Capitolo 5

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“Non può essere lui” sussurrò Jungkook, più che altro rivolto a se stesso. 

Il tempo pareva essersi fermato e tutto ciò che il ventenne era in grado di sentire era il rumore del suo stesso cuore, che martellava nella cassa toracica. Le chiacchiere della gente erano divenute un brusio sommesso, mentre la musica che giungeva dall'altra sala pareva provenire da un universo lontano.

Mr. Park non poteva essere quel ragazzo che Jungkook aveva sentito così vicino a sé. Mr. Park non poteva essere quel ragazzo su cui Jungkook aveva scritto una poesia.

“Intendete quel giovane biondo che sta parlando con quella fanciulla anch'ella bionda e dall'acconciatura elaborata?” domandò Taehyung, inconsapevolmente soddisfando il desiderio di Jungkook di avere la conferma, o più preferibilmente la smentita, che quel ragazzo fosse proprio Mr. Park.

“Sì, esattamente lui” rispose Mr. Min.

Jungkook sorrise amaramente e scosse la testa, quindi girò su se stesso e fece per tornare nell'altra sala. L'unica cosa che bramava in quel momento era allontanarsi il più possibile da Mr. Park.

“Jeon! Aspettate” gli urlò Taehyung, attirando l'attenzione di alcune persone che si trovavano a poca distanza da loro. Tra queste c'era anche Mr. Park, che per un attimo smise di ascoltare ciò che la sua fidanzata gli stava dicendo e guardò in mezzo alla folla per capire che cosa stesse accadendo.

Jungkook si pentì amaramente della sua scelta di allontanarsi. Il suo ultimo desiderio era attirare gli sguardi delle persone che si trovavano nella sala, specialmente quello di Mr. Park, che per uno strano scherzo del destino aveva incrociato il suo e sembrava non volersi più staccare.

“Perché ve ne stavate andando?”.

Jungkook finalmente distolse lo sguardo dagli occhi magnetici di Mr. Park e riportò la sua attenzione sul suo amico.

Lui e Mr. Min lo stava fissando straniti, come se stessero cercando di leggergli in volto qualcosa che nemmeno Jungkook riusciva a comprendere.

Aveva agito impulsivamente. Il solo aver scoperto che Mr. Park e il ragazzo al fiume erano la stessa persona lo aveva gettato nello sconforto più totale.

“Mi risulta difficile sopportare il caldo che c'è in questa stanza” mentì. 

Taehyung non rispose, ma gli rivolse uno sguardo che stava a indicare che non riusciva a credergli.

“Jungkook!”. Era la voce di sua madre.

Il giovane trasse un respiro profondo e si voltò giusto in tempo per scorgere la donna farsi strada tra le ingombranti gonne delle dame, fino a raggiungerlo.

“Eccoti, finalmente! Mrs. Kim, e con ciò non intendo la madre di questo giovanotto tuo amico, bensì la mia cara confidente con cui parlavo poco fa, mi ha comunicato una strabiliante notizia. Presto lei, suo marito e i loro figli si recheranno a Londra per alcuni affari importanti e ci hanno invitati a soggiornare a casa loro, situata in una delle zone centrali della città”.

“E voi che cosa avete risposto?” domandò Jungkook, già temendo una visita a Londra, l'ultimo posto in Inghilterra dove sarebbe voluto andare. 

Il caos, la sporcizia e la presenza di troppe persone, troppe carrozze, troppi eventi e troppo balli lo spaventavano a dismisura. Ciò che per sua madre rappresentava una bellissima notizia per lui era un tormento insostenibile.

“Ma che domande fai, caro?! Ovviamente ho risposto di sì! Non sei contento di visitare la nostra capitale?”.

“Ci sono già stato, madre, e mi ero ripromesso di non metterci più piede. Preferirei morire piuttosto che non mantenere una promessa fatta con me stesso”.

Mrs. Jeon riservò al figlio un'occhiata di fuoco, capace di incenerire chiunque, e che difatti spaventò Taehyung e Mr. Min, che osservavano la scena in silenzio.

Tuttavia non riuscì a scuotere di un millimetro Jungkook, che, annoiato, distolse lo sguardo dal volto iracondo di sua madre e lo lasciò vagare per la stanza finché non incontrò il paio d'occhi che cercava.

“Tu verrai a Londra con me e tuo padre, Jungkook. Non accetto discussioni” esclamò la donna, raddrizzando la schiena e dandosi un certo contegno.

Dopodiché con un colpo secco del polso aprì il suo ventaglio e se ne andò, accompagnata da un gran svolazzare di nastri e stoffe dell'abito.

Jungkook lanciò un'occhiata al suo amico e a Mr. Min e in tono serio disse: “Vogliate scusarla. Non era sua intenzione provocare tutto questo trambusto”.

Taehyung sorrise, mentre Mr. Min cambiò argomento per non prolungare quella situazione a dir poco imbarazzante.

“Forse è nostro dovere tornare nell'altra sala e invitare alcune dame a ballare. Non vorremmo apparire maleducati, giusto?”.

Gli altri due annuirono e lo seguirono, seppur controvoglia.

Prima di varcare il portone, però, Jungkook guardò un'ultima volta Mr. Park, che stava ancora parlando con la ragazza bionda al suo fianco, presumibilmente la sua fidanzata.

Il suo cuore mancò un battito quando il giovane, forse sentendo un paio di occhi su di sé, alzò lo sguardo e incrociò il suo, per la seconda volta in quella serata.

C'era qualcosa in quegli occhi che lo lasciò completamente spiazzato e incapace di pensare lucidamente. La razionalità parve lasciare il posto a una strana sensazione.

Jungkook avrebbe potuto giurare che quello sguardo comunicava un'incredibile dolore ed era come una silenziosa richiesta d'aiuto. 

Avrebbe voluto dirgli che anche lui capiva, capiva perfettamente, eppure non sapeva nemmeno che cosa capiva.

Quando il loro contatto visivo si interruppe, il moro credette che il mondo avesse smesso di girare e che niente avesse più senso. Senza un paio d'occhi in cui specchiarsi, Jungkook si sentiva perso, incompleto, solo e abbandonato.

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Giunsero nell'altra sala, dove la musica ancora risuonava nell'ambiente e accendeva gli spiriti delle persone, spronandole a danzare.

“Chi mi consigli di invitare?” domandò Taehyung all'amico. 

Mr. Min li aveva già abbandonati per rivolgersi a una graziosa fanciulla dai capelli rossi che se ne stava leggermente in disparte in compagnia di un'amica.

“Non saprei. Forse quella dama dai capelli neri e ricci e il vestito verde?” gli suggerì Jungkook, indicando con un cenno del capo una ragazza non troppo distante da loro, che stava guardando in giro per la sala come alla ricerca di qualcuno.

“Va bene, ma solo se tu inviti la sua amica, quella bionda e con il vestito azzurro” disse Taehyung, dandosi una sistemata ai capelli e alla giacca per apparire più presentabile, come se già non fosse uno dei giovanotti più affascinanti della serata.

Jungkook annuì e seguì l'amico fino al punto dove si trovavano le due fanciulle. 

Si trattava soltanto di un ballo, non era niente di troppo complicato. Jungkook detestava danzare, ma perlomeno conosceva bene la danza che andava scelta per quel tipo di musica, perciò tutto ciò che doveva fare era stringere i denti e contare i minuti e i secondi che lo separavano dalla fine di quel tormento.

“Posso avere l'onore di questo ballo?” domandò con un inchino, imitato nello stesso momento dal suo amico.

La fanciulla bionda e dal vestito color del cielo arrossì leggermente, sorrise e rispose: “Ma certo!”.

Jungkook le porse una mano e i due si diressero verso il centro della sala per unirsi alle altre coppiette che danzavano.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora