1996, Città del Messico.NARRATORE ESTERNO
《Cuando ya no estoy,
Seré lluvia cayendo del cielo》 sussurrò con voce fioca la donna in fin di vita al figlio, con lo stomaco squarciato in due da un coltello troppo affilato per quella sua pelle troppo fragile, abbracciata strettamente dal ragazzino di appena dodici anni che tremava fortemente come in preda alle convulsioni alla vista del sangue che sempre più velocemente zampillava dal profondo squarcio cascando sul lurido pavimento.
Aveva il volto deformato in una smorfia di sofferenza quasi egli stesso avvertisse la vita della madre scivolargli tra le magre dita tremule.Gli occhi di lei, un tempo di un meraviglioso verde scintillante si erano scuriti, divenendo di un colore poco più scuro, quasi verde olivastro, privi di quello sfavillio che rendeva il gravoso peso di quella vita miserabile, più facile da sopportare al ragazzino.
Un ragazzino che, adesso, non aveva più nulla per cui lottare.
Privato, ormai, di una luce che gli indirizzasse il cammino da poter intraprendere.Eppure, sua madre l'aveva chiamato "Zain" ossia "luce divina".
Ella riteneva che Zain, suo figlio, fosse la sua luce.
Ebbene, per Zain lei era l'unica fonte di luce che illuminava la sua vita."Come vivrò senza di lei?"si chiedeva ripetutamente nel mentre cullava con infinita dolcezza, avanti e indietro, il busto della madre inzuppandosi i pantaloni già lerci del sangue scarlatto di lei.
Sangue innocente, versato ingiustamente a causa di un debito del quale il padre non aveva fatto in tempo a saldare perché improvvisamente colpito da un malore che l'aveva ucciso in meno di tre minuti.
Un infarto fulminante, avevano detto.Zain non riusciva a capire come la vita della madre fosse riuscita a saldare quel dannato debito.
Era realmente possibile quantificare il valore di una vita in sporco denaro?
Una rabbia cieca gli annebbiò la vista e con uno scatto fulmineo acciuffò il coltello ch'era stato abbandonato sul terroso pavimento dall'assassino della madre.
《Giuro che la pagheranno, mamà. Lo juro!》promise solennemente con tono fermo, baciando ripetutamente con infinita dolcezza le morbide labbra della madre divenute, ormai, fredde e di un colore violaceo da cui non fuoriuscivano più ansiti leggeri che le alzavano il petto.
Trascorse un anno intero, ma Zain riuscì a scoprire chi fosse stato il responsabile della morte della sua amata madre.
Seppur avesse solamente tredici anni, Zain appariva assai più maturo dei suoi coetanei.
Probabilmente, l'addestramento a cui venivano assegnati tutti i novizi interessati ad entrare nel clan dei "Delincuentes Mexicanos", serviva anche a questo.
I Delincuentes Mexicanos erano un'organizzazione illegale messicana che si occupavano del trasporto di cocaina colombiana oltre il confine.
In Città del Messico o motivi di fame o diventavi un trafficante di droga.
Pertanto, Zain nei lunghi giorni successivi alla tragica morte di sua madre si rivolse ai narcotrafficanti che immediatamente lo coinvolsero nella distribuzione, oltre che nel trasporto, di eroina e di cannabis.Tuttavia, il ragazzino non dimenticò mai il prezioso giuramento prestato alla madre in punto di morte.
Infatti, nel corso di quel lungo anno, aveva allenato il suo corpo e la sua mente duramente, ossessionato dal raggiungere il suo obiettivo: uccidere Scott Thompson, l'assassino indiretto di sua madre.
Indiretto, poiché, colui che aveva squarciato lo stomaco della madre di Zain era stato un uomo di nome Pablo Ruiz.
Era un rinomato mercenario, un traditore, però, del proprio paese.
Quest'ultimo, infatti, veniva pagato profumatamente dalla mafia americana per uccidere coloro che casualmente avevano assistito a qualcosa di losco riguardante le attività illegali collegati ai membri di quest'ultima.
Purtroppo, prima che Zain avesse potuto personalmente estorcegli informazioni rilevanti alla persona che aveva incaricato a Pablo Ruiz di assassinare sua madre, l'uomo venne ucciso da altri mercenari a causa dei numerosi debiti che aveva accumulato negli anni nei loro confronti.
Tuttavia, Zain aveva una pista.
Suo padre era stato un dipendente dell'Aeroporto Internazionale di Città del Messico.
Pertanto, in base anche alle informazioni che aveva ricavato dalla natura delle vittime uccise dal mercenario, suo padre probabilmente si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
E, Zain, colpì nel segno.
Riuscì ad accedere alle registrazioni delle videocamere di sorveglianza, le quali erano state precedentemente eliminate, e a scoprire a cosa avesse assistito il padre e, soprattutto, chi sarebbe divenuto, successivamente, il responsabile della sua morte fulminea: Scott Thompson.Scott Thompson appariva al mondo come un noto collezionista d'arte contemporanea, amante dei bambini, tanto da averne adottato uno, salvandolo da un orfanotrofio che stava cadendo totalmente a pezzi.
Sua moglie era il suo gioiello più prezioso, da cui egli stesso aveva affermato di volere a tutti i costi un figlio.Trascorsero altri anni, in cui Zain era come ossessionato dalla vita di quell'uomo, che lo stava ripagando per i peccati da lui commessi.
A Scott Thompson era morta la moglie, la sua "Little Butterfly", soprannome affibbiatale da lui stesso, a causa proprio della sua ossessione: un figlio suo.
Dalla morte della Signora Thompson era nata la tanto desiderata erede Thompson.
Tuttavia, quest'ultima dovette esser stata contagiata dal sangue sporco e peccaminoso del padre, poiché Dio le aveva donato dei bellissimi occhi d'un azzurro pulito che, purtroppo non assolvevano ai loro compiti.
Amélie Thompson, figlia di Scott Thompson, era cieca.Tutto l'evidente dolore che aveva stravolto la vita del rinomato collezionista d'arte, a Zain non bastava.
Zain voleva vendicare sua madre.
E, ciò avrebbe significato solamente una cosa: Scott Thompson sarebbe morto.Perciò, appena ne ebbe l'occasione si introdusse furtivamente in uno degli aerei colombiani diretti in America con un notevole carico di droga e armi illegali.
E, quando finalmente giunse fuori Villa Thompson, si appostò dietro una delle tante folte siepi che agghindavano il maestoso giardino, quando improvvisamente il pesante portone di quest'ultima venne spalancato.Venne spinto malamente sul portico un ragazzino di a malapena sedici anni.
Zain socchiuse gli occhi aguzzando la vista sulla persona che sulla soglia della porta stava lanciando soldi al ragazzo, affermando che la sua presenza non era più gradita.
Quella persona era Scott Thompson.
E, allorché Zain si rese conto di chi avesse avanti, lambì con forza il manico del coltello affilato, lo stesso con cui Pablo Ruiz aveva squarciato lo stomaco della madre, e compì un unico passo avanti prima che una frase, pronunciata dalla feccia di uomo che si era scavato la fossa da solo, avesse il potere di arrestare il suo impeto.《Non osare avvicinarti né alla mia villa né ad Amélie!》
E, un sorriso carico di malvagie promesse fece capolino sul suo bel viso.
Voltò le spalle non prima d'aver scoccato un'occhiata al ragazzo ch'era stato appena cacciato via dalla sua dimora, il quale con aria pensierosa stava fissando al di là di una delle finestre della casa che si affacciavano sul giardino.
Zain seguì il suo sguardo e i suoi occhi si allargarono alla vista di una piccola creatura dai capelli d'un biondo quasi bianco e dai tratti simili a quelli di una bambolina.In quel momento comprese.
Sarebbe divenuta lei la sua vendetta.

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𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜
Chick-LitAmélie è nɑtɑ ciecɑ, dɑ tuttɑ lɑ vitɑ bɾɑncolɑ nel buio. Una vita che le è stata data tramite la morte di sua madre. Una morte che ha causato tanto dolore, al punto che Amélie subisce da quando ne ha memoria l'indifferenza e l'odio del padre e del...