Due

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MILA

L'odore del caffè mi raggiunge prima del suono della sveglia. Mi alzo senza alcuna fatica, sono stranamente euforica. Raggiungo la cucina, al centro del tavolo c'è un sacchetto scarabocchiato.
Sorridi!
Uno smile segue la firma di Sara. Scivolo con le dita dentro la carta, afferro la brioche e la mordo con urgenza. Ho fame, lo stomaco si è spalancato, lancia richieste da più di un'ora. Intercetto l'Iphone che ieri sera ho abbandonato sul tavolo. Lo prendo senza perdermi dentro ulteriori deragliamenti mentali, cerco il suo numero: Dom. Scrivo il messaggio, sono solo due lettere. Non ho più nessun dubbio.

Sì.

Invio.
La vibrazione mi passa tra le mani come una scossa.

Passo a prenderti alle 20.

Chiudo gli occhi. Cosa diavolo sto facendo? Il cellulare suona di nuovo.

Nell'eventualità che tu non voglia dirmi dove lavori sappi che ti troverò comunque.

Sorrido. Non gli rispondo. È un gioco che vale la pena di essere portato avanti.
Vado in camera, apro l'armadio, lo specchio mi incornicia per intero. Tolgo la maglietta e mi prendo il tempo di guardare.
Diciotto giorni in cui voglio scoprire ogni angolo del tuo corpo.
Sono nuda e lui vuole tutto questo, proprio come io voglio tutto di lui. Le dita si appoggiano sul seno, scendono giù fin dentro le gambe, sono bagnata. Penso a lui. Voglio le sue mani su di me, dentro di me. Guardo l'armadio e so esattamente cosa fare. Non posso saziarmi, voglio che il desiderio mi porti un'altra volta allo stremo delle forze, voglio esplodergli contro, portarmi via tutto.
Infilo una maglia grigia, leggera. Le mie mani si fermano sulla gonna nera a tubino e penso che sì, posso farlo: la infilo senza indossare la biancheria. Apro una scatola, afferro con decisione un paio di scarpe rosse con il tacco altissimo e la fibbia larga che mi fascia la caviglia. Lascio i capelli sciolti, ho le guance arrossate. Gli occhi sono già pieni di lui.

DOMINIQUE

«Dunque, dunque, dunque. Fammi indovinare? Hai collezionato un'altra vittima?».
Riccardo mi fissa in attesa di un cenno, lo degno appena di uno sguardo. Controllo il telefono, non mi ha ancora risposto.
«Vedo che non servono conferme. E stasera abbiamo qualche programma interessante, mh? Una nuova candidata? Una seduta di tantra yoga? Un succo alla pera con Nina Moric?».
«Nessuna nuova candidata e il tuo insistente plurale è decisamente fuori luogo. Comunque, se proprio ti interessa saperlo, usciamo a cena. Io e lei, s'intende. Tu non sei invitato».
«Oh! Ma allora ci siamo fatti un giro in giostra e non ci piace scendere! Bene, bene, bene».
Questa volta assecondo la sua ilarità, gli servo un caffè e mi siedo. Ha ragione lui, voglio sfinirmi di Mila, dei suoi sguardi e della moltitudine di cose che ho in mente di farle.
«E quindi? Per conoscerla devo scendere al piano di sotto? La tieni legata a qualche scaffale in cantina? No, perché l'ho capito sai che stiamo parlando della ragazza che hai rincorso l'altra sera».
Non rispondo, neppure lo guardo. Prende subito di petto la mia totale indifferenza, sposta la tazzina dalle labbra e l'appoggia al bancone.
«Me ne vado, perché per parlare da solo ho già mia moglie».
Scompare oltre la porta come per effetto di una qualche dissoluzione, la luce che arriva da fuori cancella i contorni delle cose.
Il locale è ancora chiuso, scanso il corridoio ed entro in cucina, il personale è già al lavoro. Mi affaccio alla sala, è tutto in ordine, ripenso ai bicchieri a terra, al cibo sparso ovunque, alla schiena nuda, alle gambe aperte. Afferro il telefono, scorro in fretta la rubrica, prenoto un tavolo da Carlo, mi accerto che sia appartato, dice che sa esattamente cosa fare, che devo stare tranquillo. Riattacco e guardo con soddisfazione tutto quello che mi circonda, questo posto è esattamente come lo avevo immaginato, un salotto, un incrocio di facce nuove, di voci reali, di storie segrete. Non ho mai provato a rendere stabile la mia permanenza in nessuna città, la scelta di cambiare in continuazione mi concede obiettivi straordinari, prospettive insolite.
Esco e il sole mi riempie gli occhi. Prendo il telefono e le scrivo.

OUTSIDEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora