Capitolo 9

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Jungkook trascorse le ultime ore della festa a chiacchierare con Taehyung, che per fortuna sembrava aver dimenticato l'atteggiamento che l'amico aveva assunto in giardino ed era tornato allegro come prima.

Parlò anche con Mr. Min, che durante la serata aveva avuto modo di passare del tempo in compagnia della ragazza dai capelli rossi con cui aveva ballato all'inizio. Dal modo in cui ne parlava, Jungkook e Taehyung intuirono che si stava innamorando di lei e, capendo che forse anche lei ricambiava tali sentimenti, non poterono che essere felici per quel ragazzo timido, impacciato e con i capelli così lunghi da coprirgli in parte gli occhi.

Mr. Kim Seokjin era già andato via insieme ai suoi genitori e al suo fratello minore, ma aveva promesso alla famiglia Jeon che si sarebbero presto incontrati per discutere della loro permanenza a Londra.

Mr. Jung era stato impegnato a chiacchierare con il maggior numero possibile di invitati, mentre Mr. Park e la sua fidanzata erano rimasti per gran parte del tempo per conto loro, a ballare e conversare.

Contro la propria volontà, Jungkook aveva lanciato numerose occhiate al punto della sala dove si trovava Mr. Park e spesso l'aveva sorpreso a fissarlo.

Solo poche ore prima si sarebbe sentito fiero di aver attirato l'attenzione di un giovane tanto affascinante, eppure dopo tutto ciò che era successo ne era solamente disgustato.

Fu a un passo dall'attraversare la sala, dirigersi dove si trovava il biondo e chiedergli cortesemente di smetterla di fissarlo. Ciononostante il suo buonsenso ebbe la meglio e tutto ciò che fece fu scoccargli occhiatacce, non curandosi del fatto che qualche altro invitato potesse accorgersene e trovare la cosa disdicevole.

Ormai non gli importava più che cosa gli altri pensassero del legame che c'era tra lui e Mr. Park: l'odio che provavano l'uno nei confronti dell'altro era evidente ed era solo questione di tempo prima che quella bomba esplodesse un'altra volta, magari non in un giardino di notte, ma di fronte a tutti.

Questo a Jungkook non importava. Tutto ciò che gli stava a cuore era disprezzare Mr. Park e non dargliela vinta: finché fosse rimasto ospite di suo cugino, lui avrebbe fatto il possibile per rendergli la vita difficile.

Era la sua vendetta per il modo in cui il biondo si era espresso. Era il modo che Jungkook aveva di punirlo per averlo illuso di essere una persona in grado di comprenderlo, una persona che mostrava la propria fragilità e il proprio dolore.

Jungkook era stato illuso da Mr. Park, nonostante egli non potesse saperlo, e questo non riusciva proprio a perdonarglielo.

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Passarono tre giorni assai tranquilli per Jeon Jungkook, che ebbe la fortuna di non rivedere il tanto odiato Mr. Park. Ne sentì parlare da alcune persone in paese, ma ogni volta si voltava e spostava la sua attenzione su qualsiasi altra cosa gli capitasse sott'occhio.

Intanto era arrivato il venerdì e i Jeon erano stati invitati dalla famiglia Kim a casa loro per discutere del viaggio a Londra.

Jungkook era stato praticamente trascinato da sua madre fino alla carrozza.

“Non comportarti come un bambino, Jungkook!” esclamò la donna, dandogli uno schiaffo sul braccio e spingendolo a forza dentro l'abitacolo della vettura.

Il ragazzo sospirò pesantemente e si arrese, stravaccandosi però nel modo più scomposto possibile.

Era conscio del fatto che il suo fosse un atteggiamento infantile, ma proprio non riusciva ad accettare la prospettiva di recarsi a Londra. Non voleva rivedere quella città a suo dire infernale e non voleva neanche rischiare di incontrare Mr. Park.

Il suo odio nei confronti di quel giovane si era negli ultimi giorni leggermente attenuato per via del fatto che non aveva più avuto occasione di rivederlo, per sua fortuna. Ancora vivido però era il ricordo di ogni momento che avevano condiviso alla festa e con esso il disprezzo per ogni singola parola pronunciata dal biondo.

Ogni tanto pensava anche alle sue lacrime di dolore e si chiedeva a cosa fossero dovute: Mr. Park non sembrava qualcuno degno di piangere.

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A casa della famiglia Kim furono accolti da un membro della servitù, che li aiutò a scendere dalla carrozza e a dirigersi verso il portone d'ingresso. La tenuta dei Kim era circondata da un vasto giardino assolato e da un boschetto di tigli.

Jungkook teneva le mani in tasca e osservava la natura, rischiando così di inciampare nei suoi stessi piedi.

“Mr. Jeon Senior, Mr. Jeon Junior, Mrs. Jeon!” elencò Seokjin apparendo sulla soglia e inchinandosi, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. “Vi prego di seguirmi all'interno della nostra umile dimora” scherzò, ma senza superbia.

Jungkook gli sorrise e lo affiancò, mentre i suoi genitori li seguirono a breve distanza. Il servo chiudeva la fila.

“Vi siete ripreso dalla festa?” domandò Jungkook.

Nel frattempo si guardava intorno. Non era stato molte volte a casa della famiglia Kim, perciò si era dimenticato di quanto fosse grande e imponente. La loro ricchezza non era di molto inferiore a quella di Mr. Jung.

“Sì, grazie al Cielo” rispose Seokjin, senza mai smettere di sorridere.

Il silenzio calò su di loro. Nel frattempo avevano raggiunto un grande salotto con le pareti affrescate e sontuosi lampadari a goccia che pendevano dall'alto soffitto.

Seokjin pregò i suoi ospiti di sedersi su dei divanetti di velluto, poi chiese al servo che li aveva accompagnati di andare a chiamare i signori Kim e il figlio minore nei loro appartamenti. A un altro servo che era sopraggiunto chiese invece di offrire qualcosa da bere ai nuovi arrivati.

Nel giro di pochi minuti nel salotto c'erano tutti, sia la famiglia Kim che la famiglia Jeon, intenti a sorseggiare il loro tè, addentare gustosi pasticcini alla crema e conversare di Londra.

La partenza per la capitale fu fissata per il lunedì di due settimane dopo.

“Vi presenteremo i nostri amici più cari, vi mostreremo le bellezze della città, vi faremo sentire come a casa vostra” disse Mrs. Kim sorridendo.

“Abbiamo già avuto l'onore di conoscere Londra qualche anno fa, Mrs. Kim” mormorò Jungkook, osservando di sfuggita sua madre e ricevendo, come sospettava, un'occhiata di rimprovero.

“Per visitare Londra non basta una vita, giovanotto” disse Mr. Kim, guardandolo con sufficienza.

Jungkook deglutì a vuoto e tornò a prestare attenzione al tè che stava bevendo.

“Jeon, che ne dite se io e voi andiamo a fare una cavalcata nelle vicinanze? Potremmo perfino spingerci fino alle terre di Mr. Jung e, con un po' di fortuna, incontrarlo a passeggio” propose Seokjin alzandosi in piedi, come se fosse già pienamente certo che la risposta del giovane sarebbe stata affermativa.

“Mi pare un'ottima idea” disse infatti Jungkook, felice di lasciare quel salotto soffocante e quelle chiacchiere che riguardavano la città da lui tanto odiata.

“Madre, padre, dopo la cavalcata con Mr. Kim io torno a casa. Ci vediamo direttamente lì” disse Jungkook, senza badare all'occhiata di fuoco di sua madre. Suo padre, invece, sembrava divertito dalla piega che aveva preso la conversazione.

“Certo, Jungkook. Non preoccuparti per noi, sappiamo tornare in carrozza anche da soli” rispose l'uomo sorridendo allegramente.

I coniugi Kim si scambiarono un'occhiata che esprimeva confusione, quindi salutarono educatamente Jungkook e tornarono a parlare di Londra.

Compromise || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora