Pochi minuti dopo Jungkook e Seokjin erano già in sella ai loro cavalli e si erano lasciati la tenuta dei Kim alle spalle.
Jungkook si sentiva abbastanza in soggezione, poiché non stava cavalcando il suo adorato Milton, bensì un cavallo nero prestatogli da Seokjin. Era un bellissimo esemplare, ma non conoscendolo aveva paura di non riuscire a farsi rispettare.
Per un po' i due ragazzi avanzarono in silenzio, percorrendo una strada che li portò in mezzo a campi verdeggianti. Il sole splendeva alto nel cielo, dove non era presente nemmeno una nuvola.
Jungkook era felice di sentire una leggera brezza scompigliargli i capelli e i suoni della campagna sussurrargli nelle orecchie.
Avrebbe continuato tutta la cavalcata in silenzio e non se ne sarebbe lamentato, ma non aveva tenuto in considerazione il carattere socievole di Seokjin. Il giovane, infatti, proruppe in una serie di elogi della campagna inglese, del lavoro dei contadini in quelle zone e del tempo atmosferico.
Jungkook fece del suo meglio per sostenere senza troppo imbarazzo la conversazione.
Infine l'argomento si spostò su un terreno insidioso.
“A proposito della festa di martedì… So benissimo che voi siete un gentiluomo e che rispettate il vostro dovere di danzare con le giovani dame, però non dovete soltanto ballare e poi abbandonarle. Dovete imparare l'arte della conversazione con l'altro sesso, caro Jeon”.
Il moro non poté non pensare a Miss Smith, la ragazza con cui aveva fatto il primo ballo e che si era invaghita di lui.
“Per voi è facile, Kim. Vi viene naturale, mentre per me è estremamente difficile” si difese Jungkook, senza però dire che la sua riservatezza era in parte dovuta al suo inesistente interesse verso le donne.
“Si tratta di fare pratica, Jeon. Dovete venire a più feste, credetemi. La prossima volta starete sotto la mia ala, questa è una promessa. Vi farò conoscere molte fanciulle e vi insegnerò a chiacchierare con loro come si deve”.
Seokjin non ebbe neanche l'accortezza di nascondere il furbo sorriso che gli aveva increspato le labbra a quella prospettiva.
“Siete un amico, Kim. Vi ringrazio”.
Jungkook era grato a Seokjin per il suo interesse, ma avrebbe desiderato potergli dire che non era necessario. D'altro canto aveva paura di risultare scortese e di destare sospetti se l'avesse fatto, perciò dovette acconsentire.
“Lo so a cosa state pensando” disse Seokjin dopo qualche attimo di silenzio.
Jungkook voltò il capo verso di lui e lo fissò, incuriosito.
“State pensando che non tutti sono nati per amare. Forse è vero che ci sono persone più propense rispetto ad altre a coltivare questo prezioso sentimento, però credetemi se vi dico che se imparerete ad amare, la vita vi regalerà una gioia infinita”.
Queste parole fecero nascere molti pensieri in Jungkook. Sembrava quasi che Seokjin avesse capito qualcosa, o forse erano soltanto la sua paura e la sua paranoia a indurlo a credere che avesse compreso il suo più grande segreto, quel segreto che Jungkook non aveva la forza di ammettere nemmeno a se stesso.
Lui aveva sempre creduto di non essere nato per amare, dato che non riusciva a provare interesse per le donne, ma forse non era così. Forse era nato per amare, ma non era nato per amare come gli altri.
In quel momento una consapevolezza destabilizzante lo attraversò, come un fulmine a ciel sereno.
Se avesse potuto scegliere di affidare il proprio cuore a qualcuno, Jungkook avrebbe scelto il giovane in riva al fiume, quel Mr. Park che tanto odiava.
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Compromise || Jikook
Fanfiction[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...