DOMINIQUE
Quando una settimana fa ho rimesso piede in Italia mi sono stupito di me stesso, è stato facile tornare. Firenze è buona, non credevo di riconoscerla subito, non dopo tutti questi anni di assenza. Provo ancora piacere nell'attraversare i vicoli stretti, nel camminare cauto sul bordo dei marciapiedi. Da bambino era facile farsi guidare dal caso, ma anche adesso nonostante i ricordi a confondere le emozioni, riesco a cavarmela piuttosto bene, mi lascio meravigliare dagli spazi come se li vedessi per la prima volta.
Ho saputo del concerto nel pomeriggio, la telefonata di un fornitore mi offriva un pass per entrare. Nessun tour ad annunciare l'evento, solo un'occasione per ricostituire una band che da anni non incide più dischi. Il club è spazioso, incredibilmente piccolo per un concerto di questa portata, ma decisamente adeguato per un evento che ha tutte le caratteristiche del party privato.And you, bring me to my knees again
Mi piace questo Chianti che scende in gola con il frastuono di tutte le sue sfumature. Le luci del palco saettano verso il soffitto. I laser bianchi aprono uno squarcio mobile, una lunga riga chiara che sfiora le teste dei ragazzi seduti nelle ultime file e sul fondo, proprio dove il buio sembra aver buttato giù i muri, compare d'improvviso un'ombra filamentosa. Seguo quella figura perché appare come uno spettro, entra dal lato opposto al mio e raggiunge in pochi passi un'isola di sedute staccate dal resto della platea. I capelli neri rincorrono ogni movimento, mantiene lo sguardo fisso su l'unico posto rimasto libero, si piega un attimo prima di sedersi, appoggia la borsa sotto la sedia, stento a vederla per intero eppure non riesco a smettere di guardare. Un ginocchio sbuca dallo strappo sui jeans, la pelle bianca si tende e come una boa segna il mare.
All the times that I've felt insecure for you
Sono lontano dal palco, non ho cercato un posto a sedere, rasento il muro, la musica mi piove addosso, ma lo sforzo di dare una forma all'istinto mi costringe a espormi per vedere meglio. Toglie la giacca, i capelli cadono in avanti, alza in fretta la testa, la curva del seno si muove dentro la scollatura. Si gira. Mi guarda. Appoggio il bicchiere. Mi vede.
But I'm on the outside and I'm looking in
Potrei scivolare via con gli occhi, almeno fingere di non guardarla, ma non lo faccio. Si tocca ripetutamente la frangia, mi osserva. È come se mi guardasse nella convinzione di non essere vista.
I can see through you, see to the real you
Il contatto si interrompe. Parla con l'amica, non vedo più le labbra, studio il collo, la piega sotto il mento. Muove ancora le mani, senza urgenza. Accavalla le gambe, si tocca una caviglia, gioca con la cinghia di cuoio che le attraversa il collo del piede. Mi guarda un'ultima volta, poi si alza e scompare tra la gente.
And I taste what I could never have
Scalcio indietro il muro. Mi muovo verso i ragazzi che sono diventati un'armata di teste e voci. I cori scompongono l'aria, si perdono e le parole sfumano. Sposto una sedia, mi infilo tra due uomini che non cedono il passo, sgomitano e mi rimandano indietro. Il cellulare vibra nella tasca, lo sfilo in fretta, con la coda dell'occhio guardo il display, non posso rifiutare la chiamata. Cerco un posto riparato dal suono, mi avvicino ai bagni e trovo rifugio dietro una porta.
«Finalmente rispondi, cazzo! È saltato l'impianto».
«Quale impianto?».
«L'impianto elettrico!».
«E com'è successo?».
«Se lo sapessi non ti avrei chiamato, non credi?».
«Mando subito qualcuno a sistemare».
«Scusa, ma non puoi venire tu? Dove diavolo sei?».
«Non è importante. Avviso Antony. Resta lì».
«Senti, io tra dieci minuti me ne vado, non me ne frega un cazzo del tuo locale e non me ne frega un cazzo di Antony».
«Riccardo, sei il solito esagerato. Risolvo tutto io, stai tranquillo».
Riattacca. Digito in fretta un messaggio e lo invio a Antony, ai malumori di Riccardo ci penserò domani. Infilo il cellulare nella tasca dei jeans e torno verso il palco, la musica prosegue, alzo gli occhi, frugo tra la gente, il gruppo ha ripreso la parte centrale della canzone, i ragazzi si pressano l'uno contro l'altro, sollevano cori. Mi volto e improvvisamente la vedo: è appoggiata al muro dove prima c'ero io, ha in mano il mio Chianti e, dannazione, sorride.My intentions were full of pride
I capelli scivolano indietro, le spalle si scoprono, così come la curva del seno dentro cui collasso con tutti i pensieri. È bellissima, mi guarda senza lasciare spazio a dubbi o ripensamenti. In pochi passi sono da lei, appoggio una mano al muro, lei di rimando si spinge di poco in avanti. Il braccio è teso, col polso le sfioro i capelli, da sotto sbircia i miei movimenti e poi, improvvisamente, muove un passo incomprensibile e si allontana, circumnaviga il mio spazio frontale e mi volta le spalle. Ho la sua nuca a pochi centimetri dalla bocca, il profumo mi sale nel naso, abbasso la testa, trovo l'orecchio ma non lo tocco. Si irrigidisce, si allontana di poco e poi torna a girarsi, questa volta mi guarda fisso negli occhi. Dentro l'azzurro delle iridi ci leggo un sì che mi basta per rilanciare.
And I lie here in bed
La gente attorno a noi urla, noi restiamo zitti.
All alone, I can't mend
La premo contro il muro, mi si incolla addosso nell'ombra senza lamentare fastidio, le spingo la lingua tra le labbra, risponde a quel bacio con la stessa durezza. Ci lasciamo travolgere in fretta, sappiamo esattamente cosa sta per accadere. Il suo naso mi sfiora il mento mentre si allontana e, seguendo il rapido movimento del braccio, si gira nuovamente di spalle, con una mano la trattengo, me la riporto indietro, con l'altra trovo uno squarcio nei jeans, sopra la coscia, è ampio, riesco ad infilarci la mano, a tastare il calore. Lei allora muove la gamba e si inarca appena, un attimo dopo mi costringe a mollare la presa. Si sposta di qualche passo ma continua a fissarmi con occhi impetuosi. Inizio a spazientirmi, quegli occhi azzurri lanciano segnali incomprensibili, ma adesso la voglio e tanto mi basta per decidere che il concerto può aspettare, che tutto il resto può fermarsi e svanire. L'afferro per un polso e spingo entrambi verso il buio cunicolo alle mie spalle. Trovo una stanza vuota, la spalanco, entriamo senza nemmeno guardarci in faccia.
Il rumore dell'acqua ci circonda, l'eco della musica supera a stento la porta, una piccola lampadina illumina il verde inconsistente delle pareti. Nessuno ha intenzione di parlare, nessuno vuole lasciare niente in sospeso. La spingo contro il lavandino e questa volta mi lascia fare. Si aggrappa con le mani ai capelli, li tira costringendomi a sollevare la testa. Tutta questa determinazione mi eccita, mi sovrasta, non devo chiedere niente ed è proprio questo tipo di certezza che mi cava di dosso un sorriso. Sembra accorgersene e allora mi solleva la maglia, cade in avanti e scivola a terra, il calore della sua bocca si muove lento attorno all'ombelico. Perdo il contatto ed è quando la cerco nuovamente con gli occhi che mi apre i pantaloni e non lascia spazio alle attese, non scivola dentro inutili richieste, ma semplicemente lo afferra con entrambe le mani e se lo spinge in bocca. È subalterna a un piacere che vuole darmi a tutti i costi e di cui sento di potermi sfamare senza ripensamenti. Mi concentro sulle labbra, sul senso di estraneità che ci regala questa stanza piccola, anonima, sulla porta rimasta socchiusa, su questo locale pieno zeppo di gente, sulla lingua che gioca con la carne. Non so chi sia questa donna, non conosco la sua voce, non voglio saperne niente. Sono travolto da un piacere sconclusionato. Le afferro la nuca, stringo tra le dita i capelli e guido i suoi movimenti affilati. Vengo con un verso strozzato e, solo allora ricambia lo sguardo, solo allora mi cerca, la sua occhiata è un bagliore.
Si solleva, scava con la fronte il mio torace e ci rimane appoggiata per qualche secondo. Mentre cerco di modulare i respiri sento che sta per sparire. Col mento le accarezzo un orecchio, con la bocca le bacio una tempia, con la mano le sfioro la schiena. Fisso il pavimento per non dover cedere alla conoscenza.
«Devo andare».
Ecco la voce. Non riesco a pensare ad altro. Solo alla sua voce. Non riesco a fermarla. La porta si chiude con un tonfo sordo. Alzo gli occhi da terra e il bagliore non c'è più.
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OUTSIDE
RomanceOutside è il primo episodio della serie "Side of Love". Mila, giovane avvocato di Firenze, lavora presso lo Studio Bollani-Innocenti e vive una travagliata relazione con uno degli avvocati dello studio. A un concerto degli Staind incontra Dominique...