XIX

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AMÉLIE

L'essere umano da sempre era stato ritenuto un individuo egoista.

L'uomo cerca la vita.
Non gli basta il proprio respiro, ma brama anche quello altrui.
Anela ad averne di più, ad appropriarsene, a renderlo proprio.

Era stato quello l'intento di Zain?

Perché per un attimo fuggente, ero stata privata del mio prezioso respiro.
I polmoni avevano iniziato a bruciare, la gola a stringere e il cervello ad annebbiarsi.

Avevo avuto paura, ma, mi ero anche sentita improvvisamente priva di ogni ansietà.

Tutti i miei sensi erano scomparsi, annullati.

Io non c'ero stata per un po'.

Era stato meraviglioso.

Poi, Zain aveva allentato la stretta sul mio collo e, a poco a poco, avevo ripreso i sensi ed ero tornata in me.

Lo shock iniziale si era presto tramutato in rabbia quando venni nuovamente sbattuta contro il corpo di Zain, il quale stava urlandomi contro strattonandomi come un'inutile bambola di pezza.

Non capivo perché i miei gusti alimentari non gli andassero a genio.

Non lo avevo obbligato a prepararmi cibi vegetariani, né gli avevo imposto di rispettare la mia dieta.

Per la miseria, non capivo proprio quale fosse il fulcro della questione.
Ma, non ero riuscita a trattenere la mia furia.
Non dopo esser stata strangolata fino a perdere momentaneamente i sensi ed essermi risvegliata con il suo vocione arrabbiato a rimbombarmi furiosamente nella testa.

Avevo cercato di mantenere la calma, ma, ero finita per essere contagiata dalla furia scatenata di Zain e, alla fine avevo commesso un terribile errore.

E, con "errore", certamente non mi stavo riferendo ad avergli espresso il mio dissenso!
Bensì, avevo sbagliato nello sputargli in volto.

O, almeno, pensai gli fosse arrivato in volto il mio sputo.

Mi pentii di quell'ignobile gestaccio nell'esatto momento in cui lo feci.
Ad esso, seguì un pericoloso silenzio il quale veniva rotto solamente dai nostri respiri arrabbiati e affannosi.

Volevo chiedergli scusa per quella mancanza di rispetto.
Ero stata maleducata.

Non osavo pensare a cosa avrebbero detto i miei genitori del mio comportamento irrispettoso e da ragazzina maleducata se fossero stati vivi.
Probabilmente, si sarebbero rivoltati nella tomba se avessero potuto.

Proprio quando fui sul punto di aprire la bocca per esprimergli il mio dispiacere, Zain mi agguantò furiosamente la nuca come si fa'con i cucciolí e prese a trascinarmi per l'angusta casa.

《Lasciami! Lasciami!》gridai con voce disperata, cercando di prendere possesso delle mie gambe divenute molli e traballanti dalla paura.
《Zitta!》tuonò furioso stringendo fortemente la mia nuca, pressando le dita grosse nella pelle del mio collo già esageratamente indolenzita e probabilmente cosparsa di lividi causati dal precedente strangolamento che avevo subito.

Continuò a strattonarmi il capo verso il basso, spingendo il mio corpo in avanti.
Ansimavo in preda al panico tentando di porre resistenza, spingendo a mia volta il busto all'indietro, sbattendo la mia schiena tremante di paura e adrenalina contro lo stomaco di Zain.

Lo sforzo estremo che stava richiedendo la mia opposizione misto al terrore che mi incuteva la rabbia cieca di Zain mi si appesarono sulla vescica e, prima che potessi fare alcun tentativo per trattenermi, un liquido caldo prese a scorrermi tra le gambe.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora