CAPITOLO 1 ~ Five six seven eight.

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Quando andai a controllare il tabellone con su scritto i nomi del cast fui particolarmente sorpresa nel vedere il mio accanto a quello del personaggio di Odette/Odile. Chiunque fosse all'interno della stanza, mi guardò con aria minacciosa e uno sguardo furente, come se volessero incenerirmi con gli occhi. Ma ormai ero abituata a tutto questo, ero abituata agli sguardi cattivi della gente, ero abituata ad essere sola. La mia bravura nel ricoprire qualsiasi tipo di ruolo, mi ha dato la possibilità di accattivarmi i direttori artistici e i coreografi che, da quando sono diplomata e sono stata presa in compagnia, mi hanno sempre affidato ruoli principali.

"Salve, piacere mio, non sapevo avremmo cambiato direttore artistico" dico alzando gli occhi ed avendo paura che questo potrebbe apportare qualche cambiamento nel cast.

"Purtroppo il signor Kenneth si è dovuto assentare per motivi familiari, quindi sarò io a dirigere il tutto fino a data da destinarsi" risponde con fare professionale lasciando la mia mano e iniziando a girarsi uno dei tanti anelli che gli contornano le dita.

"Spero non sia nulla di grave" dico continuando il mio riscaldamento e iniziando già a provare qualche passo della variazione e del pas de deux.

"Nulla di cui preoccuparsi -risponde avvicinandosi a me e osservando le mie gambe flettersi, intente a compiere una combinazione di passi- vedo che già conosce la maggior parte del passo a due, mi hanno detto quanto lei sia impeccabile e professionale, nonostante la sua giovane età signorina Smith" conclude porgendomi una mano, alla quale mi appoggio per cercare di trovare l'equilibrio su una punta sola.

"Sono nata per fare questo" controbatto, concedendomi quel tocco.

"Bene, il suo porter oggi non sarà presente, ha chiamato avvisando di essere malato, perciò proveremo solo la sua variazione, quando vuole" conclude lasciando la presa sulla mia mano e tornando alla sedia vicino allo specchio, sul fondo della sala.

Mi sistemo al centro, levo la felpa e indosso il tutù nero, mi prendo qualche minuto per controllare che i piedi siano abbastanza caldi e una volta certa di essere pronta, faccio segno con la testa al pianista, che comincia a pigiare i tasti, rilasciandone una delle mie melodie preferite.

E quando parte la musica è come se uscissi dalla veste di me stessa per entrare in quella di qualcun altro. È come se non fossi più io, o forse non lo sono mai stata, ed è per questo che posso essere chiunque io voglia, senza mai dovermi preoccupare di essere me stessa. Posso essere la perfida e crudele Odile che inganna il principe, o la dolce e sensibile Odette, che chiede di spezzare l'incantesimo che la fa diventare cigno ogni notte, con il potere dell'amore.

Concludo la variazione, concedendomi qualche minuto in posa, come se da un momento all'altro dovessi sentire un caloroso applauso.

Ma tutto quello che sento è lo schiarirsi della voce del signor Styles.

"Noto con piacere che le correzioni da fare sono davvero poche, avevano ragione quando mi dissero che lei è una macchina da palcoscenico" mi lusinga il mio direttore.

Ma non sempre questo è un bene, vorrei dirgli. Ho dimenticato chi ero e non so più chi sono. Questa vita mi ha risucchiato l'anima. Più di una volta ho pensato di smettere, ma in fondo la danza è tutta la mia vita.
Non posso mollare.

"La ringrazio" rispondo debolmente e facendo un passo indietro ad ogni passo che lui fa verso di me.

È come se riuscisse a leggermi dentro, come se fosse in grado di distruggere con i suoi occhi la barriera che anno dopo anno a fatica mi sono creata, come se lui riuscisse a vedere aldilà della ballerina, come se riuscisse a trovare, in mezzo a tutto questo niente, ancora qualcosa.

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