Mentre Jimin era in giardino a raccogliere fiori, Jungkook si sentì finalmente libero di lasciare che i suoi lineamenti si piegassero in una smorfia di sofferenza. Si sentiva la testa più pesante di un macigno e gli sembrava che la realtà fosse assai lontana, come se tutto ciò che lo circondava appartenesse a un sogno.
Non era la prima volta che gli veniva la febbre, ma non gli era mai successo di stare così male. Si passò una mano sulla fronte e sentì che era bollente, cosa che lo portò a emettere un gemito di esasperazione.
Si rigirò più volte tra le lenzuola, cercando di ignorare la sensazione di avere contemporaneamente freddo e caldo.
“Jimin” sussurrò, prima di sentire i suoni farsi sempre più ovattati e lasciare che il sonno lo avvolgesse in un abbraccio confortevole.
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Pochi minuti dopo Jimin era già di ritorno. Stringeva nelle mani un mazzolino di fiori di campo, raccolti nel giardino di fronte alla tenuta dei Jeon, e pregava con ogni fibra del suo essere che perlomeno quel piccolo pezzo di natura potesse alleviare il dolore di Jungkook e fargli spuntare un sorriso sulle labbra.
Il biondo salì i gradini due alla volta e aprì di scatto la porta della camera del suo amato, perché smanioso di vedere qual era il suo stato di salute.
“Jungkook” sussurrò, non appena notò che si era addormentato.
Quindi richiuse con lentezza la porta dietro di sé e a passo felpato si avvicinò al letto a baldacchino. Si sedette sul bordo, molto piano perché aveva paura di svegliare Jungkook, e per un tempo indefinito restò a osservarlo.
Le labbra del moro erano leggermente dischiuse, le sue mani strette a pugno e le forme del suo corpo si intravedano al di sotto del bianco lenzuolo che lo ricopriva. Jimin appoggiò i fiori accanto al suo viso, in mezzo al cuscino bianco latte, e restò ad aspettare.
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All'incirca un'ora dopo Namjoon e il medico della famiglia Jeon varcarono la porta di quella casa e si diressero senza esitazione al piano superiore, direttamente nella stanza del giovane malato.
“Mr. Jeon” salutò il medico, facendo un lieve inchino e appoggiando poi la sua borsa su una poltroncina.
Jungkook era ancora sdraiato e al suo fianco, sul bordo del letto, era seduto Jimin. Lo teneva per mano, incurante di cosa le altre due persone potessero pensare. In quel momento soltanto quel contatto fisico era in grado di trasmettere un po' di conforto, sia a lui che al suo amato.
Jungkook aveva ancora la febbre molto alta. Il suo sguardo era spento, le palpebre faticavano a non chiudersi e le gote erano rosse e molto calde. Jimin soffriva a vederlo in quello stato e l'attesa dell'arrivo del medico era stata devastante. Non appena però quella figura era entrata nella stanza aveva rilasciato un lungo sospiro di sollievo e aveva sentito che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Il medico si avvicinò al capezzale del suo paziente e pregò Mr. Park e Namjoon di uscire dalla stanza, così che potesse visitare il ragazzo con la massima privacy e senza possibili distrazioni.
“Certo” mormorò Jimin, slacciando a malincuore le sue dita da quelle di Jungkook e mordendosi il labbro non appena notò che quel gesto aveva provocato una smorfia di dolore sul volto del ragazzo febbricitante.
Tuttavia dovette resistere alla tentazione di tornare indietro e restargli accanto, per dirigersi invece insieme a Namjoon fuori dalla camera e lasciare che il dottore lo visitasse.
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Passarono lunghi minuti, minuti che Jimin trascorse con lo sguardo puntato sul muro bianco di fronte a sé, cercando di darsi una calmata e convincersi che tutto sarebbe andato a finire bene.
Si trattava soltanto di un po' di febbre, eppure la possibilità che Jungkook peggiorasse e sviluppasse altri sintomi era alta. Jimin tremava al solo pensiero di vederlo ancora più debole e sofferente.
La porta della stanza si aprì dopo quella che gli parve un'attesa di ore, quando invece si era trattato soltanto di pochi minuti. Jimin fissò il medico con uno sguardo che racchiudeva preoccupazione ma anche viva speranza.
“Si riprenderà” disse lui, per poi sorridere vedendo come il volto di quel giovane biondo si fosse improvvisamente illuminato. “Ha soltanto bisogno di un po' di riposo. Fornitegli bevande calde e vedrete che guarirà nel giro di pochi giorni. La cosa più importante è che stia a letto, disteso, e che riposi. Vi assicurerete che ciò avvenga?”.
Jimin annuì con foga, poi si inchinò e ringraziò il dottore in tutti i modi possibili e immaginabili. L'uomo sorrise di fronte a tanta gratitudine e rimase assai colpito quando notò lo sguardo di quel giovane: era colmo di gioia, così vivida e intensa che sembrava a malapena contenibile.
“Posso andare da lui?” domandò poi Jimin, che non vedeva l'ora di tornare da Jungkook, per stringergli la mano e tenergli compagnia.
Voleva restare al suo fianco finché egli fosse tornato in piene forze, voleva restare al suo fianco finché egli avesse ripreso a sorridere, scrivere poesie, leggergliele e poi baciarlo, baciarlo fino allo sfinimento.“Ma certo! Credo proprio che vi stia aspettando” disse il medico, per poi lanciare un'occhiata a Namjoon e sorridergli. Il domestico ricambiò subito.
Per entrambi era bellissimo vedere con i propri occhi la potenza dei sentimenti veri e genuini ed era ispirante notare che alcune persone fossero così coraggiose e pure da permettere che essi fossero limpidi ed evidenti per chiunque.
Jimin aprì la porta e cercò subito lo sguardo di Jungkook. Il ragazzo malato gli sorrise debolmente, per poi richiudere gli occhi a causa della stanchezza.
Tuttavia quella piccola luce comparsa sul suo volto bastò per rendere Jimin l'uomo più felice del mondo. Si sedette sul bordo del letto, nello stesso punto dov'era prima, e prese una mano del malato tra le sue, per poi ricominciare ad accarezzarla con infinita dolcezza e premura.
“Sono qui, Jungkook, e mai vi lascerò”.
Il moro sorrise un'altra volta e con voce flebile disse: “Lo so, Jimin. Voi siete il mio angelo custode”.
A quelle parole l'altro ridacchiò, pur sentendo il proprio cuore esplodere di felicità.
Se io sono il vostro angelo custode, Jungkook, allora voi siete il mio angelo salvatore.

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Compromise || Jikook
Fanfiction[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...