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NARRATORE ESTERNO

Era una giornata piovosa di un freddo 7 gennaio del 1999 quando i coniugi Scott e Nicole Thompson si recarono all’orfanotrofio di St. Mary, in Irlanda. La struttura si presentava in condizioni disastrose. Le pareti, sporche e ravvivate da leggere crepe, mostravano sul soffitto enormi macchie di muffa, simili a piante rampicanti che si allargavano in un abbraccio inesorabile.

La signora Thompson strinse forte il braccio del marito, mentre con l'altra mano si copriva il piccolo naso all'insù per proteggersi dalla nauseante puzza di umidità che trasudava dalle pareti sottili e forate, come se fossero state colpite da una miriade di proiettili vaganti.
Un potente brivido di terrore assalì la gracile donna al pensiero del pericolo che correvano le povere anime innocenti che albergavano quel triste luogo.
Tuttavia, tentò di scacciare via l'apprensione dal suo volto siccome percepiva lo sguardo di disapprovazione di suo marito fisso su di lei.

L’anziana suora che li accolse, Suor Eveline, li guidò verso l'area dove i bambini trascorrevano il tempo libero, immersi in pochi giochi che con molta probabilità la gente del posto, mossa a pietà, si era prodigata a donare.

《Entrate, gentili signori. Non disturberete affatto.》 disse calorosamente Suor Eveline ai coniugi Thompson.

I due iniziarono a muovere passi incerti attorno a un gruppo di bambini con volti scarni e magri, i cui sorrisi apparivano tanto grandi quanto falsi. Giocavano con costruzioni colorate, lanciando occhiate speranzose e innocenti verso quelli che, per loro, rappresentavano l’unica via di uscita da quel posto infernale.

《Sono così piccoli, Scott…》affermò la moglie, mostrando un’espressione di profondo sconforto.
Il marito, rispondendo con uno sguardo silenzioso, le comunicò nuovamente il suo disaccordo.

Nicole scansò lo sguardo su tutti i bambini e, infine, i suoi occhi celesti si soffermarono su un bimbo più grande degli altri, seduto sopra una sedia di legno che pareva troppo piccola per lui.
I suoi occhi erano fissi sulle gocce di pioggia che, veloci, colpivano il vetro della finestra, per poi cadere sul davanzale esterno.

《È troppo grande.》osservò Scott, anticipando i pensieri della moglie.

《Non è un problema per me. ribatté piccata Nicole, avvicinandosi alla figura del bambino.

Si accucciò accanto a lui, il quale, pur avvertendo la sua presenza, la ignorò, rapito dalla danza delle goccioline che scivolavano lungo il vetro.

《Sai, anche a me piaceva osservare le gocce di pioggia che sembravano gareggiare.》 disse con tono divertito cercando di strappargli un sorriso.

Purtroppo non ottenne risposta, ma, la donna non si dette per vinta.

《Sceglievo sempre una gocciolina tra due vicine e la seguivo, sperando che cadesse prima dell’altra.》 aggiunse, cercando di avvicinare il bambino alla sua fantasia.

Trovatasi davanti a due gocce vicine, posò un dito su una di esse e seguì la sua scia.
Con la coda dell’occhio, notò il piccolo dito del bambino seguire assieme a lei l’altra goccia.
Le due goccioline si unirono, mescolandosi, mentre i loro indici si sfioravano.

La signora Thompson avvertì una sensazione strana che le abbracciò il cuore.
“È lui,” le suggerì una voce interiore.

《Quanti anni hai?》 chiese gentilmente.

Il bambino, risucchiandosi un labbro, indietreggiò lentamente.

《Se te lo dico, poi te ne vai.》 rispose, con il viso segnato da una smorfia triste.

Nicole percepì la profonda amarezza nelle parole del bambino.
Aveva notato fosse il più grande tra quei bambini, ma l'età per lei non contava.

Sentiva, dentro di sé, che desiderava lui.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora