano avere sicuramente delle possibilità di vittoria.
«No, aspetta Pricchan!» la chiamò Laxus, preoccupato, ma Priscilla stava già correndo fuori.
«Levy! Il teletrasporto!» urlò Lucy, guardando la ragazza.
«L'ho usato appena due giorni fa, non è pronto!» urlò Levy, smanettando al suo computer.
«Ci hanno già trovato! Com'è possibile?» chiese Elfman, piagnucolando.
Laxus estrasse la propria alabarda da sotto al mantello e la caricò, prima di correre verso l'ingresso.
«Cercate di ricaricarla, io e Pricchan terremo Erza impegnata nel frattempo!» disse.
«Tu? Vuoi combatterla? Sei pazzo? Non sai nemmeno tenerla in mano quell'arma!» lo rimproverò Lucy.
«Non mi importa! Non le permetterò di mettere le mani su questa gilda, anche a costo della vita!» quella luce nei suoi occhi, esisteva qualcosa di più forte di quella luce? Proprio lui, che era famoso per la sua inettitudine, che era debole e imbranato, il timido figlioletto impacciato di Ivan... proprio lui era il primo che correva imbracciando un'arma in difesa di quella gente?
Un gigantesco mostro alzò tanta di quella aria che costrinse Laxus a coprirsi gli occhi con un braccio per non venir accecato dalla polvere. Si bloccò, colpito dalla forte raffica, ma tornò subito a guardarsi attorno. Il mostro atterrò ed Erza Knightwalker, la cacciatrice di fate, scese da questo. Al suo fianco parte del suo esercito, almeno una trentina di persone, camminavano tutti intorno alla gilda, circondandola.
«Erza!» chiamò Priscilla, ingenua e inconsapevole del ruolo che Erza aveva in quel posto. Ma a suggerirglielo fu il suo sguardo, severo e malvagio, decisamente diverso da quello che conosceva.
«Siete al capolinea, maledette fate» disse lei. «Il vostro teletrasporto non funziona. Ora non vi resta che morire!»
«Cosa dici... Erza?» balbettò Priscilla, guardando i lineamenti di quella che sembrava in tutto e per tutto la sua vecchia amica. Quei capelli rosso passione, la sua forza e femminilità, i suoi occhi decisi, la sua sicurezza. Dov'era la persona che un tempo l'aveva chiamata amica?
«Ho fatto bene a non ucciderti il secondo giorno che sei arrivata alla città dei vetrai. L'istinto mi diceva che prima o poi mi avresti portato da loro e ti ho lasciata vivere... solo per un altro poco» Erza scattò in avanti, correndo verso Priscilla con una tale velocità da essere appena visibile.
«Pricchan!» gridò Laxus, troppo indietro rispetto a lei per avere tempo di intervenire. La lunga spada di Erza trapassò un corpo praticamente inerte, all'altezza del ventre. La sollevò da terra in uno spruzzo di sangue e lamenti, poi scuotendola come spazzatura la lanciò a terra sfilandola dalla propria spada.
«Pricchan!» gridò ancora Laxus, con le lacrime agli occhi.
«Merda» mormorò Lucy, all'ingresso di Fairy Tail. «Levy! Cazzo, quanto ci vuole?!» urlò pallida in volto.
«Non è pronto!» strillò Levy, ancora più panica dell'amica.
«Non possiamo morire così... non possiamo....» piagnucolò Elfman e per quanto fosse solito piangere, perciò normale, in molti in quel momento lo imitarono. Pianti e lamenti, non c'era altro nella gilda, insieme al rumore dei tasti di Levy nel disperato tentativo di estrarre una magia che non c'era ancora.
«Non è stato difficile... ora pensiamo al resto delle fate» disse Erza, imbracciando l'arma. Laxus, di fronte a lei, nonostante stesse piangendo e tremando, fece altrettanto.
«Tu vuoi combattermi?» chiese Erza, per niente intimorita.
«Non ti avvicinerai!» ruggì Laxus.
Erza non si scompose ma semplicemente fece un cenno col capo a uno dei suoi sottoposti e questo scattò, facendosi da parte. Altri soldati si fecero avanti, trascinando un corpo che era praticamente in fin di vita. Lo tennero sollevato, benché fosse palesemente svenuto, e Erza stessa lo afferrò per i capelli alzandogli la testa e mostrando così il volto Ivan. Era quasi irriconoscibile per via delle ferite riportate, ma respirava ancora anche se non si reggeva in piedi.
«Papà» mormorò Laxus, pallido in viso.
«Voleva indirizzare Anima su Fairy Tail di Earthland per portarli qui, manipolando il sistema per la trasformazione in Lacryma così da evitare che fossero assorbiti. Ci siamo appropriati delle coordinate di Fairy Tail, così li abbiamo distrutti, e infine cogliendolo sul fatto abbiamo potuto dichiarare la sua sentenza. L'ex Consigliere traditore Ivan Drayen, il figlioletto altrettanto fuorilegge e infine Fairy Tail... questa mocciosa ci ha portato davvero un gran bel guadagno. Non ho avuto tempo di ringraziarla, peccato è invece morta subito» disse Erza guardando Priscilla a terra, in una pozza di sangue, e continuando a tenere sollevata la testa di Ivan.
«Papà» sibilò nuovamente Laxus. Non riusciva a pensare ad altro e la cosa lo faceva impazzire. In vita sua non aveva avuto mai altro che suo padre, la sua casa, la sua famiglia era solo lui, costretti a vivere in cattività come animali. Chiusi in casa propria, prigionieri in una libertà fittizia che il titolo di suo padre gli aveva concesso. Ma lui non aveva altro. Non aveva mai avuto altro.
«Vuoi ancora combattermi?» lo provocò Erza, preparando nuovamente la sua arma. E in tutta risposta Laxus tornò a mettersi in posizione, nonostante le lacrime, nonostante i singhiozzi e il dolore. Tremava dalla paura, tremava dal dolore, ma era solido come una roccia. Avrebbero dovuto ucciderlo prima di riuscire ad avvicinarsi a quella gilda.
«Non dire che non ti avevo avvertito» disse lei e di nuovo scattò verso un Laxus terrorizzato con una velocità quasi impercettibile. Urlò caricando il colpo e Laxus fece l'unica cosa che l'istinto gli disse di fare e portò goffamente in avanti la propria alabarda. Erza si fece da parte, schivando il colpo con facilità e preparandosi a colpire nel suo punto scoperto, ma una forza misteriosa la spinse nuovamente in avanti e la spalla centrò così in pieno la punta dell'alabarda di Laxus. La scarica elettrica che ne scaturì fu anche più forte di quella che Laxus aveva visto nel sotterraneo, tanto che persino la grande Erza Knightwalker si ritrovò a urlare dal dolore e dovette saltare indietro per sottrarsi all'attacco.
«Cos'è successo?!» ruggì non capendo chi o cosa l'avesse spinta contro l'arma del suo nemico contro la sua volontà.
«Ho capito» la voce delicata e pacata di Priscilla sembrava emergere direttamente dall'aldilà. Erza impallidì, sconvolta nel sentir parlare un cadavere, e si voltò a guardare il corpo a terra della ragazza. «È come il Nirvana. Luce diventa oscurità, oscurità diventa luce. Hai la sua stessa voce, il suo stesso viso, ma tu...» lentamente si rialzò, sotto lo sguardo incredulo e in parte anche spaventato di chi stava assistendo alla scena. Non trasmetteva emozioni, il viso serio sembrava quello di una bambola di porcellana, e si muoveva con una lentezza decisa, colma di una tranquillità che metteva la pelle d'oca. Persino il foro nella pancia che continuava a rovesciare sangue non pareva smuoverla.
«Tu non sei Erza» decretò infine, sollevandosi in piedi con naturalezza.
«Che razza di... mostro?» balbettò Erza, sconvolta.
«Mostro?» chiese Priscilla. «Certo, sì» sorrise, come divertita. «Mostro è un soprannome che ho sentito molte volte».
Trasmetteva pericolosità, lo sentiva sulla pelle, faceva tremare dal terrore. Erza si voltò verso il sottoposto che ancora sorreggeva Ivan e aprì bocca, pronta a ordinare di ucciderlo, ma Priscilla fu più veloce. Allungò un braccio nella direzione del soldato e un tornado uscì dal palmo della sua mano, colpendolo in pieno e lanciandolo via. Ivan non cadde a terra, benché ormai non ci fosse più nessuno a sorreggerlo. L'aria gli scompigliava i capelli, ma lentamente il suo corpo si mosse, stendendosi nel vuoto e galleggiando in aria.
«Mostro» sghignazzò Priscilla, mentre nei suoi occhi luccicava una sinistra luce. La testa inclinata da un lato, la frangia dei capelli che quasi le nascondevano gli occhi che appena si intravedevano e perciò erano ancora più sinistri. «Siete in errore, stupidi umani. A meno che non vi dilettiate a chiamare mostro tutto ciò che vi è superiore, ma se proprio volete darmi un nome... quello è Dea».
«Dea?» balbettò Erza guardando sconvolta Priscilla che allungò l'altro braccio verso Fairy Tail. La gilda venne smossa da un'altra forza misteriosa, raffiche di vento con direzioni ben precise, e infine l'intero edificio e i suoi membri si sollevarono in aria.
«Le vostre insulse armi non mi scalfiranno in nessun modo... sono la Dea del vento e del cielo, non potete nemmeno avvicinarvi al mio livello finché vivrete in quei deboli corpi di carne!» ruggì Priscilla alzando il vento intorno a sé tanto che persino Erza venne trascinata di qualche centimetro indietro. «Uccideteli! Uccidete Fairy Tail, presto!» ordinò, voltandosi verso la gilda e preparandosi a correre verso Laxus, il primo che aveva davanti. Quella ragazza era pericolosa e folle, ma lei aveva una missione. Aveva Fairy Tail a un palmo di mano, li avrebbe presi sicuramente.
«Non se li uccido prima io» disse Priscilla e un tornado scoppiò in quel preciso istante sopra la gilda e li travolse in pieno, portandosi via persino le loro urla terrorizzate. Erza guardò pallida in viso il tornado che ancora ruggiva di fronte a lei. Riusciva talvolta a intravedere addirittura travi e pietre che roteavano e salivano, fino al cielo. Possibile li avesse davvero uccisi?
«Che significa tutto questo?» chiese Erza non capendo cosa avesse spinto quella ragazza a uccidere le persone che invece le avevano dato ospitalità.
«Una Dea non ha bisogno di umani. Se scelgo la morte, la morte vi porto! Assorbirò le loro anime e con la forza che ne trarrò io ti ucciderò... umana dai capelli del sangue» gridò Priscilla e un altro tornado scese dal cielo e questa volta inghiottì Ivan. Sparì poco dopo, lasciando al suo posto il vuoto, testimoniando la sua effettiva scomparsa. Poco dopo anche il tornado che aveva appena colpito e distrutto la gilda di Fairy Tail sparì lasciando al suo posto semplicemente un enorme cratere. Erza, confusa ma non per questo meno agguerrita, riequipaggiò la propria arma, trasformandola in una leggera ma veloce katana e tornò a lanciarsi contro Priscilla. Urlò e caricò un colpo dall'alto ma ancora una folata di vento la destabilizzò e le fece mancare il colpo. Non si arrese e tentò ancora, ma la ragazza volando la schivò più e più volte. Il mostro con cui era scesa dal cielo provò ad aiutare la sua padrona con un colpo di coda che incredibilmente andò invece in porto. Priscilla venne scaraventata in avanti, rotolò al suolo e si rialzò rapidamente. Erza sopra di lei stava per colpirla con la propria katana ma Priscilla portò entrambe le mani in avanti e creò un muro di vento per bloccarla. Nonostante la Erza di Edoras non avesse magia, se non legata all'arma che impugnava, possedeva la sua stessa forza e bastò quella a farla vacillare un po'. Priscilla lanciò una fugace occhiata al cielo, alla sua sinistra, e un velo di preoccupazione le oscurò gli occhi. Se solo Erza avesse saputo, avrebbe smesso di combatterla e sarebbe stato più complicato anche nei giorni avvenire. Era necessario che pensasse che avesse ucciso Fairy Tail, così da impedirle di dar loro ancora la caccia, mentre in realtà in quel momento la gilda non stava che volando via nascosta dalle nuvole del cielo e mossa dal vento che Priscilla usava in maggior parte per spostarla ed evitarle di cadere. Ma bloccare quel colpo l'aveva costretta a lasciarli andare momentaneamente, causando loro una caduta libera. Strinse i denti, non poteva permettersi di perdere tempo o la gilda si sarebbe frantumata al suolo, e caricò il colpo il più possibile spingendo via Erza. Tirò infine indietro un pugno e lo avvolse dal vento che le permise di aggiungere alla sua forza tutta la potenza del tornado. La colpì in pieno viso e la scaraventò contro un albero. Saltò per evitare la zampa del suo mostro che tentava ancora di intervenire, ma ora libera si sbrigò a concentrare nuovamente la propria attenzione alla gilda nel cielo. Aprì le braccia, fingendo in quel gesto un attacco e un modo per controllare il vento, ma indirizzando in realtà a Fairy Tail la propria mano destra per guidarla sopra le nuvole . Un trucco che sicuramente li avrebbe aiutati, Erza ci avrebbe messo un po' prima di capire che non erano morti davvero e comunque avrebbe dovuto tornare a cercarli, ma consumava una quantità di potere magico incredibile vista la stazza della gilda e la lontananza a cui li stava spingendo. Nonostante avesse fisicamente combattuto poco con Erza, cominciò già a sentire la fatica sui muscoli. Volò incontro la sua nemica che già stava rialzando e la puntò col piede nuovamente carico di vento, pronto a calciarla, ma Erza fu rapida e saltò via. Trasformò la sua arma rapidamente in una ad ampio raggio e scendendo in picchiata sfiorò Priscilla che riuscì a tirarsi indietro per tempo. Ma il potere di quell'arma non finiva lì e nell'istante in cui sentì la sua lama quasi accarezzarla, anche se non la toccò, un'esplosione si generò dalla sua punta e scaraventò di nuovo Priscilla a terra. Lasciò nuovamente andare la gilda e usò entrambe le mani per creare un altro tornado in grado di spingere via Erza, lontano, e darle altro tempo. Volò per continuare a schivare gli attacchi dell'animale che si era portata dietro e allora cominciò ad ansimare dalla fatica. La ferita nel suo stomaco, oltretutto, aveva cominciato a prosciugare il suo potere per rimarginarsi.
"Ancora un po'" valutò, cercando di dare alla gilda qualche altro metro di distanza da loro e cercò ancora di guadagnare tempo, volando verso l'alto.
«Scendi giù, codarda!» strillò Erza, guardandola impertinente nella sua posa a braccia aperte.
«Che razza di scontro vorresti avere con me, se nemmeno riesci a raggiungermi?» la provocò Priscilla ed Erza, nera in volto dalla rabbia, non se lo fece ripetere di nuovo. Saltò sulla coda del suo animale e corse verso di lei, saltando infine dalla sua groppa. La sua arma divennero due diverse e impugnò a due mani e si preparò a colpirla di nuovo, ma Priscilla schivò di nuovo e di nuovo. Ogni tanto le cedeva una ventata per lanciarla via, ma poi tornava a schivarla, anche se non sempre con successo. I colpi di Erza erano comunque veloci e potenti, riuscivano talvolta a raggiungerla e ferirla.
Infine, interminabili minuti dopo, lentamente scese verso terra. La gilda era al sicuro, lontana chilometri da lì, atterrata in piena sicurezza e lontana dagli occhi dei nemici. Ora poteva combattere. Allungò verso di lei quella stessa mano che portava sul palmo il simbolo che Erza tanto disprezzava e la provocò, facendole cenno di farsi avanti.
«Tu vieni da Earthland» disse Erza. «Il tuo potere è quello di quegli insulsi maghi che abbiamo catturato nella Lacryma».
«Sono una Dea di Earthland, esatto» ridacchiò Priscilla, divertita da quell'appellativo che si era data. Non aveva potuto far a meno di ripensare ai giochi che faceva con Laxus quando erano bambini, quando avevano inventato i soprannomi Dio del Tuono e Dea Del Vento. Aveva dovuto inventare un bluff e aveva voluto riempirlo con un po' di nostalgia.
«Ti catturerò e allora useremo anche la tua magia!» ruggì Erza, scattando in avanti tanto rapidamente che neanche la vide.
"Ha ancora così tanta energia" si sorprese Priscilla, provando ancora a schivare ma non riuscendo a essere tanto veloce. La lama la centrò in pieno nel petto e Erza continuò a spingere, per bloccarla a terra e impedirle di volare ancora via.
«Ascensione!» urlò Priscilla prima di toccare terra ed entrambe vennero scaraventate verso l'alto. Roteò a mezz'aria e si pose sopra Erza, nonostante la lama fosse ancora infilata nella sua spalla.
«Pressione!» disse e una potente pressione le scaraventò verso il suolo, dove Erza atterrò di schiena e si fece schiacciare. Ma ebbe ancora la forza di muoversi e con un colpo di spada lanciò Priscilla contro l'albero alle sue spalle. Non appena colpì il tronco la forza della pressione cessò e Erza poté nuovamente alzarsi da terra. Si voltò e lanciò contro Priscilla la propria arma, pronta a centrarla. La lama però la oltrepassò dissolvendo così la sua immagine, svelando quella che era solo un'illusione. Priscilla comparve al suo fianco e la colpì con un calcio caricato di vento, poi usò nuovamente il mirage e sparì, comparendo questa volta sopra di lei. Erza riuscì a bloccare il suo colpo, la prese per una caviglia e la tirò giù, riequipaggiando una nuova arma con la quale la trafisse di nuovo. Delle scariche elettriche cominciarono a confluire dalla lama e usando la ferita nel corpo di Priscilla, entrarono in lei, percorrendola interamente. Il volto di Priscilla si deformò dal dolore, aprì la bocca per urlare ma nessun suono ne uscì... il vento intorno a lei continuava a ruggire potente.
«Questa elettricità... non è che una carezza in confronto alla sua!» ruggì Priscilla, parlando di un Laxus che lei certamente non poteva conoscere. Caricò il pugno e lo scaraventò contro il viso di Erza, colpendola e facendole perdere così l'equilibrio. Si estrasse la spada dal corpo e crollò momentaneamente su un ginocchio, sputando sangue. Si rialzò subito e sparò ancora vento contro una Erza che era ugualmente al limite. L'arma cambiò nuovamente forma e questa volta sparò getti di pura magia ed energia. Priscilla si avvolse in una bolla di vento e riuscì a deviarne il colpo, ma questo causò altra perdita di energia e infine cedette proprio quando l'ultimo dei colpi la stava raggiungendo. La colpì e la scaraventò lontana, ma con un soffio di vento tanto potente da far riverbrare l'aria intorno a loro tornò in volo perfettamente in equilibrio. Ormai furiosa e stanca, giocò le sue ultime carte lanciandosi con rabbia contro Erza pronta a un semplice corpo a corpo. Caricava di vento i propri calci e i propri pugni e colpiva incessantemente, senza fermarsi, senza rallentare. Erza riuscì a parare tutti quei colpi e infine ricambiò, passando al contrattacco. Sembrava un combattimento perfettamente alla pari, fino a quando Priscilla non finse un pugno che Erza parò tranquillamente ma che poi si dimostrò non essere un semplice attacco fisico. Un colpo di vento sottopressione esplose da quel pugno e la sbatté all'indietro. Non raggiunse né soldati né altri alberi, ma altri colpi d'aria esploderono intorno a lei facendola rimbalzare da uno all'altro. La pressione con cui nascevano era tale che ciascuna di quelle esplosioni sembrava un terribile pugno e la colpirono così ripetutamente e così velocemente da non darle nemmeno tempo di riprendersi.
«Hai l'aspetto di Erza eppure sei portatrice di morte e dolore... non meriti quella voce! Non meriti quel corpo! Te ne libererò!» urlò furiosa e un vortice nacque ai piedi di una Erza ormai barcollante e stremata. Avrebbe ripreso a combattere, ma quella ragazza non le dava un attimo di respiro. Il tornado che nacque ai suoi piedi l'avvolse e lentamente si strinse su di lei, stritolandola. Erza urlò dal dolore e sollevò il viso verso il cielo, provando inutilmente a liberarsi da quella presa che sembrava intenzionata a schiacciare il suo corpo come un acino d'uva.
