XII

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AMÉLIE

Shakespeare disse:《Le aspettative sono la radice di tutte le angosce.》

Ebbene, a malincuore dovetti ammettere che l'uomo, anche soprannominato il "Bardo dell'Avon", avesse pienamente ragione.

Non dovremmo mai riporre piena e completa fiducia in una persona appena conosciuta.
Bensì, bisogna essere prudenti e non sperare che tale persona sia come noi la desideriamo, o come, inconsciamente, vorremmo che fosse.

Purtroppo, avevo gelosamente coltivato, tenuto in vita per anni l'idea che mi ero fatta di lui.
E, ora, che finalmente lo avevo dinanzi a me, ero delusa.

Il dolce e socievole ragazzino che avevo tanto desiderato rincontrare, era lo stesso uomo che mi aveva toccata e sculacciata contro la mia volontà, lo stesso uomo che aveva pattuito con Joshua che sarei divenuta sua moglie, lo stesso uomo che mi aveva ridotta ad un inutile oggetto comprandomi affinché  divenissi di sua proprietà.

La speranza che, un giorno, qualcuno che mi voleva davvero bene avrebbe afferrato dolcemente la mia mano stava svanendo ad una velocità impressionante.

Mi assalì una pesante sensazione di solitudine, la stessa che mi aveva accompagnato nel corso dei miei diciassette anni di vita e che, in quel momento stava facendosi ancor più atroce e straziante.

Un massiccio braccio mi circondò la vita attirandomi contro un ampio petto muscoloso ma ricolmo di un delizioso e gradevole calore che, tuttavia in quel momento reputai insostenibile da sopportare.

《Vattene.》sussurrai piano, con il volto stravolto in un'espressione oltremodo scioccata.

Volevo che si allontanasse da me, che non mi toccasse, che non mi guardasse, che non mi parlasse!

In risposta lui strinse maggiormente la presa sul mio corpo spiaccicandomi contro di sé, pressandomi con più forza contro il suo robusto e duro petto fatto di puro granito.

《Amélie, io ti ho aspettata. Ho atteso finché ho potuto, finché la mia voglia di te non è divenuta...bestiale!》esclamò con tono irato l'ultima parola con i muscoli tesi e vibranti di insana rabbia.

Spalancai due volte la bocca, pur non riuscendo ad emettere alcun tipo di suono tanto le sue parole mi sconvolsero.

Mi venne da chiedere:"Ma ero io l'anormale o le persone che Dio mi metteva sul dannato frastagliato cammino della mia maledettissima vita?"

Tuttavia, ero sinceramente interessata a capire cosa l'avesse spinto a non farsi conoscere da con una dannata, normale, presentazione!

《Perché...perché in questo modo? Perché non ti sei semplicemente fatto avanti come un uomo normale?》chiesi inarcando le mie chiare sopracciglia, pur cercando di mascherare il gran timore che circolava nelle mie vene.

Avvertii le sue mani dure e, dai palmi ruvidi e a tratti taglienti, poggiarsi a coppa sulle mie guance rosate più del solito.

Emisi un debole sospiro obbligando il mio corpo a non sottrarsi a quel tocco sconosciuto e, seppur in quel momento non violento, comunque pericoloso come s'era dimostrato in precedenza.

《Io non sono un uomo normale, bambolina.》affermò con tono incolore tracciando piccoli cerchi attorno i miei zigomi.

"Beh, almeno ne è consapevole", pensai.

《Ti prego, riportami a casa. Iniziamo una conoscenza...I-io...I-io desidererei conoscere la persona, l'uomo, che è intenzionato a sposarmi. Ma, non voglio farlo i-in questo m-modo...》farfugliai con voce timida e sommessa deglutendo visibilmente dinanzi al suo viso posto ad un palmo dal mio, sperando che non percepisse la bugia incisa nelle mie parole.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora