XV

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AMÉLIE

La verità era che per tutta la vita avevo trattenuto lacrime, ogni singolo giorno avevo represso ogni malcontento, ogni sentimento di disperazione, tant'era che dentro me si era creato un oceano profondo e infinito in cui le mie paure potevano addirittura specchiarsi.

Avevo sperato tanto.
Avevo creduto tanto.

Ma, i miei sforzi non erano mai abbastanza.
Il mio dolore non era mai abbastanza.

Zain.

Esatto, era quello il nome dell'uomo che sarebbe divenuto mio marito.

Zain aveva tentato di convincermi a parlare con Joshua, di spingermi a dargli una "seconda possibilità".

Ma, io solo sapevo che di possibilità gliene avevo date parecchie.
E, ogni volta...
Ogni cavolo di volta, lui vi ci aveva sputato sopra.

Aveva sprecato ognuna di quelle preziose possibilità, ognuna di quelle opportunità di ricongiungimento tra noi.

E lo sapevo!
Per la miseria, sapevo che mi serviva solo del tempo!
Ma era proprio di questo che cui non avevo più voglia: di dare altre tempo alle persone sbagliate.

Non si può pensare che si debba sempre avere voglia di ricominciare, sempre, costantemente e inesorabilmente.
Non sempre si trova la voglia di andare avanti anche a costo di sbattere contro un muro la milionesima volta.

Ho smesso di intestardirmi, ho smesso di sperare in un bene che non riceverò mai dall'unica persona che faceva parte della mia famiglia.
Per me era ormai troppo.

Basta.

Non si può continuare a vivere con l'illusione costante di essere a tanto così da una soluzione, ma poi vedersela sempre sfuggire dalle mani e doversi mettere di nuovo alla ricerca di qualcosa che non sai nemmeno bene come sia fatta, o se esista realmente.

Non gli avevo chiesto il mondo.
Gli avevo aperto le porte del mio, nella speranza di accoglierlo come volevo essere accolta.
Invece, lui aveva fatto l'unica cosa che avevo pregato di non fare: abbandonarmi.

Per tale motivo, non gli avrei concesso la possibilità di parlarmi, di vedere i miei occhi morti e il mio cuore distrutto.

Tuttavia, quando Zain aveva abbandonato la camera in cui avevamo conversato, la curiosità mi spinse a seguirlo fino a chè non aprì la porta della sua casa a Joshua.

Mi nascosi dietro la sottile parete, leggermente crepata, trattenendo il respiro e tendendo le orecchie in ascolto della conversazione che stava avvenendo tra i due uomini.

《Voglio vedere Amélie.》pretese Joshua coraggiosamente.

Ne seguì un silenzio mortale che venne subitamente rotto da uno sbuffo di derisione .

Inalai l'aria trattenendo nuovamente il mio respiro, continuando a nascondere la mia presenza ai due uomini.

Prevedevo una sfuriata da parte di Zain, invece, mi stupí.
Mi stupí come aveva fatto anche nel poco tempo in cui avevamo conversato all'interno della camera in cui avevo ripreso conoscenza.

《Non hai alcun diritto su di lei.》affermò Zain con tono incolore.

Non avendo captato il rumore dei loro passi calpestare il pavimento dedussi che si trovavano ancora sul ciglio della porta.

L'aria che stavo respirando mi risultava pesante e pregna di polvere che mi solleticava fastidiosamente le narici.
Tuttavia, strizzai gli occhi contenendo quell'improvviso e impellente bisogno di starnutire che avrebbe di conseguenza palesato la mia presenza in quella stanza.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora