“È così, caro, dovete credermi. Mr. Jung ha organizzato un ricevimento in onore dell'arrivo di suo cugino, un certo Mr. Park o qualcosa del genere. Ero in paese, stamattina, e per puro caso ho sentito una signora in fila davanti a me alla bancarella del pesce raccontare a un'amica quest'incredibile notizia.
Non ci credete? Finalmente il nostro Jungkook potrà andare a una festa e conoscere qualche bella fanciulla! È arrivato il momento che trovi la persona giusta per lui e metta su famiglia, non trovate?”.“Parlate piano, cara: potrebbe sentirci...”.
“Non m'importa se ci sente o meno, tanto fra pochi minuti andrò dritta in salotto a comunicargli la strabiliante notizia. Spero che Mr. Jung si affretti a mandarci l'invito... Secondo voi come mai non è ancora arrivato?”.
Jeon Jungkook voltò la pagina del quotidiano che stava distrattamente sfogliando e trasse un lungo e pesante sospiro.
Aveva sentito ogni singola parola pronunciata dai suoi genitori, che al momento si trovavano nell'ingresso.
Non lo stupiva il fatto che sua madre avesse intenzione di costringerlo a partecipare anche a quella festa: erano ormai mesi, per non dire anni, che quella donna gioiva a dismisura ogni volta che riceveva inviti per balli e ricevimenti.
Il suo scopo era permettere al suo unico figlio, Jungkook, di estendere le proprie conoscenze e possibilmente incontrare una ragazza da corteggiare. Ovviamente doveva trattarsi di una fanciulla perbene, bella e possibilmente facoltosa.A Jungkook infastidiva non poco l'atteggiamento di sua madre. A lui non interessava fare la corte a una ragazza e quando lei lo spronava, o meglio, lo tormentava affinché si desse da fare, otteneva soltanto l'effetto opposto: Jungkook detestava conoscere gente nuova, specialmente di sesso femminile, e alla parola matrimonio gli venivano i brividi.
Sapeva che un giorno si sarebbe dovuto sposare e avrebbe dovuto mettere su famiglia. Era il suo destino, a meno che non volesse rimanere scapolo a vita, notato o forse perfino deriso e compatito da tutti, cosa fra l'altro neanche eccessivamente abominevole.
Ciò che lo preoccupava di più era il pensiero di deludere i suoi genitori, soprattutto suo padre, che desiderava follemente dei nipoti.Pur sapendo che un giorno si sarebbe dovuto sistemare, però, il giovane Jungkook aveva scelto di rimandare la questione a tempi futuri e intanto dedicare il proprio tempo a cose più importanti, come ad esempio la scrittura, la sua più grande passione.
“Jungkook, caro, dove sei?”.
La voce della donna di casa fece alzare lo sguardo del ragazzo dal giornale. Sua madre aveva percorso velocemente il corridoio, fino alla porta del salotto, dove Jungkook era rintanato da ormai parecchie ore.
“Oh, eccoti qui!” esclamò la donna battendo le mani e ridacchiando, in un modo assai sciocco, ma a cui il figlio era abituato.
“Non mi sono mai mosso” mormorò lui annoiato, girando per l'ennesima volta la pagina del quotidiano che non stava realmente leggendo, ma che gli serviva come scusa per non dover sembrare uno che passava le ore perso nei propri pensieri e con le mani in mano.
“Per l'appunto, adesso vai dritto in paese a parlare con Mr. Kim, quel disgraziato del tuo amico...”.
“Mamma!” esclamò Jungkook sgranando gli occhi.
La donna sembrò non averlo nemmeno sentito. “Va' da lui e raccogli più notizie possibili sul ricevimento organizzato da Mr. Jung. Hai presente chi è Mr. Jung? È il figlio di un amico di tuo padre…”.
“Sì, so chi è” la interruppe Jungkook, assai scocciato.
“Bene. A quanto pare un suo cugino è in arrivo da molto lontano e lui ha intenzione di organizzare un ballo in suo onore. Sfortunatamente non abbiamo ancora ricevuto l'invito e vorrei proprio sapere se a quel Mr. Kim amico tuo è arrivato oppure no. Sai, potrebbero esserci stati dei problemi con la posta...”.
“Andrò da lui dopo pranzo” tagliò corto Jungkook, riportando lo sguardo sulla pagina di giornale.
Sua madre non capì che il figlio aveva voglia di essere lasciato in pace, poiché si sedette accanto a lui sul divano e continuò a parlargli.
“Dato che tu e Mr. Kim siete entrambi in buoni rapporti con Mr. Jung, sarebbe assurdo pensare che abbia voluto invitare quel disgraziato del tuo amico e non te, Jungkook, non credi?”.
“Mamma, vi sarei infinitamente grato se la smetteste di riempirmi la testa con i vostri ragionamenti inutili e mi lasciaste leggere in pace!” sbottò il ragazzo dai capelli scuri, chiudendo di scatto il giornale e fulminando la madre con lo sguardo.
Subito però si pentì di come si era espresso. Era stato villano e il senso di colpa lo attanagliò all'istante.
Sebbene sua madre fosse una donna dai molti difetti, lui non era da meno: il suo essere sgarbato e talvolta perfino aggressivo non lo rendeva migliore di lei, questo Jungkook era costretto a ripeterselo molto spesso.
“Vi chiedo scusa. Sono stato estremamente scortese” sussurrò abbassando lo sguardo.
La madre gli posò una mano su una spalla e gliela accarezzò con affetto.
“Posso capire che tu sia stressato, Jungkook caro. Essere giovani non è per nulla semplice. Di certo non è più semplice che essere di mezza età come me! Gli affanni ci colpiscono tutti e dobbiamo semplicemente accettarli”.
Jungkook annuì, sebbene non avesse ben capito se dietro a quelle parole ci fossero o no significati nascosti.
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Dopo pranzo Jungkook uscì di casa e si recò nelle scuderie situate dietro alla dimora dove abitavano lui e la sua famiglia.
Il suo cavallo era già pronto, strigliato e sellato, affinché lui si mettesse subito in viaggio. Il paese dove doveva recarsi distava fortunatamente soltanto pochi minuti, però avrebbe dovuto fare in fretta e non fermarsi lungo la via, o avrebbe rischiato di essere sorpreso dal temporale che le nuvole grigie sopra la sua testa preannunciavano.
“Sei sicuro di non voler prendere la carrozza?”.
Jungkook si voltò di scatto e sulla soglia della porta di servizio vide la figura di suo padre, che lo osservava a braccia conserte.
“No, mi va bene il cavallo. D'altronde non dovrei metterci molto: devo solo andare a parlare con...”.
“So tutto. Tua madre mi ha riempito la testa con i suoi piani diabolici”.
Jungkook non riuscì a nascondere un sorriso divertito. Lui e suo padre condividevano la stessa esasperazione nei confronti delle chiacchiere della donna di casa.
“Prima o poi dovrai soddisfarla, lo sai questo?” fece l'uomo, appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta.
Jungkook si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione. “Lo so, padre. Lo so meglio di quanto crediate”.
Dopodiché gli lanciò un'ultima occhiata e montò in sella al suo cavallo color caramello. Milton, era così che si chiamava.
“Se non sono di ritorno nel giro di un'ora iniziate a preoccuparvi” scherzò Jungkook, prima di spronare il suo cavallo a dirigersi al trotto verso il sentiero che conduceva lontano dalla casa, fino al viale che l'avrebbe portato in paese.
Un tuono accompagnò la sua partenza.
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Compromise || Jikook
Fanfikce[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...