Capitolo 25

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“Voi mi farete impazzire” sussurrò Jungkook, avvicinandosi a Jimin e osservando le sue labbra. Era difficile resistere alla tentazione di baciarle per la terza volta.

“Non volete che prima legga la vostra poesia e vi riempia di complimenti?” lo provocò l'altro, sventolandogli davanti al naso il foglio di carta appena ricevuto. Con un cenno del capo e un sorriso divertito, Jungkook lo spronò a farlo.

Dopo la lettura, Jimin sollevò la testa e mormorò: “Davvero mi avete chiesto di fuggire con voi?”.

“È una metafora. Vi chiedo di fuggire con me per non avere più a che fare con questo mondo che non sentiamo nostro, che ci sta stretto” spiegò pazientemente Jungkook.

“E se fuggissimo davvero?”.

Quelle parole si persero nell'aria notturna, trasportate dalla lieve brezza primaverile. La musica, le chiacchiere e le risate giungevano a stento in quell'angolo del sontuoso palazzo londinese in cui si teneva la festa. Per qualche istante i due ragazzi restarono in ascolto di quel brulichio di vita.

“Che cosa state dicendo?” domandò poi Jungkook, credendo di aver capito male.

“Fuggiamo, io e voi, proprio come mi avete appena proposto in questa poesia. Fuggiamo davvero e portiamoci con noi solo il necessario, ovvero noi stessi. Troviamo il coraggio di lasciarci davvero alle spalle tutto ciò che ci sta stretto e che è capace soltanto di giudicarci. Fuggiamo, per non avere rimpianti”.

Jungkook non sapeva che cosa rispondere; era rimasto come paralizzato dopo aver udito tali parole. Il suo cuore batteva all'impazzata, l'adrenalina gli scorreva nelle vene e le emozioni avevano violentemente scacciato la razionalità.

Quella fuga, che sembrava tanto una fuga d'amore, era tutto ciò che Jungkook aveva sempre sognato, seppure inconsciamente.

“Allora, ci state? Scegliamo il nostro servo più fidato, prendiamo una carrozza e torniamo in campagna, nel luogo dove le nostre anime si sentono a casa” disse Jimin con un sorriso splendente, più della luna che gli illuminava i capelli e li rendeva quasi argentei, perfettamente eterei.

A Jungkook vennero i brividi quando si accorse che il biondo aveva appena citato la prima poesia che lui gli aveva regalato.

“Voi... siete serio? Davvero volete mettere a rischio la vostra reputazione pur di fuggire con me?”.

“Non serve mettere a rischio nessuna reputazione per essere felici. Basta che diciate a tutti che vi sentite male e che volete tornare a casa vostra, in campagna. Poi io intervengo e mi offro premurosamente di accompagnarvi. Allora, ci state?”.

“Ma certo!” disse Jungkook, mentre un sorriso a trentadue denti si faceva finalmente strada sul suo volto.

I loro sguardi erano così puri e la loro felicità così intensa e sincera che non riuscirono a trattenersi e si baciarono. I loro respiri erano accelerati, i loro cuori componevano una sinfonia, la loro sinfonia.

Quella sera sarebbero fuggiti e si sarebbero rifugiati in campagna, lontani dagli sguardi della gente di città, dalle loro chiacchiere e dai loro ricevimenti. Sarebbero stati solo loro due, viaggiatori nella notte e portatori del sentimento che univa i loro cuori.

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“Come sarebbe a dire che non ti senti bene?”.

La madre di Jungkook, non appena il giovane l'aveva raggiunta e aveva interrotto la sua piacevole conversazione con un'altra dama, era rimasta a bocca aperta di fronte a quella notizia.

“Provo un malessere generale, forse dovuto a qualcosa che ho mangiato o bevuto. Desidero tornare a casa nostra, in campagna” confessò Jungkook, cercando di apparire credibile.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora