Il martedì sera infine arrivò e i tre membri della famiglia Jeon salirono in carrozza e si diressero, come molti loro compaesani, verso la tenuta di Mr. Jung, che sorgeva in un punto da cui si godeva di un'ottima vista sulla valle.
I terreni che la circondavano erano estesi e prosperosi e non era senza una certa invidia che il padre di Jungkook li osservava dal finestrino.
Il sole era già calato da un pezzo, ma l'aria era ancora tiepida.
Appena scese dalla carrozza, Jungkook ispirò a pieni polmoni e puntò gli occhi al cielo cosparso di stelle, luminose come diamanti. Avrebbe voluto restare ad ammirarle per ore, fuggendo dalla terribile serata che lo aspettava, invece i soli diamanti che avrebbe visto sarebbero stati quelli che brillavano ai colli, ai polsi e alle orecchie delle molte dame invitate.
“Jungkook, forza! Non è il momento giusto per guardare il cielo. Quello lo puoi vedere tutti i giorni, mentre questa festa c'è solo stasera” lo spronò sua madre, che con entrambe le mani teneva il vestito leggermente sollevato per evitare che l'orlo si sporcasse di terra.
Jungkook sorrise amaramente, poi si apprestò a seguirla.
Fortunatamente una faccia nota lo sottrasse alle grinfie della sua famiglia e gli diede la scusa perfetta per allontanarsi.
“Taehyung!” esclamò Jungkook, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
“Jungkook, eccovi! Siamo arrivati praticamente nello stesso momento. Queste coincidenze sono assai piacevoli” disse il corvino, affiancando l'amico e varcando insieme a lui l'immenso portone della casa di Mr. Jung.
Si muovevano insieme a un fiume di persone, tutte elegantemente vestite. I profumi delle donne invasero il naso di Jungkook e lo fecero quasi starnutire, mentre le luci delle decine e decine di candele presenti in ogni angolo, e che si riflettevano sui gioielli delle signore, gli fecero subito girare la testa.
Dopo aver attraversato l'ingresso, Jungkook e Taehyung varcarono il portone della grande sala da ballo, dove un'orchestra già suonava un pezzo alquanto allegro.
C'era davvero tanta gente, forse perfino troppa. Sebbene Jungkook fosse abituato a partecipare a eventi del genere, quella festa superava decisamente le sue aspettative: sembrava che mezza Inghilterra avesse deciso di riunirsi in un'unica sala per bere, ballare e conversare.
Come ogni volta Jungkook si sentì fin dal primo momento smarrito e desiderò ardentemente girare sui tacchi e tornare a casa. Taehyung comprese il suo disagio e gli posò una mano su un braccio per tranquillizzarlo.
“Avanti, andiamo da quel ragazzo” disse, indicando con un veloce cenno del capo una persona non troppo distante. “L'ho conosciuto a un tè a cui sono stato un paio di giorni fa. È simpatico e vedrai che ci troveremo a nostro agio in sua compagnia”.
L'amico deglutì a vuoto e annuì, felice che avessero trovato qualcosa da fare e una scusa per allontanarsi dall'entrata della sala, dove si sentiva in soggezione.
Vedeva gli sguardi che si posavano su di lui e lo percorrevano da capo a piedi. Vedeva le bocche che si muovevano dopo che la persona che l'aveva squadrato si sporgeva a dire qualcosa al vicino.
Vedeva tutto e immaginava che stessero sparlando di lui, sebbene non avessero motivi per farlo.Era un ragazzo normale e il fatto che la sua famiglia non fosse ricca come altre non avrebbe dovuto essere causa di pettegolezzi, eppure Jungkook non riusciva a smettere di pensare che quelle persone stessero facendo commenti poco gentili su di lui o sui suoi familiari.
La paranoia prevaleva in tali occasioni.
Da un lato avrebbe voluto sentire che cosa dicevano, dall'altro avrebbe desiderato soltanto fuggire a gambe levate.
“Ci siete?”.
Jungkook distolse lo sguardo dai volti degli invitati che chiacchieravano in piccoli gruppetti e lo riportò su quello del suo amico.
Poi annuì e lo seguì fino a un angolo della sala, facendosi strada a fatica tra la gente, finché arrivarono di fianco a un ragazzo di statura piuttosto bassa e con i capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte e in parte gli coprivano gli occhi.
Jungkook si chiese perché non si fosse tagliato quei ciuffi di troppo e volle darsi come risposta che magari quel giovane era timido tanto quanto lui e aveva bisogno di una tenda di capelli per proteggersi dall'invadenza della gente. D'altronde era tutto solo in un angolo, quindi il suo carattere era alquanto prevedibile.
“Mr. Min” lo salutò Taehyung, in modo formale poiché si conoscevano da poco tempo.
Il ragazzo che di cognome faceva Min parve illuminarsi alla vista di Taehyung e un sorriso si fece presto strada sul suo volto.
“Mr. Kim! Non credevo di trovarvi qui stasera”.
“Nemmeno io, a essere sincero” disse Taehyung, ricambiando il sorriso. Poi si voltò leggermente verso Jungkook e si sbrigò a fare le presentazioni. “Questo è Mr. Jeon Jungkook. Mr. Min Yoongi”.
I due ragazzi si salutarono con un breve inchino.
“Ho sentito che l'ospite d'onore si trova in questo momento nell'altra sala, quella destinata al rinfresco. Avete già avuto modo di conoscerlo?” domandò Mr. Min.
“No, siamo appena arrivati” rispose Jungkook.
“Intendete Mr. Park, giusto?” chiese Taehyung, per essere sicuro che stessero parlando della stessa persona.
Mr. Min lo squadrò a lungo, confuso. “Sì, lui, il cugino di Mr. Jung” disse, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
“È davvero ricco come dicono?” domandò Taehyung, sollevando un angolo della bocca con fare scherzoso.
“Lo è, ed è anche oltremodo affascinante. Molte ragazze erano pronte a cadere ai suoi piedi stasera, ma si dà il caso che sia arrivato in compagnia della sua fidanzata”.
“Quindi erano vere le voci che circolavano sull'esistenza della futura Mrs. Park” mormorò Jungkook, per nulla sorpreso.
Era sicuro che entro la fine della serata avrebbe raccolto molte notizie su Mr. Park e avrebbe confermato la sua tesi che fosse un giovanotto amante dei soldi e delle donne, con un passato turbolento alle spalle, un bell'aspetto ma anche un carattere terribilmente difficile. Davanti a sé vedeva il copione già scritto e in attesa soltanto della conferma.
“Possiamo dirigerci nell'altra sala e vedere con i nostri stessi occhi il soggetto in questione” suggerì Mr. Min.
La sua proposta fu accettata dagli altri due, così i tre giovani si diressero verso la sala accanto sgusciando tra la gente, certa impegnata a conversare, altra già in mezzo alla stanza a ballare sulle note della musica suonata dall'orchestra.
L'altra sala era altrettanto grande e quasi altrettanto affollata. Jungkook si sentì scoraggiato e desiderò che il tempo scorresse il più in fretta possibile.
Su un lato di essa scorse i suoi genitori, impegnati a parlare con dei loro amici, due coniugi che di cognome facevano anche loro Kim.
A poca distanza Jungkook vide il figlio maggiore della coppia, un giovane che di nome faceva Seokjin e che, con il suo bell'aspetto e la battuta pronta, aveva sempre alle costole un gruppetto di ragazze che pendevano dalle sue labbra.
Jungkook alzò gli occhi al cielo e si allontanò seguendo Taehyung e Mr. Min, nella speranza che i suoi genitori non si accorgessero di lui.
“Eccolo, quello è Mr. Park” mormorò Mr. Min, indicando appena percettibilmente un giovane di bell'aspetto che teneva lo sguardo basso e ascoltava ciò che una dama dai capelli biondi e la carnagione bianchissima gli stava sussurrando.
Jungkook ebbe una strana sensazione. Fu sul punto di dire a Taehyung che quel gentiluomo era proprio come se l'era immaginato, quando il giovane alzò lo sguardo e lo puntò in mezzo alla folla.
Jungkook ebbe un tuffo al cuore. Quel ragazzo era lo stesso che aveva incontrato al fiume, quello che piangeva.
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Compromise || Jikook
Fanfiction[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...