XXIX

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ZAIN

Uno psicopatico può provare paura?
No, non può.
Gli psicopatici possiedono un deficit specifico nella capacità di provare paura.

Ma, allora, cos'era questa fastidiosa sensazione di tormento, di ansia, che mi stritolava dolorosamente lo stomaco e mi accellerava il battito cardiaco?
Stavo morendo?

Grosse gocce di sudore mi imperlavano la fronte scendendo giù per la mandibola poi fin sopra al petto, dove il capo di Amélie premeva debolmente.
Il suo dolce peso era trattenuto dalle mie braccia che, non compresi perché tremassero così violentemente, nell'intento di non permettere che quest'ultima crollasse al suolo.

Cosa mi stava accadendo?
E, perché il mio unico pensiero era stringere Amélie tra le mie braccia?

Le afferrai le guance continuando a tenerla con un solo braccio, e le inclinai il viso cosicché potessi osservarlo.

Era troppo pallida e, livida.

Dio, solo in quel momento osservai attentamente la condizione in cui gravava il suo volto.

Le paffute labbra erano spaccate e macchiate di sangue secco, occhiaie profonde ed esageratamente scure descrivevano perfettamente quanta angoscia aveva provato nel corso delle ultime ore e che, tuttavia, impallidivano di fronte al grosso livido che colorava l'arcata sopraccigliare del suo occhio destro.
I suoi piccoli seni e, interamente il suo corpo era coperto di succhiotti e piccoli ematomi, di colori tendenti al viola e al bluastro.

Tremava lievemente nell'incoscenza e la sua pelle s'era fatta d'oca.

Strinsi i denti tra loro, sibilando feroci imprecazioni d'ogni genere, nel mentre la sollevavo tra le braccia.
Dovevo farle un bagno caldo e farla mangiare.

《Sei troppo delicata, Amélie.》le sussurrai tra i capelli con tono rimproverante.

Non andava bene.
Non andava per niente bene.

Se la sua mente non avesse imparato ad adattarsi a me, il suo fragile corpo non sarebbe sopravvissuto.

Doveva piegarsi a me.

Era troppo testarda, troppo speranzosa.
I suoi ideali era troppo forti e radicati in profondità nella sua anima, difficile da annientare, da sradicare, ma non impossibile.
Non per me.

Oltrepassai a passo svelto la soglia della piccola stanza da bagno con una piccola Amelie ancora incosciente, rannicchiata tra le mie braccia.
Scostai velocemente la tenda da doccia trasparente, entrando all'interno di quest'ultima.
Mi sedetti sul piatto doccia in ceramica, depositando Amélie tra le mie gambe.

Era nuda e sporca di me.
Deliziosamente mia.

Avrei desiderato tatuarle addosso il mio odore, ma, aveva davvero bisogno di una doccia calda in grando di donare un po' di sollievo alla sua pelle maltrattata.
A conferma di ciò fu il dolce sospiro che emanò quando, girando la manopola, azionai il getto d'acqua calda che ci spruzzò addosso.
Io, indossavo solamente i boxer, tuttavia nessun indumento intimo sarebbe mai riuscito a nascondere l'effetto che mi provocava stare a stretto contatto con il corpo nudo della mia piccola Amélie.

Sospirai profondamente, stringendo la sua vita stretta tra le mie mani, smaniose di vagare per il suo corpo, smaniose di marchiare ciò che era tutto mio.
Eppure, mi sforzai di non mettere in pratica i miei perversi pensieri.

Non perché provassi pietà, in quanto totalmente incapace di provare tale emozione.
Ma, perché sapevo che esistevano dei limiti che non avrei potuto varcare senza evitare delle problematiche difficili da risolvere, se non completamente irrisolvibili.

𝑂𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑢𝑖𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora