CAPITOLO 16 ~ New York New York.

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Kara's POV

"Pronta per questo ultimo spettacolo?" mi chiede Harry massaggiandomi le spalle, prima di entrare in scena.

"Mai stata così pronta" dico sicura di me.

"Mi raccomando -dice indicandomi il palco- sali li sopra e fai vedere di che pasta sei fatta"

"A questo proposito Harry -dico girandomi per guardarlo nei suoi meravigliosi occhi verdi, che in queste due settimane ho imparato ad apprezzare e a desiderare di vedere sempre- volevo ringraziarti nuovamente per la splendida opportunità che mi hai concesso. Poter calcare palchi come questo mi rende così felice, come non lo sono mai stata, grazie" concludo andandogli incontro e abbracciandolo.

Resta basito dalla mia azione, ma dopo un primo momento di esitazione, stringe le sue braccia intorno al mio corpo e mi schiaccia a lui, ricambiando il mio abbraccio.

Restiamo così per un po' di tempo, lasciando che i nostri cuori, riempiano la parte vuota delle nostre casse toraciche.

Ci stacchiamo quando vengono a comunicarci che mancano 5 minuti all'apertura del sipario.

"Non hai motivo di ringraziarmi -afferma tenendo con la sua mano destra la mia sinistra- ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto"

"Hai fatto molto di più, e lo sai bene -dico riferendomi a come mi ha trattata durante queste settimane- è stato tutto eccezionale in questi giorni e meriti di essere ringraziato" dico dovendo purtroppo lasciare la sua mano per dirigermi sulla stellina posizionata sul palco, che indica il mio posto.

"Merda" mi dice.

"Merda" rispondo giusto in tempo prima che il sipario si apri.

Guardo di fronte a me e vedo la platea gremita di gente, i palchetti tutt'intorno sono occupati e mi rendo conto che il teatro è in fermento.

Comincio a ballare, lasciando che la musica trascini la mia anima e il mio cuore. Lasciando che siano i miei sentimenti a guidarmi. E mi sembra di tornare indietro nel tempo, a quando feci l'audizione per entrare a far parte della scuola della Royal.

Mi sembra di essere tornata a quando, durante il colloquio mi chiesero, così come fanno con tutti, cosa significhi per me ballare.

E ai tempi, aveva ancora un significato speciale.

Significava libertà.

La libertà di esprimermi, di dire quello che sento, usando un altro mezzo che non sia la voce. La libertà di essere finalmente me stessa. La libertà di essere felice.

Non so cosa sia successo nel frattempo, forse il ritrovarmi sola al mondo, con nessuno che ti aspetti a casa, con il pranzo o la cena pronta. Forse il non ricevere più le chiamate per sapere come sto, come è andata la lezione.

La solitudine, succede.

Forse è stato quello ad annullare tutti i miei sensi e la mia voglia di lottare e farcela.

Ma in questo momento, mentre il pubblico mi guarda inebriandosi dell'arte che ha di fronte, penso di aver capito che devo riprendere in mano la mia vita.

Devo sistemare e mettere al posto giusto tutti i tasselli che sono stati scombinati e messi in disordine dalla velocità con cui, la vita e gli eventi, cambiano.

Senza rendermene conto lo spettacolo finisce e mi ritrovo ferma in posa, a godermi l'applauso del pubblico, mentre con la coda dell'occhio cerco il sorriso di Harry.

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