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AMÉLIE

Mi aveva ripulita e scortata in braccio fino al letto, su cui mi aveva delicatamente fatta sdraiare.
Ero nuda, ma completamente asciutta.
Zain aveva provveduto a tamponare il mio corpo dolorante e indolenzito con un asciugamano in morbida spugna e ad asciugarmi i capelli con il phon, il cui rumore rilassante quasi mi aveva indotto al sonno.
Ero certa che la mia chioma fosse un totale disastro, poiché i miei capelli, di natura ricci, possedevano una loro routine dopo lo shampoo, nonché un preciso metodo di asciugatura.
Tuttavia, avevo permesso a Zain di coccolare la mia cute come più gradiva evitando di stroncare la quiete del momento.

Era stato dolce e, assai più intimo dell'atto a cui mi aveva costretto.

Fece il tutto in religioso silenzio.
Anche quando, coprendomi il corpo con le fresche lenzuola abbandonò la nostra camera da letto chiudendo la porta a chiave, non fiatò lasciandomi nel tranquillo silenzio in cui mi beai.

Probabilmente, aveva compreso quanto necessitassi di quella tranquillità, di quella solitudine, di quel sentore e di quel prospetto che mi rammentava dolcemente gli sfondi della mia quotidianità in Villa Thompson, trasportandomi il pensiero alle cure delle mie amate orchidee, ai piaceri semplici che provavo affacciandomi dalla finestra intenta ad ascoltare la vita fuori.

Quanto mi mancava la grande bolla in cui mi ero crogiolata per circa diciassette anni.
Anche se era stata, comunque, una gabbia, almeno all'interno di essa possedevo i miei piccoli momenti di libertà.

Sposata con Zain, era diverso.
Lui mi aveva privato di qualsiasi parvenza di libertà.
Non mi rimaneva nulla, se non la sua prepotente presenza.

Avvertendo le palpebre pesanti e la tempie palpitare dolorosamente, chiusi gli occhi per quelli che mi parvero solamente pochi minuti, ma quando il mio corpo decise di essersi completamente riposato, l'aria profumava diversamente e le temperature erano nuovamente calate.

I miei sensi si destarono completamente quando avvertii la voce di Zain rimbombare furiosamente per la casa.
Le pareti erano estremamente sottili e stracolme di buchetti, inoltre la casa era a dir poco minuscola pertanto mi risultava oltremodo semplice captare ogni minimo rumore.

Mi drizzai velocemente sul materasso stropicciando le lenzuola nei miei pugni stretti al seno, poiché consapevole della mia nudità.
Mi trovai ad essere rigida e tesa senza apparente ragione alcuna.

Il confortevole silenzio che mi aveva cullato fino a farmi addormentare era velocemente scomparso, e un terribile presentimento mi ghiacciò il sangue nelle vene.

"Alzati!", mi urlò la mia coscienza, "Sta accadendo qualcosa!"

Respirai affannosamente combattendo con la mia coscienza come se fosse un'altra me.

Dio!
Sapevo che se Zain mi avesse scoperta ad origliare, non l'avrei passata liscia.
Però, avevo il terribile sentore che, qualsiasi cosa fosse accaduta, mi riguardasse da vicino.
Lo percepivo nel mio essere.

Le mie gambe agirono quasi autonomamente, come se non fossi più padrona del mio stesso corpo, dirigendosi velocemente, ma comunque con passo felpato alla porta in legno che collegava la camera da letto allo stretto e angusto corridoio.
Evitai di sfiorare il pomello della porta, poiché sapevo che quest'ultima fosse stata chiusa a chiave, pertanto era inutile anche solo tentare di aprirla, avrei, anzi, provocato cigolii che avrebbero solamente avvertito Zain della mia presenza.

Nell'intento di usciolare le parole rabbiose che Zain stava rivolgendo al suo interlocutore, spiaccicai l'orecchio contro la superficie della porta che, legnosa e irregolare a causa dei graffi che la deturpavano e delle scheggie, le quali irritarono la pelle del mio viso già eccessivamente sensibile e maltrattata.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora