Capitolo 6

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Il ballo stava procedendo bene, con grande sollievo di Jungkook.

La fanciulla, che scoprì chiamarsi Sylvia Smith, era un'eccellente ballerina. I suoi occhi color nocciola brillavano di gioia e le sue gote leggermente tinte di rosa esprimevano quanto l'imbarazzo di quel momento fosse accompagnato da un certo interesse verso il gentiluomo che l'aveva invitata a danzare.

Jungkook cercava di incrociare il suo sguardo il meno possibile e di rispondere a monosillabi alle sue cortesi domande. Non voleva apparire maleducato, ma non desiderava nemmeno infonderle false speranze. 

Per lui quella ragazza non era nessuno e il suo cuore batteva al suo solito ritmo.

“È stato un onore” disse Jungkook con un inchino quando il pezzo musicale finì e gli orchestrali concessero a tutti un po' di pausa prima del ballo successivo.

“Aspettate!” esclamò la ragazza, non appena lui si girò e fece per allontanarsi.

Jungkook si voltò di nuovo e si rattristò notando quanto l'espressione sul volto della fanciulla tradisse un grande sconforto e una speranza andata in frantumi.

Si chiese come fosse possibile che nel giro di pochi minuti quella ragazza si fosse innamorata di lui e giunse alla conclusione che sicuramente era attratta soltanto dal suo aspetto fisico.

Anche lei era molto graziosa e per una frazione di secondo Jungkook si chiese come sarebbe stato corteggiarla.
Qualcosa, forse il suo sguardo limpido e luminoso, gli suggeriva che se lui avesse voluto, lei avrebbe accettato.

I suoi genitori sarebbero stati felici, la società sarebbe stata felice, tutti avrebbero approvato la sua scelta di legarsi a una giovane così bella e beneducata.

Per qualche secondo Jungkook immaginò tutto assai vividamente. Immaginò un futuro che si era aperto davanti ai suoi occhi. Lo immaginò e poi capì che non sarebbe mai divenuto realtà, poiché lui non voleva che accadesse.

Jungkook non avrebbe mai sposato quella fanciulla, Miss Smith. Non avrebbe mai formato una famiglia insieme a lei, e da un certo punto di vista tale considerazione gli lasciò l'amaro in bocca. 

Gli dispiaceva deluderla, gli dispiaceva vedere i suoi occhi sinceri oscurarsi rendendosi conto che lui non aveva sentito niente. Gli dispiaceva e avrebbe voluto dirle che non era colpa sua, non era colpa di nessuno.

Jungkook sapeva che non poteva andare contro il suo cuore, non ancora. Era troppo giovane per gettare via la sua anima. Era troppo giovane per morire.

Tutto ciò che disse, però, fu: “Scusate”. Dopo aver fatto un altro inchino, girò su se stesso e si allontanò, nonostante un nodo in gola minacciasse di soffocarlo.

Era insoddisfatto di se stesso. Avrebbe voluto essere diverso, avrebbe voluto poter essere all'altezza delle speranze e delle aspettative altrui, ma gli era impossibile.

“Com'è andata?”.

La voce di Taehyung lo bloccò e lo sottrasse ai suoi pensieri.

Jungkook osservò il volto del suo amico. In quel momento avrebbe desiderato ardentemente abbracciarlo, piangere sulla sua spalla e confidargli quanto si sentiva sbagliato e inutile.
Eppure non poteva farlo. Non era conveniente, per di più in un luogo così affollato.

“Bene, grazie. A voi?” domandò, sforzandosi di sorridere.

Taehyung fece una smorfia. “Mi dispiace immensamente dirlo, ma mi ha pestato i piedi così tante volte che ho perso il conto”.

Jungkook si permise di ridere, perché la scena che si era appena immaginato era a dir poco esilarante.

“Trovo che non ci sia nulla di divertente! È stato un momento da dimenticare” si lamentò l'altro, causando una risata ancora più forte nel suo amico.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora