Capitolo 13

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Appena i due giovani tornarono dai loro amici, seduti sui teli da picnic, le risate si interruppero e vennero sostituite da un silenzio glaciale.

“Che cosa è successo, Mr. Jeon?” domandò Mr. Jung, assai preoccupato. 

Jungkook aveva infatti una pessima cera e la sua espressione era più cupa di un cielo in tempesta. Lo sguardo di Mr. Park, invece, era vacuo e non suggeriva alcunché.

“Vogliate perdonare il mio scortese comportamento. Mi sono sentito male e Mr. Park mi ha aiutato a riprendermi… Adesso però sto bene, non temete” si giustificò Jungkook, mettendosi a sedere ed evitando di incrociare lo sguardo del biondo, che intanto era tornato al suo telo, accanto alla sua fidanzata, e le stava sussurrando qualcosa all'orecchio.

Jungkook strinse i denti per non lasciarsi sopraffare dalla gelosia.

“L'importante è che adesso stiate bene, Jeon. Eravamo tutti preoccupati per voi. Temevamo che vi foste perso nel bosco o che aveste incontrato qualche animale pericoloso”.

Jungkook rivolse a Mr. Jung un sorriso imbarazzato e si morse la lingua per non dire ciò che pensava, ovvero che solo Mr. Park, tra tutti loro, aveva avuto il coraggio di addentrarsi nel bosco e cercarlo.

Incrociò lo sguardo di Taehyung, che appariva piuttosto mortificato, probabilmente perché era consapevole di non essere stato d'aiuto, anzi, di essere stato lui il principale responsabile del loro litigio. 
Jungkook scosse la testa per fargli capire che non era arrabbiato con lui, non più.

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Poco dopo le chiacchiere ripresero da dove erano state interrotte e tutti parvero dimenticare quell'episodio spiacevole. O meglio, tutti tranne Mr. Park e Mr. Jeon, che di tanto in tanto si lanciavano occhiate cariche di disprezzo. 

Jungkook, però, aveva la sensazione che il suo cuore si sciogliesse ogni volta che quegli occhi scuri e profondi lo fissavano. Non riusciva a odiarlo, non più, quindi su questo il biondo aveva perfettamente ragione. 

Eppure doveva fingere che nulla fosse cambiato. Doveva rispettare il loro accordo, perché solo così avrebbe tutelato il suo segreto.

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Passarono alcuni giorni e con grande disappunto Jungkook scoprì che ciò che provava nei confronti di Mr. Park non era affatto diminuito d'intensità, anzi. Quel giovane era costantemente nei suoi pensieri, in un modo tanto insistente da risultare quasi doloroso.

Erano innumerevoli le serate che Jungkook trascorreva con lo sguardo puntato sul soffitto, nella sua camera rischiarata soltanto dalla luce di una candela. La cera colava lentamente sul piattino che la sorreggeva e solo quella, nella stanza, indicava lo scorrere del tempo.

Quando infine della candela non rimanevano che una fiamma morente, uno stoppino bruciato e un cumulo di cera, Jungkook si decideva a soffiarci sopra e a chiudere gli occhi, lasciandosi così abbracciare dall'oscurità della notte e dal piacevole oblio del sonno.

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Davanti ai suoi familiari e ai suoi conoscenti, però, Jungkook continuava a sparlare di Mr. Park, fingendo di detestarlo con tutto se stesso. Mentiva, ma non poteva fare altrimenti. Era anche nel suo interesse non far credere di essere attratto da un uomo, per di più fidanzato.

A tal proposito, in quei giorni spesso Jungkook si chiese quale fosse il motivo per cui Mr. Park gli aveva proposto di stringere quell'accordo. Da una persona come lui si sarebbe aspettato che non esitasse a raccontare a tutti il suo segreto, invece non era stato così. 

Mr. Park aveva di sicuro voluto proteggere il proprio onore, evitando che potessero nascere pettegolezzi, o peggio, sul suo conto, ma poteva anche aver desiderato aiutare Jungkook a proteggere il proprio, di onore.

