Capitolo 22

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La prima cosa che fecero quando la porta di legno segnò una netta separazione tra loro e le persone dall'altra parte fu di scambiarsi un'occhiata complice e scoppiare a ridere.

“Andiamo” sussurrò poi Jungkook. In seguito agì d'istinto e prese per mano Mr. Park.

Le loro dita si intrecciarono perfettamente. Quella forma di contatto fisico era paradisiaca, così bella che Jungkook si disse che si sarebbe potuto perfino accontentare di quella.

“Andiamo” acconsentì Mr. Park con un sorriso.

I due si spostarono di stanza in stanza, senza mai smettere di tenersi per mano. Per loro fortuna non incontrarono nessun servo che li potesse notare e giudicare. La casa sembrava praticamente deserta e tutte le stanze erano avvolte nella penombra.

La pioggia continuava a picchiettare sulle finestre dell'edificio e costituiva la colonna sonora della breve escursione dei due ragazzi nella dimora della famiglia Kim.

“Fermiamoci qui, Jeon” disse a un tratto il biondo. Si tenevano ancora per mano e non avevano intenzione di interrompere quel contatto che tanto a fatica avevano ottenuto.

Jungkook acconsentì e si voltò per chiudere a chiave la porta, in modo che nessuno potesse entrare in quell'ambiente e disturbarli.

Poi i due si scambiarono un'occhiata e scoppiarono un'altra volta a ridere, allegri e spensierati come dei bambini. Alla loro felicità faceva compagnia il melodico picchiettio della pioggia.

Quindi i due ragazzi si guardarono attorno e si resero conto di trovarsi in una sala abbastanza grande, con un pianoforte posizionato in un angolo.

“Anche questa è la stanza della musica...” mormorò sbigottito Mr. Park, ricordando che l'ultima volta che avevano parlato, a casa sua, era stato in un'ambiente simile a quello.

“Voi sapete suonare, Mr. Park?” domandò timidamente Jungkook.

“Certamente, Mr. Jeon”.

Quindi il biondo gli rivolse un tenero sorriso, slacciò lentamente e a malincuore le dita dalle sue e si allontanò, per dirigersi dall'altra parte della sala.

Si mise a sedere sullo sgabello posizionato davanti allo strumento musicale, quindi poggiò le dita sui tasti bianchi e restò per qualche secondo così, in attesa di qualcosa, forse di un pizzico di coraggio per spezzare il silenzio con la musica.

Infine una nota riempì l'aria e fu subito accompagnata da altre, una dietro l'altra, come se si stessero inseguendo, come se stessero inciampando le une sulle altre.

Le dita di Mr. Park viaggiavano con agilità sui tasti neri e bianchi. Il giovane teneva gli occhi chiusi ed era immerso nella bellezza di quel brano di musica classica. Il suo animo sembrava fluttuare sui gradini di note, sorvolandoli con maestria, sfiorandoli e stuzzicandoli.

La pioggia e la musica creata da quel giovane dall'aspetto angelico avevano un non so che di divino.

Jungkook ascoltava attentamente, ammaliato dalla bellezza di quello spettacolo. Non aveva mai sentito qualcuno suonare come Mr. Park. A dirla tutta, egli non stava solamente suonando: lui stava vivendo nella musica, proprio come Jungkook viveva nella poesia e nella letteratura.

Purtroppo quella meraviglia finì troppo presto, ma anche se finì, fu subito rimpiazzata da un'altra meraviglia di uguale bellezza: il sorriso di Mr. Park, che, soddisfatto, si alzò dallo sgabello e osservò Jungkook, ancora in piedi dall'altra parte della stanza.

“Lo avete gradito?” domandò, tremando di insicurezza.

Jungkook sorrise e attraversò lentamente la sala, fino a giungere a pochi centimetri dal volto del ragazzo che si era appena rivelato essere un ottimo pianista.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora