Dopo essersi allontanato dalle braccia di suo padre, Jungkook lanciò un'occhiata a sua madre. Il suo cipiglio era rimasto, nonostante il tono usato dal ragazzo fosse stato pacato e convincente.
La donna fece un respiro profondo e disse: “Ho sempre saputo che sei diverso dai tuoi coetanei, Jungkook. Non serve avere un cervello particolarmente sviluppato per notarlo. Eppure in certe situazioni l'unica cosa opportuna da fare è adattarsi e questo dovresti tenerlo bene a mente.
Quella sera hai agito d'istinto e hai sbagliato. Hai pensato a te stesso e non a me, a tuo padre e alla famiglia Kim. Ci hai lasciati perché eri stufo, l'ho capito, però non potevi almeno parlarcene e aspettare che ti dessimo noi il permesso? Perché fare una sfuriata davanti a tutte quelle persone?
Non hai idea di come io mi sia sentita: tradita, preda della vergogna... Non hai idea di quante voci siano circolate sui motivi della tua fuga e sul fatto che ti trovavi insieme a Mr. Park. Qualcuno ha persino suggerito che foste in una sorta di relazione! Ma ti rendi conto?! La gente può arrivare a pensare di tutto.
Non è stato facile per nessuno di noi cercare di calmare le acque e far sì che le dicerie scemassero. È stato soprattutto merito di Seokjin se al momento a Londra tutti sembrano essersi dimenticati quello spiacevole evento. È stato lui a spiegare, sia quella sera che i giorni seguenti, che si era trattato di un tuo malessere e che c'era stato un malinteso tra me e te. Ma ti rendi conto? Devi ringraziare il tuo amico, perché altrimenti saresti ancora sulla bocca di tutti”.Jungkook spostò la sua attenzione su Seokjin e gli sorrise, assai riconoscente. “Grazie, Seokjin. Vi sarò per sempre debitore”.
“Oh, non c'è bisogno che mi ringraziate. Consideratelo un modo per scusarmi per come vi ho trattato per tutto questo tempo”.
Jungkook gli sorrise ancora, felice di avere una persona come lui al suo fianco. L'aveva giudicato male: Seokjin aveva davvero un cuore buono e forse anche lui spesso lo metteva a tacere, indossando la maschera del gentiluomo alla costante ricerca di attenzioni da parte delle donne.
“Adesso però sono davvero dolente, ma è mio desiderio partire subito per tornare a Londra. La mia famiglia mi sta aspettando” aggiunse lui.
Mrs. Jeon lo guardò con tanto d'occhi. “Ma come, volete partire subito? Non vi fermate nemmeno a cena?”.
“Preferisco di sì. Tuttavia, quando mi vorrete di nuovo insieme a voi, tornerò volentieri a farvi visita. Jungkook, vi auguro di riprendervi del tutto. Scrivetemi; leggerò volentieri le vostre lettere, sapendo inoltre quanto siete abile con le parole”.
Seokjin sorrise furbescamente, quindi si inchinò a tutti i presenti, salutò e lasciò la stanza e la casa, diretto di nuovo a Londra.
“Come mai è venuto con voi, se doveva subito ripartire?” domandò Jungkook, confuso.
Sua madre sospirò e si avviò verso la porta. Era stanca per il viaggio e per tutte le emozioni che suo figlio le faceva provare e che mettevano a dura prova i suoi nervi.
“Al contrario di te, Jungkook, Mr. Kim è un perfetto gentiluomo e voleva assicurarsi che tu stessi bene, dopo il tuo colpo di follia di alcuni giorni fa”.
Quindi la donna rivolse un ultimo sguardo di rimprovero a suo figlio e lasciò la stanza.
Suo marito sorrise non appena la porta fu richiusa, poi si avvicinò lentamente a Mr. Park, che per tutto quel tempo era rimasto in disparte, accanto alla scrivania della camera di Jungkook, a osservare lo svilupparsi delle vicende.
Per alcuni istanti lo studiò da capo a piedi, poi gli porse una mano, che il biondo si affrettò a stringere.“È un piacere rivedervi, Mr. Park. Sono sicuro che vi siate preso cura di mio figlio in questi giorni. Sono felice che con voi egli si senta a proprio agio, ne sono proprio felice. Voi lo rendete felice, quindi vi prego di non abbandonarlo. Lo vedo: lui ha bisogno di voi”.
Quindi il padre di Jungkook rivolse un sorriso a entrambi i ragazzi e si avviò verso la porta, per aprirla e lasciare la stanza.
Jimin e Jungkook, finalmente soli, si scambiarono un'occhiata e ridacchiarono, felici che quelle peripezie si fossero risolte per il meglio.
A entrambi sembrava di essersi tolti un peso dal petto e sentivano che da quel momento le loro esistenze avrebbero forse preso una piega più calma e pacifica.
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“Scusate, in questa casa si trova per caso un certo Mr. Park Jimin?”.
Namjoon, che era andato alla porta per accogliere il messaggero giunto a cavallo, corrugò la fronte e annuì.
“Sì, al momento è qui. Perché? Che cosa volete da lui?”.
“Ho una lettera indirizzata a lui” disse il messaggero, porgendo a Namjoon una missiva che estrasse da sotto il mantello.
Quindi fece per andarsene, ma fu fermato dal servo dei Jeon, che voleva saperne di più. “Come avete fatto a trovarlo?”.
Il messaggero tornò indietro di qualche passo e rispose: “Mi è stato detto che egli forse risiedeva a casa di suo cugino, Mr. Jung, per cui mi sono recato lì. Egli però mi ha confidato che non vede Mr. Park da un po' di tempo, ma, quando gli ho detto che ha lasciato Londra e che di sicuro si trova in campagna, mi ha consigliato di provare a rivolgermi ai Jeon. Per questo sono qui”.
“Ho capito. Beh, vi ringrazio” disse Namjoon. Il messaggero gli rivolse un lieve inchino e tornò verso il suo cavallo, per poi ripartire in fretta e furia.
Il domestico dei Jeon lo guardò allontanarsi, poi rientrò in casa e andò direttamente in camera di Jungkook, dato che era piuttosto certo che Mr. Park si trovasse insieme a lui.
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“Una lettera per me?” domandò Jimin, afferrando la busta di carta bianca. Si sentiva piuttosto agitato al pensiero di quali notizie potesse contenere.
Namjoon gli spiegò quello che il messaggero gli aveva comunicato.
“Va bene, grazie” disse il biondo, rivolgendogli un sorriso così caloroso da farlo rimanere assai colpito.
Il domestico ricambiò, quindi lasciò la stanza e gioì al pensiero che quei due ragazzi si fossero trovati. Erano perfetti l'uno per l'altro e sebbene immaginasse che non fosse facile per loro far vincere il loro amore, era felice che perlomeno si fossero conosciuti.
Dentro di sé augurò loro il meglio.
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“Di chi è?” domandò Jungkook, mordendosi il labbro e studiando attentamente l'espressione di Jimin, mentre questi leggeva la lettera. Il biondo era infatti impallidito e i suoi occhi si muovevano in fretta sulle parole, in modo quasi febbrile, che esprimeva una certa agitazione.
“È di mia zia” rispose alla fine, per poi porgere il foglio di carta al suo amato e permettere anche a lui di leggerne il contenuto.
Nipote,
che cosa vi sta succedendo? Mi sono giunte voci assai confuse sul vostro conto. Siete partito un'altra volta per la campagna, insieme a un ragazzo vostro amico? Ma perché?
E cosa mi dite a proposito di Miss Harrington? Mi hanno messa al corrente in merito a dicerie alquanto spiacevoli su una possibile rottura del vostro fidanzamento. Spero che siano tutte falsità.
Vi voglio immediatamente a Londra, così che possiate confortarmi sull'inconsistenza di tali voci.
Non dovevo lasciarvi tutte queste libertà... Non riconosco più il giovane che ho cresciuto e a cui ho insegnato a non far parlare di sé. Vi prego, tornate da me e dimostratemi che non siete cambiato.
La vostra zia
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Compromise || Jikook
Fanfiction[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...