«Priscilla-nee!» Wendy corse all'interno della gilda, sorridente e allegra, e cercò rapidamente la ragazza tra i presenti. Da quando la gilda era finita nel dimenticatoio e le finanze erano crollate avevano dovuto spostare la sede a una struttura decisamente più piccola, perciò era molto più semplice cercare qualcuno al suo interno. Infatti riuscì a trovarla subito, accasciata su di un tavolo, insieme ad Happy, Natsu, Gajeel ed Elfman. Tutti nella stessa identica posizione, con lo stesso sguardo rammaricato, depresso.
«Priscilla-nee?» chiese, avvicinandosi. «Qualcosa non va?» si preoccupò. Ma né lei né gli altri sembravano essere in condizioni di rispondere e si limitarono solo a mormorare e bofonchiare.
«Hanno fatto una stupida scommessa» spiegò Lucy, seduta al tavolo di fianco. «Lei e Happy hanno scommesso su chi avrebbe resistito di più respirando la fiamma puzzolente di Romeo. Natsu e Gajeel l'hanno presa come una sfida e si sono uniti a loro... non so che ci faccia lì Elfman, a dire il vero» osservò poi, sorpresa di vedere anche lui nel circolo dei disgustati. Non aveva preso parte alla sfida, quando era arrivato?
«Non trovare lavoro è da uomo» mormorò lui, piagnucolante, spiegando così il motivo della sua partecipazione al tavolo degli pseudo-defunti.
«Le cose vanno male» sospirò Lucy. «È difficile trovare qualche richiesta decente, effettivamente. Come possiamo pagare i debiti in questo modo?»
«A proposito!» saltò Wendy, ricordandosi il motivo per il quale era andata a cercarla. «Priscilla-nee, ho trovato un lavoro!»
«Eh?» chiese Lucy, spalancando gli occhi.
«Davvero?» si alzò Priscilla di scatto, dimenticando la nausea che aveva avuto fino a quel momento.
«Possiamo venire anche noi?» chiese Lucy, bramosa di avere qualche soldo per sé.
«Mi dispiace Lucy-san, ma la paga è già abbastanza bassa così» mormorò Wendy, dispiaciuta. «Se andassimo in troppi, finiremmo con l'avere pochi spiccioli a testa, sarebbe abbastanza inutile».
«Cercatene uno tuo, come abbiamo fatto noi» la riprese Charle, con il solito tono altezzoso.
«Voi dividete persino l'affitto, avete metà delle spese che abbiamo noi, non è giusto» piagnucolò Lucy.
«Tuo padre ha pagato tutti i tuoi debiti, credi che non lo sappiamo?» la riprese Priscilla, facendola arrossire per l'imbarazzo. L'espressione si tirò in un triste sorriso, mormorando con malinconia: «È stata la sua ultima lettera prima di morire. Mi ha lasciato tutti i suoi risparmi per aiutarmi. Dopo quello che c'è stato tra noi, è incredibil-»
«Andiamo Wendy! Il lavoro ci aspetta!» la interruppe Priscilla, ignorando la sua nostalgia e prendendo la bambina per mano corse all'esterno mentre Lucy dietro le urlava piangente: «Ehy!!! Io vi stavo aprendo il mio cuore!!! Insensibili!»
«Pri...scilla... hai... visto? Ho... vinto... i... i...» balbettò Happy, moribondo, ancora sciolto sul tavolo.
«È andata via, Happy» cercò di dirgli Lucy e lui sussultando urlò: «Eh?! Non mi ha dato i soldi! Mi ha ingannato...» e di nuovo, verde in volto, si accasciò sul tavolo.
Ai margini di Magnolia, non troppo lontano dalla città, una famiglia aveva appena comprato una nuova casa. Era il giorno del trasloco, ma nessuno di loro aveva forza sufficiente a spostare ogni cosa sul camion per potersele portare via. Ecco il motivo della richiesta d'aiuto, anche se la paga era tanto bassa -visto il rango povero di quella famiglia- e tanto degradante che avevano potuto spedirla solo alle gilde di minore importanza. Fairy Tail fu la prima a rispondere, mandando loro due dei loro maghi migliori... per un triste lavoro sottopagato utile a raccimolare almeno qualche briciola.
«Beh, sempre meglio di niente» disse Charle volando all'esterno della casa con un vaso tra le zampe ed entrando nel furgone.
«Da qualcosa dovremmo pur partire, no?» disse Wendy incoraggiante, portando tra le braccia uno scatolone pieno di libri.
«Ho sopraffatto Nirvana, sconfitto gli Oracion Seis, ribaltato un'intera nazione, combattuto contro Grimoire Hearts...» disse Priscilla immobile fuori dalla porta di casa. A gambe e braccia incrociate, galleggiava a un metro da terra, mentre davanti a lei sfilavano scatoloni più grossi e interi mobili sollevati dal vento e diretti al camion. «Ero una delle candidate per diventare mago di classe S e ora mi riduco a fare i traslochi» piagnucolò, sentendosi umiliata.
«Da quando ti interessa la tua immagine come maga?» la rimproverò Charle.
«Non mi interessa» mormorò lei, pensierosa. «In realtà penso che io abbia solo voglia di sfogarmi e prendermela con qualcosa».
«Almeno è onesta con se stessa» commentò Charle, volando all'interno della casa per prendere altri soprammobili ben imballati.
«Qualcosa ti turba, Priscilla-nee?» chiese Wendy, saltando giù dal camion e andando verso l'interno della casa per raccogliere un altro scatolone.
«Sono stati quegli stupidi discorsi di ieri al bagno pubblico!» iniziò a sgambettare, strappandosi i capelli per il nervoso.
«Ci stai ancora pensando?» chiese Charle.
«Penso che le ragazze volessero solo divertirsi un po', non prenderle troppo sul serio» provò a consolarla Wendy, ma Priscilla si immusonì maggiormente e abbaiò: «Erza mi ha sculacciata!»
«Già» ridacchiò Wendy, nervosa. «Forse ha esagerato un po'».
«Se te la sei presa tanto e continui a rimuginarci dopo ventiquattro ore chissà che però non abbiano colto nel segno» la provocò Charle, trovando bizzarro e interessante il fatto che ancora ci stesse riflettendo su.
«Colto... nel segno?» balbettò Priscilla, cadendo in una specie di vortice oscuro fatto di parole e provocazioni.
"Ti sei fatta crescere i capelli".
"Dici che ha dato un senso alla tua vita".
"Ti sei ingelosita quando ti ho raccontato di quella volta che provò ad attaccar bottone con una ragazza".
"Sei la prima che nega ogni rapporto di sangue con lui, dicendo che non siete proprio proprio fratelli".
"L'hai aspettato per quasi sei anni... com'è romantico".
"Lo proteggevi sempre, giustificando ogni suo errore".
"Un amore incestuoso!"
«Priscilla-nee!!!!» la richiamò Wendy, terrorizzata, strappandola con violenza dalla confusione che aveva in testa e che per qualche secondo le aveva addirittura annebbiato la coscienza. Si risvegliò dal suo incanto e guardò nella direzione della ragazzina, che l'aveva chiamata: era vicina al camion ormai praticamente distrutto, ribaltato e sovrastato da parte dei mobili di quella casa, che ancora uscivano dall'ingresso con la velocità di un uragano e gli si schiantavano addosso. Presa dai suoi pensieri turbolenti, anche la magia che stava usando era diventata improvvisamente turbolenta sparando letteralmente gli oggetti di quella famiglia contro il camion invece che poggiarceli delicatamente dentro. Non solo il camion era distrutto, ma anche tutte le loro cose cadevano ormai a pezzi. Priscilla urlò per lo spavento di quanto avesse appena combinato e interruppe il suo circolo d'aria all'istante, facendo crollare a terra quelli che ancora galleggiavano, finendo col distruggere anche loro. Pochi metri da lei i due figlioletti, di appena sette e tre anni, erano stesi a terra. Il maschietto, più grande, aveva salvato la più piccola dal crollo di un tavolo, spingendola via appena in tempo. Lei aveva le lacrime agli occhi, mentre sul volto di lui si stagliava uno sguardo fiero e preoccupato, come un vero eroe.
«Grazie, onii-san» piagnucolò la bambina.
«È tutto a posto, ci sono qua io» provò a rassicurarla lui, abbracciandola per farla calmare. Un'ombra calò su di loro, facendogli venire i brividi. Era come trovarsi di fronte al mostro peggiore di tutti, con quello sguardo omicida e l'aura di un vero serial killer.
«Tanto quando crescerà ti abbandonerà, come fanno tutti gli uomini» gracchiò Priscilla come un demone appena uscito dall'inferno che sentenziava la loro condanna. I due bambini si abbracciarono ancora di più, terrorizzati, e dopo infiniti secondi passati a tremare di fronte a quella terrificante donna scoppiarono entrambi a piangere chiamando i propri genitori.
Di fronte a quel pianto straziato Priscilla parve di nuovo tornare in sé e rendersi conto di ciò che aveva appena combinato. Li guardò estremamente imbarazzata e ridacchiò nervosa.
«Dai, scherzavo...» balbettò, provando a inginocchiarsi e avvicinarsi a loro. Ma i due bambini presero a urlare ancora di più, completamente avvolti dal terrore, e lei deglutì con preoccupazione e imbarazzo. Due piedi caddero pesanti al fianco dei due bambini, facendo sobbalzare Priscilla tanto che dovette indietreggiare con la schiena. Il padre e la madre di quei due bambini, nonché proprietari della casa praticamente distrutta, sembravano stessero ruggendo come animali tanto erano furiosi.
«M-mi dispiace» balbettò inutilmente Priscilla, ridacchiando nervosa.
«Non dovevi dirle quelle cose, Charle» sussurrò Wendy, vicino alla gatta, che sobbalzò e urlò contrariata: «Come potevo immaginare che avrebbe perso così la testa?!»
Wendy e Priscilla rientrarono alla gilda non troppo tempo dopo, ma non servì chiedere loro come fosse andata la missione per scoprire che qualcosa era andato storto. Wendy era palesemente in imbarazzo, Charle furiosa e Priscilla ondeggiando si avvicinò a suo nonno con la faccia di un cadavere.
«Ohy! Priscilla! Com'è andata la tua prima missione dopo il nostro ritorno?» chiese Makarov, non notando, o forse non volendo notare, la sua espressione. Priscilla non rispose ma sospirando gli allungò un foglio che lui lesse rapidamente, incupendosi riga dopo riga.
«Dobbiamo al mandante cento mila Jewels di danno e si sono rifiutati di pagarti!» urlò Makarov, portandosi le mani alla testa per la disperazione e alzandosi in piedi.
«Mi dispiace» pianse Priscilla.
«Per fortuna non sono più io il Master, ora» sospirò improvvisamente Makarov, tornato sereno così rapidamente da essere surreale, e allungò il foglio a Macao che sbiancò come un fantasma.
«Il debito aumenta invece di diminuire, è una tragedia!» mormorò, accasciandosi a terra come un corpo privo di anima.
«È praticamente un mese di affitto, ti rendi conto?!» ruggì Charle contro la ragazza che scoppiò a piangere come una bambina e biascicò: «Mi dispiace».
«Con sette anni di arretrati credo che un mese più o un mese meno non faccia molta differenza, alla fine» provò a difenderla Wendy.
«Mi dispiace» pianse ancora Priscilla.
«Smetti di difenderla sempre!» la rimproverò Charle.
«Mi dispiace!» continuò Priscilla come un disco rotto.
«Dobbiamo fare qualcosa per quel tuo problema, non c'è altra soluzione!» decretò infine Charle, puntando un dito contro Priscilla, e infine decise: «Andiamo da tuo fratello!»
Priscilla smise di piangere, anche se aveva ancora il viso ricoperto di lacrime e la faccia arrossata e inebetita. «Eh?» mormorò semplicemente, confusa e anche un po' intimorita. A cosa pensava Charle? Che intenzioni aveva? Sicuramente niente di buono e certamente Priscilla non era intenzionata ad andare da lui e rivelargli tutti i suoi pensieri e turbamenti. Non quegli specifici turbamenti, non in quel momento.
«Laxus?» chiese Laki, seduta poco lontano, chiedendosi curiosa cosa c'entrasse Laxus nella distruzione della casa della missione da cui erano appena tornate.
«Charle!» si avvicinò Priscilla, timida in volto, e portandosi un dito alla punta del naso sibilò un imbarazzato: «Sssshhh».
«Non mi interessa! Andiamo e risolviamo questa faccenda una volta per tutte! È da quando siamo tornate da Tenrou che non sei più in te, la cosa rischia di diventare anche pericolosa come hai potuto vedere» insisté Charle.
«È solo stato un incidente, non c'è bisogno di prendersela tanto. Prometto farò più attenzione, ora calmati però» tentò di dire Priscilla, sforzandosi di sorridere.
«È fuori discussione! Mi rifiuto di dover subire di nuovo un'umiliazione come questa!» insisté Charle furiosa.
«Charle, forse la stai prendendo troppo sul personale» balbettò Wendy, cominciando a sospettare che tutta quella rabbia fosse un po' esagerata. Non era la prima volta che Fairy Tail distruggeva qualcosa, ci erano passati un sacco di volte soprattutto con Natsu, eppure era la prima volta che Charle si infuriava in quel modo. Certo era che tra Charle e Priscilla non scorreva buon sangue, le due andavano d'accordo ma per qualche strano motivo erano sempre in conflitto tra loro. Un po' come Natsu e Gray, erano amiche, parlavano spesso insieme, ma non facevano che stuzzicarsi e infastidirsi a vicenda. C'era una specie di incompatibilità tra loro.
«Era un lavoro misero, da quattro soldi! E guarda che disastro! Hai coinvolto in tutto questo anche me e Wendy che dovremmo pagare a causa tua!» insisté Charle.
«Allora sono i soldi il problema?» provò a indagare Wendy.
«Ho già detto che non lo farò più, smetti di urlarmi contro» piagnucolò Priscilla.
«Andiamo e risolviamo la questione! Sono stufa di vederti ridotta in questo stato per colpa di quell'uomo» ruggì Charle puntandole un dito contro, sempre più furiosa. E Wendy ebbe il sentore di cominciare a capire cosa stesse accadendo. Tra le due non correva buon sangue, erano sempre pronte a riprendersi e stuzzicarsi, erano amiche ma non riuscivano a fare altro che bisticciare per qualche motivo... per questo era stato difficile per Charle ammettere apertamente che era preoccupata per lei.
«Non ci vengo!» si piccò Priscilla, rossa in volto. Non voleva un confronto aperto con lui, non l'avrebbe mai voluto. Dove avrebbe trovato il coraggio di affrontare non solo il più intimo dei suoi segreti ma anche le sue più profonde paure?
«Smetti di fare i capricci! Sei più infantile di Wendy, delle volte!»
«Io non sono poi tanto infantile, Charle» mormorò Wendy, a disagio per essere stata messa in mezzo.
«Non voglio! Non voglio! Ho detto no!» sbatté i piedi a terra, come una bambina in un negozio di giocattoli, e Charle nera in volto per la rabbia passò infine alle maniere forti. Le volò addosso tanto rapidamente che lei nemmeno la vide e senza rendersene conto Priscilla si ritrovò a testa in giù, presa per un piede, trascinata via con la forza. Urlò e si sbracciò, cercando di afferrare la testa di qualcuno, ma Charle si alzò abbastanza di quota per evitarle di arrivarci.
«A-aspettate!» provò a chiamarle Wendy, correndogli dietro.
Charle volò fuori dalla gilda con la massima velocità che la sua magia poteva concederle, continuando a tirare Priscilla per un piede, portandosela dietro. Appena fuori dalle porte della gilda, Priscilla riuscì nel suo turbinio di mani e dita ad afferrare qualcosa a cui aggrapparsi ma non fu abbastanza per tenersi e impedire a Charle di alzarsi nel cielo.
«Che...?» mormorò Priscilla, abbassando lo sguardo a ciò che aveva artigliato nel tentativo di salvarsi dalla furia di Charle e che ancora stringeva tra le dita. Gli occhi spalancati, rimase senza parole quando Laxus, tenuto ancora per il collo della maglia, alzò lo sguardo accusatore su di lei. Non sembrava agitato, era come se non fosse successo niente al di fuori delle sue aspettative, benché fosse stato afferrato all'improvviso e trascinato lontano da terra in pochissimi secondi.
«Laxus?!» sussultò, sentendosi morire dentro.
«Cosa stai combinando?» le chiese con tono di rimprovero, intuendo che sicuramente in quella storia c'entrava lei con qualche suo tipico disastro. Era incredibile come fosse in grado di trasmettere timore anche in un momento come quello, a metri e metri di altezza da terra, tenuto per la maglia, da una sorella che trascinata per un piede da un Exceed non aveva fatto che urlare fino a quel momento. A braccia incrociate, la fissava gelido.
«Che... che ci fai qui?» chiese lei, confusa.
«Ero di passaggio».
«Ohy...» lamentò Charle, rallentando improvvisamente il volo. «Siete pesanti» digrignò i denti, sforzando la sua magia per riuscire a tenersi ad alta quota, ma pian piano perse potenza fino a cedere del tutto, facendo scomparire addirittura le proprie ali, sotto troppo sforzo.
«Charle!» chiamò Priscilla, panica in volto poco prima di cominciare la pericolosa discesa verso il suolo. Urlò per i primi secondi, sbracciandosi per la paura e il vuoto allo stomaco, infine riuscì a tornare in sé. Afferrò Charle per la coda e Laxus per una mano, usò la propria magia del vento e bloccò la loro rovinosa caduta ad almeno una ventina di metri da terra.
«Perché ti sei aggrappato a lui?» ruggì la gatta, restando appesa a testa in giù per la coda.
«Smettila di darmi ordini! Se ti dico che una cosa non la faccio non la faccio e basta!» ruggì Priscilla, alzando Charle tanto da poterla guardare in faccia.
«Priscilla!!!» l'urlo di Macao li sorprese e li spinse ad abbassare lo sguardo verso l'ingresso della gilda, dove l'uomo sgambettava furioso. «Hai cercato di imbrogliarmi modificando il documento! Sono trecentomila Jewels di danni, non cento! Maledetta, scendi subito!»
«L'ha già scoperto!» sbiancò lei, irrigidendosi.
«Hai modificato un documento?!» la rimproverano in coro Charle e Laxus, fulminandola da entrambe le estremità a cui erano appesi.
«Iiiihc!» rabbrividì Priscilla, consapevole di essere nei pasticci.
«Stupida ragazzina! Trecento! Ti rendi conto?! TRECENTO!» Gridò Charle in un'escalation di furia omicida che la portarono ad agitarsi come un animale selvaggio. Tirò addirittura fuori le unghie e cercò più volte di raggiungere il volto di Priscilla con la chiara intenzione di distruggerlo come un foglietto di carta.
«Che diamine vuoi? Pagherò ogni cosa, come ho sempre fatto! Sta' zitta, gattaccia di strada! Quante volte ho pagato io per tutte e tre prima di oggi, eh?!» strillò dall'altra parte Priscilla con gli occhi iniettati di sangue e prese a scalciare furiosa e fuori controllo.
«Mai! Spendi sempre tutto in cibo! Dobbiamo sempre essere noi a sistemare le cose!»
«Prenderti i meriti non ti aiuterà a renderti più simpatica!»
«Come osi mettere in dubbio la mia simpatia?!»
«Non so come faccia Wendy a sopportarti!»
«Non capisco perché abbia accettato di dividere con te la stanza?! Sei caotica anche nel quotidiano! Lasci sempre i tuoi vestiti nella doccia! Quale essere umano dall'intelligenza moderata si spoglierebbe mentre apre la doccia! Ci si spoglia prima, anche i bambini lo sanno!»
«Cosa vuoi saperne tu di spogliarsi! Sei un dannato gattaccio e ti metti gli abitini come se ti dovessi coprire! Hai del pelo per una ragione, bestiaccia!»
«Sei una stupida!»
«Vanitosa!»
«Sei sciatta peggio che i barboni di strada!»
«Altezzosa e antipatica!»
«Quando dormi russi come un drago!»
«I tuoi peli sono ovunque! OVUNQUE!»
«Ohy, ohy... potreste almeno lasciarmi andare e parlarne tra voi?» mormorò Laxus affranto, continuando ad essere ben sorretto dalla mano sinistra di Priscilla.
«Priscilla-nee! Charle! Smettetela di litigare. Ci troveremo un altro lavoro e pagheremo i danni di questo, non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto!» provò ad urlare Wendy da terra, ma le due continuarono a scalciare e urlare, senza ascoltare nessuno.
«Ci penso io!» intervenne Happy, volando al fianco di Wendy e infine scattò verso Priscilla urlando: «Max Speed!» evocando la sua magia che gli permetteva di volare a gran velocità. Centrò Priscilla dritta in faccia e la sbalzò all'indietro per il colpo. Lei mollò la presa sia su Laxus che su Charle e roteò un po' su se stessa come una trottola, prima di cadere verso terra completamente frastornata dalle vertigini e dall'equilibrio perso a causa di tutto quel vorticare. Laxus si tramutò in fulmine per riuscire ad atterrare senza subire danni, Charle venne presa al volo da Wendy e infine Priscilla cadde a picco.
Si sarebbe sfracellata a terra, se Laxus non fosse stato di riflessi abbastanza pronto per prenderla al volo.
«Mi gira la testa» lamentò, verde in volto.
«Non potete cercare di andare un po' più d'accordo voi due?» chiese Wendy, affranta nel vedere entrambe le sue amiche fuori combattimento per così poco. E a quella frase Charle si raddrizzò, benché Wendy la tenesse ben ferma tra le braccia, e tornò ad urlarle e ringhiarle contro. Cosa che fece anche Priscilla, nel sentirla, tenuta ben ferma e bloccata da Laxus.
«Va bene, ho capito, alla prossima missione ci vado da sola senza voi due! Così se succede qualcosa la responsabilità è solo mia!» gridò Priscilla, puntando un dito contro Charle che parve invece infervorarsi ancora di più e continuando a scalciare urlò con tutta se stessa: «Il fatto che fossimo con te non ci rende tue complici! La responsabilità è anche ora solo tua! Hai distrutto la casa di una famiglia innocente, ti rendi conto? E hai spaventato a morte quei due bambini! Cosa volevi fare? Mangiarteli?!»
«Perché loro sono felici e io no!» gridò Priscilla in un lamento, prima di accasciarsi sul braccio di Laxus, ormai stanca di agitarsi. «Non è giusto. Ho bisogno di coccole... Laxus» piagnucolò in maniera estremamente infantile.
«C-coccole?» chiese lui, sconvolto e lievemente imbarazzato. Increspò maggiormente le sopracciglia e, stranamente per uno come lui, arrossì addirittura.
«Non voglio più andare in missione per tutta la mia vita, non ne posso più di nessuno e di niente» piagnucolò ancora Priscilla.
«E come hai intenzione di ripagare i tuoi debiti?» la brontolò ancora Charle e Priscilla rispose con una strana serietà e poca preoccupazione: «Venderò il mio corpo».
Il gelo cadde in quel cortile, persino negli occhi di Macao dove fino a poco prima era possibile leggere un misto di disperazione e furia omicida. Nessuno ebbe più il coraggio nemmeno di respirare di fronte a una proposta tanto assurda quanto immorale. E proprio la sua serietà e la poca cura nell'esclamare una cosa del genere aveva raggelato il sangue di tutti quanti, mentre scene poco pudiche si aprivano la strada nel loro immaginario. Probabilmente a rendere il tutto maggiormente sconvolgente era il fatto che una come Priscilla avrebbe anche potuto farlo, con una ingenuità disarmante, senza rendersi conto di cosa realmente significasse.
«P-Priscilla-nee» sibilò Wendy con quel poco di voce che aveva.
«Beh, è pur sempre un lavor...» cominciò Macao, il primo a riprendersi anche se aveva lo sguardo di chi ancora non aveva smesso di pensarci e forse non l'avrebbe più fatto. Ma un fulmine cadde dal cielo interrompendolo e sfiorò Macao, che urlando cadde a terra per lo spavento. «È...È.... è ovvio che io in qua-quanto Master non lo per-permetterei mai» balbettò modificando del tutto le parole che aveva cominciato a pronunciare e che sembrava essere intenzionato a dire. Lo sguardo gelido di Laxus, fisso su di lui, bastò come minaccia e lo convinse a dimenticarsi persino le immagini che aveva pensato pochi istanti prima.
«P-poteva ucciderlo» balbettò Wendy, guardando l'angolo della giacca di Macao fumare ancora per aver ricevuto il colpo di Laxus.
«Spaventoso» sibilò Charle, altrettanto sconvolta.
«Ho bisogno di bere» continuò a frignare Priscilla, l'unica a non essere rimasta sconvolta dal fatto che Macao se la fosse quasi fatta nei pantaloni per quell'esagerata reazione di Laxus. Anzi, era come se non se ne fosse nemmeno accorta.
«Andiamo» disse Laxus, caricandosi la sorella moribonda su una spalla e avviandosi verso l'interno della gilda.
«Beh... non si può certo dire che lui non ci tenga» osservò Wendy, cercando come sempre del buono in ogni cosa.
«Andiamo, Wendy! Cerchiamo di creare l'atmosfera!» disse Charle, stranamente determinata, stringendo i pugni come se si stesse preparando a un'intensa battaglia.
«Atmosfera? Che dici, Charle?» sussultò Wendy.
«Non capisci!» si voltò lei e prese il volto della bambina tra le zampe, avvicinandosela. «È il momento che stavamo aspettando! Dobbiamo spingerla a rivelargli ogni cosa! Il momento della dichiarazione! Dobbiamo rendere l'ambiente romantico!»
«Ti sei lasciata influenzare anche tu dai discorsi di ieri delle ragazze?» chiese lei divertita.
«Assolutamente no! E non mi sono mai fatta prestare il libro di Levy sull'amore incestuoso che ha dato anche a Priscilla!» disse con uno strano fuoco negli occhi.
«Ora comincio a capire il tuo accanimento su questa storia» ridacchiò nervosa Wendy.
«Ho un'idea grandiosa!» si illuminò Charle. «So che Ichiya dei Blue Pegasus era in città in questi giorni! Lui ha quegli intrugli profumosi magici... avrà qualcosa per stimolare il romanticismo!»
«Cosa? Charle non credo sia una buona idea forzare così le cose» tentò di dissuaderla Wendy.
«Wendy!» la prese nuovamente tra le zampe. «Vuoi che Priscilla sia felice o no?»
«Certo che lo voglio!» disse Wendy.
«Hai sentito cosa ha detto? Che quei bambini, tanto legati tra loro, erano felici e lei no e questo la rendeva triste! È il momento, deve riuscire a riprendersi quell'uomo! Dobbiamo intervenire per il bene di Priscilla!»
Wendy la guardò qualche istante, ascoltando attentamente le sue parole, poi qualcosa si accese in lei. Una determinazione mossa dal desiderio di vedere Priscilla finalmente felice. Si corrucciò e annuì infine convinta.
«Bene! Osservali e impedisci a quell'uomo di andarsene!»
«Ma a me lui fa paura» ammise Wendy.
«Per la felicità di Priscilla!» insisté Charle, anche se aveva già dimostrato che non era tanto Priscilla in sé a stimolarla quanto l'entusiasmo di poter vivere con i propri occhi il romanzo che stava leggendo e che, a quanto pareva, l'aveva rapita particolarmente. In lei era scattato l'animo femminile romantico che portava una donna a passare le serate davanti a una Lacryma per film con un cuscino abbracciato e un coro di "aaww" a ogni scena. Con la sola differenza che quel film l'avrebbe vissuto in prima persona.
Wendy si lasciò ingenuamente coinvolgere e annuì perciò convinta, ripetendo: «Per il bene di Priscilla!»
«Vado come un fulmine! Happy, vieni con me, in due faremo prima a trovare l'uomo di Blue Pegasus!» ordinò e Happy, stranamente senza chiedere nessun tipo di spiegazione, urlò semplicemente: «Aye sir!» e entrambi volarono via.
«Fate presto! Charle! Happy!» incitò Wendy, prima di correre all'interno della gilda e cercare Laxus e Priscilla. Li vide, seduti a un tavolino in un angolo, e sgattaiolò dietro a dei barili vicino a loro per poterli tenere d'occhio e origliare, pronta a intervenire nel caso avessero accennato a volersene andare. Laxus beveva il suo boccale con aria apparentemente disinteressata mentre Priscilla, come sempre faceva negli ultimi giorni, era letteralmente spalmata sul tavolo anche se aveva la mano ben ferma sul manico del boccale. I Raijinshuu non appena avevano visto comparire il loro beniamino gli si erano andati a mettere intorno, fedeli come cagnolini, e così si erano uniti alla loro bevuta.
«Perciò hai fatto piangere due bambini» disse Laxus di punto in bianco, cercando di indagare su quella faccenda. Priscilla si irrigidì, sentendosi nuovamente sotto accusa.
«Un demone si è impossessato del mio corpo» sibilò con un filo di voce, non sapendo che altra scusa inventarsi. Laxus ridacchiò a voce bassa e roca, prima di bere un altro sorso.
«E i trecentomila Jewels di danno?» chiese Evergreen, curiosa.
«Un demone si è impossessato della mia magia» disse ancora Priscilla, sempre più rossa per l'imbarazzo.
«Non doveva essere un semplice trasloco? Anche senza magia era un compito facilissimo» commentò Fried, bevendo un sorso dal suo boccale.
«La mia baby dev'essersi agitata per i vostri discorsi di ieri» rise Bickslow, divertito.
«Discorsi di ieri?» storse il naso Evergreen, prima di accusare: «Avete origliato?!»
Un boccale partì dal tavolo di Natsu anche se nessuno sembrò averlo lanciato e con rapidità raggiunse il volto di Bickslow, colpendolo alla fronte tanto forte da farlo cadere indietro dalla sedia. Priscilla lo guardò oltre il proprio braccio, ancora stesa sul tavolo, con la fronte corrucciata benché avesse ancora gli occhi spenti, ammettendo così che era stata sua la colpa di quell'attacco.
«Sei un pervertito» lo accuso.
«Non è colpa sua, urlavate non era difficile sentirvi» lo difese Fried.
«Urlavamo?» chiese Evergreen, confusa. Non le pareva di aver urlato e la cosa la fece sobbalzare improvvisamente, ricordandosi che l'argomento aveva più o meno toccato tutte. «Un attimo! Avete sentito tutti?».
«Rilassati» disse Bickslow, rialzandosi da terra. «Solo io e Fried».
«Come potevamo urlare e renderci perfettamente "sentibili" se solo voi due avete ascoltato?» mormorò Priscilla per niente convinta e ancora più sospettosa.
«Avete origliato!» insisté Evergreen, ora più convinta.
«Eravamo solo preoccupati per voi per quanto riguardava le intenzioni del gatto, quando l'abbiamo visto volare verso i vostri bagni» disse Fried e Priscilla reagì questa volta contro di lui. Anche senza muoversi, un potente soffio di vento provò a colpirlo per sbatterlo a terra, ma si infranse su un muro violaceo che poi sparì lentamente.
«Rune antivento» ridacchiò Fried fiero della sua trovata e Priscilla lo fulminò, ringhiando: «Abbasserai la guardia prima o poi».
Laxus lasciò il boccale sul tavolo e poggiò una mano sulla spalla di Priscilla, prima di chinarsi lentamente verso di lei. Si coprì parzialmente il volto con l'altra mano, mentre vicino al suo orecchio andò a sussurrarle qualcosa che solo lei riuscì a sentire. Priscilla sbarrò gli occhi, sorpresa da ciò che lui le aveva appena detto, e sollevandosi parzialmente dal tavolo chiese sconvolta: «Sul serio?!»
Laxus annuì tornando in posizione seduta e riprendendo a bere. Priscilla voltò lo sguardo malefico verso Fried e sghignazzò, fissandolo in maniera sinistra, il che fece intuire che qualsiasi cosa Laxus le avesse detto doveva essere qualcosa contro di lui.
«Un attimo! Laxus! Da che parte stai, insomma?» chiese Fried, spaventato all'idea che le avesse detto qualcosa di sconveniente. Magari il suo punto debole, così da permetterle di potersela prendere anche contro di lui come già faceva con il povero Bickslow.
«Da nessuna» rispose lui semplicemente.
«Difende i più deboli, tipico dello spirito nobile di Laxus!» osservò Evergreen con un velo d'orgoglio per il leader del loro piccolo gruppo.
«Che cosa ti ha detto?» chiese Fried agitato e Priscilla continuò a sghignazzare, rispondendogli: «Lo scoprirai».
L'agitazione prese possesso di lui, soffocato nel limbo dell'ignoto. Cosa sapeva? Cosa gli avrebbe fatto? Cosa le aveva detto Laxus? Era ovvio che lui sapesse tutti i punti deboli e i segreti di Fried, quale di questi aveva usato contro di lui? Da cosa doveva difendersi?
«Anche io posso rivelare un segreto!» disse infine, alzandosi in piedi. E Priscilla sapeva bene a cosa si stava riferendo, visto che avevano appena ammesso di aver origliato la loro conversazione del giorno prima. Si alzò in piedi a sua volta, col volto rosso dalla vergogna e dalla rabbia: Laxus era lì con loro, non doveva nemmeno accennare al fatto che quel fantomatico discorso che tanto le aveva agitate riguardava lui, non voleva nemmeno provare a dare delle spiegazioni. Sarebbe stato estremamente imbarazzante.
«Provaci e puoi dire addio alla tua Action Figure di Hibiki dei Blue Pegasus!» minacciò puntandogli un dito contro.
«Quella era un segreto!» urlò Fried portandosi le mani al volto, moribondo per l'imbarazzo.
«Io so dove la tieni nascosta» sghignazzò Priscilla. «Anche in questo momento posso spedire laggiù il mio vento e farla a pezzi!»
«È un pezzo raro! Non osare neanche sfiorarla!»
«E allora obbediscimi!» ordinò Priscilla.
«Questo è un colpo basso, Laxus!» brontolò Fried, tremando dal nervoso.
«Mh?» aprì un occhio Laxus, disinteressato come sempre. «Non le ho detto questo, io».
«Eh?» squittì Fried, più confuso che mai. Bickslow emerse da sotto al tavolo ridacchiando nervoso e lentamente confessò: «Ecco, forse quello è sfuggito a me».
«Traditore!» rabbrividì Fried e Priscilla finalmente, dopo giorni interi di tristezza, riuscì a scoppiare a ridere come non faceva da tempo. Wendy ebbe un tepore al petto nel sentirla, erano davvero passati giorni dall'ultima volta che l'aveva sentita in quel modo, se non contava la sera in cui si era ubriacata con Cana. La presenza di Laxus, anche solo la sua presenza, senza che per forza fosse stato costretto a fare niente o dire niente, era riuscita a sbrigliare il nodo in cui si era incastrata ormai da giorni. Sorrise, intenerita, e continuò ad osservarli.
«Hai visto, Fried!» esclamò Priscilla, saltando in ginocchio sul tavolo per poter avvicinare la propria faccia a quella del presunto nemico. «I fili della mia tela si allungano da ogni parte! Il mio potere è infinito!»
Un ginocchio sul tavolo, l'altra gamba ben tesa ancora verso terra, entrambe le mani poggiate sul tavolo e il corpo sporto in avanti. E Laxus al suo fianco che per un istante era stato addirittura costretto a spostarsi da un lato, per farle spazio e permetterle di mettersi in quella posa proprio davanti ai suoi occhi. Qualche istante, gli ci volle qualche istante prima di riuscire a tornare con gli occhi puntati al proprio boccale, anche lievemente irritato da quella particolare debolezza in cui era caduto proprio con lei. Si sentì osservato e leggermente infastidito da questo, si voltò verso Evergreen che si sventolava e sogghignava. Sicuramente aveva notato il suo sguardo cadere dove non avrebbe dovuto e la cosa le aveva dato molto da pensare, oltre che essere divertente.
«Ti piace il nuovo look di Pricchan? Gliel'ho scelto io» ridacchiò, divertita dal fatto che quei pantaloncini così corti avessero in qualche modo svolto il loro lavoro, anche se in un momento che certo non si aspettava.
«Dovrebbe importarmi?» grugnì lui, irritato all'idea che l'avesse scoperto.
«Chiedevo tanto per sapere» ridacchiò ancora Evergreen, attirando persino l'attenzione dei due litiganti, confusi sul motivo per il quale lei avesse tirato in ballo i vestiti proprio in un momento come quello. Priscilla ebbe un sentore e si voltò appena, notando come effettivamente cosce e sedere, senza volerlo, fossero puntati direttamente in direzione del viso di Laxus e nemmeno troppo distanti da lui. Avvampò, abbassando gli occhi, e Fried sopra di lei ridacchiò malefico sapendo che avrebbe potuto giocare benissimo quella carta a suo vantaggio se avesse voluto.
«Non fiatare» sibilò lei, tornando lentamente alla sua sedia.
La porta della gilda si spalancò improvvisamente proprio in quel momento con un tonfo e Happy entrò, sudato e ansimante per il volo frenetico. Stringeva tra le zampe un flaconcino, fiero ed orgoglioso, che sventolò per aria urlando: «Ce l'ho!»
Ma Charle arrivò appena dietro di lui, non aspettandosi di trovarlo immobile proprio davanti all'ingresso, e gli andò addosso. Il flacone gli scivolò dalle zampe, sotto lo sguardo terrorizzato di Happy, Charle e persino Wendy che aveva immaginato cosa potesse essere. Cadde a terra e si frantumò.
«Che disgrazia!» urlò Happy, pallido in viso.
«Perché ti sei fermato così?» chiese Charle, altrettanto bianca in viso.
Un aroma particolare si alzò lentamente dalla pozza che si era creata a terra, intenso, sapeva di fiori e di frutti, di cioccolato e dolci vari, il leggero pizzicore di un peperoncino, l'aspro di un limone. Odori che si susseguivano e si mischiavano, insinuandosi pian piano nei nasi di tutti quelli che si trovava nei paraggi.
«E ora?» balbettò Charle, spaventata a cosa sarebbe successo da lì a poco.
Priscilla si sentì pizzicare il naso e starnutì almeno un paio di volte consecutivamente.
«Ti sei presa un raffreddore?» chiese Bickslow, preoccupato.
«C'è qualcosa nell'aria...» mormorò lei, pulendosi con un tovagliolo. «Pizzica» e starnutì nuovamente.
«Funzionerà?» chiese Charle, guardando Priscilla attentamente e con un leggero batticuore.
«Laxus...» la voce abbandonata, ammaliante, di Evergreen un attimo prima che si stringesse all'uomo. Gli avvolse un braccio, stringendo contro i suoi muscoli il proprio petto prosperoso, e con la mano sinistra risalì lungo il petto dell'uomo. «Ti ho mai detto che quella cicatrice è veramente affascinante?»
Laxus tentò di arretrare lievemente, sorpreso e soprattutto inquietato da quell'improvviso atteggiamento di Evergreen.
«Ever?» balbettò Bickslow, sconvolto, mentre la vedeva abbandonata su di lui che gli accarezzava sensualmente le spalle.
«Perché lei?» gridò Charle, portandosi disperata le zampe alla testa.
«Natsu» la voce di Lucy, altrettanto ammaliante, mentre la ragazza cercava come Evergreen di abbracciare e accarezzare il ragazzo. «Mi accarezzi il mento come fai sempre?» mormorò.
«Quando mai l'ho fatto?!» sobbalzò Natsu, shockato.
«Anche lei!!!» urlò Happy, sempre più pallido.
«Macao» la voce di Cana, che lentamente strusciava su di lui con lo stesso atteggiamento suadente di Lucy e Evergreen. «L'età ti ha reso molto più sexy».
«Wakaba-kun, perché non mi inviti da qualche parte una volta? Ti mostro la mia collezione di Bikini» si unì Mirajane, abbracciando e stendendosi lentamente su Wakaba che perdendo sangue dal naso svenne nell'immediato.
«Persino Mira!» gridò Charle.
«Gray-sama! Ho comprato un nuovo costume, vuoi vederlo?» esclamò Lluvia, cercando di avvinghiarsi a Gray.
«Lluvia è rimasta uguale» osservò Happy, per niente stupito.
Levy che si sporgeva su Gajeel, schiacciandosi contro di lui e cercando di arrivare al suo viso. Lisanna che si stendeva su Jet, Kinana addirittura che si strofinava su Elfman, Bisca che facendo cerchi sul petto di Alzack gli rivolgeva proposte abbastanza esplicite, Erza in ginocchio davanti a Makarov che le chiedeva di accarezzarla perché era diventata un gattino.
«Ha coinvolto tutte quante!» si portò le zampe alla testa Happy.
«Sì... ma perché solo le donne?!» gridò Charle, sconvolta, guardando come invece i ragazzi fossero sorpresi e confusi, per niente sotto l'effetto di quel profumo a detta di Ichiya "romantico". «E perché hanno tutte atteggiamenti sessualmente espliciti? Non c'è niente di romantico in tutto questo! Che razza di visione del romanticismo ha quell'uomo perverso!» e lentamente si accasciò a terra, sentendosi svenire. «Abbiamo commesso un errore».
«Su di te non ha effetto» osservò Happy. «Forse perché sei un Exceed».
«Nemmeno su di me ha avuto nessun effetto» si avvicinò Wendy, presa dal panico di quanto stesse succedendo.
«Probabilmente è perché sei ancora una bambina» azzardò ancora Happy, mentre Charle sembrava non essere più in grado di riprendersi.
Il caos stava scendendo sull'intera Fairy Tail, con le donne che si strofinavano, chiedevano, adulavano e corteggiavano gli uomini più o meno accondiscenti. Alcune azzardavano persino la via diretta della proposta o del bacio, ma il risultato era che era evidente che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutte quante e più passavano i minuti più la cosa si faceva intensa. Erza era diventata aggressiva, minacciò Makarov con la spada di obbedire a tutte le sue richieste. Mirajane si era addirittura trasformata per minacciare Wakaba di non svenire e pensare a coccolarla. Lentamente stavano tutte peggiorando, diventando sempre più aggressive in quelle richieste assurde, pretendendo non solo le attenzioni ma iniziando persino a contendersi gli uomini tra di loro. Lucy e Lluvia iniziarono a litigare per Gray, strattonandolo, ferendolo e finendo col combattere tra loro e farci finire lui in mezzo. Natsu provò a scappare, ma Erza lo schiacciò sotto al proprio piede, ordinandogli di leccarglielo.
«Erza ha fantasie feticiste!» si portò le mani al volto Wendy, sconvolta.
«Che razza di perversioni ha quella donna?!» si accodò Charle. Mirajane stava pretendendo di mettere il guinzaglio a Macao e Wakaba, ma Cana era scena in difesa di quella che a detta sua era il suo uomo e anche tra le due scoppiò la lite. Tutte litigavano, urlavano e si minacciavano, si abbandonavano sugli uomini chiedendo chi di loro preferissero, poi li strattonavano, se li bisticciavano e loro piangenti cominciarono a cadere, uno dopo l'altro, esausti.
Priscilla riuscì a smettere di starnutire e si guardò attorno con occhi spalancati, notando la strage che stava avvenendo proprio davanti a lei.
«Che è successo a tutte?» chiese confusa e ora spaventata.
«L'unica su cui doveva funzionare non ha funzionato!!!» urlò Charle, sentendosi morire. E di nuovo si accasciò a terra, ormai sconfitta.
«Charle!» la chiamò Wendy preoccupata. «Non arrenderti!»
«Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa!» si rialzò Charle, decisa a trovare una soluzione a tutto quello.
«Natsu è stato sconfitto!» pianse Happy, guardandolo a terra, moribondo, con Erza che lo sculacciava.
Priscilla sentì Laxus al suo fianco sporgersi verso di lei e schiacciarsi con la schiena, come se stesse cercando di allontanarsi da qualcosa. Si voltò e solo allora notò Evergreen che, temeraria, aveva cominciato ad arrampicarsi sul suo petto per cercare di arrivare al suo volto e probabilmente tentare di baciarlo. Priscilla lanciò un urlo furioso e terrorizzato, prima di lanciarsi oltre la spalla di Laxus e colpire Ever con un pugno in faccia, lanciandola via.
«Sei impazzita?!» le gridò contro, stringendo la testa di Laxus tra le braccia con fare protettivo. Evergreen si rialzò da terra con una luce malefica negli occhi e sogghignando come un demone si lanciò nuovamente sui due, pronta a lottare per il suo uomo. Priscilla strinse ancora di più Laxus al petto, forse anche troppo, ma il suo desiderio di protezione in quel momento trascendeva ogni evidenza. E Laxus si trovò quasi soffocato all'interno del suo seno, mentre lei cercava di tenere lontana Evergreen con un piede.
«Raijinshuu!» provò chiamare in sua difesa, ma sia Fried che Bickslow erano a terra, caduti vittime delle ragazze prima che potessero rendersene conto.
«Charle!» disse Wendy, stringendo i pugni determinata. «Vai a cercare Ichiya-san! Lui avrà sicuramente qualcosa per riportarle alla normalità!»
«Sì!» si alzò lei, pronta a tornare a volare. «Fai attenzione, Wendy».
La ragazzina annuì e si separò dall'amica che con velocità massima era di nuovo uscita dalla gilda. Corse verso il trio Laxus, Priscilla ed Evergreen e intervenne in difesa dell'amica, cominciando a spingere via una Evergreen che si dimenava come un serpente urlando di lasciar andare il suo uomo.
«Wendy!» chiamò Priscilla, felice di vedere che almeno qualcuno, come lei, si era salvata da quella follia. «Che sta succedendo?» chiese, sperando che lei avesse qualche risposta. Notando come Ever fosse tenuta sotto controllo dalla bambina rilassò i muscoli, permettendo a Laxus di riprendere a muoversi, anche se non lo liberò del tutto dalla sua presa. Laxus stringeva tra le dita la maglia di Priscilla e aiutandosi in quel modo, tirandola un po', riuscì almeno a tirar fuori dal suo seno gli occhi per guardarsi attorno.
«Fairy Tail la ricordavo caotica, ma non fino a questo punto» commentò con voce palesemente imbarazzata. Priscilla abbassò gli occhi su di lui e solo allora notò che nel disperato tentativo di proteggerlo se l'era stretto proprio sul petto, da dove ora emergeva ora parzialmente per guardarla con occhi pieni di vergogna.
«È colpa di uno dei profumi di Ichiya!» spiegò Wendy. «È una lunga storia, ma Charle è andata a cercarlo per una soluzione. Cerca di resistere, Priscilla-nee».
«Lunga storia o meno, bisogna che me la spiegate poi» mormorò lei, incredula per l'assurdità di quell'evento.
«Laxus» la voce di Levy, come fosse quella di uno spettro appena riemerso dall'ombra. Con un urlo Priscilla lo strinse nuovamente al petto, tornando a soffocarlo, e si voltò verso l'amica che procedeva verso loro come uno zombie. Dietro di lei, anche Lucy, Laki, Cana... tutte erano lì, che li circondavano, e lentamente gli si avvicinavano.
«Hanno messo tutti fuori gioco!» sussultò Priscilla, panica nel volto.
«Laxus è l'ultimo ancora in piedi! Lo vogliono tutte!» disse Wendy terrorizzata, un attimo prima di essere sopraffatta non solo da Ever ma anche dal resto delle ragazze di Fairy Tail che la schiacciarono come fosse un insetto per procedere verso la coppia Priscilla-Laxus.
«Wendy!» chiamò Priscilla, disperata come se l'avesse appena vista morire divorata da un mostro. Ma non poté concentrarsi troppo su di lei che le ragazze, con le loro affusolate mani, erano già su di loro.
«No!» tremò Priscilla, cercando di schiacciare Laxus tra lei e il muro alle loro spalle. «Non lo avrete mai! Non ve lo permetterò!» disse lottando per riuscire a restare frapposta tra loro e lui, come uno scudo umano. E pian piano vennero schiacciati, sopraffatti, come un'onda che li fece cadere a terra. Ma Priscilla non si arrese e continuò a tenersi a protezione dell'uomo, che in realtà l'unica cosa che faceva era cercare di tornare a respirare e tirar fuori la testa dal quel loculo dell'imbarazzo che era il seno di Priscilla. Presero Priscilla per le spalle e iniziarono a tirarla via, costringendola ad alzarsi, ma lei si portò ancora dietro Laxus, avvinghiata come un polipo non era intenzionata a lasciarlo andare per nessun motivo. Ma questo permise al gruppo femminile di Fairy Tail di circondarli, e mentre il lato sinistro tirava via Priscilla, quello destro riuscì ad afferrare Laxus.
«Questa storia sta cominciando a scocciarmi» bofonchiò lui per quanto potesse.
«Non azzardarti a usare la magia!» lo riprese Priscilla, abbassando gli occhi e incrociando i suoi ancora schiacciati al proprio petto.
«Non sono più in loro» cercò di giustificarsi lui.
«Sono mie amiche! Non puoi far loro del male! Dobbiamo solo resis-»
«Laxus» la voce mugolante di Lucy, mentre sgusciava sulla sua schiena e infilava una mano in una fessura che si era creata tra lui e Priscilla, accarezzandogli il ventre pronta a scendere verso l'inguine. Un colpo di vento, potente da riprodurre il rumore di uno sparo, e Lucy venne scaraventata contro il muro sfondandolo. Perse sangue da un taglio sulla testa e svenne infine, sotto lo sguardo incredulo di Laxus. Non solo Priscilla aveva mandato in barba in un secondo tutte le parole sull'amicizia e il resistere, ma l'aveva ferita forse anche gravemente.
«Ora mi avete stancata» sentì il ruggito di Priscilla, cupo e tetro, mentre il vento cominciava a scorrere lentamente intorno a loro, insinuandosi nei pochi spiragli tra i corpi che avevano avvinghiati addosso.
Un turbine improvviso lanciò tutte lontano, molte delle quali sbattendo su sedie e muri persero i sensi. Ma minacciosamente due figure restarono invece illese, avvolte dalla loro aura oscura.
Mirajane e Erza, la prima trasformata in demone e la seconda equipaggiata con una sexy ma potente armatura, la guardarono furiose, per niente smosse dal suo attacco. Sia Priscilla che Laxus ebbero un sussultò nel vederle non solo ancora in piedi ma più cariche e incazzate che mai. Ed entrambi seppero che non c'era nessuna speranza, di fronte alle peggiori creature che il mondo della magia avesse mai potuto partorire.
«Morirò» sibilò Priscilla, pallida in viso per il terrore.
Laxus prese un grosso respiro e approfittando della debolezza che parve prendere i muscoli, ora molli, di Priscilla poggiò le mani a terra e si rialzò, separandosi da lei.
«No, se combattiamo insieme» disse lui, guardando le due determinato.
«Eh?» chiese Priscilla, guardando Laxus sopra di sé con aria ora più sollevata e anche un po' emozionata. Bastava l'idea che lui non volesse finire nelle loro mani a farla sentire molto meglio.
«Non dobbiamo per forza sconfiggerle e far loro del male. Ci basta resistere il tempo che la micetta torni con la soluzione, giusto?» chiese Laxus, tirandosi in ginocchio e cominciando a caricarsi di elettricità. La guardò appena, rivolgendole un sorriso deciso. «Un gioco da ragazzi per i fratelli tempesta» e le porse la mano, per aiutarla ad alzarsi. L'emozione che le arrossò le guance, l'intenso batticuore nel petto. Con lui a fianco, persino il duo Erza-Mira non sembrava poi così pericoloso.
«Sì» annuì, prendendogli la mano e rialzandosi insieme a lui. Il vento cominciò a soffiare ai loro piedi, l'elettricità li avvolse come uno scudo, mano nella mano fissarono le due nemiche pronti a qualsiasi evenienza. Fecero la loro mossa.
Mira e Erza si lanciarono su di loro, armi spiegate, pronti a colpirli. Un colpo di vento li fece saltare entrambi, permettendogli di schivare il loro attacco che ebbe come effetto solo quello di sfondare il pavimento. Vento ed elettricità si scagliarono contro di loro, insieme ai due detentori di quella magia, dopo essere rimbalzati sul muro lasciando in essi profondi solchi e buchi. Tentarono di colpirle, ma le due schivarono e il buco nel pavimento si amplificò inghiottendo l'intera gilda, facendone cadere le fondamenta e portando l'intera struttura ad inclinarsi.
«Arrivano!» disse Laxus, voltandosi e soffiando il suo ruggito del drago aprì uno squarcio sull'intero fianco nord della gilda. Ma ancora le due riuscirono a schivarlo.
«Tornado» richiamò Priscilla, sfondando il tetto con un tornado che penetrò all'interno e cominciò a inseguire le due donne sotto ai propri comandi. Erza si trasformò ancora, lanciando le proprie spade ovunque nel tentativo di colpirli ma ancora il vento di Priscilla li protesse mentre Laxus lanciava fulmini ovunque nel tentativo di colpirle. Si tennero testa a lungo, con nessuno che riusciva a colpire nessuno, fino a quando Erza non cominciò a concentrarsi su Priscilla. Quest'ultima si trovò costretta a cedere a lei tutte le sue attenzioni e questo permise a Mirajane di approfittarne, attaccandola da sinistra.
"Si sono organizzate, unendo le forze contro quella che considerano la più debole" pensò Laxus, voltandosi verso Priscilla. «Pricchan!» chiamò preoccupato, prima di trasformarsi in fulmine per raggiungerla in tempo. La spinse via, salvandola dall'attacco di Mira, e strinse i denti pronto a sentirne il dolore su di sé. Ma questo non avvenne.
Impegnati com'erano nella lotta si erano dimenticati il motivo per il quale essa era scaturita. Mirajane non lo colpì ma allargò le braccia e si aggrappò a lui, stringendolo e schiacciando il proprio viso sul suo petto mormorando un trasognante: «Laxus».
Laxus tirò indietro la testa e il petto, nella vana speranza di allontanarsi da lei. Il volto ora deformato in un'espressione di imbarazzo e disperazione, un "maledizione" colmo di vergogna stretto tra i denti.
E ora scoperto anche per Erza fu facile raggiungerlo e avvolgerlo tra le braccia, sul fianco destro, schiacciando lentamente il seno contro il suo viso.
L'ultimo sguardo di Laxus, prima che i suoi occhi venissero inghiottiti dal petto di Erza, andò a Priscilla verso cui allungò una mano come a volerle chiedere aiuto. La vide rimettersi in piedi, gli occhi in lacrime, disperata, che correva verso di lui chiamando il suo nome. Priscilla saltò verso i tre, tirando un pugno indietro pronta a colpire e cercare di salvare l'uomo, ma con grande sorpresa da parte di entrambi sia Mirajane che Erza ebbero uno svenimento. Persero i sensi, caddero a terra, lasciando andare Laxus proprio quando Priscilla era vicino a lui. Il braccio si tirò in avanti, ora verso il vuoto che quell'improvviso evento aveva cambiato la posizione delle sue nemiche. Superò il volto, ora libero, di Laxus, diretto alle sue spalle, e lei trascinata ancora dalla potenza di esso si scontrò contro l'uomo che cadde a terra. Con il fiatone lei alzò la testa e aprì gli occhi, scoprendosi così stesa sopra Laxus, caduta insieme a lui. Poteva sentire il suo respiro, altrettanto affannato per la lotta appena sostenuta, sfiorarle il naso tanto i loro volti erano vicini. Il cuore le batté in petto tanto forte che la tensione e l'emozione le impedì di muoversi per qualche istante. Gli occhi persi in quelli dell'altro, anche Laxus parve per un istante incapace di muoversi, e restarono lì, a guardarsi, labbra dischiuse, i respiri che si toccavano, i profumi che li inebriavano, gli sguardi che parevano scavare a fondo in quello dell'altro, avidi, come se avessero potuto scoprire al loro interno un prezioso tesoro. Potevano sentire, attraverso i loro petti, il battito del cuore accelerato dell'altro. Colpa del combattimento, così si dissero, lasciando però che quei battiti si coordinassero e risuonassero insieme.
«Wendy!» la voce di Charle, disperata mentre correva dalla bambina a terra, ruppe quella specie di incantesimo in cui stavano affogando. Si voltarono a guardarla mentre scuotendo il corpo della bimba Charle cercava di risvegliarla. In piedi vicino alla porta d'ingresso c'era Ichiya, boccetta ancora in mano, sguardo come sempre da duro e un occhio nero.
«Sono arrivato appena in tempo, men» commentò, guardando i due stesi a terra salvati in extremis dal suo intervento.
"Perché l'occhio nero?" si chiesero entrambi, anche se già potevano immaginare cosa fosse successo visto che a cercarlo e portarlo lì era stata Charle. Probabilmente non gli aveva risparmiato prima una bella lavata di capo su quanto quella sua pozione fosse pericolosa e soprattutto disgustosa.
«Charle, fai presto ti prego» piagnucolò Wendy, ancora troppo colpita da quell'evento per rendersi conto che la micetta era già lì e aveva già risolto tutto.
Priscilla si rialzò lentamente, mettendosi a sedere a gambe incrociate vicino a Laxus, anche lui che si tirava su, e si guardò attorno, contando ora danni e feriti.
«Che razza di maleficio era?» chiese, potendosi ora concedere un po' di sorpresa e curiosità, visto la tranquillità della situazione.
«Il parfum dell'amore, i suoi micidiali effetti non lasciano scampo a nessuno. L'ho ideato io stesso, men» roteò Ichiya fino ad avvicinarsi a lei.
«Su di me non ha funzionato» si indicò Priscilla, sottolineando così il fatto che tanto micidiale e infallibile quel coso non fosse.
«Forse perché non sei abbastanza donna» suppose Ichiya, ferendo tanto Priscilla che il crash del suo cuore che andava in pezzi fu udibile quasi a orecchio nudo. Il pugno di Laxus fu rapido come uno dei suoi fulmini e lo centrò in pieno nell'altro occhio, quello ancora sano, non solo completando l'opera e annerendo anche quello ma impresse in quel colpo abbastanza forza da lanciare l'ometto fuori da uno degli squarci nei muri della gilda lanciandolo lontano fino a destinazione ignota.
Il suo «meeeeeeeen» fu comunque udibile a lungo.
«Così la prossima volta ci pensa su due volte prima di inventare queste schifezze» così giustificò il suo colpo e lo sguardo furioso, ma Priscilla, in cuor suo, sentiva che non era stato proprio quello il motivo di quello scatto d'ira, quanto l'ultima frase che Ichiya aveva detto proprio riguardo a lei. Forse era solo un suo desiderio, ma si concesse di crederci che Laxus l'avesse difesa ancora una volta, e sotto quel dolce pensiero, ripercorrendo con la mente gli eventi appena passati tra il combattimento fianco a fianco e quel batticuore di poco prima, sorrise e arrossì.
Un lamento attirò la sua attenzione, primo fra tutti Macao aprì gli occhi e cercò di rialzarsi, guardandosi attorno confuso. La gilda pendeva da un lato, gran parte delle fondamenta erano crollate, il tetto ormai era praticamente inesistente, come tutta la fiancata sinistra e gran parte di quella frontale. Danni come quelli erano riparabili solo con la demolizione e la ricostruzione dall'inizio, con una spesa tanto alta da essere incalcolabile. Non ebbe neanche la forza di urlare, sembrò perdere l'anima tutto a un tratto, e crollò a terra nuovamente.
Ci sarebbero volute ore e decine di tentativi, prima di riuscire a farlo riprendere del tutto.
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~{Fairy Tail}~ La bambina di carta ~
FanfictionNon c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'...