CAPITOLO 18 ~ Me Minus You.

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Kara's POV

Rimango sola in sala, mentre con lo sguardo seguo Zayn correre dietro a Virginia.

Mi alzo e gli corro dietro, cercando di capire cosa sta succedendo, ma una volta uscita fuori dalla sala, mi ritrovo davanti lo stesso spettacolo di prima.

Victoria, mia collega in compagnia, spalmata sopra Harry, nostro direttore artistico.

Resto a fissare la scena ancora per un po', provando un senso di gelosia e allo stesso tempo ribrezzo, dentro di me.

La coerenza non tutti sanno cosa sia.

Quando reputo di essere qua da fin troppo tempo, giro su me stessa e rientro in sala e mi siedo sul seggiolino del pianoforte, dove ero seduta precedentemente.

"Cosa mi sono persa in queste settimane?" sussurro, anche se sono la sola qua dentro.

Mi alzo e mi avvicino alla mia borsa, che poco fa ho lanciato in un impeto d'ira.

Era tutto così bello e perfetto in America, non sarei voluta più tornare.

"Perché te ne sei scappata?" chiede Harry entrando in sala, con un sorrisetto compiaciuto in volto, sapendo di essere riuscito ad innescare una sorta di gelosia in me.

"Ho visto che eri troppo impegnato ad esplorare la bocca di Victoria, così ti ho lasciato concludere il tuo lavoro" rispondo acidamente, riferendomi a ciò che ho visto prima di entrare in sala.

Harry è un uomo attraente, ha il fascino dell'uomo misterioso. Ma allo stesso tempo è dolce e disponibile. È una contraddizione vivente e forse per questo agli occhi di tutti è irresistibile.

"Non era nulla di importante, avresti potuto interrompere, o magari unirti a noi" scherza avvicinandosi pericolosamente a me, mentre, soprappensiero, si rigira gli anelli nelle dita.

"Harry, lasciami in pace" dico alzandomi ed uscendo dalla sala A per entrare in quella accanto, dove spero non mi segui.

Io sono un casino, e questo è noto a tutti. Ma non permetto che si giochi con me, che mi si faccia credere qualcosa, per poi sputarmi in faccia la verità.

"Passi la tua vita a scappare, vero?" chiede seguendomi.

"E tu passi la vita a dire cose che non pensi realmente?"

"Quello che dico lo penso sempre" risponde tornando serio.

"Harry, cosa vuoi da me?" rigiro la domanda in preda all'esasperazione.

"Farti impazzire" ridacchia.

"Beh, notizia dell'ultima ora ci stai riuscendo, ma non come vorresti tu. Adesso per favore, potresti uscire dalla sala e lasciarmi lavorare in pace?" chiedo ancora, un po' più gentilmente questa volta.

"Sono il tuo direttore artistico, ho il dovere di vedere come lavorano i miei ballerini" risponde sedendosi sulla sedia, accanto al pianoforte all'angolo della sala.

Se vuole farmi perdere la pazienza, ha sicuramente capito come fare.

"Va bene, fai quello che ti pare, ma non mi disturbare" rispondo, avvicinandomi allo stereo e mettendo della musica a caso con il mio iPod, per cominciare il riscaldamento.

Non mi leva gli occhi di dosso nemmeno per un attimo. Segue ogni mio spostamento, ogni mia mossa, senza perdere nemmeno un passaggio.

Se prima la sua presenza, i suoi occhi dolci e duri allo stesso tempo, il suo sorriso, il suo carattere gentile e disponibile, mi davano sicurezza e serenità, adesso mi stanno irritando. Perché so che lo sta facendo apposta.

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