CAPITOLO 3 ~ Good&Bad.

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Kara's POV

Apro gli occhi prima ancora che la sveglia inizi a suonare, ormai è diventata un'abitudine.

Mi alzo e dopo aver infilato le pantofole, arrivo arrancando ancora ad occhi chiusi al bagno, e dopo aver lavato faccia e denti e svuotato la vescica, mi dirigo in cucina, dove il mio the al limone, senza zucchero, mi sta aspettando.

Lo sorseggio con tranquillità, cosciente di avere ancora molto tempo prima di dovermi recare in sala.

Una volta finito torno in camera, dove con calma sistemo la stanza. Poggio il telecomando della televisione sul comodino, dove vedo l'unica foto presente in tutta la casa.

Siamo io, i miei genitori e Zayn. Risale a qualche anno fa, prima che loro morissero, mentre erano in gita qua a Londra. Quando loro se ne sono andati il mio punto fisso è diventato Zayn, senza di lui probabilmente sai morta da qualche parte o magari quella sera in ospedale non mi sarei più svegliata.

Vorrei poter essere quella di una volta, ma quel giorno se n'è andata con i miei genitori anche quella parte di me, lasciandomi quella marcia, quella rotta.

E lui, c'ha provato così tante volte a sistemarmi, a rimettere insieme i pezzi della mia anima corrotta e nera. Ma non c'è riuscito, e mi chiedo come sia possibile che sia ancora qua, che mi voglia ancora bene, quando io l'ho solo trattato male ed illuso per tutti questi anni.

Eravamo così felici quel giorno. Avevo appena completato l'esame di livello ed avevo preso il massimo dei voti, e ancora questa vita aveva un senso. Aveva ancora senso ballare, sapendo che ci sarebbero stati loro due in platea a guardarmi.

Ma se ne sono andati.

Non mi rendo conto del tempo che passa e quando riguardo l'orologio mi rendo conto che è ora di scendere da casa. Così mi avvio alla metropolitana e da Chalk Farm, dopo aver fatto cambio a Leicester Square, arrivo a Covent Garden, dove si trovano le sale della compagnia.

Quando entro vado direttamente in sala, senza passare dagli spogliatoi, poggio la borsa accanto al pianoforte, dove tra qualche minuto prenderà posto Zayn e inizio a scaldare i muscoli, mentre raccolgo i capelli.

Quando vedo entrare Zayn accompagnato dal direttore artistico, mi fermo di scatto, restando sulle punte dalle quali scendo elegantemente.

"Buongiorno, vedo che siamo già operativi. Signor Malik, le dispiacerebbe prendere posto al pianoforte?" chiede a Zayn indicando lo strumento all'angolo della sala.

"Vado" risponde lui avvicinandosi a me e salutandomi con un dolce sorriso.

Ricambio a malapena e torno a fissare il signor Styles aspettando che mi dia delle direttive.

"Bene, innanzi tutto grazie per essere qua così presto, so che non vi spetta e ringrazio entrambi per la disponibilità"

"Non c'è di che" rispondiamo io e Zayn in coro.

"Bene, adesso signorina Smith, vorrei che provassimo le prese e le piroettes del finale del passo a due del cigno bianco e poi passiamo alle due variazioni di Odette e di Odile e alla coda. Ah e voglio vedere i fouettes" dice avvicinandosi pericolosamente a me.

"Può avvicinarsi, non la mangio mica" continua, allungando una mano.

Mi blocco non rendendomi conto di star camminando all'indietro, lontano da lui. È come se il mio corpo lo percepisse come una minaccia.

Poggio la mia mano sulla sua, ripetendomi che nessuno da diversi anni è ormai una minaccia per me, e mi posiziono di fronte a lui.

Provo le piroettes cercando di non concentrarmi sulle sue mani, piene di anelli, che sbattono sulle mie costole mentre mi tiene stretta dalla vita, dandomi la spinta per girare e mantenendomi allo stesso tempo in equilibrio. Finisco e mi metto in posa lasciando che il mio viso sia così vicino al suo da poter finalmente vedere i suoi occhi.

E sono verdi, come due smeraldi.
Sono vivi, non morti come i miei.

E sicuramente è quello che sta pensando adesso, mentre li fissa.

Il momento viene interrotto da Zayn che tossisce e ci riporta alla realtà.

"Perfetto, direi che possiamo passare alle sue variazioni signorina" dice allontanandosi da me, lasciando un improvviso vuoto.

Mi volto verso Zayn che mi sta fissando con aria interrogativa, cercando di leggermi dentro.

Ma ovviamente fallisce.

"Odette" dico facendogli segno con la testa.

"Certo" risponde iniziando a pigiare le dita sulla tastiera e rilasciandone la dolce melodia, composta da Tchaikovsky che caratterizza la variazione di Odette.

Ballo senza mai guardare lo specchio o il direttore artistico, ballo per gli applausi e per i fiori e per un'amore che cerco e bramo disperatamente.

Quando finisce, vado direttamente a posizionarmi, pronta a partire con la variazione della perfida Odile, che vuole sedurre il principe e farlo cadere ai suoi piedi.

E sta volta mentre ballo lo guardo, in quegli occhi verdi, facendogli capire quanto posso essere cattiva e buona, facendogli capire che dentro di me possono coesistere il bene e il male.

"Eccellente" dice non appena finisco.

"Grazie" rispondo avvicinandomi alla sbarra per prendere l'asciugamano che all'inizio della lezione gli ho lasciato sopra.

"È assolutamente incredibile come lei riesca a passare nell'arco di pochi secondi da un personaggio all'altro" dice volendomi elogiare, ma facendo l'esatto opposto.

Questo perché non ho una mia personalità definita. Vorrei dire, ma mi limito a ringraziarlo con un cenno del capo.

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