“Eravamo tutti preoccupati per voi, Jeon. Credevamo che una belva feroce vi avesse sbranato” disse Mr. Park, mettendosi a sedere su un masso accanto a quello su cui si trovava Jungkook e non smettendo mai di osservarlo. In particolare osservava le lacrime che, come diamanti, brillavano negli occhi e sulle guance del moro.
“Non... Io avevo soltanto bisogno di un minuto da solo” mormorò Jungkook. Quindi abbassò la testa e si guardò le mani che stringeva convulsamente in grembo.
Era nervoso perché si trovava da solo con Mr. Park e per di più perché proprio lui l'aveva scoperto in quello stato.
“Mi sembrava di averlo capito” disse il biondo, con una dolcezza che fece sgranare gli occhi a Jungkook e gli fece voltare il capo, così da incrociare il suo sguardo.
“Perché siete venuto voi e non Mr. Kim Taehyung o qualcun altro?”.
Mr. Park scosse la testa lentamente. “Ho preso io l'iniziativa, dato che gli altri non facevano che chiedersi se voi foste ancora vivo, ma non muovevano un muscolo per verificarlo di persona”.
Jungkook non riuscì a nascondere un sorriso divertito. Era stupito che proprio Mr. Park avesse avuto il coraggio di alzarsi, abbandonare il gruppo e inoltrarsi nel bosco per cercarlo. Era una cosa che mai e poi mai si sarebbe aspettato da una persona viziata, presuntuosa e arrogante come lui.
Aveva voglia di chiedergli come mai l'avesse fatto, dato che non era tenuto a preoccuparsi per lui, eppure aveva troppa paura di pronunciare quelle parole e paura di cosa l'altro potesse rispondere.
“Ora siamo quasi pari, sapete? Voi mi avete visto piangere due volte, io una” disse Mr. Park allegramente, come se per tutto quel tempo avessero fatto una specie di strano gioco dell'emotività.
Jungkook ridacchiò e disse: “Ma nessuno dei due sa il motivo per cui l'altro piangeva”.
I loro sguardi si incrociarono di nuovo. Questa volta non erano carichi né di sfida, né di disprezzo. Erano sguardi simili, che contenevano dolore ma anche accesa curiosità.
Nei loro occhi brillava la stessa luce.Era un mistero come due persone così diverse per carattere, vita e condizione sociale potessero avere lo stesso tipo di sguardo. Qualcosa li accomunava, ma non sapevano ancora esattamente cosa.
“Non vi posso dire il motivo per cui piangevo, sia al fiume che nel giardino, la sera della festa”. Mr. Park disse tali parole con un tono di voce estremamente basso.
“E perché no?”.
“Perché è dovuto a qualcosa che non voglia si sappia in giro. Però lo ammetto: adesso che ho scoperto che anche voi sapete versare lacrime, mi sento tentato. È raro trovare qualcuno in grado di piangere”.
“Tutti sanno piangere” commentò Jungkook con un sospiro.
“Vi devo contraddire, Jeon. Non tutti sanno piangere, perlomeno non in questo angolo di mondo, non in questo periodo storico”.
Tale risposta ebbe l'effetto di stupire oltremodo Jungkook, che condivideva il punto di vista del biondo, ma non aveva il coraggio di ammetterlo.
Da un lato lo spaventava rendersi conto di quanto loro due avessero pensieri simili, dall'altro ne era a dir poco elettrizzato.
“Che ne direste di stringere un accordo?” domandò Mr. Park con fare misterioso.
“Un accordo?”.
“Davanti agli altri dovrete continuare a fingere di odiarmi”.
“Ma io non fingo; io vi odio realmente!” esclamò Jungkook, facendo scoppiare a ridere Mr. Park. Lo fulminò con lo sguardo. “Perché ridete?”.
Nonostante il tono cupo con cui aveva posto la domanda, Jungkook dovette ammettere a se stesso che aveva percepito una strana sensazione nello stomaco a causa della manifestazione di gioia dell'altro.
La risata di Mr. Park era troppo bella per essere umana.
“Perché potrete ingannare tutti, Mr. Jeon, ma non riuscirete a ingannare me. L'ho visto, il modo in cui mi guardate, l'ho visto benissimo” disse il biondo, sedendosi più composto e dandosi non poche arie.
Dal canto suo Jungkook arrossì violentemente. Non poteva crederci, no, Mr. Park non poteva averlo capito.
“Io non...” tentò di dire.
“Non sprecate il vostro fiato, Jeon. Non dirò a nessuno quanto interesse provate per me soltanto se voi mi promettete di continuare a fingere di odiarmi”.
“Va-va bene” sussurrò il moro, sul punto di scoppiare a piangere un'altra volta. Si sentiva vulnerabile, terribilmente vulnerabile, al pensiero che Mr. Park avesse capito tutto. Gli sembrava di aver fallito.
“In compenso vi prometto che un giorno vi comunicherò il motivo per cui piangevo”.
“E perché non me lo potete dire ora?” domandò Jungkook, scocciato.
Mr. Park scosse la testa. “Non è né il momento né il luogo adatto. Voi intanto vedete di continuare a fingere di odiarmi e io non dirò il vostro segreto a nessuno”.
Il mento di Jungkook tremava evidentemente e Mr. Park se ne accorse. La sua espressione cambiò, i suoi occhi si fecero più grandi, e per un attimo a Jungkook parve che egli fosse alquanto... dispiaciuto.
Il biondo aprì perfino la bocca, ma poi la richiuse, distolse lo sguardo e si alzò dal masso su cui era stato seduto. Sollevò lo sguardo sulle fronde degli alberi che facevano loro da tetto e restò per qualche istante ad ascoltare i suoni della natura, mentre Jungkook lo osservava come se avesse davanti un'opera d'arte.
Mr. Park indossava una semplice camicia bianca con i polsini risvoltati e il colletto allentato, un paio di eleganti pantaloni color marrone scuro e una giacca dello stesso colore. Era piuttosto elegante per un picnic, ma non eccessivamente.
Lo sguardo che rivolse alla natura che li circondava era puro e sincero, proprio come quello che Jungkook scopriva di avere ogni volta che si specchiava nell'acqua del fiume.
Con un cenno della mano e senza incrociare un'altra volta il suo sguardo, Mr. Park invitò Mr. Jeon a seguirlo, per tornare dal resto della comitiva, che di sicuro si stava chiedendo che fine avessero fatto quei due.
“Lo promettete, Mr. Jeon?”.
La voce di Mr. Park, che gli dava le spalle, pareva giungere direttamente dal Paradiso. La luce solare che filtrava tra le fronde degli alberi, il canto celestiale degli uccellini e l'eterea figura di quel giovane biondo per qualche istante fecero credere a Jungkook di trovarsi davvero nel Paradiso terrestre e che colui che aveva davanti fosse il frutto proibito, la mela che mai avrebbe potuto cogliere.
Mr. Park era ciò che Jungkook non avrebbe mai potuto avere e tale convinzione lo gettò nello sconforto più totale.
“Lo prometto” sussurrò, apprestandosi a seguirlo fuori dal bosco e abbandonando così quel luogo divino.
Jungkook era ormai consapevole che il suo cuore aveva raggiunto un punto di non ritorno per quanto riguardava i sentimenti che provava nei confronti di Mr. Park Jimin.
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Compromise || Jikook
Fanfiction[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...