AMELIE
Avevo sempre pensato che il dolore più grande che avessi mai patito in tutta la mia vita fosse stato causato dalle parole non dette di mio padre.
Ma, in quel frangente d'attimo, prima che gli schiaffi di quell'uomo si schiantassero sul mio corpo in preda ad un tremendo tremore incontrollato, mi ero ricreduta.Perché?
Perché il mancato aiuto di Joshua, il suo ignorare il mio dolore e le mie lacrime per l'ennesima volta, mi aveva provocato lividi ben più dolorosi di quelli che sarebbero stati provocati da una violenza fisica.
Infatti, l'indolenzimento che stavo patendo, quello proveniente dalla pelle contusa del mio sedere, non mi dolse come mi stava dolendo l'anima.Mi sembrò che quest'ultima si fosse rotta in mille pezzettini e che, gridasse disperatamente la propria sofferenza con così tanta rabbia e dolore da rimbombare fastidiosamente nella mia testa.
Desideravo con tutto il mio cuore cercare di comprendere il dolore delle persone.
Mi sforzavo, davvero, di scacciare la tristezza altrui.
Lo volevo, davvero.
Ma, il comportamento che senza ripensamenti le persone adottavano nei mie confronti, andava oltre ogni limite di sopportazione.Nella vita anch'io avevo subito la mia buona dose di dolore.
E, ciò mi portò a riflettere nuovamente sul comportamento di Joshua.
Non solo lui aveva perso una madre e ne soffriva tutt'ora per tale perdita.
Non solo lui era stato costretto a crescere da solo.
Non solo lui aveva sofferto.Non era giusto che la sua rabbia fosse indirizzata tutta a me.
Certamente, se avessi avuto almeno una volta in vita mia la possibilità di scegliere, a quell'ora non sarei stata a rimuginare sui peccati di cui mi aveva ritenuta responsabile Joshua per tutta la vita.Sapevo che non ero stata realmente io a causare tutto quel dolore che lo affliggeva, tutta quella furia che gli fluiva nel sangue, nelle vene.
Poi, i miei pensieri andarono all'uomo, allo sconosciuto.
Per la prima volta in vita mia, il buio mi aveva fatto paura.
Accarezzai con le mani scosse da deboli tremiti le lenzuola con le quali era stato coperto il mio corpo.
Respirai la loro stoffa liscia impregnata di un profumo di cuoio che, non seppi come né perché, sembrava essere familiare.
Avvertivo il furioso battito del mio cuore suonarmi in gola come un tamburo, tant'è che mi rese difficile anche il semplice deglutire.《Come stai?》
Sobbalzai stringendo fortemente la stoffa delle lenzuola coprendomi fino al collo, nascondendo il mio corpo coperto solamente da pezzi di stoffa, reduci anch'essi dell'aggressione che avevo subito, agli occhi di Joshua.
《Non ti farò nulla, Amélie. La tua punizione l'hai già avuta.》affermò con tono seccato facendomi spiccare un sopracciglio in alto.
Era malato o cosa?
Pur vedendomi in quelle condizioni, era rimasto fermo, piantanto, nell'errata idea che ciò che aveva commesso il suo amico era stato giusto!Il mio sconcerto doveva essere palese, siccome la mia bocca si aprì leggermente e i miei occhi a mandorla si aprirono del tutto, palesando tutto il mio sgomento.
Ero tremendamente sbigottita e a tratti confusa.
Joshua era un uomo molto intelligente, e tale caratteristica l'aveva dimostrata già in tenera età.
In realtà, lo ricordavo taciturno e serioso da che avevo memoria.
Perciò, quei suoi atteggiamenti e soprattutto, considerazioni sulla mia situazione mi destabilizzarono.
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𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜
ChickLitAmélie è nɑtɑ ciecɑ, dɑ tuttɑ lɑ vitɑ bɾɑncolɑ nel buio. Una vita che le è stata data tramite la morte di sua madre. Una morte che ha causato tanto dolore, al punto che Amélie subisce da quando ne ha memoria l'indifferenza e l'odio del padre e del...