Qualunque fosse il motivo o, più probabilmente, i motivi, Jungkook era convinto a indagare per scoprire la verità. Per farlo avrebbe utilizzato due modi: la provocazione e la persuasione.

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Era arrivato il venerdì e Jungkook era seduto su una poltroncina di vimini in giardino, all'ombra di un melo. Sulle sue ginocchia era aperto un libro di letteratura francese. Più che leggere la poesia e la prosa in esso contenute, lui lo contemplava, come se avesse davanti un tesoro prezioso.

Di tanto in tanto la sua mente si distaccava dalla lettura e volava leggera fino al pensiero di Mr. Park, non più rinchiuso in una gabbia come qualcosa di sconveniente.

Jungkook era infatti stufo di impedirsi di provare emozioni al solo ricordo di quella persona, perciò era giunto alla conclusione di voler essere libero di sorridere e pensare a lui tutte le volte che lo desiderava. 

Se non poteva averlo di persona, perlomeno poteva averlo nella sua fantasia. Nel microcosmo della sua mente nessuno poteva leggere; la società non vi aveva accesso.

Nei suoi pensieri Jungkook era libero di essere felice.

Un suono di passi affrettati gli fece alzare il capo e distogliere la sua attenzione dal libro di letteratura francese.

Una figura stava camminando lungo la strada davanti alla tenuta dei Jeon. Era Mr. Kim Seokjin.

Jungkook sorrise e si alzò per andargli incontro, fino a giungere alla palizzata che separava il giardino dalla strada, poggiarvi le mani e osservare il suo conoscente. Costui intanto si fermò e cercò di riprendere fiato.

“Avete corso” constatò Jungkook, assai divertito.

“Non... io...” ansimò Seokjin, cercando invano di contrastare il fiatone. “Ho camminato... velocemente”.

“E a quale scopo, se posso chiederlo?” domandò Jungkook con fare canzonatorio.

Dopo un buon minuto che servì al giovane per riprendere fiato, ricevette una risposta.

“La mia carrozza è rimasta bloccata nel fango”.

Il giorno prima infatti aveva piovuto, quindi alcune strade erano davvero in pessime condizioni. In tali circostanze capitava non di rado che carri e carrozze rimanessero impantanati nel fango.

“Volete il mio aiuto per liberarla?”.

“Vedo che siete perspicace” disse l'altro scuotendo la testa e appoggiandosi anche lui con una mano alla palizzata di legno. “La vostra casa era la più vicina al luogo dove si è verificata tale sventura, perciò ho scelto voi come mio salvatore”.

Jungkook si dimenticò del libro di letteratura francese e si affrettò a seguire Seokjin.

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Dopo aver spinto la carrozza fuori dal fango, aiutati esclusivamente dal lavoro di braccia, Jungkook e Seokjin si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.

Il cocchiere si rimise a cassetta e Seokjin aprì una portiera, invitando Jungkook a entrare nella vettura. Il moro gli rivolse uno sguardo che esprimeva una gran confusione.

“Mi stavo dirigendo verso la dimora di Mr. Jung per un tè. Non credo che per lui sia un problema offrirlo anche a voi, soprattutto dopo che gli avrò raccontato che mi avete aiutato nell'impresa di arrivare a casa sua sano e salvo, e non eccessivamente in ritardo”.

Per un istante Jungkook non seppe che pesci pigliare e Seokjin approfittò di tale indecisione per tirarlo delicatamente per un braccio, così da avvicinarlo alla carrozza.

“Io non...”.

“Non fate storie e venite a divertirvi, Jeon!” esclamò l'altro ridacchiando.

Jungkook non osò obiettare e salì in carrozza, subito imitato da Seokjin.

Non aveva rifiutato l'invito soprattutto per un motivo: riteneva alquanto probabile che a casa di Mr. Jung avrebbe avuto l'opportunità di rivedere Mr. Park e consegnargli un foglio che teneva da giorni in una tasca del panciotto, nell'attesa che si presentasse l'occasione giusta.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora