XLI

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AMÉLIE

Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum!...

Il battito impazzito del mio cuore mi rimbombò con ferocia spietata e selvaggia nelle orecchie fino a che temetti che di lì a poco il cervello mi scoppiasse.

Restavo totalmente immobile, lì, con il viso stretto nei palmi grandi e dalla pelle ruvida e fredda delle mani forti di mio marito il quale mi si era come materializzato addosso.

Mi aveva baciato con passione inaudita e respirato sulle labbra come se ne andasse della sua stessa vita, come se il mio respiro fosse necessario per i suoi stessi polmoni.

Intravedevo i suoi lineamenti, ora più definiti siccome si trovasse ad un palmo dal mio volto, che fui certa palesasse la sgradita tensione e l'imbarazzo che stavo provando a causa del suo tocco.

Con le guance bollenti come lava incandescente, restai con gli occhi incollati alla sua gola, troppo a disagio per rivolgere un'occhiata laddove sapevo ci stesse fissando la Dottoressa Wright.
Quest'ultima prese improvvisamente parola troncando quel momento imbarazzante.
Tuttavia, dopo che ebbi ascoltato ciò che la donna avesse da dire, mi ritrovai a tendere maggiormente i miei poveri nervi già doloranti e rigidi.

《Signor Martínez, sono lieta di informarla che sua moglie può vedere.》

Non so cosa mi aspettassi da Zain.

Magari, avrebbe deciso di imprigionarmi fino a che la mia vista fosse scomparsa nuovamente.

Magari, mi avrebbe cavato lui stesso gli occhi pur di non permettermi di saggiare questo piccolo miracolo concessomi da Dio.

Onestamente, temevo lui e ciò che era capace di fare dal primo momento in cui la sua presenza si era forzata nella mia vita.

Probabilmente, la dolce sensazione che la speranza mi aveva permesso di assaggiare mi avrebbe salutata da lì a poco, perciò, affossai il capo nelle spalle e abbassai le palpebre ritornando nel buio dei miei occhi, luogo che da sempre mi apparteneva.

《Amélie può vedermi...》avvertii distintamente quella frase mormorata sulle mie labbra serrate.

Le guance mi vennero strette possessivamente da mani giganti, che sapevo fossero state create appositamente per distruggere, e frasi sconnesse vennero sussurrate contro la mia bocca, risvegliandomi dallo stato di tensione in cui mi ero diretta.

Aprii gli occhi fissandoli con curiosità sul volto di Zain.

Era una sagoma sfocata, non ben definita a causa della mia vista instabile e da poco scoperta.

Qualcosa di bagnato scivolò con estrema lentezza sulla pelle del mio naso e delle mie guance bollenti di sincero imbarazzo, fandendomi sobbalzare.

Erano lacrime.

Lacrime non mie.

Lo sconcerto mi trasformò in una sottospecie di vegetale, immobilizzandomi nuovamente.

Zain stava piangendo sul mio viso, bagnandomi perfino la fronte quando mi obbligò ad appoggiare il capo nella curva del suo collo, proprio sopra la scapola che percepivo dura ed infrangibile contro la mia tempia.

Era calore quello che percepivo?

Il cuore mi rimbombava nelle orecchie come una batteria indiavolata e il forte odore che permeava la pelle di Zain mi stava inebriando i sensi imponendo alla mia anima di sottomettersi a lui, di lasciare la presa sulla vita cedendola finalmente a lui, di arrendermi.

Mi ritrovai a tremare e a trattenere lacrime e singhiozzi pur non comprendendo il perché di tale sfogo.

Il pianto mi offuscò ancor di più la vista e ciò mi spaventò al punto che pressai i palmi delle mie mani tremanti contro il petto marmoreo di Zain, nell'intenzione di spingerlo via da me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18 ⏰

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