XXXVI

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AMÉLIE

Ad un tratto mi sentivo un'estranea nella mia stessa vita.
Sentivo e sapevo di non sapere più nulla, di aver perso me stessa per sempre assieme a Joshua.

Perché?》, mi domandavo sottovoce.

Mi doleva la testa.
Il mio intero essere soffriva e gemeva, malconcio e ridotto ad un ammasso di carne giovane tuttavia livida e contusa, ma, principalmente era la testa a far male.

Per quanto mi sforzassi non riuscivo a comprendere il terribile gesto che aveva commesso Joshua.

Cosa gli era passato per la mente?
Perché mi aveva baciata?

Non potetti che sentirmi confusa e oltremodo turbata.

Seppur non avessimo avuto alcunché tipo di legame durante la nostra vita, l'avevo da sempre considerato mio fratello.
Nonostante, quest'ultimo non desiderasse affatto che lo pensassi in tale termine, mi riusciva difficile fare altrimenti.

Insomma, mia madre era morta facendomi nascere, mio padre si era suicidato pur di non subire più la mia presenza.
Non mi rimaneva che Joshua, colui che avevo da sempre considerato la mia unica e sola famiglia.
Una famiglia pressoché invisibile ma, pur sempre una famiglia.

E, mi sentivo strana al pensiero che, per lui probabilmente non fosse mai stato così.

Era sbagliato ciò che aveva fatto.
Era immorale e degenerato, seppur non fossimo sangue dello stesso sangue.
Lui non avrebbe dovuto osare farlo.

Non ero arrabbiata nei suoi confronti.
O forse, un po' sì.
Ed anche molto, ma, molto esagitata.

Non facevo che pensare a quel bacio maledetto, tant'è che non mi accorsi d'esser stata spogliata e spinta sotto il getto d'acqua calda finché quest'ultima non mi colpì con violenza il viso.
Boccheggiai, sputacchiando l'acqua che mi era entrata in bocca a causa degli squillanti urletti che mi scapparono da essa quando Zain strofinò la spugna impregnata di bagnoschiuma sulla ferita che mi avevano provocato i suoi denti.

《Devo pulirla, Amélie. Altrimenti, potrebbe infettarsi.》spiegò con tono incolore nel mentre tentava di immobilizzarmi cosicché da lavare al meglio l'area intressata.

Sembrò arrendersi a mostrare la già poca pazienza che aveva, dinnanzi al mio contorcermi.
Infatti, sfregò con insistenza la zona dolorante, quasi desiderasse farmi patire maggiormente quello straziante dolore.
Successivamente mi spinse il capo che, intenzionalmente avevo piegato di lato in modo che l'acqua non lo colpisse, proprio sotto il violento getto lavandomi i capelli energicamente.

Mi resi conto di aver avuto i muscoli dolorosamente contratti solamente quando Zain massaggiandomi con inusuale dolcezza lo scalpo, riuscì pian piano a sciogliere i miei nervi in tensione.
Mi abbandonai sul suo petto largo e accogliente, permettendogli di calmare l'agitazione che stava pressandomi verso il basso, desiderosa di schiacciarmi.

Chiusi gli occhi stanchi, lasciando che lo scroscio dell'acqua e il dolce massaggio di Zain tranquillizzassero seppur in parte il mio battito accellerato dal terrore per i tristi eventi accaduti in precedenza e per l'avvenire che mi aspettava.

Joshua era sempre presente nei miei pensieri, ma, da quel momento in poi, compresi finalmente che, la mia salute era tutto.
Non avrei mai più permesso di anteporre i sentimenti e la salute degli altri, chiunque essi siano, prima d'ogni altra cosa, prima di me.

Se nessuno c'era per amarmi, mi sarei amata da sola.
Perché sapevo, anzi, ero fermamente convinta che un po' di sano amore me lo meritassi eccome!

Sano amore, esatto.
Né quello che professava di provare Joshua né ciò che Zain mi aveva promesso dinnanzi all'altare sacro della chiesa, poteva definirsi sano.
Assolutamente, no!

Basta!
Ero stanca e sfibrata.
Esausta all'inverosimile!

Mi dovevo delle scuse, delle grandi scuse.

Cara me.
Cara Amélie, scusa.
Infinitamente e sinceramente scusa per averti delusa tante volte, per non averti mai amata abbastanza da metterti al primo posto.
Scusa, davvero.
E, prometto che imparerò a farlo, con calma ma, imparerò.》

《Amélie!》

Sussultai visibilmente sul posto in reazione al brusco richiamo rivoltomi da Zain.

《Mh?》chiesi con espressione confusa e ancora un po' persa, tastando disorientata la superficie morbida su cui ero seduta.

Come cavolo ci ero arrivata?

Aggrottai la fronte, stordita e perplessa.
Solitamente ero attenta e concentrata ai miei movimenti nonché vigile ad analizzare tutto ciò che mi circondava.

Mi stavo rammollendo, ne ero certa.

《Ti stavo parlando, Amélie.》affermò Zain con tono spazientito, camminando avanti e indietro a pochi passi da me.
《Scusa.》mormorai quasi inconsciamente sfregandomi con violenza gli occhi ormai aridi e che presentivo bollenti.
Probabilmente, la causa di quel malessere era collegato all'enorme quantità di lacrime che avevo versato mio malgrado.

Zain rimase in silenzio e arrestò il proprio passo impazzito.

Percepii il suo intenso sguardo fissarsi attentamente sul mio movimento, perciò lentamente feci ricadere la mano sul mio grembo coperto da un tessuto fresco e ampio.
L'indumento odorava di lui, e mi fu difficile non paragonare codesto profumo a quello che, invece, ricordavo appartenesse a Joshua.

《Hai gli occhi troppo arrossati e gonfi.》disse pensieroso avvicinandosi di colpo al mio viso, ghermendolo in una mano e voltandolo da un lato all'altro, analizzando i miei bulbi oculari.

Non commentai la sua constatazione.
Tuttavia, anch'io percepivo un inusuale e insopportabile fastidio alla vista, come se dei minuscoli granelli appuntiti di terriccio stessero trapassando i miei occhi.

Quando Zain prese ad accarezzarmi con mani tremanti le palpebre doloranti e gonfie all'inverosimile, la preoccupazione crebbe in me.
Tentai di ritrarre il capo dal suo strano e insolito tocco tenero, ma Zain non me lo permise.
Sbuffai sonoramente fregandomene di come avrebbe potuto reagire alla mia sgarbata reazione, e ricominciai a piangere dalla frustrazione.

Fu in quel momento che presentii ogni singolo nervo di Zain tendersi e divenire immobile come una statua di pietra.
Non percepii più nemmeno il suo caldo respiro colpire a sbuffi lenti la mia fronte.

Un violento capogiro mi costrinse a rilassare i muscoli e ad abbandonare il mio peso in avanti, contro il suo corpo di granito.
Gemetti di vivo dolore e spalancai le palpebre ancora bagnate delle mie lacrime.

《M-mi fa male la testa...》sussurrai con voce flebile e spezzata continuando a piangere, come una bambina.

Spezzata... mi sentivo proprio così.

Portai le mani sui miei occhi, inziando a graffiare le palpebre e la pelle sottile e delicata attorno, con disperazione.
Desideravo trovare un po' di sollievo.
Quel dolore mi stava facendo impazzire.

Zain mi arpionò i polsi strattonandomi a sé con violenza.

《Amélie, cosa fai? Smettila!》ringhiò seppur con voce tremante e confusa.
《Fa male! Fa troppo male!》gridai disperatamente con voce strillante, dibattendomi nella sua stretta come una pazza furiosa.
《Ti prego, fallo smettere o morirò...》supplicai  afflosciandomi all'improvviso tra le sue braccia che, ancora mi stringevano, come se allentare la presa per Zain fosse ormai impossibile, come se avesse paura che, questa volta avrei potuto scivolargli tra le dita o dissolvermi nell'aria.

Uno strano pensiero partorì la mia mente, in quel frangente d'attimo in cui ero ancora cosciente e coccolata dal dolce e confortante tepore di Zain.

"Fa paura, che un uomo capace di stringerti con cotanto amore, egoisticamente scelga di nasconderlo al mondo."

























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