“Ma mi state ascoltando?”.
Jimin tornò alla realtà, allontanandosi dal piacevole pensiero del suo amato Jungkook, e si rese conto che stava sorridendo.
Lo sguardo di sua zia, invece, era di fuoco.
“Che cosa dicevate?” domandò lui, senza smettere di sorridere. La sua allegria fu la goccia che fece traboccare il vaso, poiché la donna gli tirò uno schiaffo in pieno viso.
“Noto che il vostro cervello ha smesso di funzionare. Mi domando che cosa vi sia accaduto per rendervi così debole e infantile” disse l'anziana signora, massaggiandosi il mento e osservando il nipote, che si stava toccando la guancia rossa e dolorante.
Quando era piccolo sua zia lo schiaffeggiava spesso, per farsi rispettare, ma con il passare degli anni aveva iniziato a farlo sempre di meno, perché lui era diventato più ubbidiente e malleabile.
“Non sono né debole né infantile, zia. Allontanarmi da voi mi ha fatto maturare e aprire gli occhi” mormorò Jimin, assottigliando lo sguardo e digrignando i denti.
Tutto ciò che desiderava era che quella conversazione giungesse presto a una fine.
“È stata la campagna a rovinarvi” osservò lei, tornando a sedersi con molta fatica e lentezza. “E ora volete tornarci. Beh, non accadrà niente del genere. Sento che state sfuggendo alla mia presa e non posso permetterlo. Farò in modo che vendiate il vostro appartamento e torniate ad abitare qui con me. A quanto pare non siete ancora abbastanza adulto per vivere da solo”.
“Ma zia...” esclamò Jimin, sgranando gli occhi per la sorpresa.
“Niente ma! Mi obbedirete o potrete scordarvi l'ingente eredità che vi spetta non appena lascerò questo mondo. Credete di essere l'ultimo parente che mi rimane? Sarete anche il mio unico nipote, ma posso benissimo decidere di donare a qualcun altro della famiglia, ben più meritevole di voi, tutte le mie ricchezze”.
Jimin non seppe come ribattere a quelle parole, perciò preferì allontanarsi di qualche metro e avvicinarsi a una delle finestre presenti in quella stanza. Osservò gli edifici che si ergevano sull'altro lato della strada e studiò il proprio riflesso, appena visibile sul vetro perfettamente pulito.
Sorrise, perché non doveva pensare, non doveva riflettere: sapeva già alla perfezione che cosa il suo cuore gli stava suggerendo di fare e anche se in quel momento il battito era alquanto accelerato, la determinazione era più forte.
Per una volta Jimin non aveva paura di compiere qualcosa di assolutamente inaudito e contrario al volere di quella donna. Avrebbe spezzato i fili che lo tenevano legato a lei. Li avrebbe spezzati una volta per tutte, così da poter finalmente spiccare il volo e raggiungere il suo amato Jungkook.
Quando alcuni minuti dopo si voltò e incrociò lo sguardo confuso di sua zia, aveva gli occhi colmi di lacrime e un sorriso luminoso a increspargli le labbra.
“Diseredatemi, zia, ve lo chiedo in ginocchio. Rendetemi libero”.
“Che cosa state dicendo?!” esclamò lei, portandosi una mano al petto. Il suo colorito, già di per sé assai pallido, si era improvvisamente fatto quasi cadaverico.
Le guance di Mr. Park, invece, erano rosate a causa dell'emozione che stava provando. I suoi occhi brillavano di una luce nuova e le sue labbra non volevano smettere di piegarsi in un sorriso di vittoria, coraggio e immensa felicità.
Finalmente si sentiva libero.
“Diseredatemi. Date a qualcun altro di più meritevole i vostri soldi e le vostre proprietà. A me non interessano. Preferisco essere povero, preferisco non avere nulla, ma essere libero di essere me stesso, piuttosto che restare accanto a voi, come una marionetta, in un mondo fortemente sbagliato.
Io non sono sbagliato e sono stato un folle a credere di esserlo. Io vado bene così come sono e ora che ho compreso il valore della mia anima e dei miei sentimenti, ho deciso di essere libero. Addio, zia”.

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Compromise || Jikook
Fanfiction[Completa] Dove Jungkook e Jimin vivono nell'Inghilterra di inizio Ottocento e appartengono entrambi alla classe borghese. ▻ liberamente ispirata a "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen ▻ in alcuni punti potrebbe non rispecchiare la realtà di qu...