Capitolo 40

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Jungkook e Jimin, finalmente di nuovo soli, si scambiarono un'occhiata che esprimeva tutto. Nei loro sguardi erano racchiusi il dolore, la paura e il senso di sconfitta.

Il solo pensare che quella potesse essere l'ultima volta in cui si vedevano fece scoppiare Jungkook in un pianto disperato. Il ragazzo si coprì il volto con entrambe le mani e tramite i singhiozzi lasciò fuoriuscire le emozioni negative che gli dilaniavano il petto.

Non voleva che tutto ciò a cui più teneva gli venisse sottratto. Non voleva perdere Jimin, il ragazzo che era diventato la sua più grande felicità.

“Jungkook” sussurrò il biondo chinandosi di fronte a lui, in modo da essere alla sua stessa altezza. Anche lui stava piangendo, ma non così tanto, forse perché ancora non riusciva a crederci del tutto o forse perché la sua mente stava architettando un piano che li potesse salvare.

“Jungkook, guardatemi”. Dopodiché gli posò con delicatezza le mani sulle sue e gliele tolse dal viso. Gli occhi del moro erano arrossati dal pianto e il suo mento tremava. “Noi ce la faremo, Jungkook. Ve lo prometto” disse, asciugando con i pollici le lacrime che scendevano dagli occhi del suo amato, ma versandone allo stesso tempo anche lui.

“E come?” urlò l'altro, per poi riprendere a singhiozzare in modo ancora più intenso.

Jimin lo abbracciò e lo strinse a sé, così forte da fargli quasi male. Lo cullò tra le sue braccia e gli lasciò tanti piccoli baci sui capelli e sul collo.

“Non lo so, ma... abbiate fiducia” sussurrò, sebbene anche per lui in quel momento fosse assai difficile mantenere viva la speranza.

“I-Io vi amo” mormorò Jungkook tra i singulti.

“Lo so. Anch'io vi amo, alla follia”.

Il biondo chiuse gli occhi e lasciò che altre lacrime abbandonassero le sue ciglia. Poi sciolse l'abbraccio, appoggiò le mani sulle guance bagnate di Jungkook e lo guardò negli occhi con un'intensità tale da fargli venire i brividi.

“Volete che resti qui con voi o che vi aspetti da un'altra parte? Non è per codardia; lo sapete benissimo che sarei pronto ad affrontare i vostri genitori tutti i giorni, per sempre, pur di avervi al mio fianco, però credo che solo così avremo la possibilità di sistemare questo casino”.

“Voi avete un piano?”.

“Forse. Dipende da come procedono le cose”.

Dopo alcuni attimi di silenzio, Jungkook disse: “Preferisco che andiate in paese, alla locanda che c'è a sud, la prima che trovate. Aspettatemi lì. Farò il possibile per raggiungervi, altrimenti vi scriverò. In questo momento se ci trovassimo di nuovo entrambi di fronte a mia madre credo che non ne usciremmo vivi”.

Jimin annuì, poi si alzò e gli porse una mano, per aiutarlo a fare lo stesso. Jungkook obbedì e i due si ritrovarono a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. Riuscivano a leggere nei loro occhi lo stesso dolore, ma in fondo a essi entrambi scorsero la stessa luce, che forniva loro una piccola speranza.

Le parole in quel momento avrebbero soltanto provocato dolore e li avrebbero portati a piangere ancora, senza sapersi fermare, oppure li avrebbero spinti a non volersi più separare. Si baciarono, sapendo che quel bacio poteva essere l'ultimo.

Erano stretti l'uno all'altro e le loro labbra non erano mai sazie; erano avide, ma avevano anche paura.

Le loro lacrime si mischiavano e accarezzavano le loro pelli. Le loro emozioni e i loro sentimenti erano così forti che entrambi avevano la sensazione di non appartenere più alla realtà terrena, ma di essersi ritagliati un angolo di Paradiso in cui essere liberi e felici.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora