XXXIX

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NARRATORE ESTERNO

Con un'aria di aspettativa angosciosa, Zain stritolava il piccolo e dolce viso di sua moglie, stringendone le morbide seppur scavate guance fino a farle dolere le gengive e, perfino, i denti.

Zain aveva un presentimento sordo, un vago sospetto, un dubbio acerbo che gli attanagliava il petto soffocandolo di una speranza pericolosa.
Gli era sorto al momento in cui Amélie ebbe aperto gli occhi, cozzando le iridi innaturalmente celesti da una parte all'altra del letto ed, infine, su di sé quando s'era avvicinato per assisterla.

Lei l'aveva guardato come se l'avesse visto per la prima volta.

Paura e curiosità avevano colmato il suo sguardo da bambina provocando in Zain una sensazione estranea al suo essere.

Aveva lanciato un'occhiata interrogativa alla Dottoressa Wright, la quale aveva osservato il volto impaurito e sofferente di Amélie con un'espressione che la diceva lunga.

《Signor Martìnez, mi permetta di visitare sua moglie ora che è sveglia.》affermò quest'ultima con tono serio e professionale, tentando di ignorare il rozzo modo in cui Zain stava toccando Amélie.
Ma, cocciutamente, l'uomo tenne nella sua presa dolorosa ben stretto quel volto da bambola, liscio come la seta più fine e pregiata, ma, purtroppo segnato da evidenti lividi.

《Prima mia moglie alzerà questi bellissimi occhi su di me, poi, Dottoressa Wright potrà visitarla.》decretò l'uomo con ostinata risolutezza, non scollando mai gli occhi intrisi di follia da sua moglie, che "povera" pensò la Dottoressa, era incappata proprio in un grosso e pericoloso guaio.

Poiché un uomo geloso era già di per sé oltremodo pericoloso, ma, un uomo geloso e, innamorato, era a dir poco deleterio e letale.

Tempo addietro anche lei era stata vittima di quello stesso amore ossessivo e mortale, e sapeva perfettamente che non c'era modo di uscire illesa da quel sentimento tanto bello, ma nocivo quando provato da uomini come Zain Martìnez.

《Sua moglie è cieca, Signor Martìnez.》affermò la dottoressa compiendo un solo passo verso il materasso prima che l'occhiata minacciosa che gli rivolse Zain la facesse arrestare sul posto, pietrificandola dal terrore.

La donna temette addirittura di sbattere le ciglia rischiando di aizzare maggiormente l'ira del noto mafioso.
Tuttavia, bastò un solo sguardo rivolto alla fragile ragazzina che soffriva nella stretta dell'uomo e, un moto di pietà e, di comprensione, la spinse a pronunciare le successive parole.

《Siete stanco. Avete vigilato egregiamente su vostra moglie per l'intera notte. È ora che vi prendiate perlomeno una tazza di caffè, Signor Martínez.》consigliò benevolmente, fingendo una tranquillità che in assoluto non provava occupando il poco spazio che le stava concedendo quell'uomo dalla stazza imponente, nonché dal grando notevolmente elevato di pericolosità.

Zain la ignorò rivolgendo nuovamente la sua attenzione maniacale sulla povera ragazza, ch'era rimasta muta e docile nelle sue mani giganti e, capaci di spezzarle il gracile collo in meno di un secondo.

《Vi prego, la ragazza sarà senza dubbio confusa e stanca. Uscite e mettete qualcosa sotto i denti, al vostro ritorno sicuramente la troverete più sveglia e propensa a rivolgervi la parola.》affermò con tono volutamente alto la donna lanciando un'occhiata complice ad Amélie, nonostante il volto di quest'ultima fosse allineato a quello di Zain.

Trascorsero precisamente dieci lunghissimi secondi in cui regnò il più cupo e sinistro dei silenzi, poi, Zain si rivolse ad Amélie chiedendole con finto tono accomodante:《La Dottoressa Wright ha ragione, mi amor?》

Amélie tremò visibilmente, annuendo come meglio poté.

Quando Zain le liberò il viso dalla ferrea costrizione delle sue dita, si notarono chiaramente le impronte lasciate dai suoi polpastrelli aggiungersi agli altri segni che le deturpavano crudelmente il meraviglioso volto.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora