CAPITOLO 6 ~ Left outside Alone.

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Harry's POV

"Avanti" dico dopo aver sentito bussare lievemente alla porta.

"Mi ha fatto chiamare signor Styles?"

"Si prego, si accomodi signorina Smith, le volevo parlare di alcune cose" le dico mentre lei prende posto sulla sedia di fronte a me, aldilà della mia scrivania.

"Prego, sono pronta ad ascoltarla" risponde educatamente.

"Vede signorina Smith-"

"Mi chiami Kara, la prego" mi interrompe.

"Bene, Kara, penso che ti immagini il motivo per il quale ti ho fatta chiamare. Prima che il signor Kenneth lasciasse la compagnia, mi ha fornito diverse informazioni su ognuno di voi e in particolare su di te" dico e la vedo immediatamente irrigidirsi sulla sedia.

"So a cosa si sta riferendo, ma è un periodo che appartiene al passato" risponde prontamente rilassando i muscoli delle spalle.

"Proprio a questo proposito ti invito a mangiare di più e in maniera più regolare. Mi sono accorto del tuo malessere l'altro giorno in camerino, e non vorrei che la storia si ripetesse, perché in quel caso, mi vedrei costretto a cacciarti dalla compagnia" dico seriamente, sperando di darle una scossa che la riporti sulla retta via.

"Non voglio essere cacciata" tuona corrugando le due sopracciglia nere, in contrasto con la pallida pelle.

"Allora sono sicuro che prenderai in considerazione il mio suggerimento e quello del suo amico Malik"

"Cosa c'entra Zayn?" chiede con aria interrogativa.

"Ho chiesto informazioni al tuo amico, il signor Malik, e mi ha aggiornato sulla tua condizione fisica, ed è compito mio prendermi cura dei componenti della mia compagnia. E tu sei il motore di questa macchina" dico elogiando le sue abilità artistiche.

"Le prometto che non succederà nulla del genere signor Styles" afferma, alzandosi e allungando la sua esile e bianca mano verso di me.

"Chiamami Harry. Ah, spero che sarai presente come mia accompagnatrice al rinfresco" chiedo, stringendole la mano.

"Vuoi che ti accompagni?" chiede passando il peso da una gamba all'altra e incrociando le braccia al petto.

"Esattamente, voglio farti conoscere diverse persone, cosicché magari tu possa anche ballare in altri teatri" dico, toccando direttamente il punto del discorso.

"Perché io?" chiede scuotendo la testa.

"Perché hai tutte le carte in regola per poter diventare un astro splendente, ma dipende da te" rispondo.

Kara's POV

Quando esco dall'ufficio del direttore corro spedita verso la sala musica, dove spero di trovare Zayn, ma con mia grande sorpresa sembra essersi vaporizzato.

-dove sei?- gli mando al cellulare.

-a casa- risponde dopo qualche minuto.

-devo parlarti, sto arrivando- rispondo rimettendo il telefono in borsa non curandomi di leggere la sua risposta.

Non appena arrivo davanti al portone di casa sua, a Pimlico, suono al campanello insistentemente e dopo qualche minuto vedo la porta aprirsi.

"Sei impazzito per caso?" urlo.

"Non capisco di cosa tu stia parlando" dice.

"Vuoi farmi perdere l'unica cosa che mi è rimasta?" continuo ad urlare spingendolo con le mani verso l'interno dell'appartamento.

"Io non voglio farti perdere nulla" dice scostandosi quando ritento di spingerlo.

"E allora perché sei andato a riferire cose sulla mia vita al direttore artistico della nostra compagnia?" chiedo non accennando a diminuire il tono della voce.

"Innanzi tutto smettila di urlare, e secondo l'ho fatto per te" dice, come se stesse confermando l'ovvio.

Getto il borsone sul divano di casa sua, ricominciando a camminare nella sua direzione.

"Quindi per te mettermi il direttore artistico alle calcagna, che controlla ogni mio spostamento, è aiutarmi?" chiedo.

"Visto che a me non dai retta, forse a chi sta al di sopra, dai ascolto"

"Sai cosa? Smettila di preoccuparti per me, non ne ho bisogno! So cavarmela da sola e so badare a me stessa" dico esasperata.

"Non penso che sia così, e lo sappiamo entrambi" e scorci di quella sera passano nella mia testa, veloci come un treno e si infrangono, lasciando che i miei occhi si inumidiscano con le lacrime.

"So perfettamente a cosa vado incontro e fidati che l'ultima cosa che voglio è ammazzarmi"

"Ma lo stavi per fare" dice sbattendomi in faccia la realtà delle mie azioni.

Scoppio in lacrime e giro sui miei tacchi tornando indietro per prendere il borsone.

"Scusa non volevo" dice sentendosi in colpa per la reazione che ha scatenato in me.

"No, hai ragione. Sono un totale macello. E tu che puoi, che sei ancora in tempo, allontanati da me, o ti trascinerò" dico non volendo continuare a dimostrare quanto sono debole.

"Dove stai andando?" chiede debolmente.

"Torno a casa, ci vediamo domani" dico.

"Aspetta, non te ne andare" dice in quella che sembra più una domanda che un'affermazione.

"Non voglio farti ancora del male"

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