Capitolo 19

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I tre giovani si dilungarono in fitte conversazioni, che proseguirono anche dopo che ebbero finito di prendere il tè e i pasticcini.

Mr. Park si diede una controllata ed evitò di comportarsi in modo eccessivamente antipatico, mentre Seokjin si occupò di rallegrare l'atmosfera con battute e aneddoti divertenti.
Jungkook era quello che parlava di meno, anche perché spesso era concentrato a osservare il ragazzo seduto di fronte a lui, con le gambe accavallate e i ciuffi di capelli che gli ricadevano fluenti sulla fronte.

Mr. Park non incrociava spesso il suo sguardo, forse perché si vergognava ancora del suo atteggiamento o forse per non soffrire troppo.

A un tratto, però, Seokjin si alzò in piedi e disse che purtroppo era giunta l'ora di togliere il disturbo, poiché dovevano tornare a casa per la cena.

“Ma certo! Possiamo anche ripetere l'esperienza uno dei prossimi giorni, se volete” propose serenamente Mr. Park.

Seokjin lo ringraziò, poi fece cenno all'amico di seguirlo fino alla porta d'ingresso.

“Aspettate” esclamò il moro, vinto dal bisogno di trovarsi a quattr'occhi con il giovane di cui era innamorato. “Posso parlare un attimo con voi, Mr. Park?”.

Il biondo alzò finalmente lo sguardo e incrociò quello di Jungkook, sincero e determinato. Sembrò sul punto di negargli quella possibilità, ma infine fece un lungo respiro e annuì.

Così i due si diressero verso una stanza lì vicina, probabilmente la sala della musica, dato che al centro era posizionato un bellissimo pianoforte.

“Non uccidetevi, per favore!” urlò loro Seokjin, prima che Mr. Park chiudesse la porta e si voltasse a fronteggiare il moro.

“Che cosa volevate dirmi?” domandò con voce tremante, suo malgrado.

Jungkook sorrise, poi fece lentamente qualche passo verso di lui. “Volevo sapere come state”.

“Bene, grazie. Voi?”.

“Ho il cuore lacerato, ma adesso che vi ho visto posso dire di essere tornato a respirare, anche se per poco”.

Mr. Park deglutì a vuoto. Mentre prima aveva volontariamente evitato lo sguardo di Jungkook, in quel momento, dato che erano da soli nella stanza, stava facendo esattamente l'opposto e niente al mondo avrebbe potuto spezzare quel ricamo di occhiate.

“Perché siete partito così all'improvviso, senza nemmeno avvisarmi? Lo sapevate che così facendo mi avreste fatto stare ancora peggio?” domandò Jungkook. Il suo tono di voce era dolce e le sue parole non sembravano affatto accusatorie.

“Pensavo che fosse la cosa giusta da fare. Pensavo che forse, se fossi partito, vi avrei dimenticato e voi vi sareste dimenticato di me”.

“Non ha funzionato, vedete?”.

Il biondo scosse lentamente la testa, demoralizzato.

Jungkook si avvicinò ancora di più, mentre i suoi occhi erano sempre puntati sul suo volto. “Non eravate stato voi stesso a dirmi, nel parco della villa di Mr. Jung, che non volevate che io vi dimenticassi?”.

“Mr. Jeon, vi prego di mantenere la distanza!” esclamò il biondo quando notò che l'altro era vicino, troppo vicino. Se qualcuno fosse entrato in quel momento e li avesse scoperti a pochi centimetri l'uno dall'altro si sarebbe di sicuro chiesto che cosa stesse accadendo.

“Smettetela di essere così noioso” lo stuzzicò Jungkook, senza indietreggiare di un singolo passo. “Non è mantenendo la distanza che vi libererete di me”.

Mr. Park annaspò in cerca d'aria, come se fosse sul punto di scoppiare in lacrime.

“Che cosa avete?” domandò Jungkook, improvvisamente preoccupato.

“Sono stufo di tutto questo” confessò l'altro, mordendosi un labbro. “Sono stufo di fingere, sono stufo di mentire al mio cuore, sono stufo di sentirmi una marionetta nelle mani della società. Vorrei tanto avere un paio d'ali e spiccare il volo insieme a voi”.

Jungkook rimase spiazzato. Senza pensarci due volte poggiò le mani sulle soffici guance di Mr. Park e lo guardò ancora più intensamente negli occhi.

“Vi prometto che spiccheremo il volo insieme. Fidatevi di me, vi prego. Ci meritiamo anche noi di essere felici. Forse non potremo mostrare agli altri la nostra felicità, forse dovremo nasconderci e temere ogni volta che qualcuno possa aprire la porta e vederci così, insieme, però se vi fidate di me possiamo farcela.
Se provate davvero qualcosa nei miei confronti, vi prego di dirlo, qui e ora, prima che possiamo riprendere a vivere la nostra solita vita e avere anche il minimo rimpianto.
Vi prego, lasciate che sia il vostro cuore a parlarmi, anche se solo per una volta. Vi prego...”.

Jungkook rischiava seriamente di piangere, vedendo quanta sofferenza era contenuta negli occhi del biondo.

“Io sono innamorato di voi, Jeon” sussurrò Mr. Park, mentre il suo mento tremava. “Non so perché e lo so che è sbagliato, che io sono sbagliato, ma provo questo folle sentimento e non posso farci nulla”.

“Voi non siete sbagliato” esclamò Jungkook, scuotendo con foga la testa. “Vi prego, non pensatelo nemmeno per un'istante. Voi siete perfetto e io... io mi sono innamorato di voi così come siete”.

Il biondo accennò un debole sorriso e si asciugò con un dito una lacrima che era sfuggita alle sue ciglia già bagnate.

“Non so dove ci porterà questa follia. Vi ricordo, Jeon, che io sono fidanzato”.

“Lo ricordo fin troppo bene” ammise l'altro, rabbuiandosi.

“Però” disse Mr. Park, nel tentativo di risollevargli l'umore. “A me non importa, davvero”.

Il suo modo di esprimersi era così carico di tenerezza che Jungkook si sentì scoppiare dal desiderio di baciarlo. Le sue labbra erano tentatrici e sapere quanto meraviglioso fosse assaggiarle lo spingeva soltanto a voler ripetere l'esperienza.

Tuttavia leggeva negli occhi del biondo che la paura era ancora troppa per lasciarsi andare una seconda volta a quel gesto tanto bello, quanto pericoloso. Così si limitò ad accarezzare con il pollice quei due petali paradisiaci.

“Non provate un'altra volta a prendere le distanze da me, per favore. Io ho bisogno di voi” disse, in un sussurro a malapena udibile.

Mr. Park abbassò lo sguardo, poiché chiaramente mortificato. Jungkook lasciò un dolce e delicato bacio sulla sua fronte. Dopodiché, a malincuore, si allontanò da lui e raggiunse la porta che dava sul salotto, dove lo stava aspettando Seokjin.

Poco prima che potesse mettere la mano sulla maniglia, Mr. Park disse: “Ci vedremo prima di quanto possiate immaginare”.

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“Di cosa avete parlato per tutto questo tempo?” domandò Seokjin, quando i due, dopo essersi lasciati alle spalle la residenza di Mr. Park, si incamminarono lungo la strada che li avrebbe condotti fino a casa.

“Dovevo raccontargli di Londra e di quanto la trovi assolutamente detestabile. È stato a un passo dallo strozzarmi, ma sono sopravvissuto” scherzò il moro, per poi ridacchiare allegramente ed essere subito imitato dall'amico.

“Siete davvero due personaggi, lasciatevelo dire. Però dovete ammettere che Mr. Park non è stato troppo scorbutico, a parte all'inizio”.

“Già, è stato quasi un perfetto gentiluomo” disse Jungkook, sorridendo tra sé e sé.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora