Capitolo 45

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Mr. Park oltrepassò l'imponente portone di legno che dava sul salotto dove si trovava sua zia. Era stato annunciato da un servitore, che al momento sostava impettito accanto alla porta aperta ed evitava di incrociare il suo sguardo.

“Venite avanti, nipote”.

Il suono della voce di sua zia proveniva dal divano posizionato al centro della stanza, ma tutto ciò che Jimin riuscì inizialmente a vedere di quella donna fu la sua elaborata acconciatura, poiché ella gli dava le spalle. Il giovane camminò lentamente fino a raggiungere il divano, così da poterla guardare in faccia.

“Zia” disse, evitando di usare formalismi che in quella situazione sarebbero risultati falsi e inopportuni.

Non sperava di ottenere il suo perdono e di tornare nelle sue grazie. Voleva soltanto essere sincero e liberarsi una volta per tutte della dannosa influenza che quella donna esercitava su di lui.

Per troppi anni aveva lasciato che ella tenesse le redini della sua vita. Da tempo avrebbe dovuto trovare il coraggio di liberarsi di quelle catene opprimenti, eppure, come un codardo amante dei soldi, aveva aspettato e si era costantemente ripetuto che il potere di sua zia fosse da preferire ai sentimenti sinceri.

“Avvicinatevi, Park” disse l'anziana signora, lanciandogli un'occhiata di fuoco. 

Jimin si morse il labbro e si costrinse a non muoversi, al contrario di come avrebbe fatto un tempo.
Non avrebbe più accettato di essere una marionetta nelle mani di quella dama dai capelli grigi e dalle vesti fin troppo eleganti e ricercate. Ella trasudava ricchezza e prestigio. Un tempo Jimin ne era affascinato, ma ormai non vedeva che la falsità e lo squallore nel suo atteggiamento.

“Io non sono il vostro cagnolino personale, zia, quindi vedete di portarmi un po' di rispetto” mormorò, mentre un ghigno gli piegava i graziosi lineamenti.

Dai suoi occhi scuri e profondi era come se scaturissero scintille di disprezzo e voglia di riscatto.

“Come avete detto?” domandò lei, assottigliando lo sguardo e faticando a riconoscere il nipote fidato e obbediente che aveva cresciuto.

“Voi non siete nessuno per me e io non sono venuto qui per riacquistare la vostra stima, anzi, sono venuto qui per dirvi che non mi vedrete più per molto tempo” continuò Jimin, sentendo crescere nel petto una certa euforia, perché si rendeva conto che stava riuscendo nel suo intento.

“Che state dicendo, Park? Mi volete spiegare che cosa diamine sta succedendo nella vostra vita?
Per cominciare, rispondete a questa domanda: è vero che non siete più fidanzato con Miss Amy Harrington?”.

Jimin fece un respiro profondo e cercò le parole giuste per raccontare a sua zia che cosa era successo con quella ragazza. “È vero. È stata lei a decidere di rompere la nostra promessa”.

L'anziana dama si portò una mano al volto, come se quella spiacevole notizia avesse distrutto il suo equilibrio emotivo. “È un vero peccato. Credevo che la vostra eredità fosse sufficiente a renderla soddisfatta, eppure mi devo essere sbagliata”.

“Non c'è limite all'avidità di certe persone, zia, e Miss Harrington evidentemente è una di quelle” disse lui con molta tranquillità e sperando che la questione fosse sistemata.

“Dovrò trovarvi un'altra giovane da prendere in sposa. Vedrete che sarà ancora più convincente di quella lì” disse Mrs. Park con un ghigno di superiorità.
Probabilmente stava pregustando la soddisfazione di trovare per suo nipote una fanciulla ancora più bella, ricca e beneducata di Miss Harrington.

Jimin, però, non sapeva se mettersi a ridere o a piangere. Non voleva sposarsi, né in quel momento né in futuro, né con Miss Harrington né con qualsiasi altra fanciulla. Nel suo cuore c'era posto soltanto per Jungkook e mai avrebbe accettato di rinunciare all'amore di quel ragazzo pur di accontentare sua zia.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora