DOMINIQUE
Il Cedar è vuoto, la sala da pranzo è sgombra, le tovaglie sono tese, i bicchieri scintillano. Mi siedo davanti alla libreria, butto indietro la schiena e fisso quegli scaffali carichi di parole che però faticano a entrarmi negli occhi. Il dorso dei volumi ha un colore che non memorizzo, i titoli sfuggono via, non riesco a concentrarmi su nulla. Cerco di mantenere la calma ma proprio non ce la faccio a mandare indietro il fastidio.
La presenza di Riccardo mi arriva alle spalle, i passi attraversano il corridoio, la voce è affilata, taglia le pareti. Mi si pone davanti con il suo sorriso sfrenato, smista in fretta ogni emozione, spalanca i palmi delle mani e li sbatte sul tavolo nel vano tentativo di farmi trasalire.
«Tempesta, sento odore di tempesta».
Mi nascondo dietro la solita compostezza, non riesco a dare un ordine logico alle parole, scanso persino la sua presenza così teatrale, così ingombrante, chiudo gli occhi e rievoco la sera prima: ogni odore, ogni rumore, il profilo delle nocche delle mani, la linea sottile della curva del collo. Riuscirò mai a farmi dire tutto?
Riccardo si alza, mi passa accanto senza lasciarsi sfuggire un respiro, si allontana e non faccio niente per trattenerlo. Dopo pochi minuti torna, mi sfiora la spalla e allora sollevo le palpebre, pesantemente, lo guardo. È lì, di nuovo, in cerca di una risposta e mi porge un bicchiere di vino come se potesse corrompermi in qualche modo.
«Ho trovato una bottiglia aperta».
Mando giù un sorso distratto.
«Grazie».
Beve anche lui e torna a sedersi.
«Adesso parla».
«Mia madre rischia il carcere».
Si passa una mano sugli occhi, aggredendo il viso senza alcuna delicatezza.
«Questa storia è assurda».
Resto fermo, fisso il bicchiere, il vino ondeggia lento. Il senso della mia vita si assottiglia al punto che sfugge a entrambi la ragione della mia presenza qui. Ero arrivato a Firenze con la sola idea di avviare un'impresa, nel tentativo ridicolo di legarmi in qualche modo a questa città ed eccomi invece invischiato in una serie di fatti così ben congegnati che non riesco neppure a comprimerli dentro la stessa storia.
«Sei sparito con Mila, però».
«Sì».
«Tutto bene?».
«Sì».
«Cos'è un gioco a premi? Dopo dodici risposte esatte vinco una batteria di pentole?».
«Non c'è niente che non va in lei, se è questo quello che vuoi sentirti dire».
«E in te?».
«Io non ragiono più».
Appoggia le mani al tavolo, tamburella con le dita.
«E non ti piace? Questo non ragionare, intendo».
«Già».
«Lasciati andare, Dom. È evidente che non è solo una scopata».
«Vieni, ho bisogno di fumare. Andiamo fuori».
Ci sediamo all'aperto. La temperatura si è alzata, l'afa preme sul collo. Riccardo mi passa una sigaretta già accesa. Un circolo di fumo ci passa davanti agli occhi.
«Non posso restare a Firenze».
«E dove devi andare?».
«Belfast. Ci sono problemi con il locale».
«Ma mi prendi per il culo?».
Non mi riesce di rispondergli neppure, ogni domanda che mi rivolge sembra possedere una strana forza in grado di annichilire le parole. Lascio cadere a terra la sigaretta, la calcio via in fretta. Riccardo allora mi guarda e ride, come se quel gesto così prevedibile, potesse cancellare tutto quello che ci siamo detti.
«E adesso dimmi perché ti sei tagliato quella fottutissima barba che a vederti così mi fai impressione, sembri nudo. Mi basta il Michelangelo a farmi salire l'ansia da prestazione».
«Sono uguale a lui».
«A chi? Al Michelangelo? Perdonami amico, ma ti manca una certa durezza eterna per esserlo».
Mi passo una mano sul viso, misuro quella nuova consistenza e lo sento il fastidio dei ricordi, a tratti mi preme dentro una punta di dolore e non riesco neanche a sentirle le cazzate dentro cui si consuma Riccardo.
«Parlavo di mio padre».
Sgrana gli occhi, si allontana sposta un posacenere da un tavolo all'altro, me lo mette davanti e poi mi guarda di nuovo.
«Tu non stai bene. Stasera vieni a cena da me e ci porti pure la bella Mila che questa storia va chiarita una volta per tutte».
«Stasera siamo già impegnati».
«Allora facciamo domani».
Non lo seguo con lo sguardo mentre torna in cucina. Sento i passi allontanarsi e per qualche secondo persino li conto, ma evito di cercarlo con gli occhi.
Il suono del cellulare mi stacca da qualsiasi pensiero. Eccola.
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OUTSIDE
RomanceOutside è il primo episodio della serie "Side of Love". Mila, giovane avvocato di Firenze, lavora presso lo Studio Bollani-Innocenti e vive una travagliata relazione con uno degli avvocati dello studio. A un concerto degli Staind incontra Dominique...