«Fairy Tail!» gridò colma di rabbia, come fosse stato un insulto, e riuscì a caricare il braccio di una forza sovrumana con la quale lanciò verso Priscilla la propria spada. Esplose nel raggiungerla, travolgendola completamente, ma la luce nei suoi occhi si spense quando vide emergere la figura della ragazza dal fumo sprigionato. Il vento ancora disegnava intorno a lei onde, sollevandole la punta dei capelli, eppure lei anche se ricoperta di ferite restava immobile nella sua posizione. Non aveva nemmeno vacillato.
«Io non posso morire! Sono la bambina di carta, non posso morire» disse Priscilla e infine urlò: «Erza!»
Lanciò la donna contro il proprio animale e coinvolse entrambi nel tornado. Non restò a controllare l'effetto del suo ultimo attacco, consapevole di non avere ancora molte forze di cui disporre. Si avvolse nel Mirage e nascondendosi al loro sguardo spiccò il volo e infine si diresse a grande velocità nello stesso luogo dove aveva fatto atterrare la gilda. Il Mirage perse di efficacia pochi metri più avanti, ma ormai era abbastanza lontana da sentirsi comunque al sicuro. Arrivò alla gilda con le ultime forze che aveva, forze che decisero di abbandonarla definitivamente prima dell'atterraggio e le lasciarono terminare il suo volo in caduta libera. Cadde a terra e in un terribile polverone rotolò e rimbalzò sui sassi almeno cinque volte prima di potersi fermare definitivamente.
«Pricchan!» gridò Laxus, correndole incontro. La sollevò da terra, guardandole il volto. Era ricoperta di ferite, il volto contratto in un'espressione addolorata, e non si muoveva, a malapena respirava.
«Ci ha salvati» mormorò Lucy, sorpresa.
«Ci ha fatti volare nel cielo! Incredibile!» balbettò Elfman, sconvolto ma eccitato come un bambino.
«Ha lottato contro Erza ad armi pari... che forza incredibile» si accodarono Droy e Jet, sorpresi nel vederla ancora viva.
«Laxus» lo chiamò Fried, sulla soglia della gilda. «Portala dentro. Wendy si occuperà di lei, insieme a tuo padre».
Laxus tremò e digrignò i denti, non riuscendo a capire se fosse più intensa la paura o la rabbia. Non era riuscito a proteggerla, non era riuscito a mantenere la parola data a suo padre e non era riuscito a proteggere nemmeno lui. In così poco tempo rischiava di restare così tanto solo per il semplice motivo che lui era così incredibilmente debole.
«Non morire... ti prego, Pricchan» gracchiò, cominciando a prenderla in braccio, pronto a portarla nella gilda.
«Non morirà» una voce emerse dagli alberi intorno a loro, poco prima che un uomo facesse la sua apparizione. Capelli blu, un tatuaggio sul volto, gli abiti logori di chi ha camminato e lottato molto, ma lo sguardo rasserenato e sollevato. «Non aver paura, Laxus. Deve solo riposare».
Sentirsi chiamare per nome, nonostante non avesse idea di chi fosse e di come facesse a conoscere così Priscilla, si andò a mischiare all'agitazione di avere di fronte qualcuno che era riuscito a trovarli. Chi era? Nemico? Amico? Da dove era sbucato?
«Chi sei?!» ruggì, stringendosi Priscilla al petto pronto a proteggerla.
«Chi sono io?» chiese l'uomo, sorpreso forse dalla domanda. Ma poi si rasserenò , tornando a guardare Priscilla ben stretta tra le braccia di un Laxus teso come una corda di violino e protettivo come mai nessuno lo era stato. «Il mio nome è Mistgun».
"Mistgun" un nome certamente familiare che aprì davanti agli occhi di Laxus un'infinità di strade e possibilità. Mistgun infine sorrise.
«Finalmente ti ho trovata, Priscilla».

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