Fino alla fine del temporale

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«Ragazzi!» l'urlo di gioia di Levy ruppe persino il rumore della pioggia che cadeva ancora incessante. Erano accampati in una piccola radura, sotto un telo per proteggere almeno i feriti, che erano più di quanti si fossero aspettati. Certo, anche gli altri non potevano vantare ottime condizioni, visto che gli unici che ancora riuscivano a camminare erano Wendy, Lucy e Natsu. Cana aveva provato ad avanzare con le sue stesse gambe, portando in spalla una Priscilla priva di sensi, ma anche lei era messa davvero male e a metà strada era caduta a terra. Lucy l'aveva aiutata a rialzarsi e Natsu si era caricato Priscilla in spalla, mentre Wendy continuava a portare Makarov. Si affrettarono a poggiare i tre feriti su dei giacigli che Lisanna preparò rapidamente per loro e li coprirono per proteggerli dal freddo.
«Ma cosa è successo...?» mormorò Natsu, guardando sconvolto Elfman, Evergreen, Mirajane e Gajeel stesi a terra.
«Inizio subito a curarli!» si propose Wendy, ma Lisanna la fermò subito con un gentile: «Apprezzo la tua volontà, ma sono veramente troppi».
«Senza contare che hai già usato gran parte della tua magia. Dovresti riposare» la riprese Charle e persino Happy si mostrò d'accordo, riuscendo così a convincerla. Bickslow e Fried si avvicinarono, dopo essersi sbarazzati del nemico che aveva attaccato il campo base poco prima dell'arrivo di Natsu, uno dei sette fratelli del purgatorio.
Si affacciarono oltre il telone, per vedere chi altro oltre Makarov avessero portato, già lamentando di come li avessero ridotti male e di quanto stessero cadendo a pezzi per colpa di Grimoire Hearts. Poi videro Priscilla, stesa in fondo alla fila, proprio subito dopo Makarov, e impallidendo urlarono portandosi le mani al volto: «Pricchan!»
«Anche lei, no!» urlò Bickslow, tirando indietro la testa.
«Non sono degno del compito affidatomi da Laxus! Non posso proteggerla!» piagnucolò Fried, stringendo un pugno per la rabbia.
«Come faremo a guardarlo di nuovo in volto dopo questo!» si unì Bickslow, sempre urlando disperato.
«Davvero l'unica cosa che vi interessa è ciò che penserebbe Laxus?» chiese Lucy, guardando stralunata i due e sospirò scoraggiata.
«La nostra piccola protetta!» pianse Fried.
«Siamo delle pessime guardie del corpo! Non meritiamo più il nostro nome!» insisté Bickslow. «Io te l'avevo detto che saremmo dovuti restare con lei invece che tornare sul continente!» si voltò poi verso un Fried che si portò le mani nei capelli e continuò a urlare: «Non potevo sapere! Non potevo sapere!»
Un leggero soffio di vento, abbastanza forte da spostarli, e i due si ritrovarono a scontrarsi l'uno contro l'altro, testa contro testa, abbastanza forte da fargli scappare un «Ahi!» e un lamento.
Guardarono curiosi Priscilla, che lentamente si metteva a sedere sul suo giaciglio. Aveva gli occhi ancora semichiusi, il volto addormentato, ma riuscì comunque a fulminarli abbastanza da trasmettere loro la sua rabbia.
«Come pretendete che una persona riesca a riposare se fate tutto questo baccano?» li rimproverò con la voce roca dal sonno.
«Pricchan!» scoppiarono a piangere entrambi, saltandole addosso e abbracciandola. Priscilla strabuzzò gli occhi non tanto per la sorpresa, quanto per il dolore che il corpo ricoperto di ferite le trasmise non appena i due Raijinshuu le furono addosso, e le scappò un lamento più forte di altri. Non avevano proprio idea di cosa significasse spazio vitale, erano assurdamente appiccicosi e fastidiosamente rumorosi e assillanti quando si trattava di lei. Non ebbe però la forza di allontanarli, né di muoversi o dire niente. Guardò prima Fried e poi...
Un dubbio. Un colpo di scena. Una sorpresa.
Il secondo avvinghiato a lei e che aveva comunque una voce familiare era un ragazzo che mai aveva visto prima. Occhi rossi, capelli blu e neri, pettinati verso l'alto, e una specie di marionetta tatuata in centro sul viso. Lo fissò a lungo, chiedendosi se non fossero state le ferite a farle dimenticare di quella persona che invece sembrava conoscerla bene. Il che era strano, perché lo trovò anche particolarmente carino, sarebbe stato difficile dimenticarsi di un ragazzo come quello.
«Chi diamine sei?» chiese infine, atona. Sia lui che Fried sussultarono, spalancando gli occhi per la sorpresa. Il ragazzo incurvò la schiena all'indietro, si prese la testa tra le mani, e urlò disperato: «La mia baby si è dimenticata di me!»
«B-baby?» questa volta a sussultare fu Priscilla. «Bickslow?!?!» strillò sconvolta.
«Allora non ti sei dimenticata di me?» chiese lui, prendendole una mano emozionato.
«Ma sei un ragazzo!» gli urlò contro come fosse la peggior accusa possibile.
«Eh?» chiese semplicemente lui, confuso.
«Cosa credevi che fosse?» intervenne Fried, non capendo.
«Hai sempre portato in testa quella specie di elmo, credevo fosse quella la tua faccia! Invece hai una faccia vera!» urlò, puntandogli un dito contro.
«Scusa, come ti sembrava possibile una cosa simile?» chiese ancora Fried, stralunato.
«E cosa ne so! Ma non avevo idea che avesse una faccia vera lì sotto!» si dimenò lei, in preda al panico e alla confusione. Poi, rossa in volto, realizzò qualcosa di importante.
"Ho pensato fosse carino!"
Se l'avesse scoperto, anche solo sospettato, sarebbe stata la fine per lei. Se lo sarebbe trovata addosso più di quanto già non facesse, era una catastrofe!
«Allontanati da me!» urlò infine, in preda al panico, e lo spinse via con un colpo di vento, facendolo volare di almeno un paio di metri.
«Non sei una che prende bene le novità, vero?» chiese Fried, guardando il povero Bickslow steso in una pozzanghera.
«È una catastrofe. È una catastrofe. È una catastrofe» iniziò a mormorare tra sé e sé Priscilla, ignorando la frase di Fried, in preda a quello che sembrava a tutti gli effetti un attacco di panico.
«Priscilla-nee... che ti prende?» chiese Wendy, innocente e preoccupata per il pallore sul viso di Priscilla.
«Penso sia meglio tu ti rimetta l'elmo, Bick» gli disse Fried, credendo ancora che la causa del suo trauma fosse l'aver scoperto che Bickslow era umano e non il fatto che per un istante, inconsapevole di chi fosse realmente, Priscilla avesse provato attrazione nei suoi confronti. E Bickslow, semplicemente, sospirò affranto non sapendo bene come prendere quella situazione.
«Bene» disse infine Natsu, dopo qualche minuto, alzandosi da terra e stirandosi le gambe. «Vado a sconfiggere Hades. Happy, Lucy, andiamo».
«Aye!» saltò il gatto.
«Perché io?» balbettò Lucy, pallida all'idea di trovarsi coinvolta in una battaglia di quel calibro.
«Perché siamo una squadra, noi tre!» disse Happy.
«Penso però che uno come Fried vi possa essere più utile» insisté Lucy.
«Io devo finire di racchiudere la zona con le rune per proteggere i feriti» disse Fried.
«Noi resteremo qui a difesa della zona» gli diede corda Bickslow.
«Vado anche io con Natsu-san!» disse Wendy, alzandosi in piedi. «Potrei essere utile».
«Aspetta, Wendy» provò a richiamarla Charle, ma non insisté oltre perché lo sguardo della ragazzina lasciava intendere che non avrebbe accettato repliche. Semplicemente sospirò, affranta. Priscilla mise una mano sulla spalla di Wendy, non parlò, ma il suo sguardo deciso e furioso lasciò intendere che si sarebbe unita a loro. Non riusciva a sopportare la vista di Makarov a terra in quelle condizioni, la vendetta non era mai stata uno dei suoi obiettivi, ma quella volta era diverso. Doveva essere un giorno speciale, non solo per lei che aveva finalmente accettato di sostenere l'esame, ma anche per tutti gli altri compagni. E loro non solo avevano distrutto l'isola sacra della loro gilda, ma avevano lasciato alle spalle un numero di feriti ineccepibile. Makarov, Gajeel, Mira, Evergreen e persino Elfman e Cana. Guardarli a terra, incapaci di muoversi, e sapere che il pericolo ancora girava per quell'isola la riempiva di collera. Li avrebbe fermati e avrebbe riportato tutto alla normalità.
«Priscilla-nee?» mormorò Wendy, preoccupata.
«Puoi farcela?» chiese Charle, altrettanto preoccupata visto come era stata ridotta e quanto magia avesse già usato.
«Ho riposato» rispose lei semplicemente.
«V-vengo anche io...» balbettò Lily, tremolante e con le orecchie tirate verso il basso. «Priscilla è ancora la mia p-partner, devo a-aiutarla».
«Lily?» chiese Priscilla, non capendo perché tremasse in quel modo. Un tuono, in lontananza, scatenato dal temporale che stava venendo ancora giù rumorosamente, e lui sussultò.
«Hai paura dei fulmini?» chiese Charle.
«Che tenero» ridacchiò Happy.
«Piantatela!» ruggì Lily, offeso.
«Io resto qui ad aiutare Fried con le rune» disse Levy.
«Io vorrei restare a fianco di Mira e Elfman» disse anche Lisanna.
«Allora è deciso» disse Fried. «Ci divideremo in due squadre, una di attacco e una difensiva».
«Proteggeremo questo posto ad ogni costo» annuì Bickslow, infilandosi nuovamente l'elmo in testa.
«Metteremo fine a questa storia una volta per tutte» disse Priscilla, cupa in volto.
«Andiamo!» ruggì infine, Natsu, caricandosi come una batteria. E cominciò a correre, nella foresta, seguito dal resto della squadra.
«Finalmente mi sono allontanata da quei due» sospirò Priscilla, sollevata.
«Era solo una scusa?!» sussultò Charle e Priscilla ridacchiò divertita, sentendosi in parte sgamata, ma poi tornò seria e decisa e confessò: «No, non lo era. Hanno fatto del male alla mia famiglia» e strinse i pugni per la collera.
Famiglia... da quando aveva cominciato a chiamarli in quel modo? Da quando aveva smesso di essere solo un ospite di passaggio, diversa da coloro che aveva attorno, presente lì solo perché il suo ruolo glielo imponeva? Quando era successo che fosse diventata così... umana?
«Erza!» chiamò Natsu, vedendola per primo. Camminava sulla loro stessa via e appesa a lui c'era un Gray moribondo, ferito, ma ancora tutto intero.
«Gray!» esclamò Lucy.
«Ragazzi! State bene?» chiese Wendy, preoccupata.
«Sono riuscita a sconfiggere Azuma, anche se a caro prezzo, ma sono tutta intera» rispose Erza e Priscilla sussultò, terrorizzata, chiedendo: «Hai sconfitto quel tizio?»
Ricordava bene quanto l'avesse messa in difficoltà, tanto da farle perdere i sensi. Quanto poteva essere incredibile Erza? Trovava assurdo, ora, che fosse riuscita a sconfiggerla nella prova. Sicuramente si era trattenuta molto, in qualche modo le aveva dato un piccolo vantaggio, e ora che lo scopriva quasi se ne vergognava.
«Io ho incrociato Ultear, il leader dei sette fratelli del purgatorio. Stessa sorte» disse semplicemente.
«Quindi tutti i sette fratelli sono stati sconfitti» disse Lucy.
«Gildarts ha combattuto contro il tizio della gravità e ha certamente vinto» osservò Priscilla e Natsu le diede corda con un entusiasta: «Nessuno può battere Gildarts!»
«Perciò l'ultimo rimasto è Hades» osservò Lucy.
«Siamo all'atto finale, dunque» sorrise Erza.
«Andiamo» incitò ancora Natsu, questa volta più calmo e freddo. Era pronto, erano tutti pronti, presto quella storia si sarebbe conclusa definitivamente e loro sarebbero potuti tornare a casa tutti insieme.
Giunsero sulla costa est, dove ad attenderli attraccata c'era la nave di Grimoire Hearts. In cima, in piedi sul bordo, un uomo anziano, dalla lunga barba e una benda su un occhio, li guardava con superiorità a braccia incrociate.
«Dev'essere lui» mormorò Wendy, stringendo i pugni e preparandosi ad attaccare. Si scrutarono a lungo, chiedendosi probabilmente chi avrebbe fatto la prima mossa e quale sarebbe stata, quando Hades voltò loro le spalle e rientrò all'interno della nave.
«Ehi, vieni giù!» ruggì Natsu, sgambettando furioso.
«Che arrogante» commentò Gray.
«Ha sconfitto il master dopotutto» disse Erza.
«Happy...» si voltò Natsu. «Ho un favore da chiederti. Vorrei che entraste in quella nave, per cercare qualcosa che sembra una fonte di energia per muoverla, e la distruggete».
«Impedirgli di mettere in moto e scappare o usare qualche trucchetto, una bella trovata. Strano per Natsu» commentò Priscilla, sorpresa, e Natsu arrossì infastidito cercando di puntare gli occhi altrove.
«Questo perché se si mettesse in moto lui starebbe male!» rispose Happy, facendo così crollare improvvisamente l'idea che avesse semplicemente usato la testa per una volta.
«Perché soffri i mezzi di trasporto!» lo derise Priscilla, divertita.
«È un problema serio!» ruggì lui, infastidito.
«Fino ad allora useremo Troia per farti stare meglio!» disse Wendy.
«Andate con lui, è meglio se non vi separate» disse Priscilla, rivolta a Charle e Lily, che non se lo fecero ripetere due volte e annuirono convinti. «Siete piccoli, sarà facile per voi intrufolarvi. Cercate di non farvi scoprire, non sappiamo quanti altri nemici ci sono a bordo».
«Lascia fare a noi!» annuì Happy, determinato.
«Bene... vogliamo cominciare?!» disse Gray, generando una scala di ghiaccio che arrivava fino al bordo più alto, dove avevano visto Hades. Priscilla semplicemente spiccò il volo, permettendole così di arrivare in cima per prima, e per prima attaccò l'uomo nella sala con un furioso: «Hades!!!»
Gli lanciò addosso un tornado con tutta la potenza che aveva ancora in corpo, senza limitarsi, ma Hades non si fermò e semplicemente riuscì a deviarlo con una magia.
«Assaggia il potere di Fairy Tail!» ruggì Natsu, arrivando subito dopo e cercando di colpirlo con un soffio di fuoco, ma anche quello fece la stessa sorte del tornado di Priscilla. Erza e Gray apparvero non appena fuoco e vento si dissiparono, cogliendo Hades di sorpresa, e si lanciarono contro di lui con una spada evocata con la propria magia.
«Apriti, portale del toro!» gridò Lucy, impugnando una delle sue chiavi. Tauros emerse da un fascio di luce, muggendo furioso, e non perse tempo. Imbracciò la propria ascia e si unì a Erza e Gray.
Lo colpirono, ma Hades restò ancora in piedi.
«Arm x Armor x Vernier!» esclamò Wendy evocando le tre magie di supporto di maggior potenza che conosceva, in grado di incrementare velocità, difesa e potere di attacco. Erza e Gray tornarono all'attacco e provarono ancora a colpirlo, supportati da Tauros, ma Hades riuscì a schivare tutti i loro colpi. Delle catene magiche nacquero dalle sue mani e afferrarono sia Gray che Erza, li intrappolò e infine li trascino l'uno contro l'altra, facendoli scontrare miseramente.
Caddero a terra, doloranti, ma Natsu comparve sopra la testa di Hades, pronto a sferrare un altro attacco caricando il fuoco su entrambe le mani. Priscilla, spinta da un soffio di vento, riuscì a essere rapidissima e si posizionò dalla parte opposta, schiacciata contro il pavimento, e caricò anche lei il vento nelle sue mani. L'avrebbe colpito, lanciandolo verso l'alto, e Natsu gli avrebbe dato il colpo di grazia. Ma Hades schivò con un salto il colpo di Priscilla e lanciò verso Natsu un'altra delle sue catene, afferrandolo e facendolo piroettare. Atterrò alle spalle di Priscilla e con un calcio la scaraventò lontana. Erza intervenì, tagliando la catena che teneva imprigionata Natsu, mentre Gray prendeva Priscilla al volo e le evitò di scontrarsi contro il muro.
«Ancora!» urlò Priscilla. «Natsu!» chiamò, generando un tornado che lo avrebbe colpito e spinto in avanti con potenza. «Scorpio!» chiamò Lucy, evocando lo spirito stellare dello scorpione, che unì al vento di Priscilla un getto di sabbia per renderlo ancora più potente. Wendy lanciò il suo ruggito, unendolo anche lei alla magia dei suoi compagni, e infine le tre magie potenziate colpirono Natsu e gli diedero uno slancio tale che non furono neanche più in grado di vederlo arrivare. Infuocato completamente, alimentato dall'ossigeno che Priscilla aveva aumentato intorno a lui per permettergli di bruciare meglio, spinto dalla magia dei suoi amici, Natsu si trasformò in un vero e proprio proiettile infuocato e finalmente riuscì a colpire Hades. Il muro si frantumò, cadde a pezzi, laddove Hades venne scaraventato. Era stato il colpo più potente che fossero mai riusciti anche solo a pensare e aveva avuto il suo effetto, visto che gran parte della stanza almeno da quel lato crollò addosso al nemico. La polvere si dissipò e un'ombra si mostrò, indenne, senza neanche un graffio.
«Non è possibile» mormorò Priscilla, sbarrando gli occhi per la sorpresa.
«Gli errori che si commettono vengono etichettati come esperienza. Ma quando si commette un vero errore, allora non ci si guadagna niente» parlò Hades, marciando verso di loro a braccia incrociate. «Perché l'errore che avete commesso nello sfidarmi vi ha precluso ogni futuro».
«Non ha nemmeno un graffio» Lucy si portò una mano alla bocca, shockata.
«Ho usato tutta la mia potenza» lamentò Wendy.
«Avete finito con il riscaldamento?» li fulminò Hades, facendo loro venire i brividi. Lo sguardo furioso, omicida, e sapevano che qualsiasi cosa avrebbe fatto in quel momento non ne sarebbero usciti interi. Arretrarono, terrorizzati, pallidi in volto.
«Arriva!» disse Erza, cercando di prepararsi a qualsiasi tipo di attacco Hades stesse per sparare loro.
«Katsu!» gridò Hades e dei colpi energetici, proiettili dalla velocità ineccepibile, attraversarono lo spazio tra loro senza che ebbero tempo nemmeno di vederli generarsi. Li sfiorarono, come ignorandoli, concentrandosi su solo uno di loro. Wendy, avvolta da quella magia oscura, sparì nel nulla lasciando cadere a terra solo i suoi vestiti.
«Wendy!!!» l'urlo di Natsu divenne come un eco alle orecchie di Priscilla, come se non si trovasse nemmeno lì, con loro. Era tutto così inconsistente, così surreale, il mondo intorno a lei vibrava e ondeggiava come nel peggiore dei suoi incubi. Paralizzata, non riusciva nemmeno a voltarsi e vedere cosa fosse successo, in che condizioni si trovasse la ragazzina colpita. Sentì, semplicemente, che tutto perse di senso. E la voce di Gerard ora era l'unica cosa che le sembrasse reale, benché rimbombasse solo nelle sue orecchie.
"È una mia vecchia amica, si chiama Wendy Marvell".
«Wendy» sussurrò, o almeno era quello che avrebbe voluto fare, ma la sua bocca non si mosse, i polmoni non soffiarono, il cuore smise di battere e pulsare.
"Forse la sua magia curativa può liberarti dalle catene di tuo padre".
Ebbe la sensazione di cadere nel vuoto, si sentì un fantoccio lanciato in un pozzo, eppure i suoi occhi le dicevano che era ancora immobile, forse ancora in piedi.
"Glielo hai già chiesto?"
"Non ancora"
"Sei decisa a farlo?"
Non aveva risposto. Non aveva mai e ancora risposto. Ma nel frattempo la ragazzina a cui non voleva recare il dolore di dover uccidere una persona era diventata qualcosa di più, una luce nel buio, una risata nel silenzio. Sorella. Non era solo un capriccio, ma il sentimento di una persona sola che desiderava poter tornare ad amare qualcuno come l'aveva amato in passato. Qualcuno che fosse più che una semplice conoscente, una vecchia amica. Wendy stringeva tra le mani la sua intera esistenza, aveva il potere di liberarla, di realizzare il suo sogno più grande, quello di diventare umana, o di ucciderla. Wendy era la cosa che più somigliava a ciò che aveva perso, un fratello, un amico. Lei con la sua innocenza, la sua gentilezza, il suo buon cuore e la magia che le accomunava e che le aveva insegnato a padroneggiare meglio. Wendy era tutto.
Aveva sempre pensato che sarebbe stata in grado di proteggerla in qualsiasi occasione, perché era pronta a dare anche la vita, era pronta a rinunciare alla sua libertà solo per il desiderio di vederla ancora felice. Sarebbe stata pronta a lanciarsi per prendere il suo posto, se solo l'avesse visto. Perché non l'aveva visto? Perché ancora una volta il mondo intero era stato crudele?
«Calma, ragazzi» una voce, dall'alto. «Dice».
«Horologium!» esultò Lucy, alzando gli occhi al soffitto, dove lo spirito stellare si era aggrappato. «Sto bene, dice».
Il mondo pian piano sembrò tornare ad avere senso.
«Sono entrato in modalità automatica di emergenza» spiegò Horologium.
«Perché i suoi vestiti sono rimasti qui?» chiese Lucy.
«Ho dato precedenza al salvataggio del suo corpo» rispose Horologium.
«Aspetta! Allora significa che Wendy lì dentro è nuda?» sussultò Gray, rosso in volto.
«Kyaaah» rispose Horologium, cercando di dare enfasi alla frase, per poi tornare a ripetere: «Dice».
«Grazie comunque per averla salvata» sorrise Erza.
«Purtroppo sono al limite, non potrò proteggervi di nuovo» disse Horologium, sparendo e facendo infine cadere a terra Wendy tutta intera e con degli abiti nuovi. «State all'erta, per favore» e con quell'ultima raccomandazione sparì del tutto.
Priscilla guardò Wendy atterrare pochi passi davanti a lei e nonostante la gioia di vederla ancora viva, non riuscì a liberarsi di quelle oscure sensazioni che per quei brevi istanti l'avevano ottenebrata.
«Dunque sono questi i marmocchi di Makarov» commentò Hades, guardando la ragazzina che lo fissava a pugni stretti. «Molto interessante».
«Conosci il vecchio?» chiese Natsu, sorpreso per la confidenza che pareva dare al loro master.
«Dunque non sapete niente di me» ridacchiò Hades. «Sono stato il secondo master di Fairy Tail, con il nome di Purehito. Sono stato io ad affidare la gilda a Makarov, quando me ne sono andato».
«Bugiardo!» ruggì Natsu, furioso.
«Hai tentato di far del male a Wendy» una voce che parve emergere direttamente dall'inferno. L'aria intorno a loro iniziò come a vibrare, sembrava che da un momento all'altro il cielo stesso gli sarebbe caduto addosso. Il vento si alzò delicato, soffiando tra le loro gambe con un sibilo sinistro, come voci di fantasmi.
«Ma che...» la sorpresa colse persino i compagni stessi di Priscilla.
«Hai quasi ucciso Wendy» mormorò ancora. Immobile, con le braccia delicatamente stese lungo i fianchi, la testa china in avanti, il ciuffo nero che le copriva gli occhi dalle pupille tanto ristrette da non sembrare neanche umana. L'intera nave tremò improvvisamente.
«Attenti!» gridò Erza, spingendo Gray appena in tempo prima che un colpo di vento sfondasse il tetto stesso, tagliandolo in due come fosse un coltello. Hades saltò per schivare il colpo, anche se si trovò lui stesso a sorprendersi della velocità e potenza del colpo. Natsu non fu abbastanza rapido, ma per sua fortuna venne solo sfiorato, anche se ciò bastò a tagliargli di netto alcune ciocche di capelli e Lucy urlò terrorizzata notando l'effetto di quel semplice colpo. Piccoli tornadi nacquero numerosi intorno a Priscilla, ancora morbida e ferma, come se fosse stata una semplice bambola di pezza. L'aria si congelò, tanto che Lucy si ritrovò a battere i denti, e all'interno dei tornadi si formarono migliaia di frammenti di ghiaccio, allungati e affilati. Frammenti che infine Priscilla lanciò contro Hades come una mitragliatrice, seguendolo e continuando a sparare anche quando schivava. Hades creò uno scudo magico che riuscì infine a fermare il colpo di proiettili di ghiaccio, si sentì soddisfatto, ma nonostante l'immagine di Priscilla fosse immobile al suo posto un colpo lo raggiunse sulla schiena. Priscilla era china dietro di lui, braccio teso, pugno rigido, ma a colpirlo a tal punto fu una bomba d'aria che diedero al colpo l'effetto di un vero e proprio sparo. E per quanto persino il Natsu di fuoco non l'avesse scalfito, questo riuscì a recargli il giusto accecante dolore. Venne sbalzato via e per un attimo gli mancò il fiato. Un tornado cadde dal cielo e lo colpì in volo, facendolo schiantare al suolo e sparando ancora su di lui proiettili di ghiaccio. Hades mosse la testa verso la ragazza e allungò una mano verso di lei, ignorando il dolore per i colpi. Puntò su di lei l'indice, alzando il pollice, come fosse una pistola, e sparò un proiettile di energia. La colpì a un braccio e Priscilla si mosse per lo sbalzo, ma tornò subito immobile, in piedi, nonostante parte di braccio le fosse stato mangiato via dalla magia di Hades.
«Che potenza incredibile» mormorò Gray, portandosi le braccia al viso per proteggersi gli occhi da tutto quel vento che gli impediva persino di camminare.
«Ha perso la testa per l'attacco a Wendy» disse Erza.
«Da dove prende tutta quella magia?» chiese Lucy, guardando Hades liberarsi dall'attacco di Priscilla e tentare di spararle proiettili di energia mentre lei camminava nella sua direzione, colpita, ma senza fermarsi. Sembrava non provare più dolore, aveva perso il pieno controllo del proprio corpo.
«Priscilla-nee!» la richiamò Wendy, guardando i buchi che i colpi di Hades le lasciavano e di cui non sembrava neanche preoccuparsi.
Altri colpi di aria compressa diedero a Hades qualche difficoltà e rincarò la dose usando altri tornadi per bloccargli le vie di fuga. Tutta la stanza era inondata di vento, se non si aggrappavano a qualcosa persino Lucy e gli altri rischiavano di venirne inghiottiti, e lei non si fermava nel sparare proiettili di ghiaccio e colpi di aria compressa, molti dei quali andavano anche a segno.
«Ce la può fare!» sorrise Lucy, ignorando che rischiasse di coinvolgere anche loro e concentrandosi sul fatto che Hades sembrasse in difficoltà.
«Priscilla-nee fermati!» urlò Wendy con le lacrime agli occhi. Quel volto, quell'assurda richiesta visto che sembrava stesse vincendo, cominciò a far venire loro il dubbio che ci fosse qualcosa di strano, qualcosa di pericoloso. La guardarono con maggior attenzione e lì compresero...
La gamba destra di Priscilla era sparita fino al ginocchio e lei si teneva in piedi solo grazie al proprio vento. Una luce azzurra che nasceva da dentro di lei, quella che di solito si occupava di rimetterla in sesto, invece quella volta sembrava mangiarsela pian piano. Anche il piede sinistro cominciò a sparire lentamente, bruciando in quel leggero velo azzurro.
«Sta usando la magia che compone il suo corpo come riserva per combattere!» gridò Erza, con gli occhi sbarrati per lo sconcerto e la paura.
«Finirà per consumarsi del tutto! Potrebbe addirittura...» mormorò Lucy, portandosi entrambe le mani alla bocca.
«Priscilla-nee!!!» gridò Wendy con tutta la voce che aveva, ma nemmeno quello parve avere l'effetto di risvegliarla.
«Fermati!» l'urlo di Natsu, sorprendentemente in piedi e vicino alla ragazza. Era riuscito a combattere con quel potere, a muoversi e raggiungerla, e si preparava ora a colpirla con un pugno infuocato nella speranza di farla tornare in sé o, nel peggiore dei casi, metterla fuori gioco e impedirle di andare oltre.
Ma Priscilla alzò un braccio nella sua direzione, sparò un'altra bomba d'aria compressa, e scaraventò Natsu dall'altro lato della stanza. Quella distrazione le fu fatale e Hades trovò uno spiraglio per riuscire a fare la sua mossa. La catena di ferro che guidava con la sua magia afferrò il suo polso sollevato e lo bloccò.
«E così alla fine ti ha chiamata Priscilla» ridacchiò Hades. Un battito, riuscì a sentirlo nel suo petto, la prima sensazione dopo lunghi minuti di torpore. Ma non era piacevole, non era felice, era un battito di terrore. Cosa significava quella frase?
Alzò gli occhi, finalmente, guardando Hades ma ancora si ritrovò distratta tanto da permettere al nemico di afferrare la sua seconda mano con un'altra catena e bloccarle entrambe le braccia. La spinse in avanti, contrastando il suo potere del vento, e la sbatté al muro sopra la testa di Lucy e Wendy, bloccandola.
«Diedi al figlio di Makarov i segreti della magia della vita e un aiuto per riuscire a portarla a termine, convinto che questo l'avrebbe in realtà consumato e ucciso, ma desideravo ardentemente studiare l'effetto di una così antica e oscura magia che avrei volentieri sacrificato qualche stupido ribelle. E poi era divertente che fosse proprio il figlio di Makarov» disse stringendo la presa sui polsi di Priscilla che ora pareva aver cambiato completamente espressione. Il vento nella stanza cessò di ruggire, le sue gambe smisero di consumarsi, e lei cominciò a tremare come una foglia. «Chi l'avrebbe detto che infine ci sarebbe riuscito davvero!» scoppiò a ridere. «La magia più grande di Zeref, la magia in grado di dare la vita, solo lui è mai riuscito a portarla a termine senza controindicazioni grazie ai miei insegnamenti. Studiai a lungo, bramando di conoscerne l'essenza, poi arrivò tuo padre che mi chiese un'arma in grado di rafforzare l'incapace figlioletto piagnucolone. Era la mia occasione, era la cavia perfetta, gli insegnai come fare, lo assistetti... e ora eccoti qui davanti a me! Priscilla! Ti ha persino dato un nome!» rise come fosse la cosa più divertente che avesse mai sentito in tutta la sua vita. E Priscilla, colta da un terrore primordiale, si trovò incapace persino di respirare. Solo le lacrime le cadevano giù dalle guance a segnalare che fosse ancora viva.
«Lasciala!» ringhiò Gray, lanciandosi verso il nemico. Erza non lo lasciò solo e fece altrettanto, entrambi imbracciando le loro armi, corsero verso di lui pronti a ucciderlo. Hades tenne le catene con una mano sola, mentre l'altra la rimise come fosse una pistola e sparò contro i due una serie di colpi rapidi e potenti tali da togliergli il respiro. Caddero a terra, incapaci di muoversi ancora.
«Erza» piagnucolò Lucy, sconvolta.
«Ruggito del drago del cielo!» si alzò Wendy e sparò, ma Hades saltò e schivò per poi colpire anche lei con gli stessi colpi.
«Ruggito del drago di fuoco!» la voce di Natsu, prima che comparisse da sotto le macerie che gli erano cadute addosso per l'attacco di Priscilla e provasse a colpirlo, ma lui ancora deviò e contrattaccò.
«La vuoi sapere una cosa ancora più divertente?» disse Hades, atterrando, indenne. «Nipote di Makarov» sghignazzò. «Ho insegnato io quella magia a Ivan... ne conosco i segreti».
Priscilla si lasciò scappare un lamento dalla gola, in qualche modo consapevole di cosa avrebbe detto da un momento a un altro. Pregò che fosse una bugia, pregò che fosse un incubo.
«Io so come ucciderti» una sentenza, una condanna a morte che anticipò un fascio di luce nero che, nascendo dalla sua mano, percorse l'intera catena fino alla ragazza. Il dolore che le recò, nato dai polsi e poi vibrato in tutto il resto del corpo, fu qualcosa che mai prima di allora aveva provato. Era come se avesse dentro tanti piccoli esseri che la stavano divorando, lentamente, e pian piano si sentiva le forze venir meno, le energie dissiparsi. Urlò, urlò in lacrime con tutta la voce che aveva, mentre la luce nera l'avvolgeva e la dilaniava.
«Priscilla!» urlò Natsu, guardando sconvolto la ragazza che si contorceva per il dolore, per quanto fosse ancora piantata al muro.
«Fa male, vero? È come se ti strappassi il cuore dal petto a mani nude. Poi non sentirai più niente, fino a quando ogni residuo di magia non avrà lasciato il tuo corpo» disse Hades, infierendo con quella tortura.
«Bastardo!» urlò Erza, alzandosi nonostante tutti i dolori, e tornando alla carica.
«Priscilla!» chiamò anche Gray, unendosi all'amica e tornando a caricare. Natsu dietro di lui urlò semplicemente, infiammandosi di una fiamma scarlatta.
«Bang bang bang» disse Hades, sparando ancora contro i tre e lanciandoli a terra. Ma nonostante le ferite sanguinanti, nonostante i lividi scuri e i dolori lancinanti, si alzarono nuovamente e tornarono a colpire. Ancora a terra, e ancora colpirono, sotto le risate divertite di Hades e le urla strazianti di Priscilla.
«Tauros, taglia le catene!» chiamò Lucy in lacrime e Tauros, evocato, provò subito ma un altro colpo lo raggiunse prima che potesse riuscirci. Lucy impugnò un'altra chiave, ma un colpo raggiunse anche lei, sbattendola contro il muro.
«Priscilla-nee!» urlò Wendy, in preda ai singhiozzi, e colta dalla disperazione afferrò una catena intorno al suo polso a mani nude e provò a tirarla via. «Priscilla-nee! Priscilla-nee!» chiamò e chiamò e chiamò, fino a quando non si accorse che Priscilla aveva già smesso di urlare. Abbandonata a se stessa, la testa reclinata in avanti, priva di vita, gli occhi vitrei non erano più neanche umidi per le lacrime. Solo una, l'ultima, penzolava da una ciglia aggrappata come la sua ultima essenza di vita.
«Avevo promesso... di aspettarlo» un sussurro a labbra schiuse, l'ultimo respiro, l'ultimo pensiero rivolto a chi per anni aveva rincorso nella speranza di poterlo ancora incontrare. «Laxus...» un sibilo quasi impercettibile in mezzo ai pianti silenziosi di chi aveva ancora la forza di farlo, le urla di Wendy.
«Ho paura».
La lacrima cadde.
«Priscilla-neeee!!!»
Un fulmine colpì quella goccia salata prima che potesse schiantarsi a terra.
Wendy cadde, portandosi istintivamente le braccia al volto per proteggersi. La stanza venne illuminata a giorno, mentre dallo squarcio sul tetto aperto dal vento di Priscilla finiva di penetrare un fulmine sceso dal cielo in tempesta. L'aveva colpita in pieno, sotto lo sguardo attonito dei presenti, e infine dalla luce dissipata emerse Priscilla, delicatamente sorretta dalle braccia di un uomo dai biondi capelli e l'elettricità che ancora gli vibrava intorno. Le catene che l'avevano prosciugata fino a tal punto erano ora distrutte e la magia di Hades evaporò in quell'istante. Wendy lo fissò sorpresa, non avendo idea di chi si trattasse, ma provando una gratitudine infinita per essere riuscito a salvare Priscilla.
«Dunque sei tu la causa di tutto» disse l'uomo con voce bassa e roca. Anche da quella posizione Wendy riuscì a intravedere sul volto esanime di Priscilla comparire un sorriso, uno di quelli sereni, come se stesse facendo un bellissimo sogno.
«Laxus» un sussurro tanto sottile da essere udibile solo da lui, Wendy riuscì a coglierlo solo grazie all'udito raffinato del Dragon Slayer. E d'istinto si portò le mani alle labbra, sorpresa e anche un po' intimorita.
"È lui Laxus" pensò, sentendo il cuore nel petto cominciare a correre all'impazzata.
"Priscilla-nee, quindi hai un fratello? Non me ne avevi mai parlato prima. Dove si trova adesso?"
"Chissà..." un sospiro, un desiderio, glielo aveva letto negli occhi allora e continuava a farlo tutte le volte che passavano di fronte alla casa per cui stavano lavorando sodo. Osservò le scintille di elettricità che ancora avvolgevano il ragazzo, inginocchiato al suo fianco, con Priscilla poggiata sul suo braccio. Si era voltato a guardarla in viso, quando l'aveva sentita pronunciare il suo nome, ma non aveva fatto altro.
"Ti piace il temporale, Priscilla?"
"Già" Wendy se lo ricordava il suo sorriso, il suo sguardo rapito, mentre generava una piccola nuvola in tempesta sulla mano tutte le volte che restava sola. "Mi piace davvero tanto" i fulmini che le colpivano il palmo della mano, pizzicandole la pelle, e lei che li guardava come avrebbe guardato un fiore delicato. Si sentì bruciare la gola dall'emozione, le veniva da piangere ma non per il dolore, ma per la gioia. Il temporale sulla sua mano, l'elettricità sul corpo di Laxus, ora riusciva a capirla.
"Penso che per Priscilla sia più di un semplice fratello".
Ora riusciva a capirla.
«Laxus...» chiamò Natsu, alzando la testa e sorridendo felice di vederlo.
«È arrivato Laxus!» mormorò Erza, altrettanto sollevata.
«È venuto per noi» pianse Lucy, sollevando appena la testa.
Laxus si abbassò verso Wendy e le porse Priscilla, chiedendole anche se indirettamente di badare a lei, e allontanandosi per rialzarsi disse semplicemente: «Guarda come ti sei fatta ridurre».
Priscilla aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire, eppure per quel poco che riusciva a respirare trovò anche la forza per ridacchiare.
«Mi dispiace» mormorò, sforzandosi per aprire un occhio e rivolgerlo a lui, ora in piedi davanti alle due ragazze. Wendy strinse la testa di Priscilla al petto, decisa ad accollarsi pienamente quella responsabilità e proteggerla. Laxus sparì nuovamente in un fulmine e comparve davanti a Hades, tirandogli una testata e facendolo barcollare indietro. Il master di Grimoire Hearts si riprese rapidamente e fissò Laxus che scoppiettava di elettricità davanti a lui.
«Quindi sei tu il figlioletto piagnucolone per cui Ivan cercava un'arma» osservò Hades con uno strano sorriso interessato e a quelle parole Laxus strinse di più i pugni, corrucciandosi fino a far scoprire le vene sulla fronte.
«Arma?» ringhiò semplicemente.
«Provi dei sentimenti per lei... Cielo, che risvolti che ha dato questo esperimento» insisté Hades, sempre più eccitato.
«Priscilla non è un esperimento né tanto meno un'arma! È un essere umano come noi!» ruggì Natsu, sollevando la testa da terra.
"Io non posso morire" la voce di sua sorella, in lacrime, l'ultima sera che l'aveva vista quando l'aveva ferita in quel modo terribile, rimbombò nelle sue orecchie come uno dei suoi fulmini.
"Ma puoi soffrire!" il ruggito di Natsu, che aveva dissipato ogni cosa.
Li ricordava, marchiati a fuoco nella memoria li aveva sognati per notti intere. Quel pianto disperato, "Desideravo così tanto essere come voi", non avrebbe mai potuto dimenticare il suo pianto.
"Sono stata creata per questo."
Creata.
"Mi insegnasti a provare dei sentimenti".
Insegnare i sentimenti.
"Non hai forse anche tu sulla tua pelle il simbolo di Fairy Tail?"
Quel simbolo che aveva a lungo portato nascosto, negando la sua appartenenza a quella gilda, restandoci solo perché in quel modo sarebbe potuta restare al suo fianco.
"Sai piangere, sai ridere, sai scherzare e soprattutto... sai amare. E lo fai insieme a noi, ai tuoi amici e la tua famiglia. Non capisco davvero di cos'altro tu abbia bisogno per essere come noi!"
La rabbia di Natsu, era stata quella a sconfiggerlo quel giorno in quella cattedrale, perché doveva capire, lui doveva ricordare.
"Io ero solo la marionetta che doveva renderti migliore, che doveva prendersi cura di te e del tuo potere".
"Sono stata creata per questo".
"Il motivo per cui mi è stata data la vita era per darti qualcosa contro cui combattere".
"Mi insegnasti a provare dei sentimenti".
"Ohy, Pricchan! Perché tu non sorridi mai? C'è qualcosa che ti preoccupa, sorellina? A me puoi dirlo. Sono forte, lo sai! Se qualcosa ti fa soffrire me ne occupo io!" ricordava persino quella sciocca promessa infantile che le aveva rivolto quando era appena un bambino. Una promessa fine a se stessa che era servita solo a cercare di tirarle su il morale... e che poi aveva stupidamente dimenticato.
"Sorridere?" la sua innocente domanda, incapace ancora di comprendere cosa fosse un sentimento.
Priscilla, la bambina di carta. La bambina dallo sguardo vuoto e triste, la bambina che nessuno voleva avvicinare perché metteva i brividi, la bambina che mangiava solo se le veniva detto di farlo, la bambina che non sorrideva mai, che si ammalava spesso, che si nascondeva nell'armadio... perché aveva paura del temporale. La bambina che lui aveva promesso di proteggere.
"Se non vuoi uscire da lì, allora entro io. Così potrò proteggerti fino alla fine del temporale!"
«Fino alla fine del temporale» mormorò a pugni stretti. Una frase sconnessa da tutte, senza logica né apparente motivo, lasciò solo confusi la maggior parte dei presenti. Tutti, tranne l'unica che avrebbe potuto coglierne il significato, ben vivo nella sua memoria non moriva mai quel bambino che si chiudeva nell'armadio con lei per proteggerla fino alla fine del temporale. Con quell'unico occhio che riusciva a tenere aperto, Priscilla riprese a versare qualche lacrima, ma nessuna di esse aveva il sapore amaro della tristezza e del dolore.
Laxus aveva ricordato e sarebbe rimasto, per proteggerla, almeno fino alla fine del temporale. Richiuse l'occhio e rilassandosi tra le braccia di Wendy sorrise d'un sorriso armonioso, mentre davanti a loro cominciò a imperversare la peggior tempesta di fulmini mai esistita prima.
Sentiva il rumore assordante dei tuoni che anticipavano le mosse e i colpi di suo fratello, ogni lamento, ogni colpo, era associato a quell'assordante crack tanto familiare. A occhi chiusi venne proiettata in uno dei suoi ricordi, un giorno di temporale, chiusa nell'armadio calda tra le braccia di un fratello che spesso si addormentava per la noia ma mai la lasciava sola.
«Laxus...» il suo sussurro arrivava sempre quando lui russava bella grossa. «Posso restare per sempre con te?» non rispondeva mai. Come poteva? Trovava il coraggio di porgergliela, quella domanda, solo quando lo vedeva in quell'espressione innocente, appoggiato a lei per qualche motivo, che fosse proteggerla o semplicemente rilassarsi sulle sue ginocchia mentre lei applicava su di lui la magia riequilibrante per evitargli di soffrire i mezzi, le volte che viaggiavano per le loro missioni. Non rispondeva mai, ma il suono delicato della voce di Priscilla lo portava a muoversi appena nel sonno, ad avvicinarsi di più, a stringerla maggiormente, e a lei quello bastava.
Un'esplosione le fece palpitare il cuore dallo spavento, riportandola con violenza al presente, e la forza di quel colpo fece volare via entrambe, sia lei che Wendy. Rotolò per qualche metro a fianco della ragazzina che per l'urto aveva perso la presa su di lei. Con un lamento Wendy riuscì poi a risollevare la testa e frettolosamente cercò il corpo dell'amica, trovandolo non troppo distante. Tremante, Priscilla si reggeva su di un gomito, e guardava con occhi spalancati ciò che era appena accaduto. Laxus, in uno dei suoi fulmini, era rimbalzato via dal polverone creato dall'ultimo colpo di Hades, che l'aveva comunque colpito, e gli era piombato addosso con un calcio tanto violento da stenderlo. Hades si era rialzato con fatica, ricoperto di ferite per il combattimento che si stava svolgendo contro il nipote di Makarov, ma anche Laxus non vantava l'incolumità, soprattutto per quell'ultimo colpo micidiale. Ebbe un cedimento, l'espressione si contrasse in una di dolore, e cadde in ginocchio a terra.
Priscilla provò a chiamarlo, spaventata, ma la gola le bruciò e tutto ciò che riuscì a fare fu solo tossire.
«Laxus!» chiamò per lei Natsu, guardando terrorizzato l'amico a terra.
«Resisti!» provò a incoraggiarlo Gray. Era stato l'unico tra loro che era riuscito a tener testa ad Hades, era la loro unica speranza, non doveva mollare, non poteva essere sconfitto. Era il solo che avesse la forza e le capacità di affrontare un nemico come quello.
«Il mondo è davvero vasto» gracchiò Laxus, a testa china. «Chi immaginava che esistesse un mostro del genere?»
«Che stai dicendo?» sussultò Natsu, furioso per l'aria improvvisamente arrendevole che l'amico sembrava aver assunto. Si stava davvero arrendendo? Non poteva farlo! Lui poteva sconfiggerlo, non poteva arrendersi!
«Finalmente hai capito qual è il tuo posto, Laxus» disse Hades, puntandogli contro una mano e caricandola di energia luminosa.
«Alzati, Laxus!» urlò Erza. Ancora una volta Priscilla schiuse le labbra, per dire qualcosa, ma non riuscì a far niente se non lasciar andar via dei lamenti doloranti.
«Non sono più un membro di Fairy Tail...» mormorò Laxus, chinando la testa in avanti e poggiando un pugno a terra. «Ma se accade qualcosa al vecchio e a Priscilla... posso ancora arrabbiarmi, vero?»
«Certo che puoi!» ruggì Natsu un istante prima che Hades sparasse il colpo definitivo. «Ora scompari!» urlò come una sentenza.
«Schivalo!» urlò Lucy, terrorizzata.
«Se ti lasci colpire è la fine!» si unì Gray, pallido in volto, osservando il fascio di energia che lo raggiungeva.
«Stupido!» finalmente la voce di Priscilla riuscì a uscire dalla sua gracchiante gola. Ma non era lì dove l'aveva lasciata, sorprendendolo.
«Senza magia in corpo, ti ucciderà!» un soffio di vento, di appena qualche secondo, ma abbastanza potente da spingerla e scaraventarla come una catapulta proprio dove desiderava essere. Di fronte a Laxus, venne travolta in pieno dal colpo di Hades. Non provò nemmeno a difendersi, le mancavano persino le forze per muoversi e tentare di portare le braccia di fronte al volto, si lasciò colpire nonostante la piena indifesa. Non fu sufficiente a bloccare definitivamente il colpo, ma ne assorbì parte del potere in modo che quando raggiunse Laxus dietro di lei fu abbastanza indebolito almeno da farlo sopravvivere. Fu trascinata in avanti, nella sua traiettoria, fino a raggiungere il fratello che a occhi spalancati per la sorpresa e la paura nel vederla in quella situazione allargò le braccia. Riuscì a prenderla al volo, la strinse al petto avvolgendola più che poté, digrignò i denti per il dolore che la magia di Hades gli recò e insieme a lei infine cadde a terra.
«Priscilla-nee!» urlò Wendy, terrorizzata.
«Laxus!» chiamò Erza, altrettanto spaventata.
L'esplosione fu tale che persino parte della fiancata della nave venne coinvolta, aprendosi in un enorme buco, e dal fumo ora diradato videro cadere al suolo un Laxus completamente ricoperto di ferite, i vestiti stracciati, ma le braccia ben tese intorno al corpo di Priscilla, che stringeva come se avesse voluto e potuto proteggere.
«Natsu...» mormorò. «Questo è il mio regalo per te».
«Grazie per il pasto» la voce roca di Natsu, che dalla polvere si rialzava come se niente fosse, mentre dei fulmini lo avvolgevano e scoppiettavano intorno al suo corpo.
«Ha... mangiato il fulmine?» mormorò Lucy, cominciando a capire cosa fosse successo. Laxus non aveva poggiato il pugno al pavimento per sostenersi, colpito e ferito, ma per trasmettere a Natsu ciò che restava del suo potere. Il rimprovero di Priscilla era nato da quello, nell'istante in cui il colpo di Hades l'aveva raggiunto lui si era appena svuotato, avrebbe rischiato la vita se ne fosse stato travolto direttamente.
«Ti ho donato fino all'ultima goccia del mio potere» mormorò Laxus, immobile a terra, tenendosi ancora Priscilla stretta al petto. Non si muoveva, a occhi chiusi era quasi sicuramente svenuta, però riusciva ancora a sentirla respirare. Riusciva ancora a sentirla mormorare: "Io non posso morire", anche se sapeva veniva tutto solo dai suoi ricordi. Sapeva era ancora viva e quella stretta che la teneva ben serrata al suo petto non l'avrebbe lasciata tanto facilmente. Le avrebbe permesso di riposare, di riprendersi, di curare ogni paura e ferita come quando andava a chiudersi nell'armadio insieme a lei, e avrebbe nel frattempo vegliato su di lei. Gli insulti, le urla, le minacce, Lucy le ricordava ancora. Ricordava il volto contratto di Laxus mentre le dava dell'immondizia e le ordinava di non chiamarlo più fratello, lo ricordava eccome, ed era bello vedere come tutto di quello adesso non esistesse più. Priscilla, immobile su di lui, poteva riposare tranquilla protetta dal suo abbraccio. Gli occhi di Laxus, rivolti a lei, non avevano più nemmeno l'ombra di ciò che era stato un tempo. Lo sentì sospirare, dolorante, e infine anche lui si rilassò lasciando cadere la testa all'indietro e spostando gli occhi su Natsu.
«Perché l'hai fatto?» chiese Natsu, caricandosi di energia. «Io sono più debole di te...»
«Non è questione di chi sia più forte, ma di chi sia stato più colpito da questa faccenda. Dev'essere qualcuno con il marchio della gilda ad occuparsene. Prendi il dolore che è stato causato alla tua gilda e restituiscilo cento volte» sorrise, spostando la testa in modo da poterlo rivolgere a Natsu che ora si infiammò.
«Già... prenderò il dolore e lo restituirò con una potenza cento volte superiore» disse lui, mentre fuoco e fulmini lo avvolgevano. E infine anche Laxus, ora sereno e fiducioso, chiuse gli occhi e si abbandonò al riposo lasciando che un drago di fulmini e fuoco ruggisse nella stanza e ponesse definitivamente fine a tutto quanto.

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