CAPITOLO 8 ~ Yesterday.

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Harry's POV

Sento bussare alla porta e non ho la più pallida idea di chi possa essere.

"Si?" chiedo aspettando che qualcuno si palesi davanti a me.

"È permesso?" chiede Karoline affacciandosi dalla porta.

"Si, certo entra. È successo qualcosa?" chiedo non aspettandomi la sua visita.

"No nulla di che, volevo solo dirle- dirti, volevo solo dirti, che accetto l'invito ad accompagnarti al rinfresco" dice balbettando e smuovendo l'aria con le sue manine, senza mai guardarmi in volto.

Mi allargo in un sorriso, mettendo in mostra le mie fossette ai lati della bocca.

"Sono contento che tu abbia accettato" dico sinceramente giocando con uno dei miei anelli.

"Bene, allora a dopo" dice tornando verso la porta.

"A tra poco, ci vediamo a lezione" dico sorridendole di nuovo.

La vedo uscire dal mio ufficio e nello stesso momento mi alzo per dirigermi verso la sala, dopo essermi fermato alla macchinetta per prendere un caffè, che sorseggio lungo il tragitto.

Prima di entrare, vedo Kara con le cuffie alle orecchie ballare. Non sta ballando qualche variazione di qualche repertorio classico, sta improvvisando su chissà quale musica.

Ha gli occhi chiusi e con il suo corpo sta raccontando qualcosa. Sta raccontando quello che ha dentro, sta parlando.

Continua a ballare indisturbata e consapevole che non mi sente, entro e mi siedo sulla mia sedia all'angolo della sala.
E mi soffermo ad osservarla.

Le sue lunghe e magre braccia formano ellissi, e cerchi e lunghe linee. Gira su se stessa lasciando che la musica l'accompagni e la guidi. Mette in mostra le sue doti.
Le sue lunghe gambe muscolose che sanno cosa fanno, sono esperte, si muovono veloci sul parquet tendendosi e flettendosi.

Sta ballando per se stessa e con se stessa.

Dalla sua faccia nonostante non riesca a vedere quei due oceani che ha dentro gli occhi, è facilmente intuibile che quello che sta raccontando non dev'essere nulla di bello.

È come se ci fosse tormento, dolore, frustrazione in quello che fa e in quello che sta facendo trapelare. E non capisco perché vorrei aiutarla a far uscire definitivamente queste cose, vorrei aiutarla a sconfiggere tutte le sue paure.

Ma prima che io possa andare avanti, probabilmente la musica finisce e lei riapre gli occhi, e quella magia che si era creata intorno a non svanisce.

"Da quanto sei qua?" chiede togliendo le cuffie e mostrandomi i suoi occhi.

"Da quanto basta per ammirare la tua bravura" dico tirando indietro i miei capelli con la mano destra e muovendo l'aria intorno a me con il mio stivaletto nero.

"Non è nulla di che" dice abbassando lo sguardo.

E non capisco perché sono l'unico con cui lo fa, sembra sempre così sicura di se, come se niente possa scalfirla, ma non riesce a tenere un contatto visivo con me.

"Sei molto brava invece, nonostante la tua giovane età. Sono sicuro che si prospetti un futuro roseo davanti a te -dico spostandomi e andandole incontro- cosa ascoltavi?"

"Yesterday, ma la versione di Ray Charles" dice.

"Complimenti ottima scelta" le rispondo constatando che ha anche un ottimo gusto musicale.

I nostri occhi entrano in contatto, per la prima vera volta da quando ci siamo conosciuti. E non capisco se il tempo si è fermato o se sono solo loro ad avermi fatto incantare.

È come se fossi entrato dentro una bolla d'aria, come se volontariamente ci fossimo esclusi dal mondo.

Fatto sta, che quando l'incantesimo finisce, mi guardo intorno e trovo già tutti pronti per la lezione, che mentre si riscaldano, ci fissano come se fossimo due alieni.

Mi schiarisco la voce e torno al mio posto lasciando che la lezione prenda il suo corso.

Ma senza riuscire a dimenticare ciò che ho visto in quei due occhi blu.

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