VI

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AMÉLIE

Non mi riusciva di mettere a tacere le potenti emozioni che mi avevano travolto il cuore dalla notte prima, quando con le mie minuscole mani mi sembrò di aver sfiorato l'anima spezzata di Joshua, sfiorandone i frammenti appuntiti e spigolosi di ciò che era ancora rimasto di essa.

Avvertivo in me il profondo e indicibile desiderio di ricucire quel doloroso squarcio che divideva in due la sua povera anima ridotta a pezzettini.

Ma, forse, quel minimo accenno di calore che Joshua mi aveva permesso di sfiorare, di assaggiare, non era quello che tanto speravo fosse.

Probabilmente, mi ero solo illusa.

Eppure, mi ritrovai nel corso della giornata a scuotere la testa più volte tentando di porre un maledetto freno a quella mente contorta che possedevo e che, mi spingeva a sperare stupidamente in un bene fraterno che Joshua non avrebbe mai osato provare per me.

Pensai che la mia fervida fantasia quel giorno stesse superando ogni limite d'immaginazione.

E, il calore che mi assalì le guance mi spinse a scendere dal morbido letto per poter dirigermi in cucina cosicché da rinfrescarmi con dell'acqua gelata.

《Magari è questo caldo a darmi alla testa...》borbottai confusamente sbuffando nel mentre aprivo l'anta del frigorifero, cercando con i polpastrelli la forma cilindrico-conica della bottiglia che solitamente conteneva l'acqua.
Tastai goffamente la mensola posta sopra il frigorifero afferrando un bicchiere di plastica dalla pila, per poi riempirlo e svuotarlo velocemente giù per la mia gola arida per ben due volte.

Il trillo squillante del citofono mi fece sobbalzare dallo spavento.

Non sapevo che ora fosse.
Prima che mi trasferissi nella villa di Joshua l'orario e la data me li riferiva Agatha, ma, in sua assenza non sapevo più neanche se fosse giorno o notte.
Tuttavia, stentavo a credere che al di là della porta non ci fosse il padrone di casa.
Joshua non aveva mai suonato quel campanello assordante perché era provvisto d'un personale mazzetto di chiavi.

Perciò, rimasi impalata dinanzi al frigorifero, ormai, chiuso per circa due minuti dopodiché, un secondo e un terzo trillo riecheggiarono per l'abitacolo.

"Forse avrà dimenticato le chiavi..." pensai e mi diressi sempre a tentoni e, molto lentamente, poiché ancora non avevo familiarizzato del tutto con la casa di Joshua, alla porta d'ingresso.

Ruotai la chiave e aprii la porta fissando davanti a me.

《Amélie, ti vedo in forma!》affermò una voce a me conosciuta.
《Ow...Ciao Matthias. Si, sto bene.》dissi con tono incerto e il viso rosso dall'agitazione.

Joshua non avrebbe gradito la presenza di estranei in casa propria e, ciò lo condividevo perfettamente.
Tuttavia, non ebbi la forza di arrestare il passo veloce di Matthias il quale rapidamente varcò la soglia della porta che, ingenuamente avevo spalancato per poter scoprire chi ci fosse al di là della porta.

《Wow! Complimenti, è una casa pazzesca! Tuo fratello dov'è?》domandò curiosando in giro.

La sua voce rimbombava nella grossa casa infastidendo il mio udito sensibile.

Non sapevo come comportarmi dinanzi all'intrusione improvvisa del ragazzo.

《È a lavoro. Per questo motivo...Magari...Sì...Magari potresti tornare un'altra volta...》farfugliai confusamente avvertendo un calore cocente bruciarmi le guance, ormai in fiamme.

Avvertii i passi veloci di Matthias avvicinarsi al mio corpo e, di riflesso indietreggiai facendo cozzare le mie delicate e piccole spalle contro la dura parete.